IL CANTO DELLA SCHIERA DI IGOR
L'epopea russa medievale


CANTO DELLA SCHIERA DI IGOR
DI IGOR FIGLIO DI SVJATOSLAV, NIPOTE DI OLEG

Il sogno di Svjatoslav

  1. Intanto Svjatoslav ebbe un sogno confuso:
  2. «Nella rocca di Kiev, questa notte, mi rivestivano sul far della sera di un nero sudario sopra un letto di tasso, mi mescevano vino fosco mescolato a dolore, dalle vuote faretre dei traduttori pagani una bella perla lasciavano sul mio petto cadere.
  3. «E cantano il lamento per me. Già hanno tolto la trave centrale nel mio terem dalla cupola d'oro!
  4. «Sin dalla sera, per tutta la notte, hanno gracchiato i corvi demoniaci nelle paludi di Plesensk: venivano da Kisan' e verso il fosco mare volavano.»
  5. E dissero i boiari al principe: «Già il dolore, o principe, ha serrato la tua mente, ché i due falchi sono volati lontano dal trono d'oro del padre, a conquistare la città di Tmutorokan' o per bere con l'elmo l'acqua del Don. Già le ali ai due falchi tarparono le sciabole cumane ed essi con catene di ferro furono avvinti.
  6. «Il terzo giorno vinse la tenebra, i due soli si oscurarono, si spensero le due colonne di porpora; e con loro le due giovani lune Oleg e Svjatoslav si avvolsero di tenebre, scomparvero nel mare e dettero gran tripudio alla gente nemica.
  7. «Sul fiume Kajala l'ombra ha coperto la luce e si sparsero i Polovesiani come una cucciolata di ghepardi.
  8. «Già il disonore ha sommerso la gloria, la schiavitù ha schiacciato la libertà, già Div è piombato sulla terra di Rus' e le belle fanciulle dei Goti cantano sulle rive del mare: cantano i tempi di Bus, celebrano la vendetta di Šarokan. Ma noi, o družina, siamo privi di gloria.»

Note

Nella versione originale, il testo diceva: «Intanto Svjatoslav ebbe un sogno confuso nella rocca di Kiev», lasciando intendere che il gran principe Svjatoslav si trovava a Kiev quando fece il suo lugubre sogno. Poiché, stando alla Cronaca degli anni passati, il gran principe si trovava invece a Karačev, sulla strada di Černigov, gli studiosi hanno emendato la punteggiatura in modo che, nella nuova traduzione, è il sogno a svolgersi nella rocca di Kiev.

Tutta la scena è ricca di simboli e significati funerei. Il legno di tasso ha un simbolismo sepolcrale, così il vino fosco (letteralmente sinij «azzurro», cioè opposto al vino «verde» o novello), la perla gettata sul petto del gran principe. I Tolkoviny erano i «traduttori», cioè membri di tribù della steppa alleate dei principi russi che esercitavano varie funzioni presso costoro, fra cui quella di interpreti.

Vi era in Russia e in Ucraina, fino a tempi relativamente recenti, la tradizione secondo la quale rimuovere la trave centrale della casa aiutava il morente nelle sue sofferenze d'agonia e permetteva all'anima di volar via. Secondo alcuni interpreti, l'immagine di togliere la trave centrale significherebbe anche scardinare la potenza di Kiev (Kosorukov 1986).

Si parla qui di bosuvi vrany «corvi demoniaci». L'aggettivo è forse derivato da Běs, nome antico slavo del diavolo [32].

I due «falchi» sono ovviamente Igor e Vsevolod.

Nuove metafore. I due «soli» e quindi le due «colonne di porpora» sono Igor e Vsevolod, le due «colonne di porpora», le due «giovani lune» dovrebbero essere Vladimir figlio di Igor e il nipote Svjatoslav, anche se qui il copista per qualche ragione (per errore?) cita Oleg. Renato Poggioli nella sua traduzione evita di citare i nomi (Poggioli 1954).

Molte ipotesi zoologiche per spiegare qui questa metafora sui ghepardi, ma che gli antichi russi conoscessero questi animali sembra attestato, oltre che da un affresco di Santa Sofia in Kiev, anche dal fatto che il ghepardo iranico (Acinonyx jubatus) veniva utilizzato nelle cacce tra i tartari e anche tra i principi russi.

Ricompare qui il diabolico Div di cui abbiamo già detto sopra (19-21).

Le belle fanciulle gotiche si riferiscono probabilmente ai Visigoti che, già dal II secolo, erano insediati sulle rive del Mar Nero e del Mar d'Azov e che all'epoca erano vassalli dei Polovesiani. Si tenga presente che popolazioni parlanti lingue germaniche orientali erano attestate in Crimea ancora nel XVIII secolo.

Bus (in latino Boz) era il mitico capo degli Anti, antenati degli Slavi Orientali (32). Vinto dal re goto Vinitharius nel 375, fu fatto prigioniero e poi crocifisso insieme ai figli e settanta notabili (Jordanes: Storia dei Goti [XLVIII]). Per altri studiosi, il Bus qui citato sarebbe un capo del Polovesiani dell'XI secolo, noto per le sue scorrerie contro i russi.

Šarokan era un capo dei Polovesiani, nonno di Končak. A suo tempo Vladimir Monomach lo aveva vinto e respinto fino al Caucaso. Perciò ora Končak ha vendicato la sconfitta dell'avo.

Pubblicato con permesso del sito
Bifröst: Viaggio nel paese dei miti e delle leggende" - www.bifrost.it
Traduzione e note: Holger Danske e Koščej Vessmertij

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Medioevo
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 01/05/2015