L'ANTIPSICHIATRIA
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LA REPRESSIONE DELL’OMOSESSUALITÀ
Uno dei campi nel quale la psichiatria, ma anche la psicanalisi e la psicoterapia, sono state massicciamente utilizzate come strumento di repressione di una minoranza non gradita dal “comune buon senso” è stato quello della “cura” e della repressione dell’omosessualità. Non per niente fino alla fine degli anni 80 l’omosessualità era considerata dall’organizzazione internazionale degli psichiatri come una “malattia mentale” con tutto ciò che ne deriva in termini di coercizione nelle cliniche psichiatriche, uso massiccio di psicofarmaci (per fare scomparire la devianza sessuale e i pensieri anormali) e continuo lavaggio del cervello. Molti psichiatri, psicologi e psicanalisti sono stati d’accordo nel non riconoscere l’omosessualità delle persone che si rivolgevano loro (o che da loro erano portate con la forza) gettando in una situazione di frustrazione e di smarrimento molti loro pazienti, oppure hanno considerato le tendenze omosessuali dei pazienti come dei disturbi da curare clinicamente, delle “malattie mentali”. Illuminanti in proposito sono alcune storie raccontate nel libro “Dentro il convento: le monache rompono il silenzio” di Rosemary Curb e Nancy Manahan (pubblicato in Italia da Tullio Pironti Editore), che raccoglie testimonianze di numerose monache lesbiche. |
a cura di Corrado Penna
www.fortunecity.com/victorian/holbein/75/corrado.html
foto di Claire Fasulo
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