di Elisabetta Bernabeo
Nella vita di Abelardo
"ritroviamo
la vita dello studente che viaggiava di città in città, per completare
i suoi studi accorrendo a volte da lontano ai piedi di un maestro
illustre; e insieme la condizione del maestro, dominata dalla
doppia necessità di ottenere normalmente da un vescovo la licenza per
insegnare e di raccogliere intorno a sé un numero sufficiente di
allievi". Filipphe Wolff
Seguiamo Abelardo, da
giovane a Parigi: subito si distingue per le continue argomentazioni
rivolte contro le idee del suo maestro, Guglielmo di Champeaux. Deciso a
insegnare Abelardo tenta di ottenere una licenza che Guglielmo briga per
non fargli avere, ma riesce comunque ad avere l’insegnamento nella città reale di Melun (1102 ca.) poi a
Corbeil. Dopo un periodo di riposo Abelardo torna in contatto con
Guglielmo e lo costringe ad una pubblica ritrattazione sul problema
degli universali dando un fiero colpo alla reputazione del suo vecchio
insegnante.
Più tardi, tornato a Le
Pallet, Abelardo assiste all’entrata in convento della madre, poi
decide di studiare teologia con Anselmo di Laon.
Anche
qui la sua contestazione nei riguardi del maestro è feroce, tanto che
gli allievi fedeli al vecchio maestro costringono il giovane turbolento
a tornare a Parigi. Abelardo è ormai un maestro brillante e accorrono
da lui da tutta Europa. Nel 1118 l’avvenimento sconvolgente: l’amore
per la diciassettenne Eloisa figlia di un canonico di Notre Dame,
fanciulla bellissima e di grande cultura che Abelardo accetta di seguire
nel suo perfezionamento. L’amore scoppia ben presto. Il padre della
ragazza, sia pure con ritardo se ne accorge e scaccia Abelardo. Gli
incontri continuano in segreto e Eloisa rimane incinta: al bambino sarà
posto il nome di Astrolabio.
Abelardo si offre di
sposare la ragazza ma chiede di mantenere il segreto, su questo punto Eloisa non è d'accordo. Ben presto nonostante
tutte le precauzioni la cosa viene risaputa e Abelardo manda Eloisa nel
convento di Argenteuil.
La reazione dei parenti è
violenta e Abelardo viene evirato. Eloisa prende i voti e Abelardo entra
nell’abbazia di S. Dionigi. Riprende l’insegnamento e scrive il
trattato De unitatae et trinitatae divina, poi condannato per
eresia nel Concilio di Soissons del 1121. Ne deriva un intenso
peregrinare fino al ritorno a Parigi e alla fondazione di una propria
scuola.
Nel 1141, su proposta di
San Bernardo le dottrine teologiche di Abelardo vennero condannate anche
dal Concilio di Sens.
Ritiratosi a Cluny muore
nell’abbazia di San Marcello nel 1142.
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