LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
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CHI ERA VOROVSKI? Waclav Vorovski nacque nel 1871 a Mosca in una famiglia russo d'origine polacca. Suo padre, di stirpe nobile, era ingegnere ferroviario. Waclav frequentò la scuola tecnica superiore di Mosca. Già da studente aveva mostrato spiccati interessi per l'impegno politico, nonché eccezionali capacità nello studio delle lingue estere, antiche e moderne: tedesco, latino, greco, francese e, più tardi, inglese, italiano e svedese. L'inizio delle attività rivoluzionarie di Vorovski coincise con le prime manifestazioni di massa degli operai in Russia. Nel 1894 egli aderì all'Unione operaia di Mosca, creata da Lenin, e subito cominciò a studiare le opere di Marx, Engels e Plechanov. Faceva interventi nelle assemblee studentesche e universitarie, organizzava circoli politici nelle fabbriche, stampava manifesti e volantini. Arrestato dalla polizia, Vorovski riuscì ad emigrare in Svizzera nel 1902. All'estero guadagnò ben presto la fiducia e il rispetto dei rivoluzionari russi emigrati. A 30 anni Waclav possedeva già un bagaglio notevolissimo di conoscenze: traduceva opere letterarie e politiche, scriveva satire molto pungenti. A Ginevra, dopo il suo primo incontro con Lenin, accettò immediatamente la proposta di collaborare al'Iskra, il primo giornale bolscevico russo stampato all'estero. Compose quindi una serie di articoli sulla diffusione del marxismo in Russia e sull'attività in questo paese del Partito operaio socialdemocratico. I feuilletons critici di Vorovski evidenziavano una sottile ironia, dote che aveva peraltro già dimostrato allorquando, a causa della censura zarista, era stato costretto a ricorrere a vari pseudonimi e a sofisticati maquillages verbali pur di poter avvicinare i lettori. I suoi pezzi giornalistici, eleganti, anche quando si trattava di un semplice trafiletto, stupivano per l'ampiezza delle tematiche trattate: letteratura russa e mondiale, storia, problemi sociali e filosofici d'attualità. Eccellenti erano le analisi delle relazioni internazionali. Quanto alle sue opere consacrate all'estetica e alla critica letterario, qui siamo di fronte a veri e propri capolavori. Lo stesso Lenin lo considerava come uno dei principali scrittori bolscevichi. Vorovski apprese che stava per compiersi la rivoluzione d'Ottobre mentre si trovava in Svezia, dove, a partire dall'autunno 1915, aveva cominciato a lavorare in una filiale della ditta Siemens - Halske & Schuckert, negoziando gli acquisti di diverse merci industriali necessarie alla Russia. Parallelamente egli svolgeva, nel più assoluto rispetto delle regole della clandestinità, alcune missioni affidategli dal partito bolscevico. Dopo la rivoluzione, il governo sovietico lo nominò ministro plenipotenziario per la Svezia, la Danimarca e la Norvegia. Vorovski ricorda nelle sue memorie che Stoccolma nel 1917-18 era un centro internazionale in cui confluivano varie correnti politiche e rivoluzionarie. I servizi segreti di diversi paesi operavano nella capitale della neutrale Svezia tramando intrighi e complotti contro Ia giovane repubblica dei Soviet e i suoi rappresentanti all'estero. I diplomatici sovietici trovarono molte difficoltà a lavorare in queste condizioni. Vorovski ricorse a tutto il suo talento per convincere lo Svezia a osservare la neutralità nei confronti dell'Urss. Era infatti necessario preservare questa rappresentanza nell'unica "finestra" aperta sull'Europa che la Russia possedeva durante l'intervento e il blocco imperialistici. Vorovski svolgeva numerose attività: informava regolarmente il governo sovietico sui principali avvenimenti internazionali, sulla reazione a questa o quella iniziativa dell'Urss, organizzava le relazioni commerciali con diverse aziende svedesi, acquistava in Danimarca tutto quanto occorreva per risollevare l'agricoltura dei suo paese, minata dalla I guerra mondiale, conduceva difficili negoziati su molte complesse questioni. Di lui disse il commissario dei popolo agli affari esteri, G. Cicerin: "Worovski a Stoccolma era il centro d'attrazione per tutti coloro che all'estero sostenevano la Russia rivoluzionaria". La cosa però durò poco. Spaventata dall'ascesa del movimento rivoluzionario della classe operaia, pressata dall'Inghilterra e dalla Francia, la Svezia ruppe le relazioni diplomatiche con l'Urss, obbligando Vorovski a lasciare Stoccolma nel gennaio 1919. Egli tuttavia, nel marzo 1921, cominciò una nuova tappa nella sua attività diplomatica: divenne plenipotenziario dell'Urss in Italia. L'apertura dei negoziati economico-commerciali fra questi due paesi era allora all'ordine del giorno. Ma Vorovski guardava con timore l'ondata fascista che andava emergendo. L'arrivo a Roma di una delegazione economica sovietica, da lui condotta, provocò subito una valanga di proteste da parte dei leader fascisti. In quel difficile periodo, in cui quasi ogni notte delle squadracce nere organizzavano provocazioni di vario genere ai danni della missione sovietica, in cui i diplomatici sovietici potevano essere oggetto d'insulti e persino vittime di attentati, Vorovski e i suoi collaboratori si dimostrarono molto capaci e riuscirono ad affrontare la situazione. Egli si mise a studiare attentamente lo stato dell'industria e dell'agricoltura del nostro paese, inclusa la situazione finanziaria che certo non navigava in buone acque. L'Italia aveva bisogno di piazzare le sue merci e soffriva in modo particolare della mancanza di carbone, di petrolio e di altre materie prime. Con molta abilità, Vorovski stabili dei contatti con diversi rappresentanti dei business círcles, cercando di approfittare al massimo degli interessi che una parte importante degli industriali italiani avevano nel promuovere relazioni commerciali con la Russia sovietica. Dal canto suo il governo italiano fece di tutto per ritardare la conclusione d'un accordo di tal genere, pur senza esporsi pubblicamente. Senonché la pazienza e la tenacia della missione sovietica, le condizioni vantaggiose del trattato, l'influenza esercitata dall'opinione pubblica sul nostro governo finirono per avere ragione di quella resistenza. Il 26 dicembre 1921 venne firmato l'accordo italo-russo sul ripristino delle pacifiche relazioni commerciali tra i due paesi. Il che equivaleva a un riconoscimento di fatto della Russia sovietica da parte dell'Italia. Il momento in cui ciò avvenne fu particolarmente favorevole all'apertura della Conferenza internazionale di Genova (aprilemaggio 1922) che focalizzava l'attenzione dei mondo politico. Per la prima volta nella storia rappresentanti dell'area capitalista e del primo stato socialista del mondo si riunivano attorno al tavolo dei negoziati. La delegazione sovietica per la quale Vorovski era stato nominato segretario generale, era guidata dal commissario Cicerin. Un diplomatico di questa delegazione. J. Straujan, così scrisse di Vorovski: "Possiede alla perfezione le lingue europee, compreso l'italiano. E che spirito, che humour nei suoi discorsi! Quest'uomo poteva affascinare anche gli esponenti dell'alta borghesia". In quell'occasione Voronski s'incontrò con alcuni responsabili italiani del ministero degli Esteri per regolare le questioni pratiche relative alla sicurezza della delegazione sovietica e alla necessità di assicurare un contatto ininterrotto fra Genova e Mosca. Durante la conferenza egli confidò a Cicerin d'aver intenzione di scrivere un libro sull'Italia, sulla sua storia e sopratutto sulle sue opere artistiche più significative. Ma la conferenza di Genova era solo il primo di una serie di atti. Rapporti analoghi andavano stabiliti con l'Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti... e in questo Vorovski era davvero insostituibile. Così, ad es., egli diede un contributo notevolissimo alla conclusione dell'accordo sovietico-tedesco, stipulato il 16 aprile 1922 a Rapallo, col quale l'Urss poté rompere il blocco organizzato dalle potenze imperialiste. Dal novembre 1922 al luglio 1923 Vorovski partecipò alla conferenza internazionale di Losanna, convocata su iniziativa dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia per risolvere il problema del Medioriente, degli stretti dei Mar Nero e per firmare un trattato di pace con Io Turchia. Il disegno iniziale dei promotori della conferenza era quello di isolare il popolo turco dalla Russia, regolando la questione degli stretti in modo tale che la flotta britannica potesse aver libero accesso al mar Nero e minacciare così la repubblica dei Soviet. La conferenza fu aperta prima che la delegazione sovietica giungesse in tempo. Ma, nonostante questo, Vorovski riuscì lo stesso a presenziare i lavori della conferenza, nonché a stabilire dei contatti d'affari con diverse delegazioni e a esigere che la rappresentanza sovietica partecipasse alla conferenza su un piede di parità. "Vorovski - scrisse Cicerin - condusse complessi negoziati con molta discrezione e molta prudenza, ma anche con un dinamismo straordinario. A Losanna egli fu al centro d'intricate relazioni mondiali e quelle ch'egli riuscì ad allacciare con alcune organizzazioni dei popoli d'oriente ci furono in quel momento e anche in seguito di grande utilità". L'8 maggio 1923 il governo britannico inviò al governo sovietico un memorandum conosciuto col nome di Ultímatum Curzon. Con esso si accusava il governo sovietico di "propaganda ostile" nei confronti dell'Inghilterra, la quale minacciava addirittura di rompere i rapporti diplomatici. Una caterva di interventi ostili s'abbatté sull'Urss. La Svizzera, che troncò ogni rapporto ufficiale con la delegazione sovietica, non prese alcuna misura per garantire la sicurezza di quest'ultima sul suo territorio. Questo gesto venne interpretato come un segnale per dare la caccia ai sovietici. Due giorni dopo l'ultimatum inglese, il 10 maggio 1923, Vorovski venne assassinato da un killer a pagamento. Fu una delle prime vittime. |