ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Arte medievale

I - II - III - IV

Ferrer Bassa, Flagellazione, part., 1346 ca.,
Monastero di S. Maria, Pedralbes (Barcellona)

Maestro Bertram di Minden, Sei scene della Genesi, 1383,
Galleria d’arte Amburgo

 Fratelli Limbourg - Très riches heures du duc de Berry, miniatura, settembre, 1410 ca.,
Museo Condè - Chantilly

Dario Lodi

Fuori d’Italia, il Medioevo ha una durata maggiore. Con qualche rara eccezione, domina ovunque il gotico, prima e seconda versione (tardo-gotico), stile che mette soggezione spirituale, ostacolando un’assunzione di responsabilità individuale nei confronti della trascendenza.

Ferrer Bassa, spagnolo, morto di peste nel 1348, ebbe probabilmente contatti con la pittura italiana del tempo, anche se poco rimane di essa nel dipinto proposto (è una pittura murale a olio), il secondo di cui si è sicuri della sua mano (il primo è un “libro d’ore” per la regina Maria di Navarra, vale a dire un libro di preghiere, tipico nel Medioevo – ne esistevano anche da viaggio). Sono palesi ingenuità d’impostazione e povertà narrativa, a favore di un patos irrazionale ed esecrabile “a pelle”.

Anche il Maestro Bertram di Minden, considerato uno dei maggiori pittori tedeschi del XV secolo, in queste “Sei scene della Genesi” non si sottrae al patos immediato, anche se qui vi è aggiunta una pietas più sofferta per le sorti umane. L’artista procede per evidenze descrittive, ma anche per allusioni, denunciando una preoccupazione morale che appare caratteristica dell’area culturale tedesca.

Non dimentichiamo che in Germania veniva eletto, dal 962, l’imperatore del Sacro Romano Impero, nomina, che poi, doveva essere ratificata dalla Chiesa (la cosa non avveniva sempre solo formalmente). La carica, in genere, veniva presa molto seriamente dai tedeschi, paladini dell’ordine e della fede.

La terza immagine riproduce una miniatura dei Fratelli Limbourg, Paul (forse il direttore dei lavori), Jean e Hermann, tutti e tre morti di peste intorno ai trent’anni, nel 1416. Riguarda il mese di settembre, quelle relative agli altri undici mesi sono della stessa, altissima, qualità, fra le più alte, tecnicamente dell’intero Medioevo. I Limbourg, di origine olandese, divennero noti e molto apprezzati soprattutto per la realizzazione di opere su commissione del Duca di Berry.

Era l’ultimo figlio del re di Francia ad avere il ducato di Berry (una regione al suo centro). La tradizione parte con Giovanni II di Francia (il re buono). Duca fu nominato il terzo figlio Giovanni, detto il magnifico. La magnificenza se la meritò per le sue doti intellettuali e per il suo amore nei confronti della cultura. Egli collezionò arazzi, ricami, stoffe, oggetti di oreficeria, monete e, appunto, miniature. Morì a 76 anni nel 1416, quasi certamente anche lui di peste.

Le miniature dei Fratelli Limbourg, degli autentici gioielli figurativi, tengono conto di una realtà, quella francese, che ha meno vincoli religiosi rispetto agli altri paesi europei. Chi comanda in Francia è soltanto il re, la Chiesa è a lui subordinata. Essa gode di concessioni, secondo opportunità politiche, mai di vera e propria autonomia.

Il centralismo regale francese produce una certa sicurezza laica, lasciando alla religione un compito spirituale autentico: esso si riverbera, in arte, nello stile gotico, dove pare con esista alcuna intermediazione dottrinale fra terra e cielo. Più semplicemente, in Francia, manca un potere religioso che possa competere con quello regale.

Tutto ciò per far notare che queste figure dei Limbourg sono realizzate con mano sicura e che riguardano occupazioni quotidiane. L’intento dei tre fratelli è di glorificare l’operato del Duca, sotto la cui gestione tutto avviene in modo armonico. Non c’è bisogno d’interventi divini: la cosa è sottintesa, ma assume un rilievo preciso considerando la valorizzazione del comportamento umano assicurato dalle sottolineature grafiche e coloristiche, da trasogno, dei tre geniali fratelli.

Il senso di festa che traspare dalle immagini miniate allontana preoccupazioni metafisiche: tutta l’attenzione degli artisti cerca di fissarsi sul fare oggettivo dell’uomo al riparo da pericoli reali o presunti grazie alla presenza rassicurante di poderosi castelli: la loro presenza permette anche di sognare che la vita sia una fiaba.

Nelle altre due immagini, quella spagnola e quella tedesca, l’incombenza religiosa è invece evidente. La Flagellazione inquieta e disturba, è dipinta come fatto riprovevole, induce a indignazione: è fatta per sollecitare l’osservatore a tenere una buona condotta, anzi lo obbliga. E’ impossibile sottrarsi a tanta ignominia e quindi è doveroso comportarsi bene.

La Genesi tedesca è una descrizione quasi incredula della dottrina biblica. L’artista vi si avvicina con due disposizioni d’animo contrastanti: la voglia di incidere e il timore di osare troppo. Così presenta diverse incertezze concettuali, superate da una sorta di bonomia e d’indulgenza nei confronti di se stesso e dell’umanità intera. Gli viene naturale e la cosa lo rende simpatico.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019