In Italia lo scrittore tedesco J. W.
Goethe (1749-1832) trascorse un lungo soggiorno, tra il 1786 e il 1788, durante il quale
stese note e appunti che avrebbe poi rielaborato letterariamente circa trent'anni più
tardi, nel Viaggio in Italia.
Oltre che negli scritti, Goethe
condensò immagini italiane in schizzi e disegni, fra i quali spiccano per particolare
raffinatezza quelli che ritraggono le assolate terre meridionali, dalla Campania alla
Sicilia.
J. W. GOETHE, Viaggio in Italia,
trad. E. Castellani, Mondadori, Milano 1983.
Basta girare per le strade e aprire gli occhi per
vedere spettacoli inimitabili.
Sul molo, uno dei punti più rumorosi della città,
vidi ieri un Pulcinella: in piedi su di un assito, era intento a litigare con una scimmia,
mentre su un balcone sovrastante una gran bella figliuola faceva offerta delle sue grazie;
vicino al palco della scimmia un medicastro magnificava i propri specifici, rimedio per
tutti i mali, davanti a una folla di baggei. Rafflgurato da Gérard
Dou, un quadro del genere avrebbe potuto mandare in visibilio contemporanei e posteri.
Oggi era anche la festa di san Giuseppe, patrono di
tutti i frittaroli, cioè dei venditori di pasta fritta, beninteso della più scadente
qualità. E poiché sotto il nero olio bollente arde di continuo una grande fiammata,
della loro sfera fa parte anche il tormento del fuoco; perciò iersera avevan fatto,
davanti alle loro case, una parata di quadri di anime del purgatorio e di giudizi
universali entro un lingueggiare e divampare di fiamme.
Sulle soglie delle case grandi padelle erano poste
su focolari improvvisati. Un garzone lavorava la pasta, un altro la manipolava e ne faceva
ciambelle che gettava nell'olio fumante. Un terzo, vicino alla padella, ritraeva con un
piccolo spiedo le ciambelle man mano ch'eran cotte e con un altro spiedo le passava a un
quarto che le offriva agli astanti; gli ultimi due garzoni erano ragazzotti con parrucche
bionde e ricciute, che qui simboleggiano angeli. Alcuni altri completavano il gruppo
mescendo vino ai la mercanzia; tutti gridavano, anche gli angeli, anche i cuochi. Il
popolo faceva ressa, perché in questa serata tutti i fritti si vendono a poco prezzo e
una parte del ricavo va persino ai poveri.
Scene simili potrei raccontarne a non finire; e ogni
giorno succede lo stesso, sempre qualcosa di nuovo e d'incredibile, basti pensare
all'immensa varietà delle vesti che si vedono per la strada, alla folla di gente nella
sola via Toledo!
E insomma, se si vive in mezzo al popolo non mancano
mai occasioni originali di divertimento; la sua naturalezza è tale da rendere naturali
anche noi.
Ecco per esempio Pulcinella, la maschera nazionale
tipica, come l'Arlecchino di Bergamo, come il Giansalsiccia [Hanswurst, nel testo] delle
Alpi: Pulcinella, il tipico servo paziente, tranquillo, piuttosto scanzonato, quasi
poltrone, eppure pieno d'umorismo; e di simili servitori e domestici se n'incontrano
dappertutto.
Il servo che avevo assunto oggi m'ha fatto proprio
divertire; e sì che tutta la difficoltà era di spedirlo a cercarmi inchiostro e penne.
Capiva a metà, tirava in lungo, si mostrava volonteroso e furfante insieme; insomma, una
scena cosi spassosa che sarebbe stata applaudita in qualsiasi teatro.
[olandese,
rappresentante della pittura di genere, allievo di Rembrandt]