HENRI BERGSON (1859-1941)

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HENRI BERGSON

(1859-1941)

Bergson

I - II

  1. Fonda una nuova corrente filosofica: l'Intuizionismo (ma viene fatto rientrare anche nella corrente spiritualistica francese, opposta al positivismo). È un ebreo: quando i tedeschi occupano Parigi nel 1939 si iscrisse spontaneamente nelle liste degli ebrei, rifiutando l'esenzione offertagli dai nazisti a motivo della sua celebrità, dovuta anche al fatto che nel 1927 aveva vinto il Nobel per la letteratura con l'opera L'evoluzione creatrice.
  2. A fondamento di tutto l'universo pone un'energia, una forza o slancio vitale che crea forme sempre nuove, imprevedibili, attraverso un'evoluzione creatrice. L'energia è libera da qualunque meccanicismo (priva di leggi oggettive o di causa/effetto) e da qualunque finalismo (ogni forma è irriducibile a quella precedente, nel senso che non esistono modelli cui riferirsi).
  3. La materia vera e propria non è altro che un arresto temporaneo (una cristallizzazione) dell'energia. Ma anche la materia resta viva e si trasforma di continuo, seppure molto più lentamente. La materia comunque non esiste autonomamente.
  4. Lo slancio vitale (vitalismo) può essere paragonato a un dio che ha bisogno di espandere la sua energia nel mondo, ove l'uomo prosegue la creazione divina.
  5. Lo slancio vitale non è solo istinto (se fosse solo istinto risolverebbe i problemi in modo meccanico, senza coscienza), ma è anche intelligenza, che risolve i problemi creando mezzi artificiali, che suppliscono alle carenze di quelle naturali; ed è soprattutto intuizione, in quanto la sola intelligenza (scientifica) conosce l'aspetto più esteriore delle cose, quelle immobili, solide, da cui si possono ricavare schemi convenzionali o simbolici, utili all'azione ma non al vero conoscere. La sola intelligenza è come una pellicola filmica in cui il movimento è illusorio, prodotto da fotogrammi successivi e immobili. Qui sta il suo antiscientismo.
  6. La vera essenza delle cose (quella metafisica) si può comprendere solo con l'intuizione, che è strumento della metafisica, è sintesi di istinto (puro, primordiale, disinteressato) e intelligenza (di cui si utilizzano i risultati scientifici ma per un fine superiore). Quindi è un istinto autoconsapevole, non decifrabile dalla scienza, la quale ha solo un fine pratico-utilitaristico, avente bisogno, sul piano conoscitivo, di varie simbologie per indicare aspetti del tutto parziali delle cose. Se di una città si fanno migliaia di fotografie e poi le si assemblano per avere una visione d'insieme, non la si conoscerà mai come se si vivesse in uno dei suoi quartieri.
  7. Lo slancio vitale (energetico) universale si riproduce nella coscienza umana, la quale è un insieme inestricabile di sensazioni, sentimenti, volizioni e rappresentazioni, dove la mediazione dei concetti è poco significativa, in quanto nulla è mai uguale a se stesso.
  8. Questa successione di momenti diversi, tra loro contraddittori e imprevedibili, non può essere colta dall'intelligenza, che vede solo il tempo spazializzato, calcolabile, divisibile. Il tempo non è una successione di istanti omogenei e uniformi ma una successione di stati qualitativi della coscienza, gli uni diversi dagli altri, eppure strettamente connessi, senza soluzione di continuità (è una durata reale senza fratture interne al tutto), tant'è che le impressioni più recenti possono crescere insieme ai vecchi ricordi, rendendo la coscienza sempre varia (la memoria pura è molto diversa dalla memoria-abitudine con cui p.es. s'impara una poesia). Spazio e tempo non si possono sovrapporre: si può misurare lo spazio che è estensione, ma il tempo della coscienza non è calcolabile. La vita psichica non può essere ridotta ai processi mentali del cervello. Solo l'intuizione sa cogliere il tempo nella sua interezza, cioè nella sua durata reale. (P.es. un'ora di lezione può essere lunga o corta a seconda del proprio stato d'animo). D'altra parte non esistono cose fatte (una volta per tutte) ma solo cose che si fanno (di continuo). Da notare che il suo libro, Durata e simultaneità, argomentò ampiamente la teoria della relatività di Einstein.
  9. La stessa morale dovrebbe essere aperta, dinamica, senza formule schematiche o comandi impersonali. La morale più significativa è quella basata sul sacrificio volontario o sull'eroismo, uno slancio vitale verso un obiettivo concreto. Senza considerare che nella vita quotidiana la nostra esistenza si svolge più nello spazio che nel tempo, nel senso che viviamo più per il mondo esteriore che non per noi stessi (siamo agiti più che agire). La vita non è che una costrizione continua cui ci si abitua.
  10. Bergson influenzò il pensiero di George Sorel, fondatore del sindacalismo rivoluzionario, il modo di scrivere di Proust (a causa del flusso della coscienza, ben visibile anche in Joyce e Svevo), l'estetica del Novecento, il pragmatismo di William James. Interessante è il rapporto tra la sua concezione del comico e quella dell'umorismo di Pirandello. Il comico, descritto nel libro famosissimo Il riso, si pone tra la versatilità dello slancio vitale e la rigidità della materia e delle convenzioni sociali. Il riso serve per difendersi dalla meccanicità di certe azioni o parole. Serve per relativizzare le pretese di assolutezza.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 23-02-2016