LE FONTI ICONOGRAFICHE:
I MONUMENTI DEI DOTTORI
  • Il lapicida Bettino da Bologna, nel sepolcro di Bonifacio Galluzzi (1346), è addirittura attento a registrare e documentare le problematiche dello studio e della lettura, rese forse più difficoltose dalla mancanza di una adeguata illuminazione. I volti degli studenti sono infatti quasi appoggiati ai banchi, per agevolare la decifrazione dei testi.
particolare del sepolcro di Bonifacio Galluzzi; da PER UN MUSEO MEDIEVALE E DELRINASCIMENTO, Comune di Bologna, 1974
  • Nel monumento a Matteo Gandoni (1330), la scena è animata anche dalla presenza di un bidello, intento a portare un libro. Il dottore, seduto in una cattedra che probabilmente doveva essere di legno intagliato, è effigiato secondo una iconografia attenta a sottolineare la dinamicità del temperamento e l'ottimo gusto del dottore, estrinsecato nella scelta di un vestiario raffinato e alla moda, come si evince dalle guarnizioni frappate e dalle ampie maniche della sua tunica.

Per un museo medievale e del rinascimento, Comune di Bologna 1974

Annali di Storia delle Università italiane, Clueb 1, Bologna 1997

  • Per quanto concerne proprio il bidello, nell'ambito della Università medievale, è rilevabile una sorta di gerarchia che riguarda le sue mansioni e responsabilità. Egli aveva infatti il compito di aprire, chiudere e riordinare le aule. Il bidello "speciale" svolgeva incarichi di lettore, perché era in grado di leggere e parlare latino. Molte sono le miniature che lo rappresentano nell'atto di reggere codici e statuti. Il bidello "generale" possedeva addirittura competenze notarili.
  • I dati che spiccano nel sepolcro di Pietro Cerniti (1338) sono invece la dignità del docente e l'intensità emotiva con la quale gli studenti seguono gli insegnamenti del loro maestro. La rigida campitura dello spazio, che costituisce la cornice compositiva, è in evidente opposizione alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Lo scultore, Roso da Parma, sembra veramente tradurre nella scultura l'epiteto "vir memoriosus" che i contemporanei tributarono all'insigne giureconsulto, maestro anche di Francesco Petrarca.

Renzo Grandi, I monumenti dei dottori e la scultura a Bologna (1267-1348), Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1982

particolare del sepolcro di Giovanni d'Andrea, che rappresenta il dottore in cattedra; l'immagine ètratta dalla copertina della pubblicazione IL MUSEO E LO STUDIO, Comune di Bologna, 1991
  • La cattedra del maestro appare quale vera e propria tribuna d'onore sopraelevata. Dalle cronache sappiamo che l'edicola poteva addirittura essere schermata mediante un drappo, allorché Novella, la figlia del famoso giurista, teneva lezione al posto del proprio padre.
  • Attento alla notazione minima, al tratto che consenta al fruitore di percorrere il testo visivo secondo la chiave di lettura più personale e perciò unica, Jacopo non si esime dal forzare i lineamenti dei volti, alla scoperta di tratti fisiognomici naturalmente caricaturali: profili che denunciano un marcato prognatismo; riprese frontali che accentuano fronti basse e occhi mandorlati o bocche spioventi in una espressione carica d'inebetito smarrimento.

Per un Museo Medievale e del Rinascimento, Comune di Bologna 1974.

Annali di Storia delle Università italiane, Clueb 1, Bologna 1997

  • Nella lastra esplode lo studio delle emozioni e delle relazioni umane: concentrazione, sonnolenza, occhio inquisitore o neghittosità. Lo studio del carattere sembra estrinsecarsi anche nella notazione delle capigliature: caschetti a ricci, lunghe bande di capelli ondulati, corte frangette o zazzere fitte di piccoli boccoli. Ed è presente anche uno scolaro la cui nazionalità è denunciata dalla folta barba, una caratteristica che rendeva infatti riconoscibili gli spagnoli, rispetto agli altri studenti, rigorosamente sbarbati.
  • La realtà studentesca fu determinata comunque da un tale complesso di contingenze e fattori di mobilità da farla sembrare in continua mutazione, basti pensare all'incremento delle sedi universitarie avvenuto tra il XIV e il XV secolo: da quindici diventarono settanta. È E' dunque presumibile registrare un restringimento della funzione attrattiva esercitata da centri di rinomanza europea come Parigi e Bologna, in quanto la scelta dei discenti progressivamente privilegiò la frequenza delle lezioni presso le sedi "regionali" più vicine.
Renzo Grandi, I monumenti dei dottori e la scultura a Bologna (1267-1348), Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1982

NOTE

16. BONCOMPAGNO DA SIGNA, Rethorica novissima, in M.BELLOMO, Saggio sull'Università nell'età del diritto comune, Catania 1979.

17. Le miniature sono conservate nel ms. Vat. Lat. 1456 della Biblioteca Apostolica Vaticana.

18. FRANCESCO PETRARCA, Familiari, V, 7, 8, 9.