STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


Longobardi, Bizantini e Saraceni
dal vii all'xi sec.

I - II - III

Italia longobarda e bizantina

L'Italia nel Mille

Nel VII sec. i longobardi, già padroni dell’Italia centro-settentrionale, conquistarono anche buona parte di quella meridionale (Puglia, Campania, Calabria del nord), sottraendola ai bizantini, che nel Mezzogiorno erano presenti sin dal VI sec., dopo la vittoria di Giustiniano sugli ostrogoti.

I bizantini erano già stati cacciati dall’Esarcato ravennate con l’avvallo della chiesa romana all’invasione longobarda.

Al sud i territori s’indebolirono notevolmente sul piano militare e i longobardi non erano in grado di fronteggiare gli attacchi dei saraceni, che infatti tra l’827 e il 902 conquistarono la Sicilia e le maggiori città costiere della Puglia, per non parlare delle devastazioni compiute in tutta la Campania.

Solo alla fine del IX sec. Bisanzio poté inviare un grosso esercito con cui riconquistare molte posizioni arabe e longobarde. L’ultimo baluardo saraceno fu eliminato nel 915, ma le loro scorrerie devastatrici proseguirono nella Sicilia fino all’occupazione completa dell’isola.

Uno dei motivi per cui l’Italia meridionale si vide sconvolta da incursioni e scorrerie di ogni tipo (longobarde, dalmate, germaniche, saracene, ungare…) stava nel fatto che la chiesa romana non voleva appoggiare in alcun modo la presenza bizantina in Italia (meno che mai il progetto di Renovatio Imperii di Giustiniano), ma anzi voleva progressivamente sostituirsi ad essa e, a tale scopo, non aveva scrupoli di servirsi di questa o quella forza straniera per realizzare i propri obiettivi.

Tale atteggiamento prevaricatore, conseguente al fatto che il papato non aveva accettato il trasferimento della capitale dell’impero a Bisanzio, da parte di  Costantino, sarà una costante in tutti i rapporti della chiesa romana con gli eredi orientali del passato impero romano, sino alla caduta di Costantinopoli nel 1453.

Nel 969 i sovrani bizantini, dopo grandi sforzi bellici, erano riusciti a creare il “tema Italia”, che univa sostanzialmente Puglia, Basilicata e Calabria (le sponde del Tirreno), rette da un funzionario di nomina imperiale, con poteri civili e militari, e popolate con 3.000 coloni e liberti provenienti da oriente.

Ciò che la chiesa romana soprattutto non digeriva era il fatto che gli imperatori d’oriente, avendo bisogno di ripartire le terre fra i contadini, assegnando loro funzioni anche militari per la difesa delle stesse, confiscavano tutte quelle appartenenti all’aristocrazia, laica ed ecclesiastica, che invece, vedendo i centri di potere spostati a oriente, ambiva a porsi come punto di riferimento privilegiato, sul territorio locale, per le questioni amministrative, giudiziarie ed economiche.

Come noto, in cambio di questa operazione di tipo economico, lo Stato bizantino pretendeva il pagamento di imposte in rapporto all’estensione delle terre assegnate, a prescindere dall’effettivo rendimento. A parte questo però va detto che i sovrani tendevano a non intromettersi negli usi e costumi delle popolazioni italiche, tanto che l’ellenizzazione rimase abbastanza superficiale.

Anche la Sicilia, nel VI sec., era stata sottratta dai bizantini agli ostrogoti, ma, poiché qui gli stessi luogotenenti bizantini ambivano a staccarsi dall’impero, l’isola finì col trovarsi militarmente indebolita di fronte agli attacchi dei saraceni, che infatti nell’827 sbarcarono sull’isola e mezzo secolo dopo costrinsero i bizantini ad abbandonarla. Sottraendo a quest'ultimi le basi navali dislocate sulla costa meridionale dell'isola, gli arabi poterono avere il pieno controllo del traffico navale nel Mediterraneo centro-occidentale.

Sotto la dominazione araba l’isola conobbe un periodo di notevole floridezza economica, in quanto vennero introdotte nuove colture, del tutto ignote all’Europa, come gli agrumi, il cotone, la canna da zucchero, la palma da datteri, il pistacchio, l’uso dei gelsi per ricavare seta greggia ecc. Artigiani, agricoltori specializzati, cambiavalute, mercanti, fittavoli diedero vita per due secoli a un “esperimento economico” di tutto rispetto per quei tempi.

Naturalmente sul piano istituzionale comandava l’aristocrazia araba, che possedeva terre, incarichi politico-amministrativi e militari. I primi tentativi di feudalizzazione appaiono proprio coi saraceni.

Il cristianesimo non era vietato, ma solo il proselitismo a suo favore, nonché la costruzione di nuove chiese, e chi diventava musulmano pagava meno tasse. Non dimentichiamo che fino a tutto l’XI sec. la marina islamica dominerà buona parte del Mediterraneo, finché i pisani e i genovesi li costringeranno ad abbandonare la Sardegna (1016), la Corsica e le Baleari (1115).

Fonti

Sitiweb


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 01/05/2015