UOMO E DONNA
Psicologia dell'umana convivenza


NON HO BISOGNO DI DIRE TALITHA KUM
il caso Englaro

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Il caso di Eluana Englaro dovrebbe indurci a riflettere sul significato della scienza in un sistema sociale fortemente tecnologizzato, in grado di tenere in coma vegetativo una persona praticamente per un tempo indefinito.

Anche nel caso in cui esistesse il principio dell'habeas corpus, anche nel caso in cui si vivesse in uno Stato di diritto e si potesse beneficiare di un testamento biologico, resta sempre il fatto che la dignità umana deve saper porre un limite alla scienza.

Non è la scienza a essere padrona della vita ma la natura. Questo non significa predicare la rassegnazione di fronte al male, ma relativizzare il valore delle cosiddette "conquiste scientifiche". E' la natura che detta all'essere umano la dignità in cui può vivere. La scienza non può imporsi al punto da stravolgere i processi naturali di trasformazione della materia, i processi che riguardano il passaggio dalla vita alla morte.

Il discorso a favore dell'habeas corpus non andrebbe dunque impostato solo in maniera giuridica, rivendicandolo come diritto, e non è neppure sufficiente impostarlo in maniera etica, lasciando decidere alla coscienza delle persone interessate. Certo, di fronte al rischio della propria morte, occorre lasciare l'individuo libero di decidere, limitandosi a renderlo ben consapevole di ogni aspetto del suo problema.

Tuttavia una società democratica dovrebbe impedire che la decisione che uno può prendere di voler restare in vita a tutti i costi, anche in un coma vegetativo a tempo indeterminato, debba essere a carico dell'intera collettività. Scelte così insensate, analoghe a quelle dell'ibernazione, dovrebbero essere a carico dell'interessato. E' lo stesso principio secondo cui l'intera collettività non può pagare le scuole confessionali.

* * *

Quando non si crede più nella vita, si finisce col credere solo nella morte, come nel film di Truffaut, La camera verde. Quando si vede la vita come morte, si finisce col vedere la morte come vita, come nelle sedute spiritiche.

Questa società sta diventando virtualmente necrofila, come quella egizia quando imbalsamava cadaveri. Sta usando la scienza per imporre valori di morte, in modo molto più illusorio e sofisticato di qualunque setta satanica.

Questa è una società del macabro, analoga a quella che s'immaginava E. A. Poe nelle sue novelle, che fece dell'horror un motivo di riscatto personale.

Lo Stato diventa come il dr. Frankenstein che, in attesa di trovare un cervello da trapiantare sui degenti in coma perpetuo, si diverte a fare gli esperimenti più assurdi, a far credere che tutto sia possibile.

Siamo ben oltre la follia pseudo-medica dei lager nazisti. Siamo a un passo dal legalizzare, ponendola sotto la gestione del servizio sanitario nazionale, l'ibernazione (già presente nella più grande democrazia del mondo), nella certezza che, prima o poi, la scienza troverà il modo di sanare il male che ci ha portato a morire.

Un delirio di onnipotenza vero e proprio sta passando dalle menti dei politici che ci governano allo Stato in quanto tale. Di questo passo tutta la medicina scientifica verrà ideologizzata: non esistendo più alcun rapporto colla natura, diventa naturale l'aberrazione artificiale.

Scriveva il capo indiano Seattle al presidente americano F. Pierce, che gli voleva comprare tutta la terra, relegando la sua tribù a una piccola riserva: "che gusto c'è a vivere se l'uomo non può ascoltare il suono dolce del vento o il fruscio delle fronde del pino profumato?". E a questa domanda lui stesso rispondeva: "forse è perché io sono un selvaggio e non posso comprendere".

Se la chiesa cattolica non fosse contraria alla clonazione umana, a quest'ora avremmo un altro modo ancora per dirci "immortali". L'habeas corpus va dunque vietato per legge: il tuo corpo appartiene allo Stato, che può farne quel che vuole, come nel tragico e famoso romanzo di Orwell.

C'è vita là dove una maschera ti fa respirare e dove un sondino ti alimenta: non importa se tu non pensi, non agisci, non senti, non ami, non ti riproduci, non fai nulla di nulla. Biologicamente sei vivo.

Non ho neppure bisogno, come Gesù Cristo, di dirti talitha kum, perché tu non puoi morire più. Non puoi neanche passare a miglior vita, perché l'unica possibile è quella prevista dal potere della scienza.

ELUANA

Perché volete risvegliarmi
La morte è solo per i vivi
Io sono viva altrove

Perché volete torturarmi
Non siate così ossessivi
Io sono in ogni dove

Fareste bene a lasciarmi
a esser più contemplativi
L'amore tutto muove

L'ARIA

Non ho più il respiro
la maschera è inutile
mi sento preso in giro
la tua scienza è futile

Ho bisogno di aria vera
quella profumata dei pini
quella che non mi dispera
e che fa sorridere i bambini

Ho bisogno di aria pura
che mi riempia di freschezza
e che renda la vita dura
un oceano di leggerezza

Ho bisogno di aria sana
che non mi faccia sentire solo
che mi renda un Dedalo in volo
con un'esperienza non vana


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Uomo-Donna
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Aggiornamento: 14/12/2018