METODOLOGIA DELLA RICERCA STORICA
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LA TRANSIZIONE DALL'ALTO AL BASSO MEDIOEVO NEI MANUALI DI STORIA

Fanno un po' sorridere quei manuali di storia medievale quando cercano di spiegare il motivo per cui a partire dal Mille la situazione sociale in Europa occidentale mutò in maniera molto significativa rispetto a tutto l'alto Medioevo. In genere le motivazioni che adducono sono le seguenti:

  1. l'aumento demografico fu causa del benessere economico (ma può essere stato vero - dicono gli storici - anche il contrario);
  2. il clima diventò meno freddo e meno piovoso (favorendo l'agricoltura);
  3. cessarono le invasioni barbariche o piratesche (normanne, ungare, saracene);
  4. si crearono nuovi strumenti lavorativi (collare rigido per i buoi e i cavalli da tiro, aratro pesante, mulini ad acqua e a vento, ecc.);
  5. si passò dalla rotazione biennale a quella triennale;
  6. si dissodarono o bonificarono nuove terre.

In realtà non ce n'è una di queste cause che possa servire a spiegare il mutamento epocale del Mille. L'unica, vera, importante causa non viene mai detta, ed è proprio quella che spiega tutte le altre: la differenza di mentalità ovvero di valori culturali tra un'epoca e l'altra.

A partire dal Mille inizia a svilupparsi una classe sociale (che sin dal crollo dell'impero romano occidentale era stata nettamente minoritaria, sebbene mai scomparsa) in concomitanza al declino morale di alcuni valori fondamentali incarnati da altre classi sociali, che gestivano un ruolo dominante sul piano politico. Questa nuova classe s'impone, inizialmente, per i prodotti rari e preziosi, ottenuti dai commerci a lunga distanza.

La borghesia non è una classe sociale come le altre, cioè conservatrice dell'esistente, ma una classe rivoluzionaria, in grado di distruggere tutto il passato per ricostruirlo in maniera completamente diversa. Essa si comporta sempre così, ovunque si trovi, proprio perché il suo obiettivo è quello di fare del denaro il metro di misura di ogni cosa. E' la mentalità che cambia.

Quando si è in presenza del baratto, i rapporti sociali sono molto più semplici e diretti. E' vero che nell'area bizantina continuavano i rapporti commerciali dell'antica Roma, ma qui lo Stato giocava un ruolo di controllo che nell'area occidentale, a causa dell'individualismo dei protagonisti politici ed economici, non è mai stato possibile.

Gli storici, invece di stare a cercare delle spiegazioni di tipo tecnico, dovrebbero chiedersi il motivo per cui tale mutamente epocale, senza precedenti storici, sia avvenuto proprio intorno al Mille e perché anzitutto in Italia, nelle Fiandre e in quella parte dell'Europa settentrionale dove si formò la Lega Anseatica.

In motivi in realtà sono molto semplici, anche se vanno dettagliati:

  1. in Italia perché qui il clero e la nobiltà avevano raggiunto livelli di profonda corruzione;
  2. nelle Fiandre perché la stessa corruzione era stata raggiunta all'interno dell'impero franco, decisamente influenzato dal papato;
  3. nell'Hansa perché qui la corruzione era forte nell'impero sassone, che fu una creazione di quello franco.

A imperare incontrastata alla fine del basso Medioevo era la corruzione dei poteri forti, quelli aristocratico-cattolici, proprietari terrieri, comandanti militari e gestori del potere politico e culturale, quindi, in primis, il clero.

E' stata la decadenza e, insieme, l'arroganza di questi ceti parassitari, abituati a vivere di abusi e sopraffazioni, di rendite e di privilegi di ogni tipo, di impunità e di iniquità, che ha fatto sorgere una classe alternativa, o, sarebbe meglio dire, che tale si presumeva. Infatti, alla resa dei conti, la borghesia tolse sì alla nobiltà (laica ed ecclesiastica) tantissimo potere, ma solo per poterne gestire uno con altrettanta arroganza, seppur sotto la maschera della democrazia parlamentare, con cui volle sostituire le monarchie di diritto divino.

La borghesia ha potuto emergere proprio perché il cristianesimo non poteva più essere utilizzato, in via esclusiva, da una nobiltà corrotta per dimostrare la propria virtù, il proprio valore. Quando la discrepanza tra teoria e prassi raggiunse livelli inusitati, emerse una classe che non cercò una più decisa coerenza migliorando la prassi ma peggiorando la teoria. I pochi che cercarono di migliorare la prassi furono i movimenti popolari pauperistici, tutti ferocemente repressi dai poteri costituiti.

La borghesia invece non cercò una migliore coerenza in positivo ma in negativo. Impose progressivamente una mentalità secondo cui la povertà è una colpa di chi la subisce, non avendo il povero la volontà di riscattarsi, e l'assistenza nei suoi confronti non fa che indurlo alla rassegnazione, cioè a farlo diventare ancora più povero; la bontà, in tal senso, è una forma d'imperdonabile ingenuità, anche perché deve sempre valere il principio che non ci si può mai fidare di nessuno; se uno vale per ciò che possiede, tutto è lecito per possedere qualcosa, nel rispetto formale della legalità (il diritto va posto al servizio dell'interesse economico); chi non sa mentire o dissimulare è destinato a rimanere servo, e così via.

Tutti questi criteri di vita esistevano già nella nobiltà, ma erano mitigati dal cristianesimo; inoltre nella nobiltà, che viveva sostanzialmente di rendita, non erano così esasperati come nella borghesia, che non essendo proprietarie di terre e di servi, doveva per forza concentrare i propri sforzi in altri settori, usando altri mezzi e con ben altra determinazione.

Non avendo alcuna possibilità d'arricchirsi immediatamente attraverso la terra, che la nobiltà aveva conquistato con la spada e il clero con le donazioni e i lasciti testamentari, la borghesia aveva bisogno di radicalizzare il proprio stato d'animo, cercando di farsi largo, con tutta l'accortezza possibile, tra giganti che alla prima occasione avrebbero potuto stritolarla.

Ecco perché all'inizio poteva dedicarsi soltanto ai commerci sulle lunghe distanze, quelli più rischiosi per molti motivi, alla ricerca di cose introvabili, che avrebbero potuto solleticare la vanità o le ambizioni delle corti signorili. Doveva sedurre i facoltosi con "sostanze oppiacee", in grado di creare dipendenza.

Una borghesia del genere doveva per forza possedere un certo livello culturale, doveva essere in grado di muoversi a prescindere da qualunque circostanza ambientale o sociale. Un mutamento di rotta così epocale non poteva in alcun modo essere determinato da fattori climatici, demografici o tecnologici. Queste possono essere state o delle conseguenze storiche o delle circostanze fortuite o dei fattori concomitanti. In nessun caso delle motivazioni fondamentali, né in prima né in ultima istanza.

Facciamo degli esempi chiarificativi.

  • Non è affatto vero che un clima meno freddo e meno piovoso sia più favorevole all'agricoltura, anzi, può essere vero il contrario. Dipende molto dagli ambienti in cui ciò si verifica, senza poi considerare che non si può mai dissociare il clima dai rapporti agrari: nel senso cioè che ci può essere povertà anche in presenza di un clima favorevole, se questi rapporti sono servili o schiavili.
  • Non è affatto vero che l'aumento demografico porti con sé un certo benessere economico: l'esplosione demografica delle città bassomedievali è andata di pari passo con la formazione di un proletariato manifatturiero che viveva in condizioni peggiori di quelle dei contadini proprietari di un piccolo lotto di terra; non solo, ma nelle città si sono formate schiere di sottoproletari privi di un lavoro stabile, disposti a fare qualunque cosa per qualunque prezzo. Lo stesso progresso economico, se porta a un incremento demografico nelle città, determina anche uno spopolamento delle campagne.
  • Il fatto che nelle campagne si producesse di più e meglio, può essere stato determinato proprio dalle esigenze dei mercati locali urbani, già dominati dalla borghesia. Non sono stati i miglioramenti in agricoltura a far sorgere le città, ma il contrario. Anzi, i miglioramenti nella gestione della terra non sono andati a vantaggio della maggioranza dei contadini, ma solo di una piccola minoranza, quella che aveva i lotti in proprietà o quella che aveva i mezzi economici per prenderli in affitto e farli lavorare da operai salariati. La grande maggioranza dei contadini, proprio in forza di questi mutamenti che richiedevano meno manodopera, fu espulsa dalle campagne.
  • Quanto alle invasioni barbariche o piratesche, esse furono possibili proprio a causa della corruzione della nobiltà, che non solo rendeva impossibile un potere centralizzato anche nei momenti di maggior pericolo, ma che non era mai capace di creare delle leghe di aiuto reciproco. La nobiltà (laica ed ecclesiastica) era abituata a pensare soltanto ai propri interessi di casta: assai raramente riusciva a creare delle coalizioni contro un nemico comune.

Tutti i manuali di storia medievale, nessuno escluso, sostengono sempre che all'anarchia feudale non c'era altra alternativa che il centralismo dello Stato (imperiale o nazionale). Chissà perché a nessuno viene mai in mente, anche solo in via ipotetica, una soluzione democratica in cui tutta la terra appartenesse alle comunità di villaggio, prive di statuti servili.


Web Homolaicus

Foto di Paolo Mulazzani


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Metodologia della ricerca storica
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Aggiornamento: 01/05/2015