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CULTURA DELLA RUSSIA MEDIEVALE
Prima dell'invasione dei tataro-mongoli la Rus non era a un livello di cultura inferiore a quello degli altri paesi europei, se si escludono l'Italia e Bisanzio. La cultura russa, fin dalle sue origini, si è sviluppata in stretta connessione con le culture di altri popoli, p.es. quelli ugro-finnici, scandinavi, quelli delle steppe del sud della Russia, ma anche i bulgari, i moravi, i boemi, i polacchi meridionali e soprattutto i bizantini. I monumenti più antichi della scrittura finnica scoperti a Novgorod sono di molti secoli più antichi di quelli ritrovati nella stessa Finlandia. A Kiev vivevano gli estoni. Fu soprattutto l'introduzione di un'unica scrittura, l'alfabeto cirillico, che rivoluzionò lo sviluppo della cultura russa. L'alfabeto unico si rese necessario con lo sviluppo della proprietà privata e dei commerci e delle istituzioni statali. Trapiantato dalla Bulgaria, insieme a tutte le tecniche correlate alla scrittura, l'alfabeto cirillico fu adottato contestualmente alla religione ortodossa di Bisanzio, grazie soprattutto all'iniziativa di due monaci greci, Cirillo e Metodio. Di tale civiltà, durata sino al XII sec. e travolta da un'invasione di popolazioni mongoliche, sono rimaste varie cronache. Le prime cominciarono a essere redatte tra il X e l'XI sec., a Kiev e a Novgorod. Intorno al 1113 un grandissimo intellettuale, Nestor, monaco della Kievo-Pecerskaja Lavra, diede loro una forma letteraria definitiva, conosciuta col titolo di Cronaca degli anni passati, una vera e propria enciclopedia della vita russa tra il IX e l'XI secolo. Si deve tuttavia a lui purtroppo l'immagine fortemente negative delle tribù claniche (Drevljani, Radimici e Vjatici), paragonate a bestie che praticano la faida e la poligamia. mentre i Polyani di Kiev sono monogami e senza faide. L'arte della predicazione religiosa raggiunge, nell'XI sec., un alto grado di perfezione, seguendo i canoni bizantini: basta leggersi il celebre Sermone sulla Legge e sulla Grazia del metropolita Ilarion, che dipinge il principe Vladimir come un novello Costantino e Jaroslav suo continuatore, in una successione provvidenziale che, nei secoli a venire, sarebbe stata interpretata in chiave messianica, sfociando nella teoria della translatio, relativa all'eredità del patrimonio ortodosso da Bisanzio (seconda Roma) a Mosca (terza Roma). Molto importanti sono anche una serie di Vite dei primi santi russi: Boris e Gleb. Notevole per qualità letteraria è l'autobiografia scritta dal principe e uomo di Stato, Vladimiro Monomaco. Nel XII sec. la letteratura continuò a progredire in molte altre città russe, grazie all'opera di monaci, preti di chiese urbane, priori di conventi, vescovi, principi... Ma il più importante monumento della letteratura russa del XII sec. resta Il Canto della schiera di Igor, che evoca la sfortunata campagna di Igor Svjatoslavic, principe di Novgorod-Severskij, contro i polovcy. L'autore condanna recisamente le lotte feudali e chiama a raccolta i principi russi per difendere la patria da un nemico comune. cfr L'iconografia di Rublev |