FRIEDRICH NIETZSCHE: SUPERUOMO E OLTREUOMO

FRIEDRICH NIETZSCHE
Dall'ateismo all'irrazionalismo


Superuomo e Oltreuomo

Dario Lodi

Quando Nietzsche parla di “superuomo” intende, in realtà “oltreuomo”.  La traduzione di Übermensch con superuomo prende il sopravvento per la tracotanza fonica che il termine assume e per i significati reconditi che questa tracotanza assicura: è ben noto che l’uso che ne fece il Nazismo, travisando completamente le idee del grande filosofo tedesco.

Ma Nietzsche parlò di superuomo riferendosi proprio all’oltreuomo, in un impeto di delusione per il sistema nel quale viveva, un sistema in crisi di valori, platealmente esibiti dal Romanticismo. Le due parole non hanno medesima valenza. La prima contempla l’idea di un essere umano elevato all’altezza di Dio, la seconda precisa che in realtà questo essere umano va oltre il mito divino.

Il filosofo tedesco non avrebbe mai dato adito ad una familiarità fra il concetto divino e la realtà umana. Il suo superuomo non è un uomo con la folgore in mano, ma una coscienza che si apre al mondo come mai prima: ecco perché, magicamente, Nietzsche  si spinge al di là del mondo convenzionale e indica la strada del Nuovo Umanesimo, nel quale la responsabilità dell’uomo diventa assoluta e non certo in maniera astratta. Oltreuomo è oltre il vecchio mondo, è l’assunzione di responsabilità diretta da parte dell’uomo, è negazione convinta della trascendenza, ovvero della sua influenza sui destini dell’umanità, è la consapevolezza della realtà circostante con l‘aggiunta di una ulteriore coscienza, quella cioè quella che la realtà deve essere affrontata razionalmente. Di tutto il discorso divino, in questo contesto, rimane la raccomandazione alla cura dell’etica comportamentale. Il dovere morale, di derivazione kantiana, è un estratto razionale dell’etica professata dalla religione cristiana, versione protestante, la versione più seria e psicologicamente più temibile e dunque più seguita.

Kant volge quest’etica nel linguaggio laico, razionale, intravedendo, nella realizzazione della stessa, un ordine superiore che l’uomo è finalmente in grado di applicare da sé. Teoricamente sarà così, basta vedere l’immediata conseguenza, vale a dire la nascita dell’Illuminismo. Praticamente, con il successivo del Positivismo, le cose andranno in maniera diversa per l’attenzione riservata al fenomeno materialista scatenato dalla rivoluzione industriale.

Ecco perché Nietzsche, preoccupato che quell’etica vada perduta, va a creare la figura “oltreumana”, incoraggiando l’uomo a sentirsi più di quanto sia nel mondo materialista e ad assumere, quindi, le giuste iniziative razionali e sentimentali per imporsi alle cose, anziché finirne prigioniero (sarebbe una seconda prigionia, dopo quella religiosa).

Nietzsche, in sostanza, non dice che l’uomo è un superuomo, ma che deve aspirare ad andare oltre la propria fisicità perché ha le risorse intellettuali e morali per farlo. Non è pensabile, per il filosofo tedesco comportarsi peggio di quando comandavano papa e re. Si è uomini e dunque bisogna esserlo veramente. L’oltreuomo sta nel raggiungimento di queste due consapevolezze e nelle azioni relative verso l’instaurazione di un Nuovo Umanesimo autentico, personale a tutti gli effetti, difficile ma non impossibile. Anzi, doveroso.

Fonte: Logos, Anno XXII – I – 2013 logostrimestrale.blogspot.it - www.lombardiainrete.it/12/Varie/Logos/

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015