TEORICI
Politici Economisti Filosofi Teologi Antropologi Pedagogisti Psicologi Sociologi...


Sottrarre Masoch al Masochismo

Francesco Bugli

Leopold Von Sacher-Masoch

“Sia ella principessa o contadina che indossi l’ermellino o il mantello foderato di pelo d’agnello, sempre questa donna con la pelliccia e la frusta, che rende l’uomo suo schiavo, è al tempo stesso una mia creatura e l’autentica donna samaritica”

L. Von Sacher-Masoch, Cose Vissute

Leopold Von Sacher-Masoch (1836-1905), scrittore galiziano, è noto oggi quasi esclusivamente come colui che diede il proprio nome al masochismo. In verità fu lo psichiatra di fine Ottocento, Krafft-Ebing, che inventò il termine “masochismo” e lo introdusse nella sua grande enciclopedia delle perversioni, Psychopathia sexualis (1886), uno dei primi testi, a carattere medico, in cui furono registrate e analizzate le perversioni sessuali.

Il filosofo Gilles Deleuze ci fa notare quanto la nascita di questo termine, la sua definizione e il suo essere entrato successivamente nel linguaggio comune, abbiano contribuito alla odierna sfortuna letteraria dello scrittore: “La sua opera cadde nell’oblio nel momento stesso in cui il termine assunse l’uso corrente”(1).

Krafft-Ebing inoltre incorporò il masochismo nel sadismo, creando un altro termine, “sadomasochismo”, secondo cui il masochismo non sarebbe altro che la metà speculare del sadismo. Kraftt-Ebing fece dell’unità tra le due perversioni la loro stessa condizione di possibilità. Il sadico ha bisogno di un masochista che subisca le sue violenze e il masochista del sadico che gli infligga dolore. Quest’unità venne ereditata da Freud e dalla psicanalisi che ne perpetuò la concezione unitaria con qualche variazione, affermando, ad es., che il sadismo produceva il masochismo: “è facile riconoscere che il masochismo non è altro che una continuazione del sadismo rivolto contro la propria persona”(2 ).

Psichiatria e Psicanalisi non riconobbero l’alterità tra i due universi letterari e psico-sessuali. Il testo Il freddo e il crudele di Deleuze affronta questo problema, cercando di definire i due universi nella loro particolarità.

Si prenderanno in esame soprattutto le riflessioni su Masoch, con accenni sporadici a Sade, per comprenderne l’alterità.

Masoch nacque in Galizia, a Leopoli, allora provincia dell’Impero austro-ungarico. Figlio di una nobile ucraina e del capo della polizia locale, fu professore e in seguito letterato di successo, scrivendo molti cicli di romanzi (il più importante ed incompiuto è Il retaggio di Caino, di cui Masoch completò solo le prime due sezioni, sulle sei che aveva in progetto ) e racconti spesso dedicati a minoranze etniche viventi in Galizia (ebrei, russi, polacchi).

Rimase ossessionato, fin da bambino, dalla figura di una donna con pelliccia e frusta che lo avrebbe reso suo schiavo e fatto soffrire. Scriverà nelle sue memorie che questa sua ossessione troverebbe la sua origine in un episodio d’infanzia, in cui una sua zia,chiamata Zenobia, attraente donna che vestiva sempre un’ampia pelliccia, avrebbe sorpreso il nipote a spiarla, nascosto in un armadio, in camera sua e lo avrebbe punito frustandolo, provocandogli una grande gioia. Da ciò appunto masochismo, piacere nel dolore.

Nella sua vita tentò più volte di realizzare il suo ideale con donne in carne ossa; alcune di queste sue esperienze costituirono la base biografica e l’ossatura di alcuni romanzi: l’esempio più famoso è quello che getto le basi per la nota novella Venere in Pelliccia.

Nel 1869 Masoch firmò un contratto (pratica fondante nell’universo masochiano) con la scrittrice Fanny Pistor, nel quale s’impegnava ad essere “schiavo” della sua “padrona”. Fanny (che assumerà nel romanzo il nome di Wanda Von Dunajev) dovrà indossare pellicce ed essere crudele, infliggendo punizioni qualora lo ritenesse necessario. Il loro contratto durerà sei mesi, nei quali Masoch vivrà mirabolanti e grottesche esperienze: tra le più note si ricorda il viaggio in Italia a bordo di un treno, nel quale Leopold, nei panni del servo “Gregor”, viaggerà in terza classe, mentre la “padrona” Fanny in prima.

La funzione contrattuale che Masoch adoperò nella vita e nei romanzi è uno dei tratti salienti della sua ossessione. Secondo Deleuze, Masoch è “essenzialmente un educatore”(3), nel senso che deve educare la donna ad incarnare l’ideale. Il protagonista di Venere in Pelliccia, Severin, plasma come una scultura la sua “dea” Wanda.

Quest’operazione non è scevra da rischi: gli educatori devono tenere in conto di fallire o di ottenere risultati inaspettati, soprattutto quando mirano ad un così alto ideale. La Pistor trovò serie difficoltà nell’impersonare Wanda, e le stesse protagoniste dei romanzi talora si trovano ad esprimere dei dubbi sul loro ruolo.

In Sade invece la contrapposizione all’Educatore si esprime nel ruolo dell’“Istitutore”, cioè di colui che fonda e dirige istituzioni. Si pensi al Conte de Dolmancé, protagonista dell’opera La filosofia nel Boudoir (sottotitolata le Istituzioni Immorali), che rappresenta il prototipo dell’eroe sadiano, colui che trascina se stesso ed altri in quadretti sempre nuovi, accelerando il ritmo delle proprie pulsioni e creazioni libertine.

Deleuze scrive in merito alle istituzioni di Sade: “Le leggi vincolano le azioni; le immobilizzano. Pure istituzioni senza leggi sarebbero per natura modelli di azioni libere, anarchiche, in perpetuo movimento”(4). Non si potrebbe esprimere meglio l’ideale sadiano di libertà: molte istituzioni nessuna legge. Legge in Masoch e Istituzione in Sade.

Un’altra differenza, nelle opere dei due scrittori, fattaci notare Deleuze, è quella dei ritmi. In Sade troviamo una perenne accelerazione, mentre in Masoch una sospensione. L’accelerazione sadiana “si realizza mediate la moltiplicazione delle vittime e dei dolori”(5), un movimento perpetuo e frenetico che non (si) soddisfa mai, ma pretende sempre più.

La sospensione invece si presenta come ideale di staticità, che contraddistingue le grandi scene masochiane: la donna è spesso paragonata ad una statua o ad un dipinto. L’ispirazione della Venere in pelliccia è il quadro di Tiziano Venere allo specchio, in cui una donna giunonica, dal busto scoperto, avvolta in una pelliccia, si guarda in uno specchio, attorniata da due putti. ”La bella modella del Tiziano [...] è diventata un simbolo della tirannia e della crudeltà che si annidano nella donna e nella sua bellezza”(6). Ogni singola frustata ricevuta da Severin è congelata nell’attimo prima che colpisca il suo corpo estasiato.

Scrive Deleuze: “Appartiene essenzialmente al masochismo l’esperienza dell’attesa e della sospensione. Le scene masochiste comportano veri riti di sospensione fisica, di legatura, di agganciamento, crocifissione”(7). La sospensione masochiana è essenzialmente differimento, attesa. Abbiamo accennato al fatto che non è in sé la frustata o il tacco che colpisce ad incantare i personaggi masochiani, quanto il momento che li precede, l’aspettativa del dolore. “Masochista è colui che vive l’attesa allo stato puro”(8). Si aspetta il dolore, come la condizione stessa che renda possibile il piacere. Il masochista non gode del dolore in sé, ma sa che senza di esso non potrebbe arrivare al piacere. Il suo accesso al coito deve passare attraverso un rito, in cui si trovi in qualche modo ferito, psicologicamente o fisicamente. Il dolore è semplicemente rito di passaggio col quale si può avere accesso al piacere sessuale. Severin vorrebbe possedere Wanda all’istante, ma sa, che qualora essa non fosse crudele, non avrebbe un’erezione.

Abbiamo visto quanto la differenza tra i due universi sia grande; sembra impossibile affermare che i due mondi si compenetrino o in qualche modo siano complementari. Appare inverosimile che Sade abbia bisogno di Masoch e viceversa. Masoch non cerca una donna sadica. Così Sade non cerca una vittima masochista. Deleuze scrive: “Ogni persona di una perversione ha bisogno soltanto dell’elemento della stessa perversione, e non di una persona dell’altra perversione”(9).

Entrambi gli universi necessitano solamente di elementi propri. Il fatto stesso che Masoch debba plasmare le sue donne implica l’esclusione del sadismo: non cerca donne con una propria attitudine perversa, quanto donne che possano rientrare nei suoi disegni, che si lascino plasmare, che entrino nel ruolo. Esse si presentano, agiscono, solo in funzione di una certa situazione nella quale sono investite, chiamate in causa.

Per i personaggi di Sade invece sarebbe inconcepibile se le vittime provassero piacere. L’infliggere dolore deve causare sofferenza nella vittima e non godimento.

Come abbiamo potuto notare la letteratura è altro rispetto alla definizione psichiatrico-psicanalitica. Le pagine masochiane e sadiane sono prima tutto grande letteratura, grande creazione e non perversione. L’aver desunto due definizioni psichiatriche da scritti così vasti, ne ha depotenziato gli universi letterari. Masoch ne ha pagato il prezzo più alto, cadendo quasi nell’oblio. L’invito di questo scritto è appunto quello di sottrarre Masoch al masochismo.

Note

  • Il freddo e il crudele, p. 12
  • Tre saggi sulla teoria sessuale, p.52
  • Il freddo e il crudele, p. 24
  • Id. p.84
  • Id. p.32
  • Venere in pelliccia, p. 19
  • Il freddo e il crudele, p. 80
  • Id. p. 81
  • Id. p. 46

Testi di Riferimento:

Altri testi di Masoch:

Testi di de Sade:


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 26-04-2015