NIETZSCHE Il rispecchiamento della realtà

FRIEDRICH NIETZSCHE
Dall'ateismo all'irrazionalismo


IN MARGINE ALL'ANTICRISTO DI NIETZSCHE

(Si fa riferimento al volume edito da Newton, Roma 1992)

Il rispecchiamento della realtà

Quando Nietzsche sostiene che i sogni rispecchiano la realtà, mentre la religione la falsifica, non s'accorge d'aver compiuto un errore volontario e uno involontario. Quest'ultimo è dovuto al fatto che solo a partire da Freud si dirà che l'io nevrotico può falsificare la realtà anche nei sogni, o anche che nel sogno l'io può sublimare le proprie frustrazioni, impedendo al Super-io d'essere meno severo. (Freud, in verità, dirà che questo è un modo di "liberarsi". In realtà un soggetto alienato tende a esserlo anche nei sogni, cioè tende appunto a "deformare" la realtà e non a "rispecchiarla" o, al massimo, tende a "rispecchiare" la propria realtà "alienata").

L'errore volontario è ovviamente più grave, ed è relativo al fatto che Nietzsche nutre troppi pregiudizi per poter accettare l'idea che la religione, nonostante i suoi grandi limiti, sia pur sempre un rispecchiamento della realtà. In questo senso anche i sogni "rispecchiano" la realtà. Qui però bisogna intendersi: religione e sogni "rispecchiano" la realtà solo nel senso che nelle loro falsificazioni debbono pur sempre trarre spunto dalla realtà. Quando si dice che uno può scambiare i propri desideri con la realtà, in sostanza si dice che teoria e prassi sono due cose molto diverse (p.es. può esserci una teoria apparentemente giusta e una prassi, da quella derivata, sostanzialmente errata).

Solo con molta difficoltà si riesce a elaborare una teoria che di volta in volta sia capace di riflettere in maniera adeguata, obiettiva, una prassi giusta. Tuttavia nessuno si sognerebbe di dire che la teoria di una persona psichicamente normale, per quanto soggettiva sia, non può riflettere assolutamente la realtà. Persino le teorie dei folli, se prese per un certo verso, possono offrirci degli input interessanti per comprendere la realtà. Foucault l'ha detto a più riprese.

La storicità dell'esserci è sicuramente una realtà da conquistare soggettivamente, con l'impegno in un progetto di liberazione, poiché la storia altro non è che il processo della libertà verso la piena umanizzazione; ma la storicità è anche un dato oggettivo al quale l'esserci non può sottrarvisi, neanche formulando le teorie più assurde, neanche trasferendosi nel deserto più remoto: in questi casi la storicità verrà vissuta in maniera deformata, ma verrà comunque vissuta.

Esaminando scientificamente il fenomeno religioso si può quindi arrivare a comprendere, naturalmente per approssimazione, il sistema di vita di una data compagine sociale. Nietzsche si è sempre precluso questa possibilità, in quanto non è mai riuscito a "storicizzare" la religione, esaminandola nelle sue coordinate spazio-temporali.

La religione per Nietzsche costituiva il concentrato di tutte le cose peggiori della vita, destinate a essere perennemente odiate a morte. Chi esamina un fenomeno sociale con un tale coinvolgimento personale, non potrà mai essere obiettivo, o comunque non potrà mai vestire i panni del ricercatore.

Nei confronti della religione Nietzsche aveva un atteggiamento sostanzialmente nevrotico, che poi si trasformerà in maniaco-depressivo negli ultimi anni della sua vita. Si ha qui la netta impressione che Nietzsche assomigli molto a quei credenti fanatici che cercano nella loro religione l'ispirazione per vivere in maniera adeguata ogni più piccola azione quotidiana.

L'ateismo non è in sé migliore della fede, né questa, solo perché fede in un assoluto, è migliore dell'ateismo. Il primato va sempre concesso alla prassi, che è l'unica in grado di offrire un qualche criterio di verità sufficientemente fondato. E' solo osservando da vicino le realizzazioni pratiche che si può sapere se una teoria è migliore di un'altra, se una teoria è migliore della persona che la professa, se è la persona a essere migliore della sua teoria. A questi importanti distinguo Nietzsche non è mai arrivato.

Che la religione rifletta parzialmente la realtà è anche dimostrato dal fatto che è possibile "laicizzare" i suoi concetti, come appunto ha fatto tutta la filosofia borghese a partire da Cartesio. La filosofia borghese non è nata come "rovesciamento" della religione, ma come "laicizzazione", cioè "trasformazione" o "rielaborazione" (più o meno opportunistica) di molti suoi concetti. Quelli che non trovavano più alcun riscontro nella realtà sono stati definitivamente abbandonati. P.es. la fede nella Rivelazione è diventata la fede nella Ragione. La Ragione dei filosofi è stata considerata come la Fede del clero cattolico, nel senso che, attribuendo a quest'ultima ogni sorta di pregiudizio, si è fatta della Ragione una vera e propria divinità (senza rendersi conto che la Fede medievale poggiava anche su fattori sociali di certo non peggiori di quelli che il capitalismo imporrà di vivere: si veda p.es. il primato che si concedeva al valore d'uso rispetto a quello di scambio). Nel periodo più rivoluzionario della storia della borghesia: quello francese di fine '700, alla Ragione non s'innalzeranno forse degli "altari"?

Sotto questo aspetto vien quasi da pensare che il vero umanesimo laico non potrà mai essere antecedente al socialismo democratico, ma solo conseguente. La scienza infatti non è un dogma, ma un'acquisizione connessa alla storicità degli eventi, che sono in perenne evoluzione. E se in questa evoluzione non si trova la strada per uscire dal conflitto antagonistico che separa l'uomo dall'uomo, le interpretazioni che si daranno del fenomeno religioso rischieranno sempre di essere riduttive. L'individualismo condiziona anche le menti migliori.

Per fortuna si ha la possibilità di un progressivo avvicinamento alla verità, anche in condizioni di difficile vivibilità. Sia Nietzsche che Marx, p.es., hanno capito che la religione è il "sospiro della creatura oppressa" (vedi il par. 15 dell'Anticristo). Nietzsche tuttavia lega il sentimento della frustrazione all'incapacità personale di far valere i propri istinti naturali; Marx invece la fa dipendere dall'incapacità di metterla in relazione con le contraddizioni sociali. Anche Marx potrebbe accettare l'idea di far valere i propri "istinti naturali" (che la religione ha represso), ma chiederebbe di fare questo solo dopo aver visto compiere una rivoluzione politica. Questo perché egli era perfettamente consapevole che la vera radice dell'alienazione religiosa sta unicamente nel sistema di vita, nella "formazione sociale".

Nietzsche non avrebbe mai accettato l'idea di affrontare l'alienazione religiosa partendo dall'alienazione sociale: per lui (come per molti intellettuali della Sinistra hegeliana) il processo emancipativo doveva partire da basi opposte.

Quando Nietzsche sostiene che la religione "affonda le radici nell'odio per ciò che è naturale" (par. 15), non dice una cosa che il marxismo avrebbe potuto rifiutare, ma non dice neppure una cosa che si dovrebbe accettare a occhi chiusi, poiché il concetto di "natura", per Nietzsche, si riferisce esclusivamente a tutto ciò che riguarda gli aspetti istintivi, irriflessi, primordiali dell'essere umano, considerato peraltro, quest'ultimo, come mera individualità. Gli "istinti" non necessariamente rappresentano un modo "naturale" di vivere la ragione, in grado di ovviare ai rischi della conflittualità sociale o di superarne i limiti. Al contrario, nella filosofia di Nietzsche gli "istinti" servono per affermare una volontà di dominio con cui riscattarsi di un torto subìto.

Nietzsche non ha fatto altro che trasformare, in nome dell'istinto, la "ragione" hegeliana in "sragione" post-hegeliana. Non ha fatto che denudare le ipocrisie (di matrice religiosa) delle società aristocratico-borghesi portandole verso l'esasperazione, inducendole a reagire con l'irrazionalismo tipico di chi non vede alternative. Nietzsche è una conseguenza del formalismo hegeliano, ma al negativo, poiché il rifiuto dell'idealismo non è servito per opporsi alla società divisa in classi, ma, al contrario, per confermarla senza inibizioni di sorta.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015