I PRETENDENTI DI RAGGIOLINA

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Raggiolina era arrabbiatissima con la fata, era così arrabbiata che...

Non disse niente a nessuno. Giorno dopo giorno la sua loquace natura si era infatti come spenta: la vitale ragazza di un tempo sembrava quasi diventata opaca. "Quella fata è una specie di vampiro - pensava ossessivamente tra sé - mi ha istillato questa grande paura di nuocere al regno di mio padre, perché è invidiosa di me! Da quando ero bambina non ha fatto altro che dirmi cosa dovevo o non dovevo fare, con il bel risultato che mi sono divertita assai poco".

Pensiero dopo pensiero, la sua mente era diventata preda di una autentica ossessione. Capì che non poteva fare altrimenti: doveva uccidere la fata. Sì, ma in che modo? Come si uccidono le fate? Raggiolina era piena di dubbi, a questo proposito. Fosse stata certa d'avere a che fare con un essere in carne ed ossa, l'avrebbe potuta strangolare o pugnalare, o meglio avvelenare, grazie alla gentile offerta di un bel cestello di funghi velenosi!

Decise di agire durante una notte di luna piena: notte ben scelta, credeva, perché la fata durante ogni plenilunio soffriva terribilmente. Si recò nel bosco, vicino allo stagno, dove si trovava la casetta di legno della sua "nemica". Ma non fece in tempo ad entrare dalla porta, che fu catturata dalla ragnatela di un insetto gigante. Cominciò a gridare, implorando la fata d'aiutarla.

"Stupida ragazza - rispose la fata - a cosa ti serve tanta istruzione, se non sai pensare con la tua testa?"

"Cosa intendi dire?" - domandò Raggiolina, sempre più terrorizzata.

"Intendo dire che non hai capito la finalità nascosta nelle mie parole: qualche volta, per diventare grandi, bisogna anche saper trasgredire, valutare con il proprio buon senso ciò che è utile o meno per noi, ma mai si può pensare di danneggiare qualcuno".

Detto questo la fata scomparve e Raggiolina comprese d'aver perduto la propria buona guida. Da quel momento in poi seppe che, per avere risposte, doveva interrogare solo se stessa.

Forse questo finale non ti è piaciuto, forse l'avresti voluto più truce...