FILIPPO TOMMASO MARINETTI

PARIGI, 20 FEBBRAIO 1909

Filippo Tommaso Marinetti pubblica sul quotidiano parigino "LE FIGARO" il "Manifesto del futurismo". Al grido di ZANG,TUMB,TUMB... il movimento irrompe nell' immoto scenario dell' Italia di inizio secolo. Questo manifesto inaugura un rabbioso atteggiamento "ANTIPASSATISTA". L' arte ferma e passiva della tradizione deve lasciare il passo ad una nuova arte che esalti il movimento, la velocita', la simultaneita', la macchina, il progresso, la patria, persino la guerra!

Le correnti artistiche dell'ottocento (il ROMANTICISMO fra tutte) avevano ritenuto la scienza e la tecnica "antipoetiche", rifugiandosi spesso nella contemplazione della natura. Marinetti intuisce le nuove possibilita' che la tecnologia offre all' organizzazione moderna della cultura.

La stampa, il cinema, la registrazione e riproduzione dei suoni, i rumori delle macchine, la parola, l'immagine, debbono fondersi per dare corpo e voce al movimento, alla velocita', al dinamismo, alla sorpresa.

Marinetti non si limita a teorizzare il suo movimento: ne diventa il pricipale finanziatore e motore propulsivo. Organizza a Milano un momento di incontro e di confronto tra artisti di arti differenti: Carra', Boccioni, Balla, Russolo, Pratella, si stringono intorno a lui, dando vita ai manifesti della pittura, della musica e poi, successivamente, della letteratura.

Usa in modo spregiudicato la stampa con polemiche roventi, allestisce mostre itineranti di pittura associate con "letture" poetiche ed audizioni musicali (le famose serate futuriste organizzate ovunque ci sia un pubblico da scandalizzare, poiche' lo scandalo e' un buon strumento di propaganda).

Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Sintesi Plastica, 1924/1925 Nell'Italia di inizio secolo, tradizionalista e conservatrice, i futuristi hanno spesso l'effetto di una bomba. Convinti interventisti nella prima guerra mondiale, il 14 settembre 1914 organizzano una manifestazione in occasione della prima in Italia di "La fanciulla del west" di Giacomo Puccini, a Milano. Mentre tutti applaudono Marinetti irrompe sventolando una bandiera tricolore gigantesca, urlando: "Abbasso l'Austria". Contemporaneamente Umberto Boccioni, da un palco, brucia un vessillo austriaco sputandogli sopra. La musica si interrompe. Le signore della Milano-bene aggrediscono i futuristi. Non contento Marinetti fugge in Galleria, si getta fra i tavoli del Biffi, rovesciandoli. Ecco la sua cronaca: "CROLLO UNIVERSALE. TUTTO RUZZOLA E SI SCHIANTA. DONNE CHE SVENGONO. GELATERIA VOLANTE, INSULTI, SFIDE, BATTIBECCHI. CIAAK CIAAK DI SCHIAFFI. FACCE SBIANCATE, FACCE PAONAZZE. ROSSI RUBINETTI DI NASI".I futuristi vengono tutti arrestati!

Spesso dei futuristi si ricordano solo gli eccessi verbali, ideologici, comportamentali, quasi siano una specie di "fenomeno da baraccone" della nostra cultura. Si dimentica che sono l'unica avanguardia peculiarmente italiana del primo Novecento. La loro sintesi multimediale intuita e praticata quasi un secolo fa ha del prodigioso, come il superamento delle barriere linguistiche tra i diversi mezzi di espressione. Osservando "L'anguria lirica" (strambo libroggetto di latta di Marinetti), i loro mobili asimmetrici e sghembi, i "completini" a scacconi, con maniche diverse l'una dall' altra, cravatta di celluloide, e tante altre provocatorie assurdita', si comprende il tentativo di rompere un equilibrio culturale ricco ma spesso addormentato. Molti movimenti artistici del nostro secolo hanno attinto a piene mani da loro, salvo poi arricciare il naso per alcune storture (non si dimentichi l'esaltazione della guerra come "sola igiene del mondo") che nulla tolgono alla validita' del movimento e alla sua inarrestabile spinta propulsiva.


fiorluis@tin.it - Luisanna Fiorini

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