Presentazione del volume. Realism and Antirealism in Metaphysics, Science and Language. Festschrift for Mario Alai

Realismo e antirealismo in metafisica, scienza e linguaggio

Vorrei dire in poche parole cosa significa il titolo del libro cioè, in cosa consistono il realismo e l’antirealismo in campo metafisico, scientifico e linguistico.

Noi tutti, sia gente comune sia anche scienziati, studiosi, filosofi, abbiamo delle percezioni o credenze che sembrano certe o addirittura scontate, ma spesso i filosofi scettici sollevano dubbi che rischiano di toglierci queste certezze.

A quel punto il problema diventa: ma quello che vedo e credo è proprio reale, o solamente sembra reale, mentre è solo un’idea o un’apparenza?

Se affermiamo che è reale siamo appunto realisti, se invece concludiamo che è solo un’apparenza, o che non possiamo saperlo, siamo anti-realisti.

Faccio due esempi:

Attorno a noi c’è un mondo materiale, ci sono sedie, tavoli, alberi, persone. Di questo mondo materiale fa parte anche il mio corpo, dunque ho due mani, piedi, gambe, ecc. Cosa può esserci di più certo?

Eppure, sono stati sollevati dei dubbi, e non da ieri: tutta la nostra vita potrebbe essere un sogno da cui non ci svegliamo mai, e tutto quello che ci pare di vedere e sentire esiste solo nella nostra mente.

O forse, come ha supposto Cartesio, io sono solo un’anima senza corpo, e quando credo di vedere e toccare tante cose intorno a me, queste sono pure allucinazioni, create da una divinità onnipotente e malvagia per ingannarmi.

Dunque, il mondo materiale attorno a noi è reale o no? Possiamo capirlo oppure no?

O prendiamo i numeri: sono reali o solo invenzioni nostre? Sembrerebbe ovvio che ci sono, perché tutta la nostra tecnologia è progettata in base a calcoli matematici e tutti i processi naturali seguono leggi matematiche.

Senza numeri i ponti non si reggerebbero e gli aerei precipiterebbero, e nemmeno i pianeti seguirebbero le loro orbite nel cielo.

Eppure, dove sono i numeri? Qualcuno li ha mai visti? Di cosa sono fatti?

O non sono solo idee della nostra mente, pure convenzioni o costruzioni nostre?

Ma se sono solo idee o costruzioni nostre, allora le verità della matematica dipendono da noi?

E magari potrebbero esser diverse da quel che sono?

Ecco, questi sono due esempi di contrasto tra realismo e antirealismo in metafisica.

Adesso consideriamo la scienza:

ci parla di atomi, particelle, quark, di uno spazio curvo, di onde gravitazionali, di riscaldamento globale.

Ma questi sono oggetti che nessuno ha mai visto né potrà mai vedere. Sono stati immaginati dagli scienziati per spiegare una serie di fenomeni.

Ma queste spiegazioni saranno vere? Quegli oggetti sono reali o solo idee?

La risposta sembrerebbe facile: noi vediamo gli effetti dell’atomo: le radiazioni, le esplosioni atomiche, l’energia delle centrali… allo stesso modo, vediamo gli effetti del riscaldamento globale: siccità, bombe d’acqua, alluvioni …

Il problema, però, è che ogni tipo di effetti si può spiegare con molte teorie diverse:

per esempio,

un tempo alcuni pensavano che la luce fosse costituita da corpuscoli, come minuscoli proiettili,

- altri la spiegavano come costituita da onde,

- oggi invece si pensa che sia qualcosa ancora di diverso, anche se somiglia per certi versi ai corpuscoli e per altri alle onde.

Oggi, tutti vedono le ondate di calore, il prolungarsi delle siccità, le bombe d’acqua,

le alluvioni, e quasi tutti ammettono l’aumento della temperatura,

ma

- mentre molti spiegano tutto questo come effetto di cause umane (come l’uso delle energie fossili)

- altri lo spiegano con la teoria dei cicli climatici o altre teorie ancora.

Giustamente si potrebbe dire che queste entità invisibili le conosciamo, perché possiamo osservarle per mezzo di strumenti scientifici molto sofisticati, come microscopi elettronici, contatori geiger, acceleratori di particelle.

- Il problema, però, sono proprio l’estrema complessità e sofisticazione di questi apparati: gli antirealisti fanno notare che essi non ci mostrano direttamente gli oggetti stessi, ma solo degli indici, dei grafici sui display degli strumenti o dei numeri su un terminale.

Dunque, chi ci dice che questi segni rappresentino davvero degli atomi, dei protoni, delle onde gravitazionali, ecc.?

Certo, ce lo dicono le teorie scientifiche. Ma allora, obiettano gli antirealisti, non possiamo usare gli strumenti per garantire la verità delle teorie, perché se le teorie sono false, nemmeno i responsi degli strumenti non hanno alcun valore.

Questi sono alcuni dei dubbi sollevati contro il realismo nella scienza.

Rispondere a queste obiezioni e risolvere questi dubbi non è facile, richiede studio approfondito e riflessioni molto attente, che aiutino a passare da una fiducia nella scienza ingenua e superficiale a una comprensione più precisa dei suoi metodi, evitando sia di sopravvalutarla che, in particolare, di sottovalutarla.

Da ultimo, la questione del realismo sul Linguaggio: alcuni filosofi importanti, come i neopositivisti e non solo, hanno sostenuto che problemi come questi si possano risolvere alla radice senza bisogno di discussioni metafisiche o epistemologiche, ma semplicemente comprendendo meglio il linguaggio che parliamo.

Anche qui gli antirealisti affermano che le nostre parole e le nostre affermazioni non significano realmente quel che sembrano significare, ma qualcos’altro.

Secondo i verificazionisti,1 il significato di un’affermazione consiste semplicemente nelle esperienze che la verificherebbero.

Così, se dico “c’è una mela sul tavolo”, questa affermazione non significa davvero che c’è una mela, ma solo che io vedo l’immagine di una mela, ho la sensazione di toccare una mela, e così via.

Perciò, se mi viene il dubbio che esista davvero un mondo materiale al di fuori di me, che ci siano davvero mele, sedie, tavoli, e il mio stesso corpo, la risposta sembrerebbe ovvia: non ho immagini e sensazioni di tutte queste cose?

Certo! Quindi, posso affermare tranquillamente che esse esistono.

Ma naturalmente ciò non significa che siano reali, bensì solo che mi appaiono reali.

Perciò questa è una forma di antirealismo, perché della realtà delle cose esterne non ci consente nemmeno di parlare.

Allo stesso modo, per i verificazionisti, affermare che gli atomi esistono e sono fatti così e così significa semplicemente che tramite strumenti ed esperimenti abbiamo osservato quel che si dovrebbe osservare se queste affermazioni fossero vere.

Dunque, dal momento che abbiamo fatto quelle osservazioni, è banale che gli atomi esistano e siano fatti così e così.

Ma di nuovo, ciò significa in effetti smettere di parlare di atomi, e parlare solo di sensazioni nostre oppure di indici o grafici sui display degli strumenti.

Nelle mie ricerche io ho affrontato alcuni di questi problemi, cercando anzitutto di prendere sul serio i dubbi degli scettici e degli antirealisti, poiché ogni dubbio mette in luce qualche aspetto delle cose che non ancora conosciamo o non comprendiamo abbastanza, e che quindi dobbiamo indagare.

Poi ho provato a compiere gli approfondimenti necessari, dimostrando che spesso con una riflessione attenta quei dubbi si possono risolvere e si può conservare il realismo.

Questo perché, se una credulità superficiale è sbagliata e dannosa, è altrettanto sbagliata - e forse anche più dannosa - un’incredulità superficiale, che dubita a priori di tutto, che nega qualunque cosa accettata da tutti solo perché è accettata da tutti, o si rifiuta di credere a ciò che affermano gli esperti, solo perché l’affermano gli esperti.

Se cerchiamo la verità, dobbiamo tener nella giusta considerazione sia i dubbi, che ci indicano certi limiti attuali o permanenti della nostra conoscenza, sia le tesi confermate da una molteplicità di prove e accettate dalla maggioranza degli scienziati, perché probabilmente indicano punti fermi già raggiunti, che possono servire da base per nuove scoperte.

Nel libro ci sono 19 brevi saggi che discutono vari aspetti del mio lavoro su questi argomenti.

Gli autori, che ringrazio molto, sono colleghi ed amici, due di loro anche miei ex studenti e tre miei carissimi ex-insegnanti. I curatori sono i colleghi più stretti dell’università di Urbino, a cui pure sono estremamente grato.

Io ho aggiunto nell’introduzione un breve resoconto dell’evoluzione delle mie idee, a in conclusione le repliche ai 19 saggi.

Mario Alai

1 Poi ci sono i pragmatisti semantici


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria
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