STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


MEDIOEVO INGLESE

I - II

Morte di Wat Tyler

LA CAMPAGNA INGLESE ALLA FINE DEL XIV SECOLO E NEL XV

La rivolta di Wat Tyler diede il colpo di grazia alla servitù della gleba in Inghilterra. Nel corso del XV secolo la maggioranza dei contadini si era riscattata e le loro obbligazioni erano state trasformate in pagamento in denaro. Il feudatario restava sempre il proprietario della terra, mentre i contadini diventavano affittuari ed erano tenuti a prestazioni in danaro e in servizi; essi però erano, ora, in gran parte liberi personalmente e i loro obblighi verso il feudatario non erano gravosi come in passato.

Con la caduta delle prestazioni gratuite della manodopera molti feudatari dovettero dare in affitto ai contadini le proprie terre padronali. Di ciò approfittarono soprattutto i contadini più ricchi. Lo sviluppo della produzione mercantile affrettava la stratificazione sociale dei contadini, e creava un gruppo di ricchi che sfruttavano il lavoro salariato degli strati che non possedevano terra o ne possedevano pochissima. I contadini arricchiti erano gli affittuari principali delle terre padronali, e i più intraprendenti riuscivano persino a trovar posto fra la piccola nobiltà.

Verso il XV secolo si trasformò anche il carattere di una parte notevole della nobiltà inglese. Molti proprietari feudali piccoli e medi non vivevano ormai tanto della rendita feudale quanto sullo sfruttamento del lavoro salariato dei braccianti rurali. Insieme ai ricchi borghesi che avevano comperato terreni, e ai contadini più facoltosi, essi formavano la “nuova nobiltà”, strettamente legata al mercato e affine, per interessi, ai mercanti e ai ricchi cittadini.

Lo sviluppo della produzione dei tessuti di lana rese assai vantaggioso l’allevamento degli ovini (alla fine del XV sec.), che cominciò a essere praticato intensamente da molti “nuovi nobili” e dai ricchi contadini. Essi miravano a impossessarsi delle terre comuni per farvi pascolare i propri grandi greggi, a danno dei piccoli e medi coltivatori, e organizzavano grandi aziende nelle quali veniva sfruttato il lavoro salariato. In tal modo alla fine del XV sec. nella campagna inglese si riscontravano già le premesse per lo sviluppo di rapporti capitalistici.

LO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA E DEL COMMERCIO

Grandi trasformazioni avvennero anche nell’organizzazione della produzione artigianale, soprattutto nel campo della fabbricazione del panno, che nei secoli XIV-XV era diventata la branca più importante dell’industria tessile inglese.

Nel XIII sec. e nella prima metà del secolo successivo, la lana greggia era l’articolo più esportato, ma dalla metà del XIV secolo in poi essa venne soppiantata dall’esportazione dei panni di lana. Alla fine del XV sec. l’Inghilterra occupava il primo posto in Europa per l’esportazione tessile.

Le vecchie città, con il loro sistema basato sulle corporazioni, ostacolavano lo sviluppo della grande produzione, perciò le industrie più progredite si trasferirono nei distretti agricoli. Nelle campagne gli imprenditori non erano soggetti ad alcuna limitazione, e inoltre erano vicini alle fonti della materia prima, e potevano sfruttare liberamente gli artigiani rurali non organizzati e non tutelati da alcun statuto di corporazione.

In molti villaggi, soprattutto nel XV secolo, la produzione di panni di lana s’accrebbe notevolmente e nelle case contadine comparvero i telai. Le donne si occupavano della cardatura e della filatura della lana. Il panno veniva prodotto così da piccoli artigiani, che comperavano piccole partite di lana, le lavoravano e vendevano il prodotto finito sui mercati locali. I mercanti-incettatori ebbero un ruolo sempre maggiore nella produzione del panno, poiché essi davano la materia prima a credito ai piccoli artigiani rurali, ricevendo il prodotto finito o semilavorato a un prezzo irrisorio. In tal modo, alla fine del XV sec., in Inghilterra nacque una nuova forma di produzione industriale: la manifattura capitalistica disseminata.

La concorrenza dell’industria sorta nei villaggi fece decadere molte vecchie città. Le Fiandre e l’Italia chiedevano grandi quantità di panno greggio inglese non tinto, che poi veniva rifinito nei grandi laboratori di quei paesi. Ma nel XV sec. l’Inghilterra produceva anche panno di alta qualità, che veniva smerciato in molti paesi europei.

Gli imprenditori aprivano grandi opifici per la lavorazione del panno e introducevano vari miglioramenti tecnici. Il panno veniva in parte incettato già in Inghilterra dai mercanti fiamminghi, italiani e anseatici: quest’ultimi smerciavano il panno inglese anche nei paesi baltici orientali e a Novgorod. Anche gli inglesi partecipavano attivamente al commercio marittimo. Nella seconda metà del XIV sec. furono emanati i primi atti di navigazione, che prescrivevano ai mercanti inglesi di noleggiare solamente navi inglesi per il trasporto di merci nazionali. Si formarono così le prime compagnie dei cosiddetti “mercanti-avventurieri”.

LA LOTTA DELLE FAZIONI FEUDALI PER IL POTERE

I grandi feudatari, che non riuscivano ad adattarsi ai nuovi rapporti di produzione e a ricostruire la propria economia, cercavano fonti di guadagno nelle guerre e soprattutto nella spoliazione delle masse popolari, ricorrendo a nuove tasse statali, delle quali incameravano la gran parte. Di questo stato di cose soffrivano principalmente i contadini.

Questi nobili disadattati depredavano anche le tenute e i castelli dei loro vicini, e alcuni praticavano persino il brigantaggio sulle grandi strade ed entravano in conflitto anche con le truppe governative. Le elezioni al parlamento erano influenzate dai grandi feudatari, che tenevano saldamente nelle loro mani la Camera alta, mentre la Camera bassa era in pratica controllata dai loro agenti. Nel 1399, su iniziativa dei grandi feudatari delle contee settentrionali, venne deposto il re Riccardo II, e al suo posto i baroni posero Enrico di Lancaster (Enrico IV). Sotto la nuova dinastia la violenza politica dei grandi feudatari si accentuò.

Per paura delle masse popolari, i feudatari laici non osavano entrare in conflitto con quelli ecclesiastici, e rinunciarono ai piani di confisca delle terre della Chiesa. La dottrina di Wycliffe venne dichiarata eretica, e i lollardi furono duramente perseguitati, e contro di essi fu emanato uno statuto speciale, detto “Sul rogo degli eretici”.

La guerra con la Francia, placatasi sotto Riccardo II, riprese con rinnovata violenza con Enrico V (1413-1422), che nella guerra vedeva sia un mezzo per distogliere il popolo dalla lotta interna, sia un pretesto per chiedere nuove tasse e per accontentare i feudatari, assetati di bottino.

Morto Enrico V, la corona andò al figlio, Enrico VI, (1422-1461), che in quel momento non aveva ancora un anno. Attorno al trono si accese la lotta dei grandi feudatari per il potere, mentre in Francia la lotta contro gli inglesi si era trasformata in una guerra popolare di liberazione. Gli inglesi subirono gravi sconfitte, e l’una dopo l’altra persero quasi tutte le terre conquistate in Francia (eccetto il porto di Calais). Il dominio dei feudatari, l’eccezionale aumento delle tasse e la dilapidazione dell’erario provocarono un fortissimo malcontento tra la popolazione lavoratrice, e anche tra i ricchi cittadini e la “nuova nobiltà”. Una nuova insurrezione (1450), partendo dalla contea di Kent, si estese a tutta l’Inghilterra.

L’INSURREZIONE DI JACK CADE

La massa principale degli insorti era costituita dai contadini, ma ad essi si unirono molti piccoli nobili. Il capo dei rivoltosi era Jack Cade, che era stato soldato. Formato un esercito di 20.000 uomini, egli mosse verso Londra. In un manifesto reso pubblico Cade protestava contro le imposte e le ammende, contro le violenze dei funzionari reali e le pressioni illegali sul parlamento e anche contro la guerra in Francia. Gli insorti chiedevano la fine di questa situazione, il ritorno al re dei beni reali usurpati dai signori feudali e l’allontanamento dei consiglieri odiati. Inoltre fu avanzata una richiesta di carattere prettamente sociale: la soppressione della “legislazione operaia”.

L’insurrezione, diretta contro il predominio dei grandi feudatari, inizialmente riportò grandi successi, e le truppe governative non vollero misurarsi con l’esercito di Cade. I rivoltosi giunsero a Londra, e, grazie alle masse cittadine, poterono entrare in città, ove uccisero i consiglieri reali che riuscirono a catturare. Ma l’accordo con lo strato superiore della popolazione della città fu di breve durata; impauriti dalle proporzioni della rivolta i ricchi cittadini, con il Sindaco in testa, si armarono e cacciarono gli insorti con l’aiuto della guarnigione.

Con false promesse di amnistia il governo riuscì a dividere l’esercito di Cade. I piccoli nobili e i contadini facoltosi cominciarono ad abbandonare le file degli insorti. Cade si ritirò a Londra e cercò di riorganizzare l’esercito, ma il governo lo precedette, e Cade fu catturato e ucciso. Per soffocare la rivolta il governo ricorse ad una terribile repressione, che restò nella memoria popolare come “la mietitura delle teste”.

LA GUERRA DELLE DUE ROSE

La rivolta di Cade e l’acutizzazione della lotta di classe indussero i ricchi cittadini e la “nuova nobiltà” a fondare tutte le proprie speranze su un forte potere regio, inteso come arma per domare i movimenti popolari e per lottare contro i soprusi dei grandi feudatari. Come contrappeso alla dinastia dei Lancaster, essi diedero il loro appoggio ai duchi di York, imparentati con la casa reale, proprietari di enormi latifondi e aspiranti al trono.

Entrambe le fazioni si prepararono alla guerra aperta, e nel 1455 avvenne il primo scontro, che segnò l’inizio di una guerra civile protrattasi dal 1455 al 1485, e passata alla storia con il nome di “Guerra delle Due Rose” (nello stemma dei Lancaster c’era una rosa scarlatta, mentre in quello degli York ce n’era una bianca). Per i Lancaster parteggiava la maggior parte dei grandi feudatari, specialmente quelli del nord abituati all’indipendenza politica, e che disponevano di grandi forze armate; gli York erano sostenuti da una parte dei grandi feudatari dei territori meridionali e orientali più sviluppati, e da buona parte della “nuova nobiltà” e dei ricchi cittadini.

Per molti feudatari delle due fazioni questa guerra era solo un pretesto per nuove spoliazioni e per consolidare la propria indipendenza politica, e la guerra delle Due Rose fu l’epoca del trionfo della violenza, dell’arbitrio e dell’illegalità dell’aristocrazia feudale. Dopo vari scontri sanguinosi Edoardo di York prese Londra e venne proclamato re con il nome di Edoardo IV (1461-1483). Egli punì severamente i baroni lancasteriani, ma aveva poca fiducia anche nei suoi seguaci, e quindi si circondò di cavalieri, concedendo loro titoli nobiliari e possedimenti terrieri.

Le elezioni parlamentari ebbero luogo sotto l’influenza della nobiltà feudale. Edoardo IV tentò di scavalcare il parlamento, soprattutto nel campo finanziario, preferendo ricorrere ai cosiddetti “doni volontari” o ai prestiti.
I ricchi cittadini non rifiutavano questi prestiti al re, perché vedevano in un forte potere regio una garanzia contro un ritorno dell’anarchia feudale.

Dopo la morte di Edoardo IV, il trono andò al suo giovane figlio minorenne Edoardo V. Quest’ultimo fu detronizzato da suo zio Riccardo, che lo fece strangolare in prigione, e salì al trono con il nome di Riccardo III. I suoi tentativi di reprimere gli arbitrii dei baroni provocarono una nuova ribellione, e i baroni presentarono come candidato al trono Enrico Tudor, imparentato con la casa Lancaster. Nel 1485 ebbe luogo a Bosworth la battaglia decisiva tra l’esercito di Riccardo e quello di Enrico Tudor. Riccardo III fu sconfitto e trovò la morte sul campo. Enrico fu proclamato re d’Inghilterra (Enrico VII).

Il fondatore della nuova dinastia dei Tudor combatté incessantemente contro l’autonomismo dei baroni e consolidò il potere regio, aiutato in ciò anche dal fatto che durante la guerra delle Due Rose erano periti molti esponenti della vecchia nobiltà. La confisca delle loro terre fece crollare la base della potenza di quel gruppo di feudatari, mentre contemporaneamente cresceva l’importanza sociale della nuova nobiltà, interessata al consolidamento del potere regio.

La fine delle guerre interne (1485) creò le premesse per la formazione di una salda unità territoriale. Lo sviluppo del mercato interno e il consolidamento dei rapporti economici tra le varie parti del paese contribuirono a creare l’unità economica dell’Inghilterra. Già alla fine del XIV sec. e all’inizio del successivo s'era formata la lingua unitaria inglese sulla base del dialetto londinese, che si arricchì di parole francesi, e anche latine. La nuova lingua venne accettata sia dal popolo che dai letterati.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015