ECONOMIA E SOCIETA'
idee per il socialismo democratico


RECENSIONE DI GENTILISSIMO, DI MAURIZIO BENVENUTI

Guarda la Carta di Peters

Questo libro ha la pretesa di mettere in discussione tantissimi luoghi comuni, in cui crediamo per abitudine o addirittura per cieca convinzione. In tal senso si situa in quel filone demistificatorio, demitologizzante di certa letteratura anglosassone a carattere divulgativo, non specialistico (l’unica parte specialistica è quella relativa alle teorie cartografiche di Peters).

E' comunque difficile trovargli una collocazione a livello di genere letterario, perché i registri usati sono diversi: lettere, pagine di diario, cronaca, storia, toponomastica, senza tralasciare gli aspetti comico-ironici che attraversano il libro dalla prima all’ultima pagina, cioè dalla dedica “Ai bambini”, quando in realtà è un libro per adulti, all’avvertenza spassosa che dice: “Gli scritti raccolti in questo volume contengono affermazioni volutamente esagerate allo scopo d'impedire ogni loro credibilità”, quando invece l’autore, con questo libro, è come se volesse mettere in mano al lettore un macete con cui tagliare la testa alla cultura dominante.

In fondo al libro si trova una Postfazione, chiamata ironicamente così perché andrebbe letta per prima, e dove si trova una bellissima frase che dice: “la verità è dappertutto e non sta dentro una frase, tanto meno scritta”. Ecco, solo per questo il libro meriterebbe d’essere letto o quanto meno acquistato, perché uno scrittore che ha un’opinione così relativista dell’importanza della scrittura, merita sicuramente una forma di sostegno.

Le ultime parole della Postfazione sono una sorta di “manifesto dell’intellettuale critico e sereno con se stesso”. Critico, perché non ha peli sulla lingua, essendo un pensatore libero da vincoli ideologici o partitici; sereno, perché è consapevole dei propri limiti e dei propri obiettivi, che è quanto di meglio si possa desiderare sul piano epistemologico.

Ecco cosa scrive: “l’autore si è limitato a elencare le sue ipotesi senza dare troppe spiegazioni. In un solo caso, riguardo un argomento puramente cartografico, ha tirato forte il pelo che affiorava dalla sabba ed è venuta su, in parte, la carcassa della bestia". E' una figura retorica un po' rozza, però fa capire bene la consapevolezza che l'autore ha di sé, un autore che non ha voluto scrivere qualcosa tanto per passare il tempo o perché gli era stato ordinato dallo psicanalista, ma perché è da una vita che ci pensa. Il libro non ha 300 pagine perché verboso e ampolloso, ma perché racchiude dieci anni di riflessioni: dal 1997 al 2007.

Sono talmente tante le cose che dice che avrebbe potuto scrivere, approfondendole, una decina di libri (ci sono p.es. più di 80 pagine di cronologia dedicate prevalentemente all'America Latina e ai paesi europei che l'hanno colonizzata). La sua lettura dà l'impressione di uno che ha voluto fare il punto di tutta la sua vita in un'unica soluzione, come se non avesse altro tempo da perdere, o come se temesse di non poter dire in tempo una parola decisiva a un'umanità che tranquilla sta camminando verso il baratro.

Chi è Maurizio Benvenuti io non lo so. Guardando la sua foto in bianco e nero, in ultima pagina, sembra di vedere una persona dimessa, rurale, con l'erba di un campo incolto che gli arriva alle ginocchia, un soprabito sgualcito, una maglietta da adolescente e sullo sfondo alberi rinsecchiti di una giornata uggiosa. S'intravvede però anche una linea ferroviaria, e quindi un percorso, un cammino. Ecco forse questa fotografia sbiadita rende meglio di ogni forbita parola il significato del libro: è un'operazione il cui autore, intellettuale autodidatta, spera venga proseguita da altri. Lui ha lanciato il sasso, si sono formati in superficie dei cerchi concentrici che andranno a toccare qualche rana nello stagno, mentre nello stesso tempo, sprofondando, il sasso è andato a smuovere la parte più stantia dello stagno, quella da troppo tempo sedimentata. Anche questa figura retorica è sua.

Ma chi potrà ascoltarlo? Forse le autorità civili ed ecclesiastiche cui il Benvenuti si rivolge con le proprie lettere? Possibile che sia così ingenuo? Uno scrittore che pretende di mettere in discussione persino il concetto di "civiltà", chiede un aiuto a risolvere le immani contraddizioni di questa civiltà rivolgendosi proprio alle persone che ne rappresentano illusoriamente il lato positivo, conciliante, rassicurante? Come potranno autorità di questo genere risolvere dei problemi quando loro stesse ne sono una forma di rappresentazione simbolica?

L'autore infatti compie una dura requisitoria contro le assurdità della vita quotidiana, dallo spreco del dentifricio usato nelle pubblicità televisive alle radiazioni emesse dalle antenne di Radio Vaticana, per non parlare della distruzione dei dialetti. Ma queste assurdità vengono usate per dire che se si va avanti così non c'è futuro. Spesso si ha l'impressione, leggendo queste pagine, che per recuperare la naturalezza dei rapporti umani ovvero l'umanità dei rapporti naturali, occorra uscire da quella cosa che fa ritenere il genere umano infinitamente superiore alla natura, cioè appunto la civiltà, soprattutto quella tecnico-scientifica, mediatica, affaristica.

In tal senso appare quanto meno riduttivo presentare l'opera dicendo che l'argomento che l'unisce, in maniera trasversale, è la toponomastica, allargata talvolta alla cartografia e alla geografia umana. La toponomastica è un punto di partenza, un incipit, ma il respiro complessivo è ben altro. Anche se, bisogna ammetterlo, qui non si è in presenza di un testo scientifico: l'autore non cita in nota neanche un autore o un testo a sostegno delle proprie tesi.

Benvenuti è attualmente direttore cartografico di un editore specializzato in cartografia scolastica e atlanti tematizzati. Questa la sua professione, il suo interesse prevalente e se si fosse concentrato subito su questo, approfondendo gli aspetti economici e statistici della geografia, invece di girare il mondo facendo i mestieri più improbabili, non avrebbe prodotto un'opera semiseria, come la famosa Lettera del Berchet, ma un manuale Cencelli.

Infatti la parte più interessante è proprio quella meno divulgativa, quella che critica molto duramente il cartografo Peters, famoso per la sua proiezione basata sulla proporzione delle superfici degli Stati. In rete non c'è una sola pagina contro Peters, che per la sinistra alternativa rappresenta una sorta di icona, l'ideale perfetto di rappresentazione geografica del pianeta, su una superficie piana, che i governi borghesi non vogliono assolutamente accettare, in quanto da essa risulta che la grandezza del Terzo Mondo è enorme rispetto a quella dell'occidente capitalistico.

In Italia questa carta non è passata neppure nei manuali scolastici, dove al massimo viene brevemente accennata come una sorta di studio ipotetico al pari di tanti altri. Eppure essa ha ottenuto riconoscimenti internazionali e ha venduto ben 18 milioni di copie.

Maurizio Benvenuti s'è preso la grande responsabilità non solo di criticarla scientificamente nei suoi contenuti geografici, ma anche di metterne alla berlina l'autore, accusandolo di aver voluto creare una sorta di scoop geografico a scopo di lucro. Riassumere qui le motivazioni del dissenso sarebbe ingeneroso nei confronti di chi ha appena pubblicato un volume che richiede d'essere acquistato: sarebbe come anticipare il nome dell'assassino in un giallo fresco di stampa.

La critica di Benvenuti a Peters - Le tesi di Peters

Benvenuti Maurizio, Gentilissimo. La toponomastica del sentimento, 2008, Belletti

Belletti Editore
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Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Economia -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 10/02/2019