UNA
FONTE TRACCIATA NELLO SPAZIO URBANO:
IL COLLEGIO DI SPAGNA |
- Abbiamo già rilevato che la presenza degli studenti in
Bologna ha inciso assai sulla organizzazione sociale della città. Si deve allora
presumere che anche l'assetto urbanistico abbia, in certa misura, subito una reinvenzione
e un progressivo adattamento, per rispondere alle esigenze di una popolazione
universitaria che nel XIII secolo raggiunse persino le duemila unità.
- La costituzione dei collegi rappresentò pertanto la
brillante risoluzione rispetto a problematiche ben diversificate: la scarsità e
soprattutto il costo degli alloggi; la necessità di usufruire di spazi comuni, per
favorire la solidarietà tra i gruppi "nazionali" degli studenti; l'esigenza di
garantire il pubblico decoro mediante l'applicazione di una disciplina d'intento
moralizzante.
- Il collegio di Spagna fu sicuramente il più famoso tra i
ventiquattro fondati tra il XIII e il XVII secolo. La sua costruzione si deve al lascito
testamentario (29 settembre 1364) del cardinale Gil Álvarez Carrillo de Albornoz.
Progettato da Matteo Giovannelli, detto il Gattapone, il collegio di Spagna è un
complesso architettonico a due piani con i locali distribuiti attorno al cortile centrale
porticato, vero e proprio polo organizzatore di ambienti destinati alla fruizione
collettiva e individuale.
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- Le camere dei collegiali, dotate di camini per il
riscaldamento, hanno i loro affacciamenti sulla parete esterna, che ha l'aspetto di una
struttura fortificata provvista di merli. Tale cortina muraria preordina un elemento
separatore degli spazi interni dell'edificio rispetto all'ambiente esterno rappresentato
dalla strada, comune possesso del passante e perciò dominio dell'urbanistica.
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- Cornice limitanea e protettiva di un territorio privato, la
muraglia fa assomigliare il collegio ad una piccola città nella città e ribadisce i
caratteri funzionali di autosufficienza pure in senso sociale e culturale, perché i
collegiali seguivano le lezioni anche all'interno del collegio, nell'aula "donde
se leen las Cathedras, una de Theologia, otra de Canones, otra de Leyes" [nota 14].
- Tutti i sodales scholastici, ossia i discenti, erano
tenuti al rispetto di regole atte a garantire una buona convivenza reciproca.
- Gli statuti a noi pervenuti, aggiornata revisione di
normative precedenti, risalgono al 1558 e ci consentono di ricostruire alcuni aspetti
riguardanti la vita dei giovani ospiti. Dovevano essere non più di 30 ragazzi (8 di
teologia, 18 di diritto, 4 di medicina e di arti), spagnoli cristiani, senza avi ebrei,
musulmani o eretici, di età non inferiore ai ventun'anni, di condizione economica non
troppo abbiente.
- Erano tenuti a sottostare ad una disciplina ferrea:
presenziare ai due pasti, rientrare a sera (dopo il primo ritardo erano puniti con una
dieta a pane ed acqua e successivamente erano passibili d'espulsione). L'espulsione era
prevista anche per quanti uscivano, nottetempo, dalle finestre o accoglievano donne,
clandestinamente. Il gioco era proibito, tranne che in presenza del rettore; il canto e il
suono di qualche strumento era concesso solo nell'intimità della propria camera, nel
rispetto della quiete dei vicini.
- L'arredo della stanza includeva il letto con materasso, due
coperte, una di stoppa e l'altra di piuma, quattro lenzuola di tela grossa un guanciale di
lana o piuma, una cassa con chiavi e gli statuti del collegio, una panca per conservarvi
le proprie vesti, un leggio e altre tavole necessarie per lo studio, candele e olio per
illuminare la stanza.
- Il vitto era abbondante, benché sempre servito freddo, a
causa, a quanto parte, della cattiva ubicazione della cucina, troppo lontana dalla sala da
pranzo [nota
15]; le cibarie comprendevano pane, vino e una libbra e mezza - più di gr.450 - di
carne di vitello, quantità raddoppiata durante i giorni festivi.
- I collegiali vestivano abiti di panno nero e talare con
maniche dottorali e cappuccio o focale di panno morello; erano vietati altri colori,
stoffe di seta, la maschera, anelli e fodere preziose; solo durante le cavalcate fuori
Bologna i giovani potevano indossare la cappa; ricevevano sei ducati, cioè 21 lire
bolognesi, all'anno; gli stessi studenti eleggevano il rettore e gli ufficiali;
deliberavano sulla ammissione o espulsione dei compagni e sulla vita dell'istituto.
- A queste regole predeterminate bisogna anche aggiungere una
naturale predisposizione degli studenti spagnoli ad esibire in modo manifesto i tratti
antropologici della propria nazionalità, ravvisabile, secondo l'opinione di molti
viaggiatori stranieri in visita a Bologna, grazie alla gestualità fortemente
caratterizzata, alla solenne gravità dell'incedere e alla fierezza dell'aspetto. Pertanto
anche la presenza stessa del collegio ha contribuito a vivacizzare il clima cittadino
conferendo quell'attitudine al confronto/scontro tra gruppi sociali diversi che predispone
a rinnovamenti veloci ed è soprattutto ricchezza in termini culturali ed umani.
NOTE
14. M. de BRIONES, Descripciòn al
illustrissimo y reberendissimo Principe y Señor Don Gil Albornoz, Bologna 1630.
15. L'informazione si deve all'opera di JUAN
GUINÉS de SEPÙLVEDA, Historia de bello administrato in Italia, Bologna 1520.