STORIA TRASVERSALE


IL COLONIALISMO DEGLI ULTIMI MILLE ANNI

Considerando che i primi nuclei di borghesia sono nati nell'Italia comunale del Mille, possiamo far risalire il colonialismo all'epoca delle crociate (1096-1270), che non erano solo anti-islamiche, ma anche anti-bizantine (soprattutto la quarta crociate del 1204), e non dobbiamo dimenticare quelle anti-slave, nelle terre baltiche o nel nord-est dell'Europa, che sono durate circa sette secoli (dalla nascita dell'impero franco sino agli inizi del XVI secolo).

Quello medievale fu un colonialismo basato fortemente sull'esproprio di beni preziosi, sul pagamento di tributi ed era molto ideologico, in quanto prevedeva conversioni in massa all'unica fede religiosa che si riteneva vera: quella cattolico-romana.

Nelle colonie non s'impiantavano manifatture, ma si allestivano fortificazioni per agevolare il controllo del commercio di transito. Non a caso le crociate s'indirizzarono soprattutto verso il Mediterraneo orientale e verso il mar Baltico. La nobiltà che partecipava alle crociate riproduceva in loco i rapporti agrari feudali già collaudati in Europa.

Quando l'avanzata latina e franco-germanica in Europa orientale e Medio Oriente fu fermata dalla riscossa araba, bizantina e slava (russa), vi fu un momento d'arresto dell'espansionismo europeo (causato anche dalle ondate di peste a partire dal 1348 che sterminarono un terzo della popolazione).

Tuttavia già nella prima metà di Quattrocento il colonialismo riprese coi portoghesi, che, dopo essersi liberati in patria dei saraceni, iniziarono a costeggiare l'Africa, creando vari scali commerciali, da cui potevano anche praticare lo schiavismo: una volta doppiato il Capo di Buona Speranza, iniziarono a penetrare in India, in Cina e in Indonesia. Essendo esigui di numero, riuscirono a occupare solo tre ampi territori: Brasile, Angola e Mozambico. L'impero portoghese trovò sulla strada competitori più forti come la Spagna, l'Olanda e l'Inghilterra.

Alla fine del XV secolo fu la volta della Spagna, che occupò tutta l'America centro-meridionale (inclusi alcuni territori degli attuali Usa, come Arizona, California e Texas) e altri territori nell'Oceania e in Africa. Suoi principali nemici sono stati gli inglesi e gli statunitensi. In questo modo il baricentro degli interessi mercantili si spostò decisamente dal Mediterraneo all'Atlantico e poi al Pacifico, coinvolgendo Asia, Africa e America.

Spagna e Portogallo erano due Stati feudali e lo restarono anche nelle colonie. Questo perché non sempre lo sviluppo del colonialismo contribuiva ad accelerare la distruzione del sistema feudale presente nella nazione madrepatria d'Europa. Anzi in paesi come Spagna e Portogallo portò a un rafforzamento di tale sistema, tanto che essi sono diventati capitalisti sono nella seconda metà del XX secolo.

Occorre infatti anche una mentalità, una cultura dominante, ed è storicamente assodato che i paesi caratterizzati da ideologie religiose di tipo protestantico (la cui borghesia può muoversi in maniera più disinvolta o spregiudicata) si sono trovati favoriti rispetto a quelli di tradizione cattolica. E' noto infatti che, proprio grazie al colonialismo in America, la Spagna ebbe i mezzi sufficienti per impedire, in accordo col papato, che in molte parti d'Europa si diffondesse la riforma protestante.

A partire comunque da Spagna e Portogallo il colonialismo fu un fiume in piena: infatti ben presto si aggregarono Olanda, Belgio, Francia, Inghilterra, Germania e Italia, mentre al di fuori dei confini europei Giappone (contro Russia, Corea e Cina) e Stati Uniti (che dopo aver sterminato gli indiani e resisi indipendenti dagli inglesi, iniziarono a portare via molte colonie alla Spagna e anche alla Francia, cui rimase solo una parte del Canada).

Alla fine dell'Ottocento si poteva già parlare di imperialismo, nel senso che tutto il pianeta era stato diviso in zone d'influenza, anche se la definitiva spartizione è avvenuta soprattutto dopo la fine della prima guerra mondiale, allorché l'impero turco venne smembrato tra Francia e Inghilterra, che crearono l’Iraq e Israele, privi di frontiere naturali, ma sono artificiali anche i confini di Siria, Libano, Giordania, Arabia Saudita, Kuwait...

Con la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno praticamente sostituito gli inglesi nell'egemonia imperialistica del mondo (Giappone ed Europa occidentale - gli altri due poli dell'imperialismo - non hanno una politica del tutto autonoma, non foss'altro perché occupati da basi Nato).

Nella seconda metà del XX secolo è iniziato però il processo di decolonizzazione (anzitutto politica) del Terzo Mondo, anche se non sono mancati nuovi tentativi di conquista coloniale, come la guerra in Corea (1950), in Vietnam (1960-75), in Nicaragua (1961 - 1979), nelle Falkland (1982), in Congo (1996-2003), nel Golfo Persico (1990-91), in Serbia (1999) e molti altri ancora.

Il capitalismo ha bisogno del colonialismo, perché qualunque mercato nazionale non è mai sufficiente (dovendo puntare molto sulla meccanizzazione degli impianti, l'industria, se le vendite non sono adeguate, soffre di una caduta tendenziale del saggio di profitto). Le crisi di cui soffre il capitalismo sono sempre quelle sovraproduttive, cui negli ultimi anni si sono aggiunte quelle finanziarie, dovute al fatto che i capitali non vengono reinvestiti in imprese industriali ma in speculazioni di borsa, mediante le quali si pensa di ottenere profitti più facili.

In ogni caso un colonialismo basato solo sulla forza militare e sull'intolleranza ideologica, senza sviluppo di rapporti mercantili (mediante i quali si crei una borghesia anche nelle colonie), alla lunga non regge. Solo che uno sviluppo dei rapporti mercantili nelle colonie, porta inevitabilmente quest'ultime a diventare concorrenti delle rispettive madrepatrie.

CONCEZIONE E FASI DELL'IMPERIALISMO

Il termine "imperialismo", verso il 1870-80, viene usato in Europa in riferimento a una conquista coloniale mondiale ed ovviamente per le classi egemoni dei paesi europei ha una valenza positiva: non a caso questo termine viene sempre accompagnato da atteggiamenti nazionalistici e razzistici, poiché ogni nazione capitalistica considera se stessa come autorizzata a imporre a tutte le altre il proprio stile di vita, la propria ideologia, la propria cultura.

L'imperialismo marcia sempre di pari passo col nazionalismo, che divenne un movimento di massa, in quanto raccoglieva larghi consensi in molte classi sociali:
- tra gli antisocialisti;
- tra i partiti conservatori e reazionari;
- tra le categorie più coinvolte dall'industrializzazione (ceti borghesi);
- tra i ceti popolari meno consapevoli (piccola borghesia soprattutto).

Questo perché l'adesione ai miti della superiorità della civiltà occidentale, della cultura europea, dei valori borghesi, della razza bianca, della forza militare e delle potenza tecnico-scientifica, ecc., servivano per compattare un paese che voleva imporsi a livello mondiale. L'esempio più classico è il pangermanesimo (l'unificazione di tutti i popoli di lingua tedesca in una grande Germania).

Protagoniste dell'imperialismo sono: Francia, Inghilterra, Olanda, Belgio, Italia, Germania, Giappone, Stati Uniti e in parte la Russia zarista (la zona europea contro quella asiatica della Siberia).

Ogni nazione capitalistica, per evitare il fenomeno della sovrapproduzione di merci, causato dal fatto che la produzione è meccanizzata e non risponde ad esigenze riproduttive ma ad accumulare profitti, in quanto la proprietà dei mezzi produttivi è privata, ha bisogno di colonie ove esportare i propri manufatti, e ha altresì bisogno di acquistare materie prime a buon mercato e di sfruttare una manodopera a basso costo, al fine di reggere la concorrenza di altri paesi che da tempo hanno intrapreso la stessa strada dello sviluppo capitalistico.

Quando una nazione diventa "imperialistica", scatta subito, a livello di politica economica interna, l'esigenza di proteggere le proprie merci dalla concorrenza straniera: è il fenomeno del "protezionismo".

Oltre a questo si assiste a una progressiva concentrazione della produzione nelle mani di pochi gruppi o cartelli industriali monopolistici (trust) e a una progressiva centralizzazione dei capitali nelle mani di pochi istituti finanziari. Sia gli uni che gli altri gruppi hanno dimensioni enormi.

Come noto la fase moderna del colonialismo, quella che caratterizza la nascita dell'epoca borghese e capitalistica, inizia con l'espansione della Spagna e del Portogallo nel XVI secolo, anche se queste nazioni non rappresenteranno l'esempio paradigmatico della potenza coloniale e imperiale borghese, in quanto il loro colonialismo fu sostanzialmente una forma di saccheggio e di rapina i cui proventi non furono investiti in uno sviluppo industriale vero e proprio. Al massimo il loro colonialismo si caratterizzò sul piano commerciale, analogamente al colonialismo belga e olandese, che vennero superati da quello delle nazioni più industrializzate.

La fase dell'imperialismo si conclude negli anni '20 del secolo XX, cioè dopo la fine della I guerra mondiale, che porterà alla spartizione dell'impero ottomano tra le potenze europee.

Gli anni compresi tra il 1870 e il 1915 apparentemente rappresentano un periodo di pace in Europa solo perché si era avviato un processo di forte egemonia coloniale a livello mondiale e anche perché la Germania non era ancora pronta per dimostrare ch'era in grado di partecipare alla spartizione delle colonie. In realtà nei maggiori Stati europei, proprio negli anni formalmente di pace, venivano preparati eserciti volti principalmente a scatenare conflitti bellici, nella convinzione, rivelatasi poi erronea, che chi avesse colpito per primo, avrebbe ottenuto i migliori risultati.

Belgio: fu il primo a fondare una società per la conquista e per il commercio di alcuni territori in Africa. Al Belgio andrà la vasta regione del Congo in cui vi sarà libera commercializzazione da parte degli altri Stati.

Inghilterra: conquista tutti i territori che vanno da Città del Capo fino a Il Cairo. Seguendo questa linea di espansione si trovò in conflitto, tra gli Stati europei, con la Francia che voleva espandersi da Ovest a Est e con cui fece un accordo nel 1899, che divenne la base delle alleanze future.

Francia: Aveva vasti possedimenti nell’Africa Occidentale e sulle coste del Mar Rosso, ma non riuscì a riunirli.

Germania: Arrivò per ultima nella corsa all’espansionismo coloniale, raccogliendo quello che era rimasto in Africa e qualcosa nell’estremo Oriente.

Italia: Raccolse ben poco dalla corsa all’espansionismo: riuscì ad avere un pezzo della Somalia e l’Eritrea (definitivamente conquistate durante il fascismo). Rimaneva anche la Libia, che da tempo era sotto l’influsso italiano, grazie a una politica di infiltrazione da parte del Banco di Roma, e che sarà poi conquistata sotto il governo Giolittiano (1911).

Stati Uniti: Attuarono un tipo differente di imperialismo: infatti non badarono solamente all’espansione territoriale (acquisizione delle Hawai, delle Filippine e parte di Samoa), ma si preoccuparono soprattutto di espandere il proprio commercio, cercando di aprire nuovi sbocchi economici per le proprie industrie soprattutto in America Latina, in Messico e in Estremo Oriente.

La Cina senza l’intervento degli Stati Uniti sarebbe stata sicuramente divisa tra le potenze europee, che già avevano avuto dall’impero Manciù concessioni che le toglievano la sovranità. L’Inghilterra fu il paese che fece più pressioni per ottenere facilitazioni nel commercio in Cina, che portarono alla Guerra dell’oppio del 1840-42 grazie alla quale l’Inghilterra ebbe Hong Kong e diverse concessioni.

Giappone: Con lo sbarco delle truppe Giapponesi in Corea ebbe inizio un conflitto tra Giappone e Cina che si concluse rapidamente con la sconfitta di quest’ultima che dovette cedere Formosa, le Isole Pescadores e la penisola di Liao-Tung che però venne restituita alla Cina grazie all’intervento della Russia, che però porterà alla guerra contro il Giappone, che avrà la meglio (1904-05).

IN SINTESI

1. L’imperialismo accomuna tutti i paesi europei, più Giappone e Stati Uniti.
2. Il nazionalismo è stata l’ideologia dell’imperialismo: alla lotta di classe s’è sostituita la lotta tra nazioni. Ogni nazione era convinta d’essere la migliore del mondo (per cultura, tradizioni, scienza, tecnologia ecc.).
3. Il nazionalismo non va confuso col patriottismo nazionale di quei paesi che hanno lottato per rendersi indipendenti dagli imperi feudali (austro-ungarico e ottomano anzitutto, ma anche russo). Il Risorgimento italiano, p.es., può essere equiparato ai movimenti balcanici.
4. Le ultime nazioni unificate europee (Italia e Germania) tenderanno ad essere le più dittatoriali, perché dovevano recuperare il tempo perduto, essendo stato il pianeta già spartito da altre nazioni (ecco perché la Germania provocherà le due guerre mondiali).
5. Quando si sviluppa l’imperialismo risultavano obsoleti tre imperi feudali: turco, austro-ungarico e russo (quest’ultimo verrà eliminato dalla rivoluzione bolscevica), quello austro-ungarico dalle guerre balcaniche e quello turco da Francia e Inghilterra durante la prima guerra mondiale.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 01/05/2015