Marsilio da Padova

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MARSILIO DA PADOVA e il regime di separazione

I - II

Marsilio dei Mainardini, detto da Padova, ha un'incerta data di nascita: tra il 1275 e il 1280, e di morte: 1342-43. Le notizie biografiche su di lui sono molto scarse. Di sicuro apparteneva a una famiglia di giuristi (suo padre era notaio dell'Università di Padova), anche se aveva preferito studiare medicina Aveva respirato, nella sua laica Padova, il clima anticlericale favorito dal grande ghibellino Ezzelino da Romano (1194-1259), anche se il suo parentado era più vicino al partito guelfo.

L'avversione per la ierocrazia se la portò con sé quando decise di trasferirsi a Parigi, presso l'Università della Sorbona (Facoltà delle Arti), per studiare filosofia e teologia, con scarsi mezzi finanziari a disposizione, tanto che dovette chiedere un sussidio al vescovo della sua città. Negli anni 1212-13 fu rettore di questa Facoltà, anch'essa influenzata da un certo anti-papismo, proveniente dalle idee di Duns Scoto e di Guglielmo di Ockham, che tendevano a separare nettamente la filosofia dalla teologia. Infatti sarà proprio questa distinzione a portare Marsilio a separare la teologia dalla politica e quindi la chiesa dallo Stato.(1)

A Parigi conobbe il suo più grande amico e collaboratore di studi: Giovanni di Jandun, averroista, seguace di Sigieri di Brabante e commentatore del De anima di Aristotele, il quale, pur essendo poco più giovane di lui, lo considerava suo "maestro". Il sodalizio durò molti anni, al punto che risulta difficile stabilire quanto sia dell'uno o dell'altro nella stesura di due delle principali opere di Marsilio: Questioni sulla Metafisica di Aristotele (1315-23) e Defensor Pacis (1324).

Il papato cominciò a insospettirsi di lui prima ancora d'aver letto le sue opere. Fu infatti sufficiente vederlo all'opera in una missione diplomatica del 1319 a favore di Ludovico il Bavaro (pretendente al trono imperiale), da parte di Cangrande della Scala e di Matteo Visconti, che l'avrebbero visto volentieri a capo della Lega ghibellina dell'Italia settentrionale e che, per questa ragione, erano stati scomunicati da Giovanni XXII, il quale ovviamente osteggiò l'iniziativa in tutti i modi, sino a farla fallire.

L'anno dopo comunque Marsilio riuscì ad acquisire alla Sorbona il baccalaureato in teologia.

Tuttavia fu facile agli ambienti clericali risalire a lui quando il Defensor Pacis cominciò a circolare come manoscritto anonimo, sotto lo pseudonimo di "Un figlio di Antenore" (leggendario fondatore della città di Padova). Col suo amico Giovanni di Jandun pensò bene di rifugiarsi presso l'imperatore Ludovico il Bavaro a Norimberga, al cui seguito si misero quand'egli volle scendere in Italia per ratificare la sua elezione a imperatore ricevuta nel 1323 dalla Dieta di Norimberga, dopo aver sconfitto in battaglia il rivale Federico d'Austria, sostenuto dalla chiesa.

Papa Giovanni XXII non solo aveva già scomunicato Marsilio e Jandun, chiedendo a Sybert de Beck e Guglielmo da Cremona di confutare assolutamente il Defensor Pacis, ma, pressato dai francesi, aveva anche intimato all'imperatore di rinunciare al titolo e di riconoscere alla chiesa di Roma il diritto d'amministrare l'impero fino a una nuova legittima elezione. Al rifiuto di Ludovico seguì l'immediata scomunica (1324). Il pontefice non sopportava assolutamente l'idea che si contestasse il suo potere temporale e non voleva tradire la sua alleanza con gli Angioini.

Ludovico però non si fece molto impressionare, anche perché era circondato da intellettuali di spicco, come appunto Marsilio e Jandun, ma anche Ockham, fuggito dalla prigione di Avignone, insieme ad altri confratelli francescani (Bonagrazia di Bergamo, Francesco d'Ascoli e il generale dell'ordine, Michele da Cesena), coi quali condivideva l'idea di un'interpretazione radicale della povertà evangelica, fortemente avversata da papa Giovanni XXII, che infatti li scomunicò tutti.

Sicché nel 1328 Ludovico entrò a Roma, facendosi incoronare imperatore da Sciarra Colonna, capitano del popolo romano, che aveva partecipato attivamente alla ribellione contro il papa Bonifacio VIII, rendendosi famoso soprattutto per la partecipazione all'attentato di Anagni (1303).

In quell'occasione Marsilio fu nominato vicario spirituale della città di Roma e Jandun, già segretario di Ludovico, divenne vescovo di Ferrara, ma morì nello stesso anno. Inoltre Ludovico si fece aiutare da Marsilio nella stesura di una sentenza imperiale con cui volle deporre Giovanni XXII, accusato di eresia.

Tuttavia la cosa durò poco. Ludovico aveva scelto un proprio antipapa (il francescano spirituale Pietro da Corvara col nome di Niccolò V), ma subito dopo era stato costretto ad affrontare la resistenza degli ambienti clericali di tutta la penisola, sostenuti dagli Angioini. Niccolò V fu costretto a dimettersi e finì i suoi giorni ad Avignone in penitenza.

A Pisa, mentre Ludovico, insieme al suo esercito, era sulla strada del ritorno a Monaco di Baviera, Marsilio ebbe modo di conoscere Ockham e gli altri francescani fuggiti da Avignone, coi quali trovò una facile intesa (p.es. nella stesura di testi anti-ierocratici e sentenze di deposizione contro Giovanni XXII). Nel 1331 tutti i francescani fuggiti da Avignone vennero espulsi dall'ordine.

Quando Ludovico cominciò ad avviare trattative per convocare un concilio e chiudere il contenzioso col papa, il gruppo francescano di Monaco, tra cui lo stesso Marsilio, stese una memoria politica, la Quoniam Scriptura (1330-31), con cui ci si opponeva a qualsiasi accordo.

Il nuovo papa Benedetto XII accettò la trattativa, ma pose come condizione l'allontanamento di Marsilio e di Ockham perché i due continuavano a scrivere testi troppo forti contro il potere temporale del papato: cosa che il sovrano fece nel 1336, ma con molta riluttanza, in quanto l'anno dopo pensò di stringere un'alleanza col re inglese Edoardo III.

Marsilio era prudente, ma fermo nelle sue idee: nel 1340 aveva pubblicato il trattato De translatione imperii; nel 1342 il Defensor Minor e il De Iurisdictione Imperatoris in causis matrimonialibus a favore degli annullamenti laici dei matrimoni quando il papa­to non lo consente.(2)

Si era ormai tuttavia all'epilogo di quegli anni incandescenti a favore del laicismo: nel 1340 muore Bonagrazia di Bergamo, per dodici anni consigliere legale di Ludovico, nel 1342 è la volta di Michele da Cesena, e l'anno dopo dello stesso Marsilio, del quale il papa Clemente VI, da Avignone, arrivò a dire che la chiesa non aveva mai conosciuto un eretico peggiore di lui.

Il fatto che Ludovico l'avesse protetto fu fatale anche per il suo destino. Egli infatti non si riconciliò mai col papato: morì nel 1347, nel corso di una partita di caccia, appena in tempo per evitare uno scontro armato con Carlo IV di Lussemburgo, che Francia e papato avevano scelto, nel 1346, come anti-imperatore. Pochi anni dopo morì anche il grande filosofo e teologo Ockham.

Marsilio da Padova può essere considerato il primo vero teorico del regime di separazione tra Stato e chiesa, ma anche il primo vero teorico della democrazia popolare, quale fonte primaria di legittimità dei poteri costituiti (secondo lui lo Stato doveva limitarsi a garantire ai propri cittadini un'autonomia sufficiente per una vita dignitosa). Inoltre era assolutamente contrario alla punizione degli eretici per il reato di opinione religiosa, in quanto andava affermata la libertà di coscienza. La prima edizione a stampa del Defensor Pacis, nel 1522, a Basilea, ebbe un successo clamoroso, che influenzò il pensiero politico laico almeno sino all'Illuminismo.

Note

(1) Grande oppositore della separazione dei due poteri, spirituale e temporale, fu Bernardo di Clairvaux, che con le sue teorie influenzò moltissimo la teologia dei papi da Innocenzo III a Bonifacio VIII.

(2) Nel 1341 Margherita di Carinzia, Tirolo e Gorizia aveva ripudiato il marito Giovanni Enrico di Lussemburgo (fratello di Carlo IV di Boemia, che più tardi sarebbe diventato imperatore), esiliandolo dal Tirolo, e l'anno dopo s'era unita in matrimonio con Ludovico di Brandeburgo, figlio dell'imperatore Ludovico il Bavaro. Il matrimonio suscitò grande scalpore nell'intera Europa, anche perché per motivi politici papa Clemente VI non volle dichiarare nulle le precedenti nozze. Margherita e Ludovico, inoltre, erano parenti di terzo grado: per tale motivo i due neo-sposi furono scomunicati e la contea del Tirolo era stata colpita da interdetto.

Fonti

La critica


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015