LA STORIA ANTICA
dal comunismo primitivo alla fine dello schiavismo


INTRODUZIONE ALL'EPOCA PREISTORICA

PREMESSA

In che senso l'uomo primitivo era "primitivo"? In che senso intendiamo questo aggettivo? Non sarebbe stato meglio usare l'aggettivo "primordiale" o "ancestrale"? Nel linguaggio comune "primitivo" ha una connotazione negativa, equivalente a quella di rozzo, ignorante.

Il socialismo scientifico parlava di "comunismo primitivo", riferendosi a quell'epoca storica in cui non vi era divisione in classi, ma ha sempre sostenuto la necessità (o comunque l'inevitabilità) di uscire da quella formazione sociale. Il cordone ombelicale che teneva legato l'individuo alla tribù andava reciso.

Quindi, in tal senso, anche il socialismo scientifico contrapponeva l'aggettivo "primitivo" a quello di "evoluto", "scientifico", "consapevole". L'uomo era "primitivo" perché "ingenuo", "istintivo", timoroso nei confronti della natura, impossibilitato a uscire dal clan, dalla tribù, inevitabilmente destinato a diventare "religioso".

E se prendiamo le tesi dell'ideologia borghese, la denigrazione nei confronti della preistoria è mille volte maggiore. La stessa parola "preistoria" è indice eloquente del disprezzo che le civiltà antagonistiche nutrono nei confronti del comunismo primitivo. Ancora oggi è così. Gli ultimi "uomini primitivi" vengono visti con senso di commiserazione, compatimento, come un fenomeno da circo.

La "storia" inizia solo con la nascita delle "civiltà": tutti i manuali scolastici e universitari lo dicono, da sempre. Cioè inizia con la scrittura, le città, i commerci, il denaro, il potere, la forza militare, le conquiste territoriali e così via. Si è voluto guardare il passato non per quello che è stato, ma nello stesso modo con cui guardiamo il presente.

 LINEA DEL TEMPO

ANNI

NATURA

15-20 miliardi

Universo

10 miliardi

Galassia Via Lattea

5 miliardi

Sistema solare

4,5-4,6 miliardi

Terra (ere geologiche)

4 miliardi

Batteri / Alghe

570 milioni

Invertebrati

400 milioni

Pesci

300 milioni

Anfibi

250 milioni

Rettili

100 milioni

Uccelli

70 milioni

Mammiferi

5 milioni

Ominidi / Umani (evoluzione umana)

DOMANDE SULL’ESSERE UMANO

  1. Perché l’essere umano è emerso per ultimo in questa linea del tempo? Perché è una sintesi in grado di conservare tutto quanto lo ha preceduto e, nel contempo, è anche l’unico ente che contiene qualcosa che prima non c’era: la coscienza. L’universo ha preso coscienza di sé con la nascita dell’essere umano.
  2. Perché è occorso così tanto tempo prima che l’universo prendesse coscienza di sé? Perché nell’universo esiste il principio di evoluzione, secondo cui le cose più complesse nascono dopo quelle semplici, in un processo che non ha mai fine, poiché tutto è in perenne trasformazione, al punto che non viene neppure escluso il passaggio inverso: dalla complessità alla semplicità.
  3. L’universo conteneva già in sé la possibilità della propria autocoscienza? Sì, perché l’universo è destinato ad essere totalmente compreso dall’uomo.
  4. Che cosa dobbiamo capire? Come le cose si formano e come si sviluppano. Come stanno insieme queste tre categorie: possibilitàrealtànecessità, che regolano tutti i processi sociali e naturali. In particolare ci interessa sapere quale sia il senso della libertà e come questa libertà possa essere vissuta in forme e modi che non contraddicano l’essenza della nostra umanità.
  5. L’esperienza della libertà sul pianeta terra è l’unica possibile? No, perché anche questo pianeta ha una durata limitata, e poi perché la dimensione ultima dell’essere umano non è quella terrena ma quella universale. L’universo ha leggi oggettive, valide ovunque.
  6. Esiste il rischio che, non rispettando queste leggi, l’essere umano, sulla terra, distrugga l’ambiente naturale e quindi se stesso? Sì, proprio perché è dotato di libertà di coscienza. Ma poiché è la terra che appartiene all’universo e non il contrario, la distruzione della libertà sulla terra non implica la distruzione della libertà nell’universo, che è infinito nello spazio e illimitato nel tempo. Quanto non si riuscirà a realizzare su questo pianeta, dovrà essere realizzato nell’universo, se si vuole salvaguardare l’identità umana, senza costrizione alla libertà.

EVOLUZIONE UMANA

ANNI

CERVELLO (cm3)

TIPOLOGIE

AMBIENTE

ATTIVITA’

5.000.000-4.000.000

450-520

Austrolopiteco

(scimmia africana emisfero australe)

Foresta

Prateria

Di notte sugli alberi

Africa

- Posizione abbastanza eretta
- Raccoglie tuberi, frutti, piante
- Mangia insetti, carcasse di carne
- Usa bastoni, ossa, ciottoli
- Attrazione istintiva
- Accoppiamento promiscuo
- Difesa maschile del territorio
- Cibo equamente ripartito

4.000.000-3.000.000

630

Homo habilis

Savana

Foresta

Africa

- Pollice opponibile, specializzato, afferra oggetti
- Strumenti litici (chopper), scheggia la pietra per renderla acuminata e tagliente
- Usa bastoni di scavo
- Linguaggio parlato per la caccia di piccoli animali, che poi scuoia
- Difesa del territorio
- Si raggruppa per bande
- Calcola le distanze e si orienta nello spazio
- Sviluppa memoria e linguaggio e predisposizione alla simmetria (senso estetico)
- Uguaglianza dei sessi (fa vita di coppia in nuclei familiari organizzati)

1.800.000-250.000

900-110

Homo erectus o ergaster

(sinanthropus, pithecanthropus, atlanthropus)

Campi-base ai margini di foreste e savane

Dall’Africa in Asia, Indonesia, Europa

- Bipede con fisico sviluppato
- Insediamenti più stabili (capanne con muretti di legno e spazio riservato al focolare)
- Strumenti litici (amigdala, tagliente su due lati; utensili in osso decorati con incisioni astratte o simboliche)
- Usa e conserva il fuoco
- Caccia qualunque animale
- Nomade: segue migrazioni della selvaggina, ben equipaggiato
- Ogni generazione migra circa 50 km
- Vincoli di coppia
- Organizzazione per gruppi di caccia (uomini) e raccolta stagionale di frutti, foglie, radici, funghi (donne)
- Subisce I-II-III glaciazione
- S'interessa di pratica funeraria (postura rituale o simbolica)

250.000-40.000

1300-1600

Homo sapiens (Neanderthal)

Resti in Germania

Quasi tutta Europa (anche tra i ghiacci) e Africa

- Costituzione robusta
- Fabbrica attrezzi complessi (aggiunge un manico agli strumenti di pietra)
- Si copre con pelli di animale
- Costruisce ripari e abita caverne (uno spazio è riservato ai morti)
- Caccia in gruppi i grandi animali (mammuth, renne, cervi, cavalli, orsi…) e addomestica il lupo
- Cuoce qualunque cibo
- Vita familiare di coppia e per bande di 30-40 persone
- Parla lentamente
- Seppellisce i morti in apposite fosse (composti, arti flessi, braccia incrociate in grembo, offerte di cibo, strumenti vari, ghirlande di fiori)
- Dipinge
- Subisce la IV glaciazione
- Misteriosa la sua scomparsa

100.000-36.000

1000-2000

(in media 1500)

Homo sapiens sapiens (Cro-Magnon)

Resti in Francia

Emigra dall’Africa e popola tutta la terra

- Lavora legno, ossa, avorio
- Produce ami da pesca, aghi da cucire in osso o avorio, lampade, otri di cuoio per l’acqua, il trapano ad archetto
- Conosce la tecnica dell’incastro (p.es. impugnatura di legno con lama di pietra)
- Confeziona abiti e realizza ornamenti estetici
- Inventa l’arco per la caccia
- Usa il bulino (lama di selce a forma di scalpello per spaccare ossa, corna, tronchi…)
- Accende il fuoco e quindi cuoce qualunque cosa
- Costruisce ripari e vive in villaggi
- Culto della stirpe e dei morti (corredo funebre nelle sepolture)
- Linguaggio complesso e sviluppo di canto, danza, musica e pittura (incisioni e dipinti su pietra)

TEORIE SULL'EVOLUZIONE UMANA

Le differenze dell'homo sapiens sapiens sono così grandi rispetto agli altri animali che è assurdo pensare a una qualche evoluzione di elementi quantitativi, tanto più che la nostra specie sembra non aver avuto alcun rapporto con quella a noi più prossima, la Neanderthal, scomparsa per motivi misteriosi.

Da dove veniamo non lo sappiamo. E' inutile parlare di sicura evoluzione, di sicura provenienza dal Kenya, di "Eva nera" di centomila anni fa e via dicendo. Sono tutte teorie che rischiano di apparire ideologiche, viziate in partenza, con cui si cerca anzitutto di smentire quelle creazioniste dei credenti. Sarebbe sufficiente dire che quelle creazioniste sono mitologiche, suggestive certo sul piano letterario, ma assolutamente inutili su quello scientifico, proprio perché è il concetto stesso di "dio" che non ha senso, essendo indimostrabile. Dopodiché ci si dovrebbe limitare a sostenere che l'origine dell'essere umano resta ignota.

Noi possiamo soltanto dire che l'uso finalizzato di costruire strumenti per ottenerne altri è segno di intelligenza, o che la decisione di seppellire i morti corredando le loro tombe con gli oggetti che in vita gli appartenevano, è segno di sensibilità (evitando però di aggiungere che questa sensibilità era di tipo "religioso", poiché anche questa conclusione è ideologica, metafisica, condizionata dal nostro modo alienato di vedere le cose).

Sono troppi gli "anelli mancanti". Gli scienziati ci dicono che il processo di "ominazione" è stato incredibilmente lungo e complesso (e oggi continuiamo a vederlo nello sviluppo di un qualunque essere umano), ma non sappiamo affatto quando questo processo sia cominciato, cioè quando sia nato un essere umano effettivamente identico a quello odierno. Nessuno può dire quando i primi esseri umani abbiano iniziato a parlare.

Le date sono sempre molto approssimative, continuamente soggette a modificarsi ogni volta che si trovano dei reperti archeologici significativi. Per quanto ne sappiamo, l'attuale essere umano potrebbe anche essere nato a causa di fattori esogeni, esterni al nostro pianeta, che non dovremmo aver paura di ammettere, pensando che, facendolo, si presterebbe il fianco a interpretazioni clericali.

Tutto ciò che non è in qualche modo sperimentabile, verificabile, dimostrabile o non esiste o comunque non ci riguarda, non è indispensabile alla nostra esistenza, in quanto possiamo vivere come se non ci fosse. Questa forma di ateismo, che ognuno di noi dovrebbe avere come convinzione naturale, non può però escludere l'idea che l'essere umano possa essere in realtà "figlio dell'universo" e non tanto della sola "terra".

Le cause ultime della nostra esistenza potrebbero essere molto più remote ed eterogenee di quel che crediamo. Nessun adulto è in grado di ricordarsi cosa provava quand'era nel ventre della propria madre. Le nostre origini sono destinate a restare sconosciute.

Tuttavia se noi sviluppassimo la consapevolezza che non è solo la terra il nostro habitat naturale ma addirittura l'intero universo, noi dovremmo arrivare alla conclusione che la nostra esistenza ha un'origine infinita, a differenza di quella di qualunque altro animale, ed è anche destinata a non avere alcun termine. Se noi arrivassimo a dire che l'essere umano in realtà non è mai nato e mai morirà e che tutto quello che vediamo su questo pianeta è soltanto un processo di trasformazione, le cui cause risiedono nelle leggi dell'universo, noi saremmo sicuramente più vicini alla verità che non quando diciamo di provenire dalle scimmie.

Se diciamo di provenire dalle scimmie siamo ridicoli, poiché le differenze, nonostante il 97% di geni compatibili, sono enormi, e se anche volessimo tornare indietro, non riusciremmo mai a spiegarci perché mai noi siamo andati così avanti. Nessuna specie animale, nello stesso arco di tempo di milioni di anni, ha mai fatto progressi così significativi da poter dire: "ecco siamo diventati una cosa completamente diversa".

Le diverse caratteristiche fisiche che, nella nostra specie, separano p.es. i neri dai bianchi non è affatto detto che siano frutto di un processo evolutivo. Noi non possiamo sapere con sicurezza se i nostri più antichi progenitori fossero neri come l'ebano. Certamente dal nero al bianco vi è recessione (basta vedere la muscolatura, la dentatura, il timbro della voce, la resistenza alla fatica e altre cose ancora, per accorgersene), ma questo non toglie che possa essere esistito un processo inverso, che ha portato l'olivastro al nero, come l'olivastro al bianco o al giallo.

Cioè noi non possiamo escludere con sicurezza che in origine il colore della pelle fosse qualcosa di poco definito, che si è andato precisandosi (in questo caso specializzandosi) a seconda dell'ambiente via via incontrato. In questa maniera, se evoluzione c'è stata, riguarderebbe solo aspetti di tipo formale (fisico, anatomico, fisiognomico), il cui tempo di realizzo sarebbe stato molto più breve di quel che non si pensi. In questo modo peraltro si spiegherebbe il motivo per cui la scomparsa del Neanderthal non abbia inciso sulla riproduzione e diffusione della specie umana.

L'evoluzione del genere umano non può essere avvenuta sulla base di un'unica linea di continuità, che ha avuto un unico punto di partenza. Ci deve essere anzi stato un luogo geografico da cui si sono diramate più linee, ognuna delle quali, pur partendo da elementi genetici comuni, ha preso a differenziarsi a seconda degli ambienti incontrati.

Gli esseri umani potrebbero essere non tanto "usciti" dall'Africa, come generalmente si crede, quanto piuttosto "entrati". Così come sono entrati in tutti gli altri continenti, dopo essere partiti da un luogo comune, un luogo che non poteva aver già prodotto un essere umano fortemente caratterizzato nel colore della pelle, nella forma degli occhi, nel tipo di statura ecc.

E' più facile pensare che all'inizio sia esistito qualcosa di neutro o di indifferenziato, come l'ancestrale pangea, che col tempo, mutando l'ambiente grazie al proprio nomadismo, è andato diversificandosi in maniera significativa. L'ambiente originario può essere stato un punto qualunque lungo la fascia che va dal tropico del Cancro a quello del Capricorno, dove il clima era favorevole in quanto mitigato dalla presenza delle foreste, la maggior parte delle quali oggi sono scomparse perché disboscate dalle civiltà schiavistiche.

Questa "cosa neutra" (né troppo bianca né troppo scura, né troppo alta né troppo bassa ecc.) può essersi formata in virtù di processi non necessariamente evolutivi, cioè provenienti da specie animali inferiori alla nostra (è infatti evidente che se si parte da una scimmia è poi impossibile non parlare di "evoluzione"). Alla nostra nascita possono aver contribuito elementi esterni al pianeta, che al momento non conosciamo, anche se sappiamo che la formazione della terra è stata incredibilmente complessa.

Noi non sappiamo il modo esatto in cui il nostro pianeta s'è formato. Perché p.es. parliamo di "evoluzione" e non di "involuzione" quando diciamo che ci siamo staccati da una stella e in seguito ci siamo raffreddati, permettendo così la formazione di una crosta terrestre? La terra non sarebbe nulla senza il sole, che è l'unico a fecondare. Semmai dovremmo chiederci il motivo per cui soltanto il nostro sole abbia fecondato.

Intuitivamente l'unica risposta che possiamo dare a questa domanda è che tra essere umano e universo non sembra esservi una differenza sostanziale, nel senso cioè che deve per forza esservi qualcosa di "umano" all'origine dello stesso universo, e l'universo, infinito e illimitato nel tempo e nello spazio, altro non attenderebbe che di essere "abitato" in ogni sua parte da questo ente di natura.

IL CULTO DEI MORTI

Un qualunque manuale scolastico di storia antica non ha dubbi nel sostenere che il culto degli uomini per i morti (a partire dall'uomo di Neanderthal) è indizio sicuro dello svilupparsi di una certa "coscienza religiosa" e che quindi il "senso religioso" è connaturato all'essere umano. Cioè ogniqualvolta dentro le tombe gli scienziati trovano resti di cibo, attrezzi, armature ecc., giungono ovviamente alla conclusione che gli uomini primitivi credevano quanto meno che l'anima, dopo la morte, sopravvive al corpo.

Così facendo, noi applichiamo categorie moderne ad azioni che vanno, in realtà, considerate naturali. Quando in vita si sviluppano sentimenti forti per una persona, è normale pensare ch'essa continui ad esistere anche dopo la morte. Ma questo non significa affatto che gli uomini primitivi fossero "religiosi", che per noi vuol dire "credere in qualche divinità".

Oggi la parola "religione" è monopolio della chiesa e, per essa, la religione presuppone sempre la fede nella trascendenza divina. Sicché quando si osserva che l'uomo primitivo si limitava a manifestare la propria fede religiosa corredando la tomba di oggetti che il morto aveva usato in vita, inevitabilmente siamo portati a pensare che avesse una fede "primitiva", ancora molto superficiale.

E così non riusciamo più a distinguere quando un certo comportamento è "naturale" e quando invece - come lo è in genere quello dei credenti in un dio - è frutto di una "alienazione".

Glaciazioni EUROPEE DEL PLEISTOCENE
(primo periodo dell’era quaternaria O NEOZOICA)

NOMI ALPINI DI FIUMI

SEQUENZE

ANNI

GÜNZ

I (glaciazione)

800.000-720.000

A (interglaciazione)

720.000-600.000

MINDEL

II (glaciazione)

600.000-330.000

B (interglaciazione)

330.000-250.000

RISS

III (glaciazione)

250.000-130.000

C (interglaciazione)

130.000-80.000

VÜRM

IV (glaciazione)

80.000-12.000

D (interglaciazione)

12.000-oggi

L'Era Glaciale che gli scienziati sono in grado di studiare è iniziata 40 milioni di anni fa con la crescita della calotta glaciale del polo sud (Antartico), e circa 3 milioni di anni fa si è avuta l'espansione della calotta glaciale del polo nord (Artico). Da allora vi sono stati dei periodi di glaciazione durante i quali le calotte si sono estese e ritirate ciclicamente. L'ultimo periodo glaciale (la glaciazione Würm), è terminato circa 12.000 anni fa, in cui si sono formate temperature e precipitazioni analoghe a quelle odierne.

Durante le glaciazioni i mari regrediscono, mentre il contrario avviene nei periodi di disgelo. Oggi i ghiacciai occupano 1/10 di tutte le terre emerse: nel massimo della loro espansione ne hanno occupate 1/3. Le quattro glaciazioni hanno ricoperto le Alpi con una calotta di ghiaccio spessa fino a 2.000 metri.

Al culmine dell'ultima glaciazione l'abbassamento marino arrivò fino a 100 metri, tant'è che 20.000 anni fa, laddove oggi esiste lo stretto di Bering, era possibile attraversarlo a piedi, passando dalla Russia all’Alaska.

Le cause possibili delle glaciazioni:

  1. le variazioni periodiche dell'orbita della Terra attorno al Sole,
  2. le variazioni dell'attività solare,
  3. le eruzioni vulcaniche,
  4. l'eventuale impatto di meteoriti.

Il clima migliore la Terra l’ha raggiunto nel 5000 a.C., che è l'epoca delle grandi civiltà del bacino del Mediterraneo (egizi, fenici ecc.). Intorno all'anno 1000 a.C. il clima divenne più fresco e più umido, con una leggera avanzata dei ghiacciai. Questa situazione rimase fino all'800 dell'era cristiana, quando il clima divenne più mite e i ghiacciai tornarono a ritirarsi.
Intorno al 1300 d.C. la temperatura si abbassò di nuovo e iniziò la cosiddetta “piccola età glaciale”, che durò tre secoli (1590-1850). In questo periodo si ebbe un'avanzata dei ghiacciai, che nei territori alpini invasero i terreni coltivati e distrussero case e villaggi. Il clima influì negativamente sull'agricoltura, provocando carestie che ridussero di un terzo la popolazione dell'Europa.

A metà dell’Ottocento un'inversione climatica fece registrare un aumento della temperatura, che portò all'inizio del Novecento a un nuovo miglioramento climatico con una conseguente brusca regressione dei ghiacciai.

La situazione restò invariata fino al 1960, quando iniziò una nuova espansione dei ghiacciai. Dal 1986 questa tendenza pare attenuarsi e alcuni ghiacciai sono in regressione.

I nomi alpini si riferiscono a quattro affluenti minori del Danubio in Germania.

ERE GEOLOGICHE

PERIODO IN ANNI

DENOMINAZIONE

4.500.000.000 – 570.000.000

Archeozoico
(arcaica, originaria)

570.000.000 – 220.000.000

Paleozoico
(primaria, antica)

220.000.000 – 70.000.000

Mesozoico
(secondaria, di mezzo)

70.000.000 – 2.000.000

Cenozoico
(terziaria, recente)

2.000.000 - oggi

Neozoico
(quaternaria, nuova)

Zoico da zoon = vita

L’era neozoica viene anche detta “antropozoica”, poiché essa si configura come “età della pietra lavorata dall’uomo”.

ETA’ DELLA PIETRA

ANNI

ETA’

CARATTERISTICHE

2.000.000 – 14.000

Paleolitico

(pietra antica, scheggiata)

- 4 glaciazioni
- comparsa dell’homo sapiens sapiens
- nomadismo (caccia, pesca, raccolta)
- fuoco
- sepoltura dei morti
- graffiti nelle caverne
- clan e tribù

14.000 – 10.000

Mesolitico

(pietra di mezzo, scheggiata)

- fine delle glaciazioni
- arco e fiocina
- barche e palafitte

10.000 – 4.000

Neolitico

(pietra nuova, levigata)

- agricoltura
- allevamento
- stanzialità
- comunità di villaggio
- tessitura / filatura
- argilla

RIVOLUZIONE AGRICOLA NEL NEOLITICO

A partire dall’8000 a.C. nasce l’agricoltura, favorita dal fatto che durante il Mesolitico i cambiamenti climatici avevano diminuito la grossa selvaggina da clima freddo (mammuth, bisonti, renne, orsi….).

Prima di arrivare all’agricoltura si pensa di addomesticare alcuni animali (capre, pecore, maiali, buoi, lupi, oche, renne, cavalli…).

L’agricoltura nasce quando ci si accorge che le piante che si mangiano potevano anche essere coltivate. E ciò avviene grazie all’invenzione prima della zappa, poi della vanga e, successivamente, dell’aratro in legno, trainato da una forza prima umana, poi animale, con cui si poteva dissodare la terra e piantarvi dei semi.

In Europa, all’inizio, i semi principali sono: avena, segale, vino, ulivo; in Africa: orzo, grano, riso, miglio, sorgo, piselli, lenticchie, palma; in Medio Oriente: orzo, dattero, cipolla, frumento, farro, piselli, lenticchie, ulivo; in America: ananas, avocado, cacao, mais, fagiolo, zucca, patata, pomodoro; in Asia: erba medica, canapa, grano, riso, soia, aglio, banano, cocco.

Quando si sviluppa l’agricoltura l’uomo da nomade diventa stanziale, ma gli allevatori restano nomadi. Per essere stanziali si dovevano allestire dei villaggi permanenti costituiti da capanne di legno o di pietra o di argilla.

Nei villaggi si sviluppa la produzione di vasellame di argilla, modellata a mano e cotta al fuoco, per conservare i cereali e i prodotti della terra. Per macinare i cereali occorreva la mola di pietra.

Nei villaggi, usando il manto di alcuni animali addomesticati (ovini e caprini), si sviluppa la filatura e la tessitura, grazie all’uso del telaio (successivamente si useranno il lino e il cotone, ricavandoli dalle piante).

Quando il cibo eccede le necessità vitali, viene scambiato (barattato) con altri oggetti prodotti dai villaggi limitrofi e di cui si può aver bisogno.

Gli spostamenti da un villaggio all’altro fanno nascere l’esigenza di avere carri dotati di ruote, trainati da animali (ma gli scambi avvengono anche attraverso fiumi e laghi, usando delle imbarcazioni).

Sul piano sociale i villaggi sono divisi in tanti clan familiari, con vincoli di parentela. L’insieme dei clan è una tribù. Ogni clan è rappresentato da persone autorevoli che partecipano all’assemblea della tribù, dove il capo (eletto dall’assemblea) è generalmente un uomo con molta esperienza, affiancato da un consiglio di altri anziani. Non esistono discriminazioni sociali basate su sesso, forza fisica, provenienza e la proprietà dei mezzi produttivi è comune.

L'ERA QUATERNARIA

L'era quaternaria o neozoica si suddivide in Pleistocene (inferiore, medio e superiore) e Olocene. Quest'ultimo (quello del definitivo sviluppo dell'Homo sapiens, l'unico sopravvissuto del genere Homo, e destinato a diventare in breve tempo, con la sottospecie Homo sapiens sapiens, l'essere dominante del pianeta) si suddivide in cinque età:

Mesolitico
pietra di mezzo
Vicino Oriente dal 12000 all'8000 a.C.
Estremo Oriente e Occidente dall'8000 al 4000 a.C.
Neolitico
pietra nuova o levigata
Vicino Oriente dall'8000 al 4000 a.C.
(Gerico, 6850 a.C.) (1)
Estremo Oriente e Occidente dal 4000 al 3000 a.C.
Eneolitico
pietra e rame
Vicino Oriente dal 4000 al 3000 a.C.
Estremo Oriente e Occidente dal 3000 al 2000 a.C.
Età del bronzo (2) Vicino Oriente dal 3000 al 1300 a.C.
Estremo Oriente e Occidente dal 2000 al 500 a.C.
Età del ferro Vicino Oriente dal 1300 a.C.
Europa dal 700 a.C.

(1) Gerico, nella valle del Giordano, è il più antico stanziamento agricolo sin qui datato.
(2) L'età del bronzo rappresenta il passaggio decisivo verso la cosiddetta "civiltà".

cfr Matriarcato - Nomadi e Sedentari - Stereotipi dei manuali

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 01/05/2015