JOHANN GOTTFRIED SEUME, L'Italia a piedi (1802),
a cura di A. Romagnoli, Longanesi, Milano 1973.
Non devi pretendere, né te l'aspetterai, che io ti
dia una descrizione topica, statistica, letteraria o pienamente cosmica delle città in
cui mi trattengo per qualche tempo. La mia dimora è troppo breve: simili notizie potrai
meglio ottenerle da viaggiatori di professione o da competenti di scienze particolari. Mi
limito a raccontarti alla buona quel che ho veduto, quel che m'interessa, e come me la
passo.
Abito a Monte Oliveto, ma non ti so dire come il
nome si connetta agli olivi; comunque è una delle strade più belle di Napoli, non
lontano da via Toledo, con cui si congiunge in alto. Proprietaria della casa è una
francese, che da alcuni anni, impaurita dai subbugli locali, per sua sicurezza si
trattiene a Marsiglia. Ho ragione di esser contento, sono alloggiato bene e a buon prezzo.
La compagnia è composta di stranieri, inglesi, francesi, tedeschi, questi ultimi in
maggior numero.
Da alcuni giorni m'accompagna in giro per la città
un vecchio genovese, che ha conosciuto mezza Europa e ora fa il servo di piazza e anche un
poco il cicerone. Il vecchio è intelligente, ha buon senso e sa apprezzare ciò che è
buono, e anche ciò che è bello. Mi ha tenuto un lungo sermone sulle ville dei mercanti
napoletani che vanno sorgendo nei dintorni. Da severo censore mi ha dimostrato che da esse
deriva il disastro di molte famiglie.
È una folle gara a chi possieda la villa più
splendida, le più ricche pariglie, e sappia godere e offrire i più squisiti piaceri. Si
fa a chi più in fretta riesce a dissipare, finché si arriva alla catastrofe. Tutto è
corrotto e sperperato, gli averi, i buoni costumi, l'onore. Non appena un commerciante è
diventato proprietario d'una casa di città, deve averne subito una in campagna, e questa
di regola gli costa più della prima. Il gioco, le donne, il maledetto cicisbeato frivolo
e vano sono i più forti stimoli al lusso, pur se il cicisbeato non è qui dominante come
a Roma.
Se tu mi obietti come mai un servo di piazza possa
parlare a codesto modo, ti rispondo: ognuno ha la sua parola da dire nel proprio campo, e
qui il vecchio è indubbiamente nel suo. I suoi colleghi di Lipsia e di Berlino sono
certamente in grado di fornire su certi argomenti informazioni molto migliori di quelle
che si possan trovare negli uffici municipali. Ognuno ha la sua sfera, il ministro delle
finanze e l'ultimo gabelliere.
Ho veduto la chiesa di san Gennaro; direi che Napoli
dovrebbe avere una cattedrale migliore. All'interno le cose più notevoli sono alcune
pietre tombali e la cappella del santo. Non è questo però 1uogo dove abitualmente suda;
ciò avviene fuori della città, all'ospedale, presso le catacombe.
Nelle catacombe strisciai carponi per oltre un'ora,
ammirai quel mondo sotterraneo e udii le spiegazioni dell'erudita guida, che, come
supponevo, era il campanaro dell'ospedale. Sopra le tombe si stende una parte del giardino
di Capodimonte. La guida mi narrò d'una quantità di miracoli qui certamente compiuti dai
santi Gennaro e Severo, e intanto io almanaccavo sull'origine di queste grotte.
Qua e là entro gli incavi delle celle vi erano
ancora scheletri, e a intervalli vere cataste di ossa, che mi fu detto risalivano al tempo
della grande pestilenza. Non ho veduto le catacombe romane, né quelle vicino alla città
né quelle di Rignano, perché buoni conoscitori m'avevano assicurato che vi era ben poco
da vedere: tutto era stato rimosso, e ormai quelle non erano che cave di pozzolana che a
poco a poco si erano estese fino a quella profondità e su un'enorme area, cosa questa
comprensibile e più che verosimile.