Giotto, Deposizione
Libro primo
I Vangeli e il loro retroterra storico-culturale
9. BUDDHA E CRISTO
Tutto ciò che è vero nel Cristianesimo, si trova anche nel Brahmanesimo e nel Buddismo.
(Arthur Schopenhauer, V, 331)
Schopenhauer riconobbe giustamente l'affinità tra Cristianesimo e Buddismo, benché si sbagliasse sulla diversissima concezione del dolore nelle due religioni. In generale, il Cristianesimo non può essere ricondotto semplicemente a Buddha e trasformato in un mero "riflesso della luce primigenia dell'India", dal momento che l'analogia non può divenire genealogia. Molte rassomiglianze possono essere spiegate semplicemente con la psicologia dei popoli, vale a dire come espressione di un atteggiamento simile della coscienza. Ma di certo ha avuto luogo uno scambio del patrimonio religioso ideale. Mercanti, ambasciatori e dotti indiani giunsero spesso in Occidente e viceversa; fu addirittura sostenuta la tesi di una presenza di Gesù in India, ma senza possibilità di prova. Taluni motivi, in ogni caso, si sono spostati da un luogo all'altro, si sono verificati dei prestiti ed è del tutto evidente un certo parallelismo evolutivo. Poiché questo capitolo, fatte poche eccezioni, si limita alla descrizione dei parallelismi, non si addentrerà nella distinzione, all'interno del Buddismo, fra le sue caratteristiche originarie e quelle successive.
La storia di Buddha (ca. 560-480 a.C.) presenta diversità notevoli da quella di Gesù: non è il figlio di un falegname, ma di un re, non viene perseguitato né da giovane né da adulto, e non finisce ancor giovane sul patibolo, come un delinquente comune, ma passa a miglior vita vecchio di 80 anni. Esistono poi differenze dottrinali significative.
Tuttavia, la sua vita e la sua predicazione offrono molte analogie degne di nota col Cristo biblico.
Prima della sua venuta, Buddha dimora quale entità spirituale fra le divinità del cielo, e discende volontariamente sulla terra per la salvezza del mondo e, come il Cristo biblico, viene generato in modo miracoloso. Gli Angeli lo proclamano Redentore e annunciano alla madre:
"Ogni gioia piova su di te, Regina Maya; giubila e sii lieta, perché il bimbo che hai partorito è sacro!" 1.
Esiste anche un Simeone buddista: il vecchissimo e santo Asita profetizza la nascita di Buddha come il vecchio e pio Simeone profetizza quella del Messia. Illuminato da Dio, il vecchio veggente, ormai prossimo a morte, si reca dal neonato, lo innalza sulle braccia e proclama estasiato:
"Costui è l'incomparabile, il più illustre fra gli uomini. Questo fanciullino attingerà il culmine della piena illuminazione; egli, che vede ciò che è la purezza, farà scorrere la ruota della dottrina, egli, che sente compassione per la salute di molti uomini; la sua religione sarà ampiamente divulgata (Aufhauser, 10)".
Anche Simeone raccoglie il bimbo fra le braccia, dicendo:
"Signore, adesso congeda il tuo servo in pace, come hai promesso; perché i miei occhi hanno visto la salvezza, che hai posto davanti agli occhi di tutti i popoli, una luce per illuminare i pagani e per magnificare il tuo popolo d'Israele" (Lc. 2, 25 sgg.).
Anche studiosi prudenti sono convinti, in questo caso, di un prestito diretto dal Buddismo.
A scuola, il Principe conosce già tutte le scritture, compie un breve viaggio, viene smarrito e ritrovato immerso in meditazione profonda. Non si possono non riconoscere le analogie col dodicenne Gesù nel tempio, che si intrattiene con gli scribi, mentre i genitori lo cercano.
Ma anche nella letteratura antica, detto per inciso, sono presenti molti episodi analoghi alle leggende bibliche, ad esempio il racconto sul dodicenne nipote del re Ramsete II, Si-Osire, del quale il testo egizio, assai corrotto, dice:
"Il fanciullo crebbe e divenne robusto. Fu mandato a [scuola]; [ben presto superò] lo scriba che lo doveva istruire [E allorché il] fanciullo raggiunse l'età di dodici anni, allora era tanto sapiente, che a Memphis nessuno [scriba o dotto gli era pari] nella lettura dei libri di Magia" 2.
Anche Epicuro iniziò a dodici anni lo studio della filosofia (Diog. Laert. 10, 14), e alla stessa età Augusto tenne una pubblica orazione (Suet. Aug. 8,1). Lo storico ebreo Giuseppe Flavio narra che a 14 anni era tanto avanti nella conoscenza della Legge, che esimi esperti di Gerusalemme si recarono da lui per consultarlo. Ma anche il V.T. contiene sorprendenti parallelismi 3.
A circa trent'anni, come in seguito il Cristo della Bibbia, Buddha inizia la sua vita pubblica. Mentre digiuna e mortifica la carne viene tentato dagli spiriti maligni, come Gesù dopo il digiuno di 40 giorni e 40 notti (Mt. 4, 2 sg.). Una storia simile di tentazioni veniva raccontata anche per Zarathustra, e in seguito questo motivo tanto diffuso in Oriente ricomparirà nelle storie dei Santi cristiani.
Come Gesù, anche Buddha va in giro in volontaria povertà, col seguito di numerosi discepoli, ai quali si manifesta con detti, metafore e parabole. Come il Cristo biblico, anche Buddha ha dodici discepoli preferiti, e i suoi primi seguaci sono due fratelli, come i primi seguaci di Gesù 4. I primi compagni di Buddha, quando vengono eletti, siedono sotto un fico (un simbolo del Buddismo), e anche Gesù vede i suoi primi Apostoli sotto un fico. Buddha e Gesù hanno un discepolo prediletto e uno traditore. Devadatta, il traditore di Buddha, il cui attentato però va a vuoto, incontra una fine miseranda come Giuda.
Con la stessa durezza, con la quale Gesù combatte i Farisei credenti nella Torah, Buddha critica la pratica esteriore della legge da parte dei Brahmini credenti nel Veda.
"Rampolli di una consorteria di dotti, i sacerdoti tessono le loro massime, e poi vengono visti in tutti quei luoghi dove si pratica il male" (ibid., 10).
In modo simile Gesù parla dei Farisei:
"Legano pesanti fardelli e li caricano sulle spalle degli uomini, ma essi non vogliono toccarli nemmeno con un dito. Tutte le loro azioni le compiono per essere visti dagli uomini" (Mt. 23, 4 sg.).Come Buddha bolla d'infamia i Brahmini ipocriti,
"Il tuo animo è come una selva selvaggia, ma polisci e limi il tuo aspetto esteriore" (Schweinitz, 10),
allo stesso modo Gesù smaschera gli ipocriti Farisei:
"Assomigliate a sepolcri imbiancati, belli a vedersi esteriormente, ma dentro pieni d'ossa di morti e di ogni putridume" (Mt, 23, 27).
Come Buddha respinge i sacrifici di sangue dei Brahmini, così Gesù condanna i sacrifici di sangue degli ebrei; i pensieri di Buddha sulle abluzioni rituali, su ciò che è puro e su ciò che è impuro sono analoghi ai giudizi di Gesù.
è nota l'affinità degli insegnamenti morali di Buddha e di Gesù: entrambi proibiscono di uccidere, di rubare, di mentire e di fornicare. L'uno e l'altro raccomandano il rispetto dei genitori, ed esaltano i pacifici; tutti e due vogliono ricambiare il male col bene, predicano l'amore per i nemici, insegnano a non accumulare inutili ricchezze terrene e preferiscono la misericordia all'offerta di sacrifici. Le somiglianze sono assai numerose, e varie massime sono pressoché letteralmente eguali 5.
Buddha si definisce "figlio dell'uomo", come Gesù, e viene anche lui chiamato "profeta", "maestro" e "signore". Le denominazioni di Buddha quale "occhio del mondo" e "luce senza pari" corrispondono alla definizione di Cristo quale "luce del mondo" e "luce verace".
La consapevolezza di Buddha non è inferiore a quella del Cristo biblico; infatti egli dice:
"Conosco Dio e il suo Regno, e la Via che a lui conduce. Lo conosco bene come può conoscerlo uno che ha frequentato il Brahmaloka (= Regno di Dio), essendovi nato" (Schweinitz, 23).Oppure:
Espressioni, queste, assai simili alla promessa del Cristo giovanneo:"Soltanto coloro che credono in me e mi amano saranno certi del Paradiso. Coloro che credono in me sono tutti quanti sicuri della salvezza" (ibid., 44).
oppure:"Chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha inviato, avrà la vita eterna";
"Chi crede in me, vivrà" (Jh. 5, 24).
Buddha dice ai suoi discepoli: "Chi ha orecchi da intendere, creda". Per opera sua accadono miracoli, i malati guariscono, i ciechi vedono, i sordi sentono, gli storpi procedono di nuovo eretti. Egli cammina sul Gange in piena come Gesù sul lago. E come i seguaci di Gesù operano miracoli, così anche i seguaci di Buddha; ad esempio (Mt. 14, 28 sgg.), anche un discepolo di Buddha passeggia sulle acque proprio come Pietro; come Pietro comincia ad affondare quando diminuisce la sua fede, così affonda un discepolo di Buddha, finché non si ridesta dalla diminuita fede nel Maestro; e come il Signore salva Pietro, così la rinnovata fede nel Maestro salva il discepolo di Buddha. Che il N.T. abbia fatto proprio questo episodio risulta evidente dal fatto che l'idea della possibilità di uomini dalla fede salda di procedere attraverso le acque era del tutto estranea agli ebrei, ma era antica e ampiamente diffusa in India 6.
Buddha esigeva che i suoi miracoli non venissero intesi come mere esibizioni, proprio come Gesù; così, a uno yogi che dopo 25 anni di macerazioni poteva attraversare un fiume a piedi asciutti, Buddha dice:
"Davvero hai perduto il tuo tempo, perché sarebbe stato sufficiente dare un soldo al traghettatore, perché ti trasportasse sulla sua barchetta" 7.
Ma in seguito, nel Buddismo Mahayana, il miracolo svolse lo stesso ruolo dominante che ebbe nella Chiesa cristiana o nell'Islam. In tutte le religioni la massa si lascia più facilmente impressionare dai portenti, dalle magie e dalle garanzie esteriori che non dalla spiritualità e dall'ethos; essa vuole che accada qualcosa per sé, non in sé.
In conclusione menzioniamo uno dei più sorprendenti parallelismi col N.T., quello dell'"obolo della vedova" 8. Nella narrazione buddista, durante un'assemblea religiosa i ricchi offrono doni preziosi, mentre una vedova possiede solo due monete: è tutto ciò che ha, tuttavia lo offre con gioia. Il sacerdote riconosce la sua buona intenzione e la esalta, senza badare ai regali degli altri. Ecco il passo parallelo del Vangelo di Marco:
"E sedutosi di fronte al tesoro, stava a vedere come la folla gettava monete nella cassa, e molti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova, gettò due monete, che fanno un quadrante. E chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico, questa povera vedova ha dato molto più di tutti gli altri, che hanno gettato qualcosa nella cassa. Infatti, costoro hanno tutti quanti gettato il superfluo, essa invece tutto quello che aveva nella sua povertà, tutto il suo sostentamento"" (Mc. 12, 41 sgg.).
Accanto all'identità del concetto di fondo risultano le seguenti coincidenze specifiche: in tutti e due i casi si tratta di una donna; le due donne sono povere; entrambe offrono in chiesa; entrambe lo fanno assieme ai ricchi; tutte e due donano tutto ciò che hanno; entrambe posseggono due monete; entrambe vengono esaltate da un osservatore; entrambe le donazioni sono stimate assai più che i doni dei ricchi: difficile appare il rifiuto dell'ipotesi di un rapporto diretto di dipendenza del racconto biblico 9.
Le analogie fra Buddismo e Cristianesimo continuano dopo la morte dei loro fondatori. Miti e leggende trasfigurano le loro immagini: Buddha e Gesù vengono ben presto divinizzati e collocati al di sopra di tutte le altre divinità. Un'illimitata fede nei miracoli diviene amplissima; in entrambe le religioni si trovano marcate tendenze comunistiche, in entrambe troviamo all'inizio non una Chiesa organizzata, bensì solo una comunità di uomini uniti dagli stessi propositi.
Alle dispute dottrinali, subito accesesi, fra gli sthaviras e i mahasamghikas, i conservatori rigoristi e le forze progressiste della massa comunitaria buddista, corrisponde la lotta fra i giudeo-cristiani conservatori e i pagano-cristiani progressisti. In tutte e due le religioni si giunge a un Concilio degli Apostoli, a Gerusalemme e a Rajagriha. Come i buddisti ortodossi fissarono il proprio dogma nel Concilio di Pataliputra (241 a.C.), circa 250 anni dopo la morte di Buddha, così i cristiani ortodossi fecero nel Concilio di Nicea (325), circa trecento anni dopo la morte di Gesù.
La sollecita apoteosi di Buddha rende comprensibile la divinizzazione relativamente rapida di Gesù. Ma le deificazioni, la comparsa di Redentori dentro e fuori il Giudaismo, e soprattutto i figli divini provenienti dal cielo erano familiari e ovvi al mondo antico. La ricerca specialistica è anche in grado di determinare con sufficiente precisione i modelli del cristiano figlio di Dio, vale a dire le grandi divinità redentrici dell'Ellenismo: Asclepio, Eracle, Dioniso.
Note
1 Schweinitz,
25. Cfr. anche Fiebig, Die Umwelt des N. Ts., 52
sgg.
2 Cit. da
Bultmann, Synoptische Tradition, 328. Cfr. anche
Klostermann, Das Lukasevangelium, 45.
3 Cfr. Lc. 2, 41
sgg. con 1 Sam. 3. Cit. 1 Sam. 2,26.
4 Schweinitz,
29. Mc. 1, 16 sg.; Mt. 4, 18 sgg.; Lc. 5, 1 sgg.
5 Cfr.
specialmente Schweinitz, 37 sgg., inoltre Glasenapp,
Die nichtcristlichen Religionen, 84.
6 Circa il
procedere sull'acqua, Dibelius, Formgeschichte, 112
sg. e 227, nota 2. Garbe, 48 sgg. e 56 sgg. Brown,
passim.
7 A. David-Neel,
212. Cfr. anche Schweinitz, 32 sg. Mensching, Das
Wunder im Glauben u. Aberglauben, 35 sgg.; 86.
8 Mc. 12, 41 sgg.;
Lc. 21, 1 sgg. Inoltre, Haas, Das Scherflein der
Witwe, passim. Cfr. anche Aufhauser, 13 sgg.
9 Haas, Das
Scherflein der Witwe, 20, Zusammenfassung, 75sgg.
Bultmann, Synoptische Tradition, 32.