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CANTO DELLA SCHIERA DI IGOR Elogio di Svjatoslav
Note Igor e Vsevolod erano i figli di Svjatoslav Ol'govič (+ 1164), principe di Černigov. Invece, lo Svjatoslav di cui poche righe più sotto si canta l'elogio, colui che aveva a suo tempo sconfitto i Polovesiani e aveva preso prigioniero il loro signore Kobjak, era Svjatoslav III Vsevolodovič, che fu gran principe di Kiev dal 1180 al 1194 (la spedizione di Igor fu nel 1185). Abbiamo tradotto «il loro signore Svjatoslav» per evitare confusione, anche se il testo ha otecŭ «padre». Naturalmente si intende in senso traslato, quale signore feudale, e in traduzione abbiamo preferito sciogliere la metafora. Che all'epoca Tedeschi, Veneziani, Greci e Moravi si interessassero alle beghe interne della Rus' kievana appare un po' improbabile... Traduciamo qui, con Bazzarelli, l'espressione a vŭ sědlo koščïevo con «è salito sulla sella del prigioniero». La parola koščej è stata variamente interpretata: il significato più semplice sembra sia appunto «prigioniero», ma anche «schiavo, servo». Il termine deriva dal turco košči «prigioniero», a sua volta da koš «recinto» (termine passato nel russo con identico significato). Nel russo koščej vuol dire anche «uomo magro, scheletro» (da kost' «osso») e, per estensione, «avaro» (Bazzarelli 1991). Si può anche ricordare il personaggio di Koščej, lo «scheletro senza morte» delle fiabe russe. Pubblicato con permesso del sito
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