VISITE ILLUSTRI IIi
E
continuarono a mancare, fino a quando un visitatore illustre, Napoleone
Bonaparte, Primo Console, venne «a spargere fiori sulle ceneri», secondo
lo stile delle gazzette dell'epoca, nel marzo del 1801. Un mese dopo, la
cappella era costruita, anzi, montata con pezzi antichi di varia data
tolti alle collezioni cittadine; e il sarcofago era composto con le pietre
e la lapide del primo sepolcro di Abelardo, fortunosamente recuperate. Lo
sovrastarono due statue giacenti, in vesti monacali, le mani giunte e un
cane, simbolo di fedeltà, ai piedi.
La statua virile proveniva anch'essa
da Saint-Marcel e secondo la tradizione risaliva a Pietro il Venerabile,
che avrebbe fatto eternare l'immagine funebre dell'amico. Quella femminile
fu aggiunta nell'occasione.
La rifinitura del «tempietto neogotico» richiese anni di cure;
l'imperatrice dei francesi, quella Giuseppina a cui Napoleone aveva
scritto, dalla campagna d'Italia, lettere d'amore tra le più belle della
letteratura universale, lo visitò solo nel 1807: di notte e al lume delle
fiaccole, per creare atmosfera.
Di nuovo, i tempi cambiarono.
|
|
I due époux infortunés sono ancora amati,
se come figure storiche o personaggi leggendari non ha molta importanza.
Intellettuali e rappresentanti della cultura mondiale continuano a onorare
l'autore di opere famose: nel 1979, nella ricorrenza del nono centenario
della nascita di Abelardo, un intero convegno di studiosi, «itinerante»
sui luoghi abelardiani, lo commemorò sul sepolcro, con la cerimonia forse
più solenne del nostro secolo.
Ma molti turisti di vari paesi, molti lettori in varie lingue
dell'Epistolario cercano ancora i due amanti, nel settore n. 7 del
Père-Lachaise;
e non è raro trovare sul monumento fiori freschi. Non è raro trovare
pure qualche «graffito».
Nel 1948 un restauro fece sparire molte firme,
molte ingenue espressioni di coppie in visita sentimentale, lette ancora
dalla Charrier negli anni trenta e riportate nel suo saggio.
Tutto questo è solo «luogo comune», secondo l'espressione di Flaubert nel suo
Dizionario? Certo, non si può fare a meno di domandarsi che cosa
contenga ormai quel sarcofago, dopo nove sepolture (otto per Eloisa),
cinque cambiamenti di bara (quattro per Eloisa) e altrettante verifiche
della presenza di resti, più due perizie: e con forti sospetti di
violazioni, sottrazioni e sostituzioni ripetutamente avvenute.
E' una domanda di obiettivo interesse storico e di forte coinvolgimento umano. La
scienza potrebbe accertare con buona approssimazione l'età di ogni povero
frammento, di ogni manciata di polvere: ma come accertarne l'appartenenza?
Anche aderendo alla documentazione e alla tradizione storica, può darsi che di
quei due «cadaveri eccellenti», strumentalizzati, propagandati, celati o
esibiti, scomposti e ricomposti nella danza macabra del passato, non
rimanga più nulla: se non la presunzione che sia rimasto qualcosa,
a giustificare l'omaggio di un sepolcro.
Graziella Ballanti (Storia e Dossier, n. 33/89)