LE DUE GERMANIE -
DALLA DIVISIONE ALLA RIUNIFICAZIONE - 1945 - 1990
Anno 0 - la Germania è in macerie
Quando la Seconda Guerra Mondiale nel maggio del '45 finì, la Germania era
ridotta a un enorme campo di macerie.
Questa guerra, fortemente voluta e cercata da Hitler, aveva portato al
bilancio agghiacciante di 55 milioni di morti e 35 milioni di feriti e la
responsabilità era unicamente della Germania di Hitler. Le città tedesche
assomigliavano a dei paesaggi lunari. Oltre a milioni di persone che avevano
perso la casa per i terribili bombardamenti a tappeto delle grandi città, 12
milioni di profughi tedeschi, soprattutto dalle regioni dell'Europa dell'est, si
trovavano per strada, tra un campo di accoglimento sovraffollato e l'altro, tra
la fame e la disperazione. Lo stato nazista non esisteva più, la Germania era
occupata dalle truppe americane, sovietiche, inglesi e francesi. Il morale della
popolazione era a terra, la fine della guerra era vista da molti con un misto di
sollievo per la fine del terrore della guerra e di angoscia per la vendetta dei
vincitori. La preoccupazione per la semplice sopravvivenza, la caccia al pane
per il giorno dopo, erano per la maggior parte dei tedeschi molto più
importanti di tutto il resto. La politica che negli anni del nazismo aveva
invaso e dominato tutta la vita dei cittadini era adesso odiata e vista con
paura e diffidenza. I tedeschi erano come paralizzati dall'incubo del passato e
dall'insicurezza del futuro. Erano i vincitori della guerra a decidere il futuro
della Germania.
In verità, americani, russi ed inglesi avevano già da molti anni cominciato
a discutere su cosa fare con la Germania, una volta che la guerra fosse finita.
Ancora durante la guerra, le conferenze, le proposte e i progetti degli alleati
che riguardavano il destino della Germania del dopoguerra si susseguivano,
spesso dettati dalla situazione attuale della guerra, sempre invece dominati
dagli interessi contrastanti dei 3 paesi.
Roosevelt e dopo di lui Truman, presidenti degli Stati Uniti, Stalin per
l'Unione Sovietica e Churchill per l'Inghilterra idearono, insieme ai loro
consiglieri, numerosi progetti per dividere la Germania in 3, 4, addirittura in
5 stati indipendenti con mappe già pronte e piani più o meno precisi per la
politica e l'economia. Del ministro americano delle finanze Morgentau è per
esempio il programma di distruggere completamente la capacità industriale della
Germania per trasformarla in un paese agricolo, oltre alla divisione in 2 stati
indipendenti e una zona sotto controllo internazionale.
Quello che tutti questi progetti avevano in comune era la volontà di
impedire alla Germania una volta per sempre di diventare nuovamente una forza
politica ed economica che potesse trascinare il mondo in un'altra guerra
mondiale. Inoltre anche la Francia, la Polonia e la Cecoslovacchia cominciarono a porre
condizioni e pretendere la restituzione di territori perduti e ulteriori
sicurezze territoriali a spese della Germania. Ognuno cercava una fetta più
grossa della torta, con motivazioni più o meno giustificate.
Il primo compromesso a cui i vincitori della guerra giunsero fu di dividere
la Germania in 4 zone occupate ed amministrate da americani, sovietici, inglesi
e francesi, ma di lasciare a future conferenze il destino politico ed economico
della Germania.
I quattro anni dalla fine della guerra nel 45 alla fondazione dei due stati
tedeschi nel 49, cioè alla definitiva divisione della Germania furono anni
durissimi per i tedeschi. La rimozione delle macerie della guerra era una fatica
quasi sovrumana per un popolo che soffriva la fame e il freddo dei primi inverni
molto duri, da passare senza quasi nessun tipo di riscaldamento. Non conoscevano
il proprio futuro e non sapevano che cosa avrebbero deciso i vincitori che
litigavano tra di loro in modo sempre più aspro. La classe politica tedesca
democratica che era sopravvissuta al terrore nazista era debolissima e non
riusciva, almeno all'inizio, a far sentire la propria voce.
Comincia la "Guerra fredda"
Appena finita la guerra che gli alleati avevano combattuto insieme contro la
Germania scoppiò la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti e la
Germania fu il territorio di questa guerra che si sarebbe trascinata in forme
più o meno aspre fino agli anni ottanta.
L'Unione Sovietica cominciò immediatamente a ricostruire la "sua"
parte della Germania secondo i propri piani. Stalin aveva promesso alla Polonia
una grossa fetta di territorio tedesco in cambio di una fetta ancora più grossa
di territorio polacco che lui pretendeva dalla Polonia. L'Unione Sovietica che
durante la guerra aveva pagato il prezzo più alto in vite umane e risorse
chiedeva adesso un risarcimento altissimo alla Germania: intere fabbriche, tra
cui quelle più importanti, furono portate in Russia, ingenti quantità di
materie prime servirono per anni come pagamento dei danni della guerra. Ma così
Stalin si creò molti nemici in Germania, compromettendo molto l'immagine dei
russi come "liberatori dal nazismo".
Gli americani invece avevano capito che in questa Guerra Fredda avevano
bisogno di alleati in Germania affinché diventasse l'avamposto contro l'Unione
Sovietica. Quasi subito cominciarono ad organizzare aiuti per la Germania.
Decine di migliaia di pacchi "Care" con generi alimentari, medicine e
vestiti arrivarono in Germania nei primi anni del dopoguerra. Ancor più che un
aiuto reale erano un segnale politico e psicologico: gli americani, dopo essere
stati nemici dei tedeschi volevano dimostrare di essere adesso loro amici. Fin
dall'inizio gli americani cercavano di unire la loro zona a quelle occupate da
inglesi e francesi, con l'intenzione di rafforzare la propria posizione contro
la zona occupata dai russi. Cercare di ricreare uno stato unitario era invece un
pericolo per loro perché sarebbe stato impossibile tenere fuori l'Unione
Sovietica.
Già pochi mesi dopo la fine della guerra la divisione della Germania era
diventata praticamente inevitabile, anche se dovevano passare ancora 4 anni fino
alla definitiva separazione. In realtà, tranne la maggioranza dei tedeschi
stessi, nessuno voleva veramente una Germania unita nonostante le parole
contrarie di tutti gli alleati.
In fondo, la divisione accontentava un po' tutti, a parte naturalmente i
tedeschi, e creava meno problemi nella gestione della Germania vinta. Il fatto
che per tutti, compresi gli americani il destino dei tedeschi era alla fine una
questione di importanza secondaria è tristemente documentato dai risultati
della conferenza di Potsdam nel 1945 durante la quale fu deciso che, per quanto
riguarda il pagamento dei danni della guerra, ognuna delle 4 forze vincitrici
poteva servirsi da sola come voleva nella propria zona. Ma la decisione più
tragica per i tedeschi fu che gli americani, per accontentare i russi e per
avere la mano libera all'ovest, accettarono la deportazione forzata di più di 3
milioni di tedeschi dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia, e questo portò, oltre
a moltiplicare sofferenza e miseria, ancora a decine di migliaia di morti
durante i trasporti eseguiti in condizioni assolutamente disumane. La Germania
era diventata oggetto della Guerra Fredda e non aveva né la forza, né la reale
possibilità di sottrarsi al dominio e alla concorrenza delle 2 superpotenze USA
e URSS.
Il processo di Norimberga
Un evento che scosse profondamente la coscienza dei tedeschi fu il processo
di Norimberga nell'estate del '45. Davanti a una corte internazionale erano
accusati 24 tra i massimi esponenti dello stato nazista per crimini commessi
contro la pace, contro l'umanità e per crimini di guerra.
12 di essi furono condannati a morte e giustiziati in quello stesso anno.
Molti tedeschi sentirono per la prima volta da una fonte ufficiale i racconti
delle terribili crudeltà che erano state commesse in nome della Germania e
della cosiddetta "razza ariana". Molti sentirono solo la conferma di
quello che si sapeva o almeno si era intuito già da molto tempo. Qualcuno
cercava di scrollarsi di dosso la responsabilità dicendo che non avevano
sentito e saputo niente. Ma per altri era uno shock che provocava una vergogna
profonda e che doveva lasciare nella coscienza collettiva dei tedeschi dei segni
che sono percepibili ancora oggi.
Molto più difficile della individuazione e punizione dei grandi criminali
era invece l'individuazione e la neutralizzazione dei tanti piccoli nazisti ed
opportunisti che avevano in fondo retto lo stato nazista. Con la cosiddetta
"Entnazifizierung", cioè la denazificazione, si cercava di ripulire
le istituzioni pubbliche dai nazisti compromessi o ancora convinti. Ma stabilire
delle responsabilità individuali era una impresa quasi impossibile e inoltre
questa campagna fu condotta in modo molto diverso nelle 4 zone occupate. Con
questo si aprì anche un campo vastissimo e praticamente incontrollabile di
possibilità di corruzione o di atti di vendetta personale. Alla fine molti
colpevoli, tra i quali per esempio quasi tutti i giudici, che durante il nazismo
erano un aiuto importantissimo e accondiscendente per Hitler, rimanevano non
solo impuniti ma continuavano anche a lavorare con gli stessi incarichi di
prima, affermando o di aver cambiato idea o di essere sempre stati contro
Hitler.
La divisione diventa inevitabile
Nella vita quotidiana dei tedeschi continuavano a regnare la preoccupazione
per il giorno dopo, la fame e la caccia alle cose indispensabili per
sopravvivere. I soldi avevano perso qualsiasi valore, i prezzi non si
calcolavano più in marchi ma in sigarette americane. Un chilo di pane costava
un certo numero di sigarette, un paio di scarpe alcuni pacchetti. Regnava il
mercato nero, il baratto. Ogni fine settimana la gente della città andava in
campagna per scambiare con i contadini merce di ogni genere e tutte le cose
ancora utili trovate tra le rovine in cambio di burro, zucchero o patate. Per
rafforzare economicamente le 3 zone dell'ovest, americani, inglesi e francesi
decisero di sorpresa di introdurre una nuova moneta nelle loro zone. Nel giugno
del '48 ogni tedesco ricevette 40 marchi nuovi e all'improvviso, come per
miracolo, i negozi, che per mesi non avevano offerto praticamente niente, erano
pieni di merci. Nella speranza di una riforma della valuta, i commercianti
avevano accumulato per mesi e mesi merci che adesso erano di colpo disponibili.
Ma gli americani non riuscirono, forse non volevano neanche, mettersi
d'accordo con l'amministrazione della zona sovietica sulla nuova valuta. Come
risposta i sovietici bloccarono nel luglio del 48 ogni accesso alla parte
occidentale di Berlino che era occupata da americani, inglesi e francesi. Per 10
mesi aerei americani ed inglesi dovevano trasportare qualsiasi tipo di merce,
generi alimentari, carbone, macchinari, tutto fino ai chiodi, nella città
bloccata. 200.000 voli in 10 mesi, fino a 1.200 voli al giorno rifornirono la
città in questi mesi drammatici trasportando fino a 12.000 tonnellate di merci
al giorno. Alla fine i sovietici si arresero ma avevano perso più di una
battaglia : per la stragrande maggioranza dei tedeschi dell'ovest gli americani
erano diventati adesso quelli che garantivano non solo la sopravvivenza, ma
anche la sicurezza, mentre i sovietici e con loro i comunisti tedeschi, che
avevano pagato il prezzo più alto nella resistenza contro Hitler, stavano
perdendo le ultime simpatie. Inoltre stavano arrivando nella Germania dell'ovest
i massicci aiuti economici del "Piano Marshall" degli americani,
mentre allo stesso tempo all'est i sovietici continuavano ancora a trasportare
in Russia fabbriche e macchinari tedeschi come pagamento dei danni della guerra.
Il blocco di Berlino fu il colpo di grazia per il sogno dell'unità della
Germania. Pochi mesi dopo la fine del blocco furono fondati i due stati tedeschi
: la Repubblica Federale ad ovest e la Repubblica Democratica ad est.
La divisione della Germania era diventata realtà ma in fondo era solo
l'ultima conferma di quello che si era andato delineando già 4 anni prima, nei
primi mesi dopo la guerra. La guerra fredda, che tra gli alleati era cominciata
forse ancora prima che fosse finita quella vera contro Hitler, aveva reso
impossibile la ricostruzione di uno stato unitario. La colpa non può essere
attribuita facilmente a una nazione o a questo o quel protagonista dell'epoca,
la Germania era diventata vittima della nuova costellazione internazionale,
della concorrenza tra le nuove superpotenze USA e URSS. E in fondo la Germania era anche diventata vittima del proprio passato, la
divisione era il prezzo che doveva pagare per aver scatenato la più sanguinosa
e violenta guerra che il mondo aveva mai visto.
Il "miracolo economico"
Sul piano economico-sociale la Germania occidentale visse negli anni 50 un fortissimo boom economico, erano gli anni del cosiddetto "Wirtschaftswunder" (miracolo economico). Aiutata all'inizio dai soldi americani, la Germania Federale riuscì in breve tempo a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica. In parte, le distruzioni della guerra erano addirittura un vantaggio, perché la ricostruzione poteva così mirare al livello tecnologicamente più avanzato dell'epoca. L'economia che durante i 12 anni di Hitler aveva subito un forte dirigismo statale e un'autarchia forzata, adesso, con l'economia del mercato cominciò a fiorire.
Il numero dei disoccupati
1949: 2 milioni - 1957: 600.000 - 1965: 160.000
Il PIL (prodotto interno lordo)
1949: 88 miliardi - 1957: 217 miliardi - 1965: 460 miliardi
La parte orientale faceva molto più fatica a riprendersi ed era svantaggiata
all'inizio per le pesanti richieste economiche fatte dall'Unione Sovietica per
riparare i danni subiti nella guerra e poi per la mancanza di aiuti paragonabili
a quelli che riceveva la parte occidentale. Inoltre la rigida struttura di
pianificazione nazionale dell'economia non favorì lo stesso sviluppo così come
nell'altra parte del paese. Più i due paesi si stabilivano sul livello politico
ed economico, più si facevano sentire le differenze tra le due parti per quanto
riguarda lo standard di vita.
Sul piano politico, all'inizio tutto era provvisorio. Addirittura la nuova
capitale Bonn fu chiamata ufficialmente "capitale provvisoria". La
Repubblica Federale aveva questo carattere provvisorio perché tutti speravano
in una rapida riunificazione delle due parti.
Nei primi anni tutti i partiti dell'ovest e dell'est parlavano continuamente
di unità e di riunificazione. Ma quello che succedeva nella realtà era la
sempre più rigida integrazione delle 2 Germanie nei 2 blocchi che si stavano
formando in Europa e che erano capeggiati da USA e URSS. Per poter mettersi a un
tavolo per parlare seriamente di una riunificazione ogni parte poneva delle
condizioni che l'altra parte non poteva o non voleva assolutamente accettare.
Questo atteggiamento faceva comodo a tutti perché permetteva di dare la colpa
per il perdurare della divisione all'altra parte.
Un tipico esempio era la proposta sovietica del 1952 per una soluzione
definitiva della questione tedesca. La proposta provvedeva una Germania unita e
completamente sovrana (nel 1952 i due stati tedeschi erano solo parzialmente
sovrani), senza più truppe di occupazione di nessuna parte, con un proprio
esercito (che fino al 1952 nessuno dei due paesi aveva) e senza nessuna
prescrizione per il sistema economico da adottare. La proposta conteneva
addirittura elezioni politiche libere in tutta la Germania. Una proposta insomma
che poteva sembrare molto ragionevole e che all'epoca fece molto scalpore. E
allora, perché gli americani, gli inglesi e lo stesso governo tedesco si
rifiutavano categoricamente persino di discutere con i sovietici di una tale
soluzione ? La risposta è semplice: perché la proposta sovietica mirava a una
Germania unita e democratica ma neutrale, senza nessun legame con uno dei 2
blocchi dell'est e dell'ovest, insomma una soluzione "all'austriaca".
La proposta sovietica mirava ad impedire l'integrazione della Germania
nell'alleanza militare occidentale, cosa che il governo tedesco e gli americani
vedevano invece come presupposto indispensabile di ogni politica. Non volevano
accettare la neutralità come prezzo per la riunificazione. Così, probabilmente
l'unica vera possibilità per arrivare a una riunificazione già negli anni 50
fu sprecata.
Nel giugno del 1953 scoppiò in molte città della Germania orientale una
rivolta contro alcune misure economiche restrittive del governo, ma presto
questa protesta diventò politica e per il 17 giugno fu programmato uno sciopero
generale. Quel giorno, solo la dichiarazione dello stato di emergenza e un
massiccio intervento di carri armati sovietici riuscirono a domare una protesta
che minacciava di diventare molto pericolosa per lo stato socialista della
Germania dell'est. Questa protesta degli operai era motivata dal basso livello dello standard di
vita nella parte della Germania dell'est, che non riusciva a tenere il passo con
lo sviluppo della Germania dell'ovest, e dalla mancanza di diritti democratici.
Il boom economico nell'ovest continuava a un ritmo sempre più sostenuto. La
disoccupazione scendeva quasi a quota zero, c'era un grande bisogno di
manodopera e si cominciarono a chiamare lavoratori dall'estero: prima vennero
dall'Italia, poi dalla Spagna, dalla Grecia e dalla Iugoslavia:
Numero di lavoratori stranieri in Germania:
1955 | 1957 | 1959 | 1961 | 1963 | 1965 |
80.000 | 108.000 | 167.000 | 507.000 | 773.000 | 1.120.000 |
Oggi, nel 1997, gli stranieri residenti nella Repubblica Federale sono ca. 7,2 milioni
Con un po' di autoironia i tedeschi stessi descrivevano questo "miracolo
economico" come un susseguirsi di varie ondate. La prima era la
"Freßwelle", cioè l'ondata dei cibi. Dopo la fame dei primi anni del
dopoguerra si doveva recuperare. Dopo l'ondata dei cibi seguiva la
"Möbelwelle", cioè l'ondata dei mobili, degli acquisti per
l'arredamento della casa. E poi, nella seconda metà degli anni 50 la
"Reisewelle", l'ondata dei viaggi. I tedeschi cominciarono a scoprire
in massa le coste del Mediterraneo, soprattutto della Spagna e dell'Italia. E
infine la "Autowelle", la corsa all'acquisto di un'automobile,
divenuta il simbolo più vistoso e amato del nuovo benessere.
Ma anche all'ovest gli anni 50 erano anni non privi di tensioni e
contraddizioni. L'integrazione della Repubblica Federale nell'alleanza militare dell'ovest,
con la conseguente ricostruzione di forze armate tedesche era un argomento molto
caldo, e soprattutto la discussione sull'uso o meno dell'arma atomica divideva i
tedeschi in campi nettamente contrapposti. I ricordi della terribile Seconda
Guerra Mondiale erano troppo freschi per non suscitare emozioni molto forti
nell'opinione pubblica. Ma la Guerra Fredda, che poi non era tanto fredda, non
permise un ruolo autonomo alla Germania. O con l'America o con l'Unione
Sovietica: questa sembrava essere l'alternativa a cui i tedeschi non potevano
sottrarsi. La realtà di un paese socialista era lì, la Germania dell'est era a
due passi, e si vedevano i suoi scarsi risultati a livello economico e i forti
limiti alla libertà personale. Soprattutto per questo confronto ravvicinato dei
due sistemi, il partito comunista tedesco, che prima di Hitler era stato un
partito molto importante, negli anni 50 non ha mai avuto la minima chance di
ottenere consensi.
La grande fuga all'ovest
In quegli anni il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile e per tutti gli anni 50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall'est all'ovest, quasi la metà di loro erano giovani con meno di 25 anni e spesso persone con una buona formazione professionale, laureati, operai specializzati e artigiani, che all'ovest si aspettavano un futuro più redditizio e più libero. Questo continuo dissanguamento stava diventando un pericolo serio per la Germania dell'est ed era un'ulteriore causa delle difficoltà economiche di questo stato.
Numero di persone fuggite dalla DDR:
totale (1949-1961): ca. 2,6 milioni
media annuale (1949-1961): ca. 220.000
popolazione totale della ex-DDR: 17 milioni
L'erezione del muro
Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania
dell'est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziano, e
costruirono, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le
parti, un muro insuperabile che attraversava tutta la città, che divideva le
famiglie in due, e tagliava la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e
università. Non solo a Berlino ma in tutta la Germania il confine tra est ed
ovest, che fino a quel momento con un po' di coraggio e gambe veloci era
superabile, diventò una trappola mortale. I soldati ricevettero l'ordine di
sparare su tutti quelli che cercano di attraversare la zona di confine che con
gli anni fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine
ANti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, e addirittura
con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva
nella cosiddetta "striscia della morte".
Per l'opinione pubblica la costruzione del muro fu uno shock, ma la reazione
del mondo politico tedesco e internazionale era molto strana, con toni
incomprensibilmente smorzati. Il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, impegnato
in campagna elettorale, aspettò 9 giorni prima di recarsi personalmente a
Berlino. Il presidente degli Stati Uniti fu informato solo 15 ore dopo l'inizio
della costruzione del muro e non interrompe le sue vacanze perché "gli
interessi dell'ovest non erano direttamente toccati". L'ambasciatore
americano in Germania fu informato di quello che stava succedendo a Berlino
durante una partita di Golf che voleva però terminare prima di dare un
commento. Solo 4 giorni dopo l'inizio della costruzione del muro, gli alleati
occidentali protestarono ufficialmente contro quell'atto di barbarie. Certamente
i servizi segreti dell'ovest dovevano sapere che si stava preparando un colpo
del genere, che sicuramente necessitava di una preparazione logistica non
indifferente e quindi anche visibile. Ma come si spiega allora una reazione
così tiepida a un evento così grave ? Una risposta ce la dà il responsabile
del Ministero degli Esteri americano per la questione di Berlino, che lo stesso
13 agosto disse: "Vediamo come si svilupperà la faccenda. In fondo i
tedeschi dell'est ci hanno fatto un favore, perché la grande massa di profughi
dalla Germania dell'est era molto preoccupante." Molti politici americani,
inglesi e francesi vedevano nel muro una soluzione brutta ma tutto sommato
accettabile per la situazione che si era creata a Berlino, che negli anni
precedenti era diventata sempre più instabile e pericolosa. La stabilità dei
due blocchi in Europa era diventata il principio sovrano che stava al di sopra
di tutte le considerazioni di carattere umano. Di nuovo la Germania era oggetto
e vittima della Guerra Fredda. Solo dopo, quando le conseguenze inumane di
questa brutale divisione della Germania diventarono sempre più evidenti, anche
gli americani correggessero il tono. Famosa è la visita di Kennedy a Berlino
durante la quale pronunciò, in lingua tedesca, davanti a migliaia di entusiasti
berlinesi, la frase "Ich bin ein Berliner": "Anch'io sono un
abitante di Berlino".
Bloccato quasi completamente il pericoloso dissanguamento dello stato, negli
anni 60 e 70 la Repubblica Democratica dell'est visse anch'essa un suo boom
economico, anche se inferiore a quello dell'ovest 10 anni prima. Tra gli stati
dell'Europa dell'est diventò la nazione economicamente più forte e molti
tedeschi sia all'est che all'ovest cominciarono a rassegnarsi alla divisione,
che era vista sempre di più come un fatto certamente non normale ma
inevitabile, un fatto che si doveva accettare e che pesava sempre meno sulla
coscienza nazionale. Di riunificazione si parlava sempre meno e solo durante le
commemorazioni e le feste nazionali.
La situazione tra i due stati tedeschi nel 1969
Alla fine degli anni 60 i democristiani e i loro alleati liberali persero la
maggioranza in parlamento e con la socialdemocrazia al governo cominciò l'era
della cosiddetta "Entspannungspolitik", cioè della politica di
distensione tra i due stati tedeschi.
Per vent'anni, nonostante la continua affermazione della volontà di fare di
tutto per la riunificazione, i due stati si trattavano come i peggiori nemici.
Non esisteva nessun tipo di rapporto ufficiale tra le due Germanie, nessun
trattato politico o economico. Per la Germania dell'ovest l'altro stato non
esisteva nemmeno, dopo 20 anni di esistenza della DDR si parlava ancora di
"zona sovietica" e un riconoscimento ufficiale era considerato un
tradimento della nazione. La rigidità della politica era tale, che la Germania
Federale interrompeva subito i rapporti diplomatici con un altro stato, se
questo stato voleva installare rapporti anche con la DDR. E da parte dell'est,
la Germania Federale fu chiamata con i peggiori aggettivi del linguaggio
politico della Guerra fredda : aggressiva, imperialista, reazionaria, successore
del fascismo, revanscista, pericolosa per la pace ecc. ecc. I rapporti economici
e politici di entrambi gli stati tedeschi erano più sviluppati con un qualsiasi
piccolo stato del terzo mondo che non tra di loro. La politica dei governi
democristiani dei primi vent'anni aveva sì portato la Germania Federale ad
essere un paese ricco ed economicamente forte, ma si sentiva sempre di più il
bisogno di un cambiamento al livello della politica estera. "La Germania è
economicamente un gigante, ma politicamente un nano" si diceva sempre più
spesso, e con questo si voleva criticare il servilismo soprattutto rispetto agli
USA, che persino a loro stessi piaceva sempre meno. Dall'altra parte la Germania
dell'est si nascondeva dietro l'Unione Sovietica e seguiva docilmente ogni mossa
del grande fratello. Quando nell'agosto del 68 le truppe sovietiche
schiacciarono i tentativi riformatori della cosiddetta "Primavera di
Praga" la Germania dell'est fu tra i primi ad applaudire e mandò anche
delle proprie truppe per completare l'opera di repressione nella Cecoslovacchia.
Le due Germanie erano più lontane che mai, si era giunti in un vicolo cieco.
Arriva Willy Brandt
Questa era la situazione quando nel '69 Willy Brandt, leader della
socialdemocrazia tedesca, arrivò al governo. Aveva vinto le elezioni con la
promessa di un vento fresco non solo nella politica interna - erano anche in
Germania gli anni della contestazione studentesca e giovanile - ma anche con la
promessa di una svolta nei rapporti tra i due stati tedeschi.
Il primo passo autonomo fu un trattato con l'Unione Sovietica in cui la
Germania Federale riconosceva ufficialmente le frontiere createsi dopo la
Seconda Guerra Mondiale e rinunciava solennemente a volerle cambiare con la
forza. Seguì lo stesso anno un trattato con la Polonia e più tardi uno simile
con la Cecoslovacchia, cioè con i due paesi che sotto Hitler avevano subito le
umiliazioni più gravi da parte della Germania.
Riconoscere ufficialmente lo stato delle cose può sembrare una cosa
piuttosto banale, ma per l'epoca era un atto molto coraggioso. Infatti da molti
Brandt fu accusato di tradire l'idea della riunificazione. Questi contratti
erano soprattutto segnali politici e psicologici con i quali la Germania
riacquistava credibilità e stima in tutto il mondo. Ma il trattato più
importante fu quello nel 1972 con la DDR. Non si trattava di un riconoscimento
ufficiale, ma di un insieme di accordi che dovevano regolare i rapporti tra i
due stati tedeschi, dovevano migliorare la situazione umana della popolazione
della DDR e favorire oltre agli scambi economici anche quelli politici e
culturali tra le due Germanie.
Le conseguenze della nuova "Ostpolitik"
Le conseguenze di questa nuova politica erano enormi: i due stati tedeschi
furono ammessi alle Nazioni Unite e la DDR fu in poco tempo riconosciuta
diplomaticamente da 132 paesi, tra cui anche l'Inghilterra, la Francia e gli
Stati Uniti, che avevano tirato un sospiro di sollievo per il fatto che, con
questi contratti, le tensioni in Europa si erano notevolmente abbassate. Il
riconoscimento internazionale era senz'altro un successo per la DDR, dall'altra
parte la nuova politica della Germania Federale le creava non pochi problemi. La
popolazione all'est era entusiasta perché il governo della DDR era costretto a
fare alcune concessioni per quanto riguardava i viaggi all'ovest e i contatti
familiari tra est ed ovest. Da quando, all'ovest, si parlava meno di
riunificazione ma si cercava, con la cosiddetta "politica dei piccoli
passi", più concretamente di creare dei legami tra est ed ovest, il
governo dell'est cercò di contrastare questa offensiva con una più rigida
separazione ideologica. Si cercava, senza molto successo, di arginare il numero
dei viaggi dall'ovest all'est con l'aumento del cambio obbligatorio della
valuta. Dall'est all'ovest invece i viaggi erano permessi solo ai pensionati, e
se i pensionati rimanevano all'ovest, la DDR era contenta perché aveva delle
pensioni in meno da pagare. Funzionari, sportivi, scienziati che dovevano fare
dei viaggi all'ovest dovevano, dopo il loro ritorno, compilare un lungo
questionario che riguardava anche il proprio comportamento all'estero e da cui
dipendeva il permesso per futuri viaggi. Di una coppia sposata solo uno dei due
poteva andare all'ovest, l'altro doveva rimanere nel paese.
Più la Germania Federale cercava di dialogare e di arrivare ad accordi su
problemi comuni, più la DDR si irrigidiva e sottolineava le cose che separavano
i due stati rispetto a quelle che potevano unirli, il che aveva anche degli
aspetti decisamente ridicoli: nel linguaggio pubblico si cercava di eliminare il
più possibile l'uso della parola "tedesco" per sostituirla con
"della DDR". La più autorevole organizzazione scientifica, per
esempio, che fino al 1974 si chiamava "Accademia tedesca delle
scienze" fu rinominata "Accademia delle scienze della DDR", la
radio nazionale non si poteva più chiamare "Voce della Germania" ma
"Voce della DDR" e il testo dell'inno nazionale, che conteneva un
riferimento a "Deutschland - einig Vaterland", cioè "Germania -
patria unita" non fu più cantato, adesso ci si limitava a suonare la
melodia.
Quello che per i capi della DDR rendeva molto difficile la situazione era il
fatto che economicamente avevano un crescente bisogno della collaborazione con
la Germania dell'ovest. Anche se la DDR era ormai diventata un paese con un
certo benessere la sua economia aveva verso il mondo occidentale e specialmente
verso la Germania Federale un crescente bisogno di valuta estera. Così, gli
stessi funzionari che ordinavano di aprire ogni pacco che arrivava dall'ovest
per paura dell'importazione di libri, giornali e riviste indesiderati dovevano
permettere ai cittadini dell'est di accettare regali in valuta estera. Con i
marchi dell'ovest potevano poi fare degli acquisti nei cosiddetti negozi
"intershop", dove si acquistava solo in marchi occidentali. Dopo poco
tempo il marco dell'ovest circolava nella DDR come una specie di seconda valuta,
con la quale si potevano comperare anche delle cose altrimenti introvabili. Il
fatto che il marco della Germania Federale fosse evidentemente migliore del
proprio marco provocò tra la popolazione dell'est un continuo paragone tra est
e ovest con risultati facilmente prevedibili.
Mentre a livello ufficiale i capi della DDR continuavano a chiamare l'altra
Germania "imperialista, reazionaria e un pericolo per la pace" e
dall'altra parte i più conservatori nella Repubblica Federale continuavano a
chiamare i protagonisti della DDR "assassini e criminali" tra le due
Germanie si sviluppava, negli anni 70 e 80, un commercio che per la DDR era
sempre più indispensabile. La DDR non esitava di chiedere crediti miliardari
all'ovest in cambio di piccoli miglioramenti a livello dei rapporti umani tra
est ed ovest. E uno degli esponenti più accaniti della cosiddetta "linea
dura" nei confronti della DDR, il politico bavarese Franz Josef Strauß,
che non smetteva mai di condannare la politica di distensione e di chiamare il
governo della DDR "una banda di assassini", aiutava segretamente a
rendere possibile un credito di un miliardo di marchi per la DDR. Inoltre, il
governo della Germania Federale pagava per parecchi anni segretamente con somme
ingenti la liberazione di molte migliaia di prigionieri politici e comuni che,
dopo la loro liberazione, furono subito messi in autobus e trasportati nella
Germania Federale.
La cosiddetta "linea dura" degli anni 50 e 60 aveva contribuito non
poco a rendere più profonda la divisione, ma anche la politica di distensione e
dei piccoli passi degli anni 70 e 80 non portava certamente a rendere più
vicina la riunificazione. Cambiavano però molte cose sia a livello
internazionale che nei rapporti tra i due stati. A livello internazionale le due
Germanie non erano più quel focolaio pericoloso dei primi vent'anni e a livello
nazionale molti pur piccoli cambiamenti aiutavano la popolazione dell'est e i
contatti familiari tra est ed ovest. La politica di avvicinamento della Germania
Federale portò ad un confronto sempre più ravvicinato tra est e ovest che la
DDR riusciva sempre meno a reggere e che contribuì ad aumentare le
contraddizioni interne di questo stato.
Nella seconda metà degli anni ottanta, quando la riunificazione era, in
realtà, ormai vicinissima, sempre meno persone sia all'est che all'ovest ci
credevano. Persino nel partito democristiano si alzavano delle voci che
chiedevano di riconoscere diplomaticamente la DDR. Ma la costituzione stessa
della Germania dell'ovest richiedeva di lavorare per la riunificazione e così,
almeno a livello ufficiale, nulla cambiava e la riunificazione rimaneva, per
tutti i partiti, un argomento riservato a celebrazioni di commemorazione.
L'est comincia a cambiare
Quello che infine, per la grande sorpresa di tutti e nel giro di pochissimo
tempo portò alla riunificazione furono due fattori che, all'epoca, quasi nessun
politico dell'occidente aveva capito nella sua importanza: l'arrivo di Gorbaciov
come leader dell'Unione Sovietica e le crescenti difficoltà politiche ed
economiche dei paesi dell'est e specialmente della DDR.
L'Unione Sovietica, da molti giudicata forte e pericolosa, negli anni ottanta
era in realtà già un gigante in agonia. L'economia era tecnologicamente
arretrata, la produttività era molto scarsa e gli enormi sforzi per tenere il
passo con gli Stati Uniti nella corsa agli armamenti avevano logorato le finanze
dello stato. In più regnava una corruzione sempre più dilagante che aveva
portato il paese in una situazione politica molto grave. Con la
"Perestroika", cioè la radicale trasformazione della politica e della
economia e con la "Glasnost" , che doveva portare alla trasparenza
politica, Gorbaciov cominciò a cambiare strada.
I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e
poi con crescente resistenza. Applicare gli stessi principi nella DDR, poteva
essere molto pericoloso per loro. I gruppi di opposizione politica, che negli
anni ottanta trovarono protezione soprattutto nella chiesa protestante della DDR
avevano trovato un alleato inaspettato: uno degli slogan più odiati nella
Germania dell'est, cioè "Imparare dall'Unione Sovietica",
all'improvviso diventò uno slogan dell'opposizione. In Polonia e in Ungheria,
dove la crisi economica e le spinte per una riforma erano più forti, la
politica di Gorbaciov trovò invece più amici anche tra i governanti. Più
arrivavano dall'URSS e dagli altri stati dell'est notizie di riforme economiche
e democratiche, e più la popolazione della DDR chiedeva di fare lo stesso nel
loro paese, più i leader della DDR si chiudevano a ogni richiesta del genere.
Si arrivava persino a vietare la distribuzione nella DDR di quelle riviste
sovietiche che sostenevano di più la nuova politica dell'URSS. Lo stacco tra
popolazione e governo diventò un abisso ma la reazione più diffusa tra la
gente era ancora la rassegnazione. Alla fine degli anni 80 la DDR era, o almeno
sembrava, economicamente abbastanza forte, l'apparato statale sembrava
indistruttibile e così nessuno poteva prevedere il crollo verticale che nel
1989 sarebbe avvenuto in pochissimi mesi.
Il 1989 - un anno drammatico
Quell'anno 1989 fu un anno drammatico.
I cambiamenti democratici, le piccole rivoluzioni nell'economia e nella
politica in Polonia, in Ungheria e nell'Unione Sovietica riempivano ogni giorno
i giornali in tutta l'Europa, una notizia sensazionale dall'Europa dell'est
seguiva l'altra, solo nella DDR il tempo sembrava essersi fermato. Le elezioni
amministrative del maggio del 1989 portavano al solito risultato di 98% per i
candidati ufficiali, ma la falsificazione del risultato era più evidente che
mai e la gente cominciò a ribellarsi. Le speranze in un cambiamento dello stato
erano ancora scarsissime ma molta gente adesso era impaziente. Visto che il
tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio,
la gente si inventò un'altra strada. All'improvviso Praga, Varsavia e Budapest
diventarono le città più amate da molta gente della DDR, ma non per la
bellezza dei loro monumenti, ma perché qualcuno aveva capito che le ambasciate
della Germania Federale in queste città erano il territorio occidentale più
facilmente accessibile. Nell'estate del 1989 cominciò un assalto in massa a
queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone che erano
stanche di vivere nella DDR. Nel momento più critico l'ambasciata tedesca a
Praga fu assalita da più di diecimila persone che scavalcarono i muri e, una
volta dentro, chiaramente non volevano più uscire, se non in direzione Germania
dell'ovest. Ma il colpo decisivo all'esistenza della DDR avveniva anche questa
volta in un modo del tutto insolito e inaspettato. L'Ungheria, che era forse il
paese più avanzato per quanto riguarda le riforme democratiche fece un passo
che doveva portare in soli 2 mesi alla caduta del muro di Berlino. Il 10
settembre, a mezzanotte, aprì i suoi confini con l'Austria. Decine di migliaia
di tedeschi dell'est erano già affluiti in Ungheria nei giorni precedenti in
attesa di questo evento e le immagini della gente che, ancora incredula e
piangente, assisteva alla rimozione del filo spinato tra Ungheria e Austria
fecero il giro del mondo. Il governo della DDR aveva disperatamente cercato di
impedire questa decisione, ma le prospettive di una migliore collaborazione con
l'ovest erano per gli ungheresi più importanti della solidarietà ideologica
con la DDR.
Non tutti volevano o potevano lasciare il paese in cui erano vissuti e
avevano lavorato per 40 anni. Mentre il flusso di persone che arrivava nella
Germania dell'ovest attraverso l'Ungheria e l'Austria aumentava di giorno in
giorno, anche nella DDR crescevano le proteste e la gente si fece più
coraggiosa. Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone manifestavano
contro il governo ed ogni lunedì erano più numerose. Bisogna ricordarsi però
che manifestare apertamente contro il governo era un rischio enorme. Tutte le
esperienze precedenti nei paesi dell'Europa dell'est erano finite nel sangue e
in una repressione feroce. I ricordi delle rivolte fallite nella DDR nel 53, in
Ungheria e in Polonia nel 1956, in Cecoslovacchia nel 68 e di nuovo in Polonia
nel 81 erano ancora freschi e nessuno sapeva come avrebbe reagito un regime che
sicuramente era già indebolito ma che aveva ancora il pieno controllo della
polizia, dell'esercito e dell'intero apparato repressivo, che nella DDR aveva
sempre funzionato molto bene.
Nell'ottobre del 1989 gli eventi nella DDR precipitarono.
Sotto la pressione delle manifestazioni di massa e del flusso sempre
crescente di persone che lasciavano il paese molte amministrazioni comunali si
sciolsero e furono sostituite da organi ai quali parteciparono per la prima
volta anche gruppi di opposizione. Anche l'ultimo tentativo di salvare il
salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo
non servì a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della
DDR annunciò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all'estero, la
gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Ma il
muro c'era ancora e i soldati che lo sorvegliavano in quella notte non sapevano
cosa fare. Migliaia di persone stavano all'est davanti al muro, ancora
sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando
dall'altra parte del muro, all'ovest, con ansia e preoccupazione.
Nell'incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa
esattamente chi sia stato, aveva dato l'ordine ai soldati di ritirarsi e, tra
lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall'est e dall'ovest, scavalcando il
muro, si incontravano per la prima volta dopo 40 anni.
Annessione o riunificazione?
Il muro era caduto ma esistevano ancora due stati tedeschi, due stati con
sistemi politici ed economici completamente diversi. Le leggi, le scuole, le
università, tutta l'organizzazione della vita pubblica era diversa. La
riunificazione era di colpo diventata possibile, ma nelle prime settimane dopo
il 9 novembre dell'89 nessuno sapeva ancora come e quando. Molti credevano e
speravano di poter gestire un periodo di avvicinamento reciproco dei due stati,
molti speravano che la nuova Germania riunita potesse unire in se le esperienze
positive dei due stati, eliminando i loro lati negativi. Molti credevano
possibile una "terza via" tra il socialismo e il capitalismo. Ma
tutti, anche i più ottimisti, prevedevano un periodo di alcuni anni, in fondo
le differenze tra i due stati a livello pratico ed organizzativo erano abissali.
Ma ancora gli eventi stravolgevano tutti i programmi e tutti i progetti, di cui
i primi mesi dopo la caduta del muro erano pieni.
Adesso la libertà tanto a lungo desiderata c'era, mancava però il benessere
e la gente all'est non voleva più aspettare : infatti, dopo la caduta del muro
il flusso dall'est all'ovest non diminuì, anzi aumentò di colpo e di nuovo si
pose il problema di un dissanguamento dell'est, di nuovo erano soprattutto i
giovani che volevano tutto e lo volevano subito, e non dopo dieci anni. "Se
il marco non viene da noi, saremo noi ad andare dov'è il marco" era uno
degli slogan più gridati contro quelli che chiedevano pazienza. Dopo le prime
elezioni libere nel marzo del 90 la DDR aveva finalmente un governo
democraticamente legittimato, ma la fiducia nel proprio stato stava scendendo a
zero, nelle amministrazioni comunali e regionali si diffondevano insicurezza e
uno stato di quasi-anarchia, l'economia stava crollando verticalmente, la
disoccupazione aumentò di giorno in giorno. Nella DDR cominciò a regnare il
caos. Già dopo pochi mesi la riunificazione non era più una possibilità, ma
una necessità, era diventata l'unico modo per fermare il degrado dell'est. Ma
riunire due stati non è così facile e nel caso della Germania si doveva
considerare anche il fatto che la DDR faceva ancora parte di un sistema di
sicurezza militare e di un'alleanza con l'Unione Sovietica e che anche la
Germania Federale a questo riguardo non poteva agire senza il consenso degli
ex-alleati della Seconda Guerra Mondiale. Questo rendeva la riunificazione un
problema non solo nazionale ma internazionale e solo dopo trattative non facili
tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Britannia e dopo il
"sì" definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione era
libera.
Il modo in cui alla fine i due stati furono unificati fu senz'altro dettato
più dalla fretta che da considerazioni ragionevoli, ma probabilmente non c'era
altra possibilità. Infatti, il 3 ottobre del 1990, i due stati non furono
riuniti, ma uno dei due stati, cioè la DDR, si autoscioglieva e le regioni
della DDR furono annesse in blocco alla Repubblica Federale.
Conclusioni
La Germania fu divisa nel 1949, ma i motivi per questo fatto sono da
ricercare anzitutto nella guerra che Hitler aveva scatenato e in cui aveva
trascinato quasi tutti i paesi più importanti del mondo che, dopo la guerra,
sentivano un comprensibile desiderio di non vedere mai più una Germania così
forte e distruttiva. La divisione della Germania è quindi anche opera di
Hitler. Il secondo motivo era la Guerra fredda che era cominciata ancora prima
che fosse finita quella vera e che rendeva impossibile un accordo tra i due
protagonisti, cioè tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Anche l'aggravamento
della divisione della Germania negli anni 50 e 60 è un risultato della
situazione internazionale con responsabilità da molte parti. La Germania stessa
all'inizio era troppo debole per far valere una propria voce, ma poi si legava
anche le mani da sé con una politica che si ostinava a non voler vedere la
realtà dei fatti. Certamente anche la politica di distensione, iniziata con
Willy Brandt negli anni 60, non riuscì ad avvicinare le due Germanie, ma portò
lo stesso a un cambiamento molto positivo dell'atmosfera internazionale e a
molti piccoli cambiamenti positivi nei rapporti umani tra i due stati tedeschi.
Nessun politico dell'ovest può reclamare alcun merito concreto per quanto
riguarda gli eventi che portarono alla riunificazione. Tutti, compreso il
cancelliere Helmut Kohl, erano trascinati e travolti dai fatti, Kohl ebbe solo
la fortuna di essere cancelliere della Germania quando si verificarono questi
eventi, che né lui né qualcun altro aveva influenzato né poteva influenzare.
Gli unici politici che in un certo modo hanno contribuito a iniziare o ad
accelerare il processo della riunificazione della Germania erano Gorbaciov, che
con la sua politica ha reso possibile tutto quello che è successo e il governo
dell'Ungheria, in particolare il quasi sconosciuto ministro degli esteri
dell'Ungheria Horn, che nell'agosto dell'89 prese la coraggiosa decisione di
aprire i confini con l'Austria e che con ciò diede inizio a una valanga
inarrestabile che portò in pochissimo tempo alla caduta del muro di Berlino. E
naturalmente bisogna ringraziare i migliaia di sconosciuti che sfidarono
apertamente, negli ultimi mesi prima della caduta del muro, il regime della DDR,
rischiando anche la propria vita.
Oggi, nel 1997, la Germania è ancora molto lontana dall'essere un paese
veramente unito. Era divisa per 40 anni, e non è del tutto escluso che
passeranno altri 40 anni prima che anche le ultime ferite del passato siano
chiuse e dimenticate.
Wolfgang Pruscha
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