Con la fuga dei generali da Roma, l'esercito italiano fu abbandonato al suo destino, come già detto: alcuni resistettero e combatterono, ma furono sopraffatti; altri si arresero e furono catturati, mentre la popolazione civile portava via dai magazzini militari ciò che i tedeschi avevano scartato.
Le forze italiane d'occupazione militare all'estero erano le seguenti: nei Balcani 31 divisioni, in Francia 5, in Corsica 2, in Sardegna 4.
Anche in quei luoghi ci furono casi di aperta resistenza e i soldati combatterono fino a che non furono sterminati dai tedeschi; in altri casi si arresero con la condizione, non mantenuta, di essere rimandati in Italia: invece furono disarmati, catturati e spediti nei lager tedeschi. Altri ancora cercarono di raggiungere l'Italia con ogni mezzo, ed altri, infine, si unirono ai patrioti jugoslavi, greci e albanesi e continuarono a combattere, insieme a loro sino alla fine della guerra.
Nel settembre del 1943 i soldati italiani a Lero, nel Dodecanneso, resistettero 40 giorni ai tedeschi sbarcati: di 12 mila ne restarono 1.500, già senza munizioni. A Cos 100 ufficiali catturati furono fucilati. A Simi sbarcarono gli inglesi che combatterono insieme agli italiani, al terminare del combattimento gli italiani furono fucilati. Il comandante tedesco Otto Wagner fu condannato da un tribunale romano a 15 anni di prigione. Rodi fu difesa solo dagli italiani e occupata dai tedeschi.
Gli ammiragli comandanti delle isole Mascherpa e Campioni furono catturati e fucilati a Verona dal governo della Repubblica sociale.
L'isola di Corfù fu occupata dai tedeschi dopo vari combattimenti, malgrado
la loro parola d'onore gli ufficiali furono tutti fucilati; lo stesso accadde a
Cefalonia dove la divisione Aqui non volle arrendersi ai tedeschi; dopo furiosi
combattimenti (che costarono la vita a 3 mila soldati e 65 ufficiali),
bombardata dagli Stukas, rimasta senza munizioni e senza aiuti dal governo
Badoglio, s'arrese: tutti i suoi ufficiali, con il comandante generale Antonio
Gaudin furono fucilati e i loro corpi gettati in mare.
Alcuni marinai italiani furono obbligati a seppellire altri soldati catturati,
dopodiché furono massacrati anche loro.
Nella Tessaglia e nell'Epiro combatterono la divisione Pinerolo e i Lanceri d'Aosta; a Larissa combatterono italiani e greci contro i tedeschi.
Nel Montenegro le divisioni 'Emilia', 'Taurinense' e 'Venezia' combatterono perdendo il 40% dei loro effettivi, quindi si rifugiarono sulle montagne unendosi ai partigiani e formando le divisioni 'Garibaldi' e 'Italia', alle quali poi s'unì anche la 'Tridentina'.
In Albania a Santiquaranta tutti gli ufficiali della 'Perugia' furono massacrati dai tedeschi, la 'Brennero' riuscì ad imbarcarsi.
A Croia la divisione 'Firenze' combatté coi partigiani contro i tedeschi, formando il battaglione 'Gramsci'.
In Jugoslavia le divisioni 'Marche' e la 'Messina' s'unirono ai partigiani titini.
In Francia gli alpini della 'Pusteria' s'unirono ai maquis, mentre la popolazione aiutò gli sbandati. Disgraziatamente terminò la protezione dell'esercito italiano sugli ebrei francesi e cominciarono le deportazioni (1).
In Corsica la 'Cremona' e la 'Friuli' attaccarono, insieme ai maquis francesi, le truppe tedesche che furono costrette a fuggire in Sardegna.
Viceversa in Sardegna la 'Nembo', divisione paracadutista, si ribellò al suo comandante, lo uccise e si schierò coi nazisti; successivamente combatté contro gli alleati ad Anzio e Nettuno.
***
Sul fronte dell'Italia meridionale cominciarono a formarsi unità italiane al lato degli alleati. Questi avevano dichiarato che il trattamento futuro dell'Italia sarebbe dipeso dall'aiuto che essa avrebbe fornito loro, ma in realtà fecero tutto il possibile affinché tale aiuto non avvenisse o avvenisse il meno possibile.
Grazie agli sforzi del maresciallo Messe, nominato capo di Stato maggiore dell'esercito, si riuscì a costituire un raggruppamento motorizzato di 5 mila uomini con 500 veicoli, che combatté a Monte Lungo, sul fronte di Cassino.
Più tardi aumentò a 21 mila unità e combatté a Chieti, Aquila, Teramo, Ancona e Bologna. Nel gennaio del 1945 già s'erano formate sei divisioni ('Piceno', 'Cremona', 'Legnano', 'Mantova', 'Folgore' e 'Friuli'), di cui quattro in prima linea, che ad aprile integrarono l'Esercito di Liberazione.
La marina italiana cooperò con due incrociatori, inviati a Freetown, nell'Atlantico, otto sommergibili alle Bermude, due nell'Oceano Indiano, quattro nel Mar Rosso. Altre 32 navi furono consegnate ai russi come riparazione dei danni di guerra, tra le quali la nave scuola 'Cristoforo Colombo'.
L'aviazione era rimasta con 350 aerei, ma nel maggio del 1944 ebbe 5 squadriglie date dagli inglesi.
***
I tedeschi nell'Italia meridionale, al comando del maresciallo Kesselring, avevano otto divisioni, di cui tre corazzate, più altre due di rinforzo, mentre il maresciallo Rommel comandava le forze tedesche dell'Italia settentrionale, forti di 14 divisioni.
Formarono varie linee fortificate: la Hitler (Terracina-Aquino), la Gustav (Garigliano-Rapido-Sangro), quindi la Gotica (Pesaro-Pisa).
Dopo la liberazioni di Napoli gli alleati cominciarono a inviare in Inghilterra le loro migliori truppe, per la preparazione dello sbarco in Normandia. Patton lasciò il comando della V armata al generale Mark Clark, Montgomery lasciò il comando dell'VIII armata al generale Oliver Leese.
Dopo i primi attacchi falliti del novembre-dicembre, gli alleati cominciarono a riorganizzarsi, con l'aiuto di rinforzi coloniali francesi, polacchi e italiani.
Il 3 ottobre del 1943 iniziò la prima della quattro battaglie di Cassino. L'esercito tedesco si componeva di sei divisioni di fanteria e sette panzer, più una divisione di fanteria e due panzer di riserva. L'VIII armata inglese aveva: una divisione canadese, due indù (volontari sik, punjab, mahratta, raiput e gurkha), una neozelandese ed una britannica, più un corpo e una divisione blindata canadese. Il V esercito aveva: due divisioni di truppe coloniali francesi marocchine ed algerine, due divisioni di fanteria e una corazzata americane, quattro inglesi di fanteria e una corazzata, altre due divisioni americane e una brigata motorizzata italiana.
Un attacco della 56a divisione britannica era stato respinto, con la perdita del 58% dei suoi effettivi. Allora s'ordinò all'VIII armata d'attaccare ad est, sul fiume Sangro, che dopo furiosa lotta giunse ad Ortona, dove si combatté casa per casa.
Sopraggiunto l'inverno le operazioni si sospesero. Ma si continuò ad ovest: con il fuoco concentrato di mille cannoni s'iniziò l'attacco, in direzione di Mignano. S'effettuarono 200 mila spari per un totale di 4 mila tonnellate di proiettili. Il 6 dicembre gli inglesi giunsero sulla cima del monte Camino e gli americani presero d'assalto il monte Maggiore. Gli italiani attaccarono Monte Lungo perdendo il 60% degli effettivi (2). Gli alleati avevano perso 16 mila uomini in due settimane, avanzando solo 12 chilometri.
La battaglia decisiva doveva svolgersi a Montecassino.
Malgrado la precedente campagna di Sicilia, gli alleati si accorsero di non avere truppe adatte per la guerra di montagna. Dovettero far venire truppe coloniali francesi dall'Algeria e dal Marocco. Il monastero situato sulla sommità del monte di 500 metri d'altezza, fu fondato da San Benedetto nell'anno 529, e si trovava al centro della linea Gustav, difesa da sei divisioni tedesche al comando del generale von Senger und Etterlin, membro laico dell'ordine benedettino.
I tedeschi si 'preoccuparono di salvare' i manoscritti, gli archivi, le opere d'arte del monastero, e una colonna di camion fu inviata a tale scopo, e fu filmata e fotografata per i loro fini propagandistici. Il Vaticano iniziò una serie di reclami e, dopo varie settimane, riuscì a riaverne molti, ma non tutti. Dopo la guerra si cercarono e, in buona parte, si ritrovarono tali tesori artistici in varie collezioni particolari in Germania.
Centocinquanta persone vollero restare nel monastero, si trattava dell'abate, di alcuni monaci e di varie famiglie di contadini del luogo.
I tedeschi cominciarono a fortificare la zona, con postazioni di cannoni e mitragliatrici, campi minati, casematte, incluso la cittadina di Cassino, ai piedi della montagna, fu convertita in fortezza, costruendo tunnel tra una casa e l'altra, allagando i campi e le strade.
Il 17 gennaio 1944 iniziò la seconda battaglia di Cassino, ne seguirono altre due, fino al 18 maggio.
Il generale Clark commentò: 'Gli inglesi, se trovano un nido di mitragliatrici, si lanciano contro all'attacco frontale. Viceversa, gli americani cercano di aggirare la posizione, secondo la tattica indiana'.
Un ufficiale italiano commentò, sottovoce: 'Tra idioti e indiani c'è da stare allegri'.
Si dice che in guerra vince chi fa meno sbagli, ma la II Guerra Mondiale fu un'eccezione alla regola: gli alleati vinsero malgrado gli errori madornali che fecero, in quasi tutte le occasioni. Vinsero per la grande quantità di mezzi meccanici che impiegarono nelle battaglie. Infatti dicevano che 'una macchina si costruisce in poche ore, mentre per un uomo occorrono una ventina d'anni'.
Il 22 gennaio gli alleati pensarono di sbarcare ad Anzio e Nettuno, occupare i colli Albani per interrompere le principali vie di comunicazione e prendere alle spalle i tedeschi della linea Gustav ed obbligarli a ritirarsi. Contemporaneamente tre corpi d'armata: il X britannico, il II americano e i coloniali francesi del generale Juin, attaccarono a Cassino per cercare di congiungersi con le truppe sbarcate ad Anzio o, per lo meno, obbligare i tedesche a togliere truppe dalla linea Gustav per spostarle verso Anzio.
Il maggior generale americano Lucas fu incaricato della missione. Sbarcarono 50 mila inglesi e americani da 243 navi e una gran quantità di mezzi (5.200 veicoli e 500 carri armati) e di munizioni, appoggiati da 65 squadroni aerei, preceduti da un intenso cannoneggiamento delle navi e un bombardamento aereo (praticamente contro le sole case di Anzio), ma il comandante fu così cauto e timoroso di un contrattacco tedesco (anche per consiglio di Clark), che restò sulle spiagge occupate senza contrasti, dato che non c'era nessun nemico, invece di occupare i colli circostanti e far percorrere alle sue truppe la strada verso Roma, dove qualsiasi avanguardia avrebbe potuto arrivarci facilmente.
Kesselring, riavutosi dalla sorpresa, respinse gli attacchi a Cassino e richiamò cinque divisioni, poi altre tre che fece scendere dall'Italia del nord, dalla Germania, dalla Croazia e dalla Francia, piazzò i cannoni sui colli Albani e strinse gli alleati in una morsa di ferro e di fuoco.
Giunsero ad Anzio altre cinque divisioni alleate, ma si limitarono a consolidare la testa di ponte (30 chilometri x 25), al riparo dei cannoni della flotta, che impedì loro di essere rigettati a mare. Tale situazione durò fino al 3 di febbraio.
Churchill disse che avevano mandato ad Anzio una 'balena incagliata'; Lucas fu sostituito.
A Cassino, dopo altri inutili tentativi di superare la linea Gustav, il generale Freyberg, comandante delle truppe neozelandesi, riuscì a convincere Clark che bisognava distruggere il monastero, che con la sua mole, che si stagliava contro il cielo, incuteva terrore ai suoi soldati: così 775 aerei da bombardamento lanciarono 600 mila bombe sulla cittadina di Cassino e sul monastero.
La città era praticamente sparita, e al suo posto c'erano macerie, fango, acque stagnanti, grandi buche causate dalle bombe, che impedirono il passo ai mezzi meccanici. I tedeschi che non avevano occupato il monastero, ora trovarono eccellenti difese tra le sue macerie. Le bombe avevano fatto vittime anche tra i soldati alleati nel dintorni di Cassino.
Avendo finalmente occupato le rovine delle città di Cassino, gurkha, indù e neozelandesi si lanciarono, ancora inutilmente, all'attacco di Montecassino, dopo che 277 fortezze volanti B-17, B-24-B-25 e B-26 ebbero lanciato altre 3.150 tonnellate di bombe d'alto potere esplosivo, su un terreno di un chilometro e mezzo per 400 metri, e i Thunderbolt, Mosquito e Tiphoon ebbero lanciato razzi, mitragliarono e cannoneggiarono ogni difesa tedesca: ponti, strade, viottoli, veicoli, trincee; quindi, partiti gli aerei, 748 cannoni (un cannone ogni 12 metri), dalle 12.30 fino alle 20, cominciarono a sparare 195.969 colpi, sistematicamente e meticolosamente sugli stessi obiettivi.
Il 15 febbraio il monastero non esisteva più. Tra le sue rovine cominciarono a fortificarsi i tedeschi.
A marzo ci fu un'altro bombardamento e furono lanciate 1.119 tonnellate di bombe.
Non s'era mai visto un analogo bombardamento 'a tappeto', tanto caro agli inglesi di Hardy, e ne seguirono altri in Italia, in Germania e in Giappone principalmente.
Posteriormente lo stesso Clark commendò: 'Fu un tragico errore'. Quanti 'tragici errori' commisero gli alleati 'liberatori', ma furono soltanto errori?
L'11 maggio due divisioni americane, quattro marocchine e algerine del generale Juin, il secondo corpo polacco d'Anders, una divisione indù e due divisioni britanniche attaccarono le tre divisioni tedesche e, malgrado le gravi perdite, riuscirono a penetrare nella linea Gustav e ad aggirare la linea Hitler.
E finalmente il 17 maggio i polacchi issarono la loro bandiera sulle rovine del monastero. Gli angloamericani avevano avuto 15.930 perdite, i francesi 27.650, i polacchi 4.000.
Il 24 la V armata occupava Littoria, congiungendosi coi soldati sbarcati ed immobilizzati ad Anzio.
Il primo giugno raggiunsero Velletri, il cammino per Roma era aperto.
E i marocchini e gli algerini, con qualche aliquota di senegalesi, comandati da ufficiali francesi, dipendenti dal generale Alphonse Juin, finirono nella valle dell'Iri. Erano 99 mila uomini che da Castelforte passarono per Ausonia, Monte Petrella ed Esperia, diretti a Pontecorvo.
Ad Esperia 7 mila 'goumiers' (così chiamati perché erano inquadrati in piccoli gruppi, spesso imparentati tra loro) 'devastarono, rubarono, razziarono, uccisero e violentarono' 3.500 donne: dagli 8 agli 85 anni furono stuprate, e 800 uomini sodomizzati e seviziati. Chi tentò di difendere le donne venne impalato.
Il 14 maggio il generale Juin aveva detto loro: 'Soldati. Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se vincete. Dovete uccidere i tedeschi fino all'ultimo uomo, e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per 50 ore sarete padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi farà responsabili di ciò che prenderete'.
Il romanzo di Moravia, La Ciociara (e la pellicola omonima, con Sophia Loren, narrano il triste episodio. Quando fu esibita in Francia i soldati coloniali francesi apparvero come soldati negri americani).
Negli anni '50 ci fu una relazione sui fatti che ebbe come risultato che il 20% delle donne violentate avevano contagiato la sifilide, il 90% la blenorragia, molti furono i figli delle 'marocchinate', il 40% degli uomini fu contagiato dalle loro mogli, 800 furono assassinati per aver tentato di difenderle. Inoltre i marocchini distrussero l'81% delle case, rubarono il 90% del bestiame, oltre a gioielli, danaro, vestiti, ecc.
Non solo Juin ebbe la colpa, ma anche il generale De Gaulle, il maresciallo Alexander (che gli dettero il permesso) e lo stesso generale Clark, che lo decorò successivamente, considerando, lui un buon amico e le sue divisioni come eccezionalmente coraggiose.
Il presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel 2004, commemorando il 60° anniversario della distruzione di Cassino, disse: 'Impossibilitati a difendere la Patria in armi, presi tra due fronti, ostaggio dei tedeschi, impossibilitati a difendersi dai pesanti bombardamenti alleati, dalla brutale barbarie di alcuni reparti delle truppe africane, rimase loro soltanto il coraggio di difendere la dignità, il merito civile che oggi premieremo nei gonfaloni di Esperia, Aquino, Castrocielo, Ceccano, Lanuvio, Pastena, Pico, Roccasecca, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, San Vittore del Lazio, Sant'Apollinare, Sant'Elia Fiumerapido. Per dare una spiegazione del blocco dell'avanzata, i comandi alleati trovarono nella posizione dell'Abbazia una giustificazione sulla quale ogni giorno battevano tramite la radio, asserendo che da lì veniva comandata la difesa tedesca, e che superato quel punto, la linea Gustav sarebbe stata superata di slancio. Sappiamo come andò: Montecassino venne rasa al suolo fra il 15 e il 18 marzo 1944, in tre giorni di bombardamenti. Lo sfondamento non ci fu. L'ennesimo tentativo venne respinto'.
***
Intanto a Roma alle 5.30 del mattino del 16 ottobre del 1943, di sabato, il
giorno del riposo per gli ebrei, ci fu una samstagschlag (sorpresa del sabato,
come la chiamava Eichmann). I quartieri ebrei, dell' ex-ghetto romano, furono
circondati dalle SS tedesche che catturarono 1.259 persone:
363 uomini e 896 donne e bambini (compresa un'infermiera cattolica che non volle
abbandonare un orfanello a lei affidato). Tutti furono caricati, anche i malati
gravi, a colpi di calcio di fucile, e al grido di 'raus'!, 'raus'!
su treni merci (50, 60 per ogni vagone sigillato) e spediti da Roma Tiburtina ad
Auschwitz.
Ci furono molti casi di solidarietà, attiva e passiva, tra gli altri romani non ebrei: molti nascosero persone nelle loro case, altri le fecero passare per propri figli, moltissime altre (sembra 4.700), si rifugiarono nei conventi, nelle chiese e in Vaticano.
L'unico che volle tacere fu il papa Pio XII: forse era contrario alla politica e ai metodi nazisti, ma aveva più paura del comunismo ateo, che s'avvicinava alle frontiere italiane, e che Hitler utilizzava, per la sua propaganda di convenienza, come spauracchio contro la civiltà occidentale (3).
Si disse loro che sarebbero stati trasportati in campi di lavoro, in Germania. Potevano portarsi con sé una valigetta con biancheria, coperte, cibo per otto giorni, bicchieri, tessere annonarie e carte d'identità, gioielli e danaro, ed anche la chiave del proprio appartamento. Danaro e gioielli che terminarono nelle casse del partito nazista o nelle tasche dei capi. Oro e gioielli che furono ben ricevuti dalle banche svizzere in cambio di valuta pregiata.
Dopo la guerra tornarono solo 14 uomini e una donna, nessun bambino. Altre razzie di ebrei furono compiute a Trieste, Cuneo e Merano, altre furono previste a Firenze, Venezia, Genova, Torino, Mantova e Ferrara.
Secondo i loro metodi abituali i nazisti rapinavano le loro vittime prima di sterminarle, cosicché il 26 settembre il maggiore delle SS Kappler (in seguito responsabile anche dell'eccidio delle fosse Ardeatine), fece chiamare il presidente della comunità ebraica italiana, cavalier di gran Croce Dante Almansi e il presidente della comunità israelitica di Roma, avv. Ugo Foà, e comunicò loro: 'Voi ebrei siete tutti nostri nemici e come tali, noi tedeschi, dobbiamo trattarvi. Siamo disposti però a farvi grazia delle vostre vite e di quelle dei vostri figli, al solo patto, che entro 36 ore, e cioè dopodomani 28 alle ore 11, versiate 50 chilogrammi d'oro. Se li verserete non vi sarà fatto male alcuno; in caso contrario 200 ebrei saranno presi e deportati in Polonia'.
Inutili furono le rimostranze dei due rappresentanti, i quali proposero se valori corrispondenti potevano essere accettati. Kapler rispose che se si trattava di sterline o di dollari poteva accettarli, ma non lire che poteva farne stampare quante ne voleva. Quindi 'gentilmente' offrì di mettere a disposizione le sue SS e delle auto per riunire l'oro. L'offerta fu rifiutata. Allora Kapler terminò il colloquio con queste parole: 'Voglio essere generoso e vi concedo una proroga. Invece di attendere fino alle 11 aspetterò fino a mezzogiorno'.
Tutti contribuirono privandosi di tutto ciò che avevano, ma non fu sufficiente, se ne giunsero a riunire 44 chilogrammi. Il Vaticano offrì che, in caso di necessità, avrebbe apportato la differenza, ma preferirono comprare da alcuni orefici, alla borsa nera, i sei chili mancanti. I tedeschi tentarono di frodare sul peso, poi si degnarono di accettare i 50 chili, senza però rilasciar ricevuta alcuna.
E la mattina seguente giunsero le SS che bloccarono tutti gli accessi del quartiere e cominciarono la razzia.
Kesselring, che aveva fatto fucilare 1.500 carabinieri, nelle sue memorie scrisse: 'Io impedì la deportazione degli ebrei romani. Il fatto che oggigiorno venga accusato precisamente d'assassinio e criminalità dalla comunità israelita romana, dimostra quanto poca comprensione esista in questo mondo'.
Il tribunale alleato condannò a morte Kesselring, ma, come quasi tutti gli altri giudicati e condannati, fu liberato dopo pochi mesi.
Gli ebrei che rimasero a Roma si divisero in gruppi ed ebbero contatti tra loro per mezzo del sacerdote Benedetto dei frati Cappuccini che poté così salvare 118 ebrei stranieri, 395 ebrei italiani e 434 famiglie di ebrei romani.
Intanto a Verona l'8 gennaio i giudici del tribunale straordinario fascista condannarono, come traditori, sei dei 19 gerarchi che votarono l'ordine del giorno Grandi del 25 luglio, che riuscirono a catturare.
L'11 al poligono di Verona vennero fucilati alla schiena Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi. Cianetti, che s'era pentito lo stesso giorno 25, inviando una lettera al duce e ritirando il suo voto, ebbe trent'anni di reclusione.
Hitler aveva detto che Ciano doveva morire tre volte: per essere stato traditore del duce, traditore dell'Italia e traditore dell'alleanza coi tedeschi. Mussolini ubbidì a Hitler e ai nuovi fascisti più intransigenti. Restò impassibile alle suppliche di sua figlia Edda, e alla fucilazione di suo genero e padre dei suoi nipoti.
Fortunatamente restano i diari di Ciano, che miracolosamente Edda riuscì a mandare in Svizzera, mentre Hitler aveva fatto tutto il possibile per impossessarsene e distruggerli.
Il 23 marzo in via Rasella, nel centro di Roma, un gruppo di partigiani comunisti collocò una bomba in una carretta della nettezza urbana, affinché scoppiasse al passaggio di una pattuglia di tedeschi dell'Alto Adige del battaglione Bozen, uccidendone 32 e ferendone 38. Si trattava di uno dei battaglioni specializzati in azioni di rappresaglia, che aveva compiuto, mesi prima, una serie di massacri di persone innocenti, spesso donne, vecchi e bambini: 18 vittime a Canale Monterano, 32 a Saturnia, 14 a Blera, 40 a San Martino, 14 a Velletri, ecc.
Hitler ordinò che Roma doveva essere interamente distrutta e tutta la popolazione deportata, ma poi rettificò che per la vendetta sarebbe stato sufficiente radere al suolo l'intero quartiere, nel quale si era svolta l'azione, con tutti i suoi abitanti. Infine Kesselring e il comandante della piazza di Roma, Kurt Maeltzer, stabilirono le modalità della rappresaglia: dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso.
L'eccidio avvenne immediatamente e fu affidato al colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Priebke: 335 uomini furono uccisi alle fosse Ardeatine (di cui cento erano ebrei), ciascuno con un colpo alla nuca, quindi sotterrati da masse di arena fatta cadere con l'esplosione delle mine. La maggior parte delle vittime venne prelevata dal carcere di Regina Coeli e dal comando di via Tasso, dove si torturavano i prigionieri, altre cinquanta furono prelevate dal questore fascista Caruso (che posteriormente fu linciato dalla popolazione). Ma i tedeschi, sempre così pignoli nei loro calcoli, si sbagliarono, ne uccisero 15 di più. E fu quell'errore che causò il processo e la condanna all'ergastolo di Kappler.
Finalmente il 4 giugno gli alleati entrarono a Roma. Cominciò una nuova momentanea epoca: quella degli 'sciuscià' e delle 'segnorine', delle sigarette americane e della cioccolata, al suono del boogie-woogie. Dopo la prima euforia i romani si resero conto in che consisteva la liberazione, e apparvero delle scritte sui muri 'Andatevene tutti, lasciatece piagne soli'.
Il 6 giugno gli alleati sbarcarono in Normandia, fu il famoso 'D day', l'attacco al vallo atlantico e l'inizio della liberazione della Francia.
[1] Les juifs pérsecutés trouveront leur meilleur refuge
(presso l'esercito italiano d'occupazione in Francia). Menace et prétensions
vichyssoises sont égalment impuissantes à vaincre la cherité italienne.
Comment expliquer pareille trêve dans la barbarie? Par l'inexistance de la
question juive en Italie, la pression de l'Eglise, le caracter bon enfant du
people italien, l'absence de sympathie des militaires et fonctionnaires italiens
pour leurs collègues allemands sans doute, mais aussi, et avant tout, par la
volonté de Mussolini. .Les italiens s'étant, dès leur arrivée en ex-zone libre,
arrogé le droit de fixer seuls la politique à l'égard des juifs, cette politique
allait être des plus libérales. En mars 1943, ils insistent même auprès du
gouvernement français 'pour que les arrestations et internements effectuée par
les préfets dans les départements (que l'armée italienne occupe) soient annulés
et que les personnes arrêtées et déportées soient libérées'. Non content de
protéger les juifs italiens, puis les juifs étrangers, le gouvernement italien
étendra même ses faveurs aux ressortissants juifs français, ce que irrite les
plus antisémites des fonctionnaires vichyssois.'
Henry Amouroux, La Vie des français sous l'occupation.
Per colmo di sfortuna, per i tedeschi, gli uomini più famosi dei secoli XIX e XX furono ebrei tedeschi: Freud, Einstein, Kafka, Mendhelsson, Zweig e molti altri. (torna su)
[2] Miller nel suo libro, Cassino, scrisse: 'In the midst of the mountain fighting the Italian troops, mewly activated as 'cobelligerants', went into the line for the first time. Eager to redeem themselves, they attacked a German hill position with complete disregard for safety, fighting with great dash and courage'. (torna su)
[3] François Mauriac scrisse: "non abbiamo avuto il conforto di sentire il successore del Galileo, Simone Pietro, condannare con una parola netta e chiara, e non con allusioni diplomatiche, la crocifissione di questi innumerevoli 'fratelli del Signore'". (torna su)
- Stampa pagina Aggiornamento: 14/09/2014 |