LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
dall'esordio al crollo


L'ASSASSINIO DI KIROV

Il 1° dicembre 1934, in un corridoio del palazzo Smolnyj di Leningrado, venne assassinato, con alcuni colpi di pistola, Serghej Mironovic Kirov, primo segretario del partito comunista della città. Colto sul fatto, l'esecutore del delitto era un giovane membro del partito, Leonid Nikolaev, che però da mesi non lavorava più al comitato del partito di Leningrado, anche se, nonostante questo, poteva continuare a disporre di un permesso speciale per accedere al palazzo Smolnyj; peraltro egli conosceva perfettamente sia quando Kirov sarebbe entrato al palazzo, sia che percorso avrebbe fatto.

La mattina del 2 dicembre giungeva a Leningrado lo stesso Stalin, per gestire personalmente l'inchiesta. Il delitto fu subito collegato ai nomi di alcuni ex membri del Komsomol (organizzazione giovanile del partito), tra i quali Rumjantsev, Tolmazov, Kotolynov, Shatskij, Mjasnikov, Mendelshtam..., che - stando all'accusa - in precedenza avevano parteggiato per l'opposizione trotzkista di Grigorij Zinoviev. Stranamente però Nikolaev non ne faceva parte.

Il processo si svolse a porte chiuse il 28-29 dicembre. I giovani, 14 persone in tutto, furono condannati a morte e fucilati un'ora dopo la lettura della sentenza. Fu lo stesso Stalin a sostenere che il delitto proveniva dagli ambienti di Zinoviev (e Lev Kamenev). Solo dopo la sua morte si arrivò a dimostrare che nessuna delle persone fucilate aveva svolto attività controrivoluzionaria o clandestina.

Questo delitto è stato paragonato all'incendio nazista del Reichstag, perché, come quello, scatenò subito dopo una spaventosa repressione di massa contro i dissidenti politici.

Nel gennaio del 1935 il Collegio militare della Corte suprema condannò gli ex dirigenti del Nkvd (servizi segreti) di Leningrado, Medved, Zaporozhets, Fomin, Petrov, Lobov..., a vari anni di carcere per non aver adottato le misure necessarie a porre fine all'attività terroristica del gruppo zinovievista e di negligenza nei confronti della protezione della vita di Kirov. Due anni dopo quasi tutti i capi del dipartimento del Nkvd di Leningrado furono fucilati.

Durante il processo del 1938 contro Bucharin, Rykov e altri, fu indicato, fra gli organizzatori dell'assassinio di Kirov, Genrih Jagoda, allora Commissario del popolo degli Affari Interni dell'Urss, che avrebbe appunto agito con la complicità dei servizi segreti di Leningrado. Jagoda aveva però un unico superiore: Stalin.

Lo stesso Jagoda fu tra i principali organizzatori della liquidazione dei kulaki, si dedicò alla pianificazione della rete dei gulag e supervisionò gli interrogatori nel primo dei processi di Mosca, nell'agosto 1936, che si concluse con la condanna e la fucilazione, tra gli altri, di Lev Kamenev e Grigorij Zinov'ev. Subito dopo, su ordine di Stalin, fu a sua volta arrestato il 3 aprile 1937 e condannato nel quarto e ultimo dei processi moscoviti, nel marzo 1938, e subito fucilato e sostituito da Nikolaj Ežov, sotto il quale le eliminazioni degli oppositori politici allo stalinismo raggiunsero il culmine.

Nei primi anni Sessanta una certa Lidia Lebedinskaja scoprì negli archivi dell'Istituto di marxismo-leninismo una lettera di Kirov indirizzata a Valerian Kujbyshev, del 30 agosto 1934, in cui criticava abbastanza duramente la posizione politica di Stalin. Era un pesante indizio che Kirov era stato fatto assassinare da Stalin, con l'aiuto dei servizi segreti (Nkvd) di Leningrado.

Con Stalin ci voleva poco per essere eliminati. Già alle votazioni del XVII Congresso del partito del 1934, Kirov aveva potuto sperimentare quanto Stalin lo odiasse: questi infatti aveva ottenuto 292 voti contrari per l'elezione al Comitato Centrale, mentre quello solo quattro, risultando così il dirigente più popolare. Ebbene Stalin fece distruggere 289 schede a lui contrarie. Stalin poi lo chiamò a Mosca, ma Kirov rifiutò, perché intendeva terminare il suo lavoro a Leningrado: ufficialmente fu questa la motivazione.

Va detto che Kirov sostenne Stalin sin dalla morte di Lenin e gli offrì il suo supporto nel 1927, quando, al XV Congresso del partito, furono espulsi i sostenitori di Trotsky e Zinov'ev.

La guardia del corpo di Kirov, Borisov, funzionario del Nkvd, il giorno dell'assassinio aveva, inspiegabilmente, lasciato Kirov da solo. Il giorno dopo, proprio mentre veniva portato da Stalin per essere interrogato, morì in uno strano incidente stradale: nella sua automobile si salvarono solo i funzionari dei servizi segreti.

Non fu certo un caso che negli anni Trenta si occuparono dell'inchiesta sull'assassinio di Kirov le stesse persone che in seguito organizzarono le repressioni di massa, i processi farsa, l'uccisione di centinaia di migliaia di persone innocenti. Da notare, peraltro, che sparirono anche tutti i carteggi tra Kirov e Stalin e tra Kirov e Ordzhonikidze (anche quest'ultimo morì in circostanze misteriose).

Al XX Congresso del Pcus Krusciov affermò che l'uccisione di Kirov era stata organizzata da Jagoda insieme ad alcuni funzionari dell'apparato centrale del Nkvd di Leningrado, su incarico personale di Stalin. Al tempo di questo congresso, dei 12 funzionari del Nkvd di Leningrado, solo tre erano ancora vivi: Fomin, Lobov e Petrov, che però non parlarono mai. Alcuni di quelli fucilati vennero riabilitati.

Fonte: "Urss oggi", n. 2-3/1991 e it.wikipedia.org/wiki/Sergej_Mironovi%C4%8D_Kirov


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia contemporanea
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Aggiornamento: 22/02/2013