Un insegnamento mono o plurireligioso?

STORIA DELLE RELIGIONI


Un insegnamento mono o plurireligioso?

Leggendo l'art. di F. Messina sulla religione nelle scuole elementari ("Calendario del Popolo", n. 536/90), mi chiedevo se l'autore si rendeva conto di quello che scriveva e se se ne rendeva conto la redazione che aveva accettato di pubblicarlo. Su un punto almeno (quello relativo alla proposta che Messina fa di sostituire l'insegnamento della religione cattolica con quello dell'educazione o cultura religiosa), pensavo che la sinistra da tempo avesse le idee chiare.

In altre parole, il Messina dovrebbe essere così gentile da spiegare ai lettori del Calendario in che modo un'educazione religiosa (stiamo attenti agli aggettivi!) non implica alcuna "confessionalità" rispetto all'attuale insegnamento del cattolicesimo. In effetti, soltanto perché si sostituisce una disciplina "mono-religiosa" con un'altra "pluri-religiosa", si crede davvero d'aver superato il limite della "confessionalità"? Messina cioè è davvero convinto che laicità voglia dire soltanto "tolleranza religiosa", "rispetto di tutte le religioni", "pluralismo confessionale"?

Sembra di sognare. Sono almeno 500 anni che in Europa si parla di "tolleranza religiosa" (cioè dalla Riforma protestante) e sono almeno 200 anni (cioè dalla Rivoluzione francese) che si sostiene (seppure in maniera contraddittoria) il principio secondo cui la libertà di coscienza non riguarda solo la libertà "delle" religioni ma anche la libertà "da tutte" le religioni (principio, questo, sancito definitivamente dalla Rivoluzione bolscevica del 1917, anche se poi applicato nei modi rozzi che conosciamo). Possibile che Messina non abbia ancora afferrato un concetto così elementare? Oppure ritiene - sulla scia di Croce e Gentile - che la religione "non faccia male" alla coscienza dei bambini?

Che poi la sua proposta non è tanto quella di "sostituire" l'attuale insegnamento concordatario con l'educazione religiosa in senso lato (riferita alla fenomenologia e ai valori delle religioni), ma è quella di "affiancare" un insegnamento all'altro, riprendendo la vecchia ipotesi del "doppio binario" dei cattolici progressisti, sempre rifiutata dalla chiesa. In pratica egli, da un lato, giustifica l'insegnamento cattolico ribadendo che è parte del "patrimonio storico" della nazione (peraltro "storico" non vuol dire "contemporaneo": oggi i cattolici veramente praticanti sono pochissimi e il fenomeno religioso risveglia un relativo interesse solo quando si parla di "plagio" e "lavaggio dei cervelli" nell'ambito delle moderne sètte. Se poi vogliamo insistere sull'aggettivo "storico", non potremmo dimenticare che almeno un'altra decina di religioni fanno parte del patrimonio nazionale: dagli ortodossi ai musulmani, dagli ebrei ai valdesi, fino a tutte quelle correnti ereticali le cui idee, all'estero, hanno poi portato alla Riforma.

Per non parlare del fatto che tantissime altre realtà culturali fanno non meno parte del suddetto patrimonio, cui la scuola non presta alcuna attenzione: basti pensare ai dialetti regionali e locali, alle tradizioni, usi e costumi mutuati da secoli di dominazioni cosiddette "barbariche"... E che dire dell'influenza che ancora oggi esercitano sulla forma mentis degli italiani il diritto romano e la filosofia latina?).

Dall'altro lato, Messina giustifica un insegnamento pluralistico delle religioni col dire - e questo è veramente incredibile - che siccome "l'uomo non è ancora riuscito a spiegarsi tutti i fenomeni dell'esistente", allora la religione può servire "a mantenere viva la fiaccola delle aspirazioni umane verso l'ignoto e il sublime", per cui essa "non può e non deve essere cancellata dall'animo umano".

Ora, che non "possa" essere cancellata solo il diretto interessato ovviamente può deciderlo, e che non la si "debba" cancellare con la forza dalla coscienza degli uomini, è la coscienza stessa che lo impedisce (i paesi est-europei ne sanno qualcosa), ma che da questo si arrivi a dire che la religione è superiore alla scienza, ce ne corre. Sostenere che "la scienza, soprattutto quella medica (ma anche quella astronomica, e altre) affonda le sue radici storiche nella religione", è dire cosa a dir poco falsa, poiché proprio gli studi etno-antropologici da tempo hanno di-mostrato sia che la religione si è imposta alla collettività sfruttando le primitive cognizioni scientifiche, ovvero trasfor-mandole in pratiche magico-divinatorie e risanatrici di mali psico-fisici, sia che l'ulteriore sviluppo della scienza è potuto av-venire sempre in contrapposizione alle resistenze della religione, intenzionata a non perdere le posizioni di potere e di privilegio acquisite nel corso dei secoli.

Il Messina quindi deve documentarsi di più sull'origine e sul-la natura del fenomeno religioso. Solo così potrà capire in che modo questa realtà può essere affrontata in quell'ambito che lui definisce, e che si può senz'altro condividere, "socio-antropologico". Ma, finché quest'ambito non si forma nelle scuole italiane (dalle elementari alle superiori), è meglio conservare le attuali disposizioni ministeriali, che permettono a chiunque lo voglia di non lasciarsi indottrinare dagli insegnanti di religione cattolica. E' meglio questo, piuttosto che obbligare gli studenti a sorbirsi un insegnamento "religioso" di tutte le "religioni". Per i "non-avvalentisi" del diritto di fare religione cattolica, semmai il problema è quello di disporre di valide alternative "laiche" e "scientifiche".


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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Aggiornamento: 14/12/2018