LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
dall'esordio al crollo


CHURCHILL E L'INTERVENTO DELLE POTENZE OCCIDENTALI
NELLA RUSSIA POSTRIVOLUZIONARIA

Subito dopo la rivoluzione d'Ottobre del 1917 a Pietroburgo, la stampa inglese (The Times, Daily Mail, The Manchester Guardian, The Observer...) era convinta che il nuovo governo sarebbe rimasto in carica per pochissimo tempo. Churchill, che considerava quella rivoluzione una catastrofe mondiale, non era così ottimista.

Egli era terrorizzato dall'idea che quella rivoluzione potesse avere delle ripercussioni in Europa o soprattutto nella sua England, il cui status di "grande potenza" dipendeva direttamente dall'impero coloniale. Ecco perché, già a partire dall'11 dicembre 1917, a Bedford, egli accusò pubblicamente i bolscevichi d'aver prolungato il conflitto mondiale, abbandonando gli alleati (Inghilterra, Francia, USA, Giappone, Italia ecc.) al loro destino contro il blocco austro-tedesco (Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria, Turchia).

Il 14 dicembre, il War Cabinet britannico (organo collegiale presso il Ministero della guerra) prese la decisione di concedere a qualunque organizzazione antisovietica i fondi necessari per impedire che la Russia uscisse dalla sanguinosa guerra imperialista. Naturalmente i business circles e lo stesso Churchill avevano anche come obiettivo quello d'impadronirsi, con delle operazioni speculative, dell'immenso mercato russo, cercando anzitutto di approfittare della favorevole congiuntura per acquistare, a basso prezzo, i pacchetti d'azioni e di titoli delle maggiori banche russe.

I circoli dirigenti britannici cercavano ogni pretesto per intromettersi militarmente negli affari della Russia. Una buona occasione si presentò quando il corpo cecoslovacco, reclutato fra i prigionieri di guerra dell'esercito austro-ungarico, che doveva essere trasferito sulla transiberiana verso Vladivostok, e i volontari (russi d'etnia ceca) ancora sotto il vecchio potere russo e dipendenti dal Consiglio nazionale cecoslovacco residente a Parigi, ricevettero l'autorizzazione d'essere trasferiti in Europa occidentale passando per la Siberia. In tutto erano circa 60.000 militari.

Contando su un'eventuale fusione di tale corpo con le truppe interventiste nel nord della Russia, il governo inglese inviò, il 17 maggio 1918, una missione militare composta di 500 uomini, guidata dal generale F. Poole, con l'incarico di addestrare le truppe ceche. Ma il 25 maggio (prima ancora che vi fosse la fusione) i legionari del corpo cecoslovacco sollevarono una ribellione e appoggiarono Kolchak, governante di Omsk. Una sanguinosa battaglia si svolse nella regione del Volga, negli Urali e in Siberia.

Churchill chiese al War Cabinet di appoggiare con ogni mezzo tale rivolta, anche perché le divisioni ceche s'erano impadronite di vasti settori della ferrovia transiberiana. Sin dal 26 dicembre 1917 il War Cabinet aveva approvato l'accordo anglo-francese sull'organizzazione di un intervento armato in Russia. Il pretesto venne finalmente trovato grazie all'aiuto di Churchill, il quale s'inventò letteralmente la necessità d'inviare delle unità da sbarco inglesi per proteggere dai tedeschi, nelle città nord-russe di Arkhangelsk e di Murmansk, il materiale bellico, i depositi e tutti i beni ch'erano stati consegnati dall'Inghilterra alla Russia nel biennio 1916-17.

Il 3 marzo 1918 la Russia aveva firmato il trattato di pace di Brest-Litovsk con la Germania e uscì, di conseguenza, dalla guerra imperialista. Il 9 marzo il contingente da sbarco dell'incrociatore inglese "Gloria" occupò Murmansk. Nessuno minacciava più i beni inglesi, eppure a questo intervento parteciparono anche gli americani e i francesi. A Kem gli anglo-francesi fucilarono i dirigenti del soviet locale.

Churchill fece di tutto per convincere l'opinione pubblica (attraverso la stampa, la promozione di un "Libro bianco sulle atrocità dei bolscevichi", una stretta alleanza con i controrivoluzionari russi) che, per risolvere l'anarchia regnante in Russia, occorreva l'intervento armato delle nazioni occidentali democratiche. Egli inoltre insisteva nell'affermare, pur sapendo benissimo che il governo sovietico non aveva stipulato alcun accordo militare con l'Intesa, che tale governo aveva tradito l'Intesa, uscendo dal conflitto mondiale,

Col supporto di Churchill, i rappresentanti dei controrivoluzionari russi e i sostenitori inglesi dell'intervento armato crearono, presso il Ministero britannico dell'Informazione e della propaganda, un comitato per delle azioni congiunte in materia di politica russa. In pratica s'era capito che senza l'appoggio dell'Intesa, i capitalisti russi e i grandi proprietari terrieri non sarebbero riusciti da soli a sconfiggere il potere sovietico.

Il 16 luglio 1918, il generale-maggiore A. Knox, membro attivo del comitato, ricevette l'ordine dal War Cabinet di recarsi a Vladivostok per tutelare gli interessi militari della corona. Gli imperialisti coprivano l'intervento armato col pretesto di aiutare il popolo russo nella lotta contro la Germania. Intanto in estremo oriente, nell'aprile 1918, giapponesi e inglesi occupavano Vladivostok, seguiti il 16 agosto dagli americani.

Il 22 luglio, allorché le truppe inglesi erano in procinto di sbarcare ad Arkhalgelsk e a Murmansk, una delegazione economica ufficiale, condotta da W. Clerk, arrivò a Mosca, chiedendo, fra lo stupore del governo sovietico, di poter stabilire delle relazioni commerciali normali!

Nell'estate e nell'autunno del 1918, i 3/4 del territorio della Russia sovietica erano stati occupati dagli interventisti stranieri e dai controrivoluzionari interni. La Quadruplice Alleanza controllava ancora gli stretti del Mar Nero.

Nel luglio 1918 un aereo proveniente da Arkhangelsk atterrò nella città di Yaroslavl, dove stava per scoppiare una rivolta contro il potere sovietico. L'aviatore inglese consegnò una lettera ai leaders della sommossa, con la quale li esortava a dirigersi ad Arkhangelsk, verso nord, promettendo loro cibo, vestiario ed equipaggiamento.

Un mese prima, l'intelligence inglese aveva organizzato una ribellione antisovietica in Asia Centrale, dopodiché s'era formato un governo controrivoluzionario ad Ashkabad, il quale permise alle truppe inglesi di penetrare nel Turkestan (l'allora territorio centroasiatico popolato da etnie turche).

Il 1° agosto la flotta interventista comparve davanti ad Arkhangelsk. Il 4 gli interventisti sbarcarono a Baku: i controrivoluzionari avevano permesso loro d'attraversare l'Iran e il Mar Caspio. Nello stesso mese gli organi di sicurezza sovietici scoprirono un complotto eversivo diretto da R. Lockhart, capo della missione diplomatica inglese a Mosca. Secondo lo storico americano R. Ullman, egli ebbe come collaboratori l'ambasciatore francese in Russia, Noulens, l'ambasciatore americano, Francis, il console generale americano Poole e altri diplomatici inglesi, americani e francesi. La rete spionistica e sovversiva creata da Lockhart era molto importante, poiché prevedeva anche un piano d'occupazione del Cremlino e l'arresto del governo sovietico. Il capitano Cromie, addetto navale inglese, fu ucciso nella sparatoria che seguì all'arresto dei partecipanti al complotto.

Churchill andò su tutte le furie. Il 4 settembre 1918 il War Cabinet spedì un telegramma a Mosca, minacciando rappresaglie contro Lenin e gli altri leaders governativi. Il 20 settembre, su ordine degli inglesi, furono deportati nel deserto d'Asia centrale, 26 rivoluzionari transcaucasici e qui fucilati.

Gli interventisti inglesi bruciarono interi villaggi, fucilando i loro abitanti, crearono lager per i prigionieri, sfruttarono le immense riserve forestali e le materie prime locali: minerali di manganese, resina, lino, canapa ecc. Nell'insieme essi esportarono merci per un valore superiore ai 100 milioni di rubli oro. Un abitante su sei, dei 400.000 che abitavano il territorio settentrionale occupato dalle truppe inglesi, era finito o in prigione o nei campi di concentramento.

Nell'estate del 1918 i 3/4 del territorio russo era nelle mani degli occupanti stranieri e degli avversari interni: 14 paesi l'avevano occupato. Nella primavera del 1919 le forze antisovietiche, interne ed esterne, ammontavano a circa un milione di unità.

Il 14 novembre 1918 il War Cabinet approvò il programma d'intervento militare britannico in Russia, ovvero l'ulteriore occupazione del territorio adiacente a Murmansk e Arkhangelsk. Il governo controrivoluzionario installato nella città siberiana di Omsk fu ufficialmente riconosciuto. Dopo aver rafforzato le truppe inglesi stanziate in Siberia, gli inglesi concessero aiuto militare alle forze eversive nel sud del Paese e a quelle operanti nell'area baltica. Nello stesso mese reparti francesi e greci, sotto la protezione della marina britannica e francese, sbarcano a Odessa.

Intanto Churchill era diventato, all'inizio del 1919, nel nuovo governo di Lloyd George, Ministro della guerra: il che gli permetteva di esercitare una grande influenza su tutte le decisioni del governo. A differenza dei lavoratori inglesi, Churchill voleva la prosecuzione della guerra. Viceversa, il prudente Lloyd George temeva che, in caso di sconfitta militare, il "virus rivoluzionario" avrebbe contagiato anche il suo Paese. In effetti, la maggioranza dei membri del Cabinet sostenne lui e non Churchill.

Quest'ultimo, tuttavia, per nulla rassegnato, cominciò a preparare la campagna militare dell'ammiraglio della flotta zarista Kolchak contro la Russia sovietica, che avrebbe dovuto iniziare nella primavera del 1919, partendo dalla Siberia. Fin dall'autunno del 1918, Kolchak, aiutato dagli interventisti, era diventato il dittatore militare della Siberia.

Churchill riuscì ad ottenere dal Premier britannico che non si opponesse all'invio di nuovi rinforzi verso il nord della Russia. Il 3 aprile Lloyd George gli assicurò addirittura che non avrebbe più interferito con le disposizioni emanate dal Ministero della guerra sui movimenti delle truppe britanniche in quella zona operativa. Churchill ne arguì d'essere stato investito di poteri straordinari, per la qual cosa si sentì indotto a promuovere un reclutamento supplementare di volontari, per un periodo di nove mesi e con un "bonus" di £ 30 sterline, oltre alla paga regolare. Tuttavia, non fu facile trovare i volontari, né in Britain né in altri Paesi.

Il generale Harington suggerì di dotare le unità inglesi di gas asfissianti, già sperimentati verso la fine della I guerra mondiale, ma mai usati sugli uomini. Churchill esitò solo perché gli sembrava azzardato svelare al mondo intero un segreto così grande per un'operazione militare di modesta entità. Harington però era appoggiato dagli esperti del Ministero della guerra, che avevano già acconsentito ad inviare, alla prima occasione, 24 ufficiali specializzati in questo tipo di arma. Churchill approvò l'uso dei gas verso i primi di maggio.

Senonché le truppe inglesi stanziate in Russia, a causa dei grandi disagi sofferti, cominciavano a dar segni d'insubordinazione e a pretendere che fossero rimpatriate il più presto possibile. In questo erano pienamente appoggiate dal movimento di protesta popolare che nell'England lottava contro l'intervento armato. Churchill rispose ai soldati con il messaggio dell'aprile 1919, facendo chiaramente capire che la possibilità del rimpatrio dipendeva solo dal livello di disciplina, abnegazione ed eroismo dimostrati.

Nell'aprile 1919 il Tesoro britannico chiese al governo di togliere i viveri alla missione militare controrivoluzionaria russa a Londra. Churchill non solo era contrario a questa politica miope del mondo finanziario, ma addirittura chiedeva al Ministro delle Finanze, Austen Chamberlain, di considerare quella missione come la rappresentante di un governo che, entro un anno al massimo, agirà in nome della Russia riunificata.

In effetti, le truppe di Kolchak, che già avevano oltrepassato gli Urali, si preparavano ad impadronirsi delle città del Volga. Con l'apertura della navigazione nei mari del Nord, diventava possibile trasportare una grande quantità di munizioni e di equipaggiamenti bellici dall'Inghilterra ad Arkhangelsk. Il 9 maggio 1919 contingenti di volontari inglesi s'erano imbarcati su navigli diretti ad Arkhangelsk.

Tuttavia, verso la fine dell'estate il War Cabinet aveva deciso di ritirare dalla Russia tutte le truppe britanniche. Churchill invece sperava ancora che i suoi 35.000 volontari (in luogo dei 250.000 previsti) avrebbero potuto aiutare Kolchak, capo delle forze eversive a est del Paese e in Siberia, a ricongiungersi col fianco sinistro del fronte nord di Arkhangelsk, dove operavano gli inglesi.

Nel maggio 1919 la Conferenza di pace a Parigi, sotto le pressioni di D. Lloyd George, decise di riconoscere Kolchak come "governatore supremo di tutte le Russie". Senonché l'offensiva di Kolchak franò nello stesso mese e battè in ritirata. Gli occupanti inglesi furono immobilizzati nel nord della Russia, al punto che agli inizi di luglio alcune unità dell'Armata Rossa poterono impadronirsi della flottiglia britannica. Churchill fu costretto ad ammettere che, nonostante l'inferiorità tecnica, l'Armata Rossa aveva il morale assai superiore a quello degli avversari. Il generale americano W. Graves ebbe a dire nel suo libro America's Siberian Adventure che le atrocità commesse dalle truppe di Kolchak erano state così grandi che non sarebbero bastati 50 anni per dimenticarle.

Il 28 luglio 1918 il Daily Express affermò che alcune unità militari antisovietiche del fronte Nord erano passate nelle fila dell'Armata Rossa e, siccome la Gran Bretagna non aveva alcuna intenzione di scatenare una guerra vera e propria contro la Russia, sarebbe stato meglio por fine all'avventurismo bellicista di Churchill e rimpatriare i soldati inglesi. Churchill dovette pubblicamente ammettere che il suo piano era fallito, ma non si dimise dal suo incarico.

Nell'estate 1919 gli interventisti cominciarono a ritirarsi dal Nord. Nell'Ottobre non restava che l'esercito dell'anziano generale zarista, E. Miller (circa 25.000 uomini), che però venne sconfitto in breve tempo. Dopo quattro mesi Arkhangelsk e Murmansk erano ridiventate sovietiche.

Sotto l'impatto energico di Churchill, che non voleva rassegnarsi, la decisione di evacuare il Nord della Russia fu accompagnata da un rafforzamento delle ingerenze britanniche nel Sud del Paese. Churchill chiedeva di prestare assistenza al generale dell'esercito zarista, A. Denikin, che, dopo aver occupato vasti territori meridionali, aveva deciso, nell'estate 1919, di muovere verso Mosca.

Churchill fece di tutto perché, contemporaneamente all'avanzata di Denikin, l'esercito controrivoluzionario del Nord-Ovest, comandato dal generale zarista N. Yudenich, attaccasse Pietroburgo. Egli addirittura sperava che questa azione fosse appoggiata dalle truppe tedesche dislocate nei Paesi Baltici. Aveva bisogno di credere in questo, anche a motivo del fatto che in Inghilterra erano sempre più numerose le proteste contro l'ingerenza negli affari sovietici e le enormi spese che si dovevano sostenere per garantirle (in un solo anno il governo spese più di 100 milioni di sterline).

Di fronte alle crescenti proteste, Churchill reagì cercando:

  1. di coinvolgere maggiormente gli USA nelle fornitura dell'equipaggiamento necessario alle truppe controrivoluzionarie;
  2. di creare per la Gran Bretagna condizioni creditizie e commerciali quanto mai favorevoli negli immensi territori che i bolscevichi non potevano controllare;
  3. di istituire, con l'aiuto del generale Yudenich, una banca anglo-russa che monopolizzasse le operazioni monetarie (e questo a Pietroburgo, che ancora non era stata presa!). In ottobre, il War Cabinet concesse a Denikin 3 milioni di sterline, poi ancora 14,5 milioni per coprire le spese degli equipaggiamenti.

Kolchak in Siberia era affiancato dal generale Knox. Denikin dal generale Holman, Il 47° squadrone dell'aviazione inglese partecipava all'offensiva contro Mosca. I marines inglesi sbarcati sulle coste del golfo di Finlandia, appoggiavano l'offensiva di Yudenich contro Pietroburgo. I consiglieri militari e gli ufficiali inglesi agivano su tutti e tre i fronti. Ci si apprestava a inviare il generale R. Haking per l'ingresso trionfale a Pietroburgo.

Di fronte a questo grande pericolo, l'Armata Rossa reagì con maggiore risolutezza: le truppe di Yudenich vennero pesantemente sconfitte. Dopo poco tempo fu la volta di quelle di Denikin. I bolscevichi occuparono le importanti città di Orel e Voronez. Nell'ottobre venne sconfitto anche Kolchak. Il 27 dicembre Denikin implora, in un telegramma, l'aiuto del Ministero della guerra inglese, affermando, a chiare lettere, ch'egli combatteva anche per la causa inglese.

Churchill finalmente si rese conto che la disfatta era stata completa. Il governo inglese decise d'inviare delle navi da trasporto a Novorossisk (nel mar Nero) per evacuare la missione militare inglese e i rappresentanti della controrivoluzione interna. L'emissario inviato nel sud della Russia fu H. MacKinder. Il 9 gennaio 1920 il governo Usa dichiara pubblicamente che le truppe americane sarebbero state ritirate in pochi mesi (l'ultimo gruppo se ne andrà nel novembre del 1922).

Secondo i dati ufficiali pubblicati a Londra, dei 2000 militari inglesi operativi nel sud della Russia, solo sei vennero uccisi nei combattimenti; altri 194 vennero uccisi nel nord, e 129 nella regione del Baltico, per un totale di 329 soldati su tutti i teatri della guerra civile tra il 1918 e il 1920.

I danni causati all'economia nazionale russa, in seguito all'intervento straniero e alla guerra civile, ammontarono a circa 50 miliardi di rubli-oro. La produzione industriale scese al 4-20% del livello pre-rivoluzionario. Quella agricola si ridusse della metà. I settori riguardanti i combustibili, la metallurgia, le costruzioni meccaniche e i trasporti erano disastrati. Le perdite totali della popolazione, dovute alla fame, alle malattie, al terrore degli anticomunisti interni ed esterni, furono di circa 8 milioni di persone. L'Armata Rossa perse circa un milione di soldati.

I rapporti tra URSS e Gran Bretagna ebbero una svolta positiva solo quando, nel 1920, apparvero i primi gravi segni della crisi economica del mondo occidentale. I business circles inglesi cominciarono ad interessarsi del mercato russo. Lloyd George s'impegnò per ristabilire delle relazioni commerciali con l'URSS. Churchill si sentiva tagliato fuori. Nonostante ciò egli continuò a fare quanto era in suo potere per appoggiare l'ultimo generale zarista, il barone baltico Wrangel, successore di Denikin. Churchill addirittura si rifiutò di richiamare in patria la missione militare britannica stanziata in Crimea, dove si erano trincerate le truppe di Wrangel, e ordinò alle proprie navi da guerra al largo della Crimea di assisterlo con ogni mezzo.

Nella primavera, l'esercito della Polonia borghese e feudale attaccò l'URSS nella speranza di annettersi la Bielorussia, l'Ucraina, la Lituania e altri territori. L'Armata Rossa dovette ritirarsi.

Churchill pretendeva di differire al massimo la conclusione dell'accordo commerciale con l'URSS. Il cargo "Jolly George" era pronto a lasciare il porto di Londra per rifornire di armi e vettovaglie le truppe polacche. I portuali però si rifiutarono di farlo partire.

Quando l'Armata Rossa passò al contrattacco, Churchill chiese l'intervento militare immediato del suo governo e di quello tedesco, ma invano. I lavoratori inglesi erano ostili a qualunque intervento armato. Nell'agosto 1920 la Conferenza operaia nazionale minacciò lo sciopero generale se il governo non avesse riconosciuto l'URSS e non avesse stabilito nuove relazioni commerciali. Lloyd George fu costretto a cedere.

Orami il prestigio dell'URSS era così cresciuto in Europa occidentale, che si manifestava persino tra i parenti di Churchill. Infatti, sua cugina Clara Sheridan, scultrice, s'era recata, nell'autunno 1920, a Mosca per fare il busto di Lenin.

Il 16 novembre 1920 le ultime navi inglesi lasciarono il porto di Sebastopoli, indirizzando le ultime truppe controrivoluzionarie verso la Turchia. Il giorno dopo il governo inglese decise di aprirsi al commercio con i sovietici. Churchill protestò energicamente, ma senza successo. Solo vent'anni dopo riuscirà a comprendere che per vincere il pericolo nazifascista, l'Inghilterra aveva bisogno d'allearsi non solo con gli USA ma anche con l'URSS. La vittoria degli Alleati nella II guerra mondiale segnerà l'apogeo del trionfo di Churchill come statista.

Purtroppo il suo avventurismo politico si manifestò di nuovo a Fulton, negli USA, quando il 5 marzo 1946 egli lanciò l'idea di un'altra crociata contro l'URSS, tristemente conosciuta sotto il nome di "guerra fredda". Solo oggi abbiamo capito che occorre bandire l'uso della forza dalla politica internazionale, anche quando si è convinti d'essere nel giusto; che si deve garantire la possibilità di rapporti pacifici fra Stati a diverso regime sociale, mettendo da parte le questioni di carattere ideologico; che occorrono strumenti internazionale di diritto, rappresentativi della volontà politica di ogni Stato, cui ogni Stato si debba sentire vincolato. Il crollo del cosiddetto "socialismo reale" è, in tal senso, la diretta testimonianza che quando in un Paese la democrazia non esiste, sono quegli stessi cittadini che ne soffrono la mancanza a pretenderla, presto o tardi.


Invasione nipponica

Nel maggio 1918 iniziò un'aggressione da parte delle potenze occidentali (Inghilterra, interessata soprattutto al Caucaso, e Usa, interessata alla Siberia, ma anche Francia, interessata alla Crimea, e Italia) contro la Russia sovietica col pretesto di aiutare il popolo russo nella lotta contro la Germania. Il contingente fu aiutato da militari cecoslovacchi.

Anche il Giappone fece la sua parte. Il pretesto dell'intervento fu quello di difendere i sudditi dell'impero nipponico: alcune migliaia di piccoli commercianti, bottegai, proprietari di ristoranti e di piccoli laboratori che costituivano circa lo 0,5% della popolazione locale della zona del litorale estremorientale e che non erano minacciati da nulla.

Le prime avvisaglie dell'intervento si verificarono nel gennaio 1918, allorché la corazzata Iwami e l'incrociatore Asahi gettarono l'ancora nella rada di Vladivostok. L'intenzione del governo nipponico era inizialmente quella di smembrare la Russia per avere dei piccoli Stati da gestire in proprio. Ma successivamente si pensò di occupare tutto il territorio russo a est del lago Bajkal.

Le prime truppe nipponiche sbarcarono il 5 aprile 1918 a Vladivostok con un contingente di circa 72.000 uomini, appoggiando subito i controrivoluzionari, effettuando saccheggi, bruciando villaggi (p.es. quello di Sokhatino) e uccidendo cittadini sovietici (p. es. nel villaggio di Ivanovka). Il 4-5 aprile 1920 furono uccisi oltre 400 partigiani sovietici e molti dirigenti bolscevichi, tra cui l'eroe Serghei Lazò.

La difesa dell'Urss non si fece attendere. Al suo fianco ebbe anche l'aiuto di partigiani coreani e cinesi. Nello stesso Giappone le rivolte del riso del 1918, che coinvolsero circa 10 milioni di persone, per quanto represse nel sangue, furono di ostacolo alla diffusione della guerra in Russia.

Il 24 ottobre 1922 i nipponici furono costretti a firmare l'armistizio di Vladivostok, mentre fino al maggio 1925 continuarono ad occupare la parte settentrionale dell'isola di Sahalin.


Invasione statunitense

Si cominciò a discutere della possibilità di un'invasione americana in Russia già nel dicembre del 1917. Particolarmente favorevole era il segretario di stato Robert Lancing, che convinse il presidente W. Wilson ad appoggiare i controrivoluzionari in una riunione segreta del 6 luglio 1918. In quello stesso giorno a Mosca fu assassinato l'ambasciatore tedesco Mirbach e scoppiò la rivolta dei socialisti rivoluzionari di sinistra.

Il Congresso Usa non dichiarò guerra all'Urss e l''amministrazione di Wilson non fece alcuna dichiarazione circa la rottura dei rapporti diplomatici, eppure il governo Usa sotto il pretesto di un aiuto da dare (che la Russia non gli richiese) al corpo cecoslovacco nel trasferimento sul transiberiana verso Vladivostok e per proteggere alcuni propri depositi militari, decise d'intervenire.

La prima unità di marines sbarcò a Vladivostok il 16 agosto 1918. Il grosso delle forze, ai comandi del maggior generale W. Graves, vi giunse il 1° settembre a bordo della nave Thomas.

Subirono però si resero conto che rischiavano di diventare complici delle stragi controrivoluzionarie dei vari atamani Semionov e Kalmykov compiute nella Siberia orientale, e di quelle di Rosanov e Annenkov compiute nella Siberia occidentale, ma a Washington erano convinti che appoggiando Kolchak, governatore di Omsk, e i legionari cecoslovacchi avrebbero avuto ragione nel giovane governo sovietico.

Il governo di Omsk non ricevette in realtà alcun appoggio da parte della popolazione locale (Kolchak era salito al potere grazie a un golpe organizzato dal generale inglese Knox). Sicché quando le truppe di Kolchak furono abbattute dai soldati e partigiani sovietici, il governo Usa (9 gennaio 1920) dichiarò ufficialmente che avrebbe ritirato le proprie truppe in pochi mesi. L'ultimo gruppo lasciò la Russia nel novembre 1922.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia contemporanea
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 20/11/2012