NICOLA CUSANO (Nicola o Niccolò Krebs)

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NICOLA CUSANO (Nicola Krebs)

I - II - III

Cusano

Nicola o Niccolò Krebs (1401-1464) fu detto Cusano perché nativo di Cues, sulla Mosella, presso Treviri, in uno dei possedimenti ecclesiastici della Germania.

QUADRO CULTURALE

I due filoni fondamentali del pensiero filosofico di Cusano, quello giuridico, matematico-scientifico da un lato e quello filosofico-teologico dall'altro fanno riferimento rispettivamente alle due università in cui ebbe luogo la sua formazione. Per il primo Padova e per il secondo Colonia. Quivi ebbe come maestro Emerico da Campo, un seguace della filosofia di Alberto Magno, che a Parigi aveva appreso a fondo il pensiero di Raimondo Lullo.

L'aristotelismo di Alberto, profondamente neoplatonizzato, il pensiero di Lullo con la spiccata preferenza per i procedimenti simbolici, quello di Emerico stesso così legato anche allo Pseudo Dionigi rappresentano le fonti più remote nella formazione della filosofia e della teologia del Cusano. In seguito risentì profondamente dell'influsso del pensiero di Agostino, Eckhart e della lettura dei testi platonici.

A livello storico ed ideale il Cusano si colloca tra la Scolastica medievale e la Retorica umanistica e ciò per i seguenti motivi:

a) per la sua opposizione all'argomentare discorsivo spesso oscuro e vacuo della filosofia scolastica;

b) per la sua opposizione verso la concezione essenzialmente retorica degli umanisti e da qui il suo rivolgersi verso una forma di pensiero allusivo, che procede attraverso simboli e congetture (vedi il tema della dotta ignoranza e lo stretto legame con la teologia negativa).

Si può parlare allo stesso tempo di isolamento e consonanza con il suo tempo perché:

a) Cusano da un lato offre al suo tempo spunti graditi ai circoli umanistici, come:

+ il filosofare non scolastico,

+ l'esaltazione dell'uomo-microcosmo,

+ l'uso delle matematiche, in luogo dei concetti astratti, per alludere all'assoluto (vedi i rapporti matematici per artisti e teorici dell'arte rinascimentale: es. l'Alberti);

+ la ripresa della filosofia patristica e agostiniana, attingendo al neoplatonismo al di là della mediazione arabo-ebraica di Averroé, Avicenna e Maoimon.

b) Dall'altro lato Cusano si presenta isolato rispetto al suo tempo, soprattutto per il suo dispregio della retorica e il ricorso alla teologia negativa.

QUADRO STORICO

La vita e l'opera del Cusano si collocano in quel periodo storico che si contraddistingue per un evento di massima portata: lo SCISMA D'OCCIDENTE. Vediamo in breve la sequenza degli eventi:

+ l'elezione del papa italiano Urbano VI pone fine all'esilio avignonese;

+ continua però a sussistere il partito avignonese, rappresentato dai cardinali francesi, i quali dichiarano invalida l'elezione del papa e nel 1378 nominano antipapa Clemente VII imparentato con la casa reale francese;

+ alla loro morte , entrambi i papi ebbero un successore. La Cristianità si divise in due obbedienze papali quasi uguali, una romana e una avignonese;

+ il Concilio di Pisa (1409) risolse il problema dell'unità del papato con la deposizione dei due papi in carica, Gregorio XII e Benedetto XIII, contro i quali si elevò l'accusa di scisma ed eresia e con l'elezione di Alessandro V, un greco;

+ ma nessuno dei due cedette e allora si arrivò ad avere tre papi;

+ Sigismondo, re di Germania strappa a Giovanni XXIII (successore di Alessandro V) il consenso per il Concilio Generale a Costanza (1414-18);

+ Quivi viene eletto papa Martino V, il quale non approva però il principio della superiorità del Concilio sul papa (teoria conciliare);

+ Concilio di Basilea (1431-38): costituitosi in modo più collegiale e "democratico" per avviare una riforma della chiesa, termina con la nomina dell'ultimo antipapa (Felice V). A questo concilio partecipa anche il Cusano che dapprima è a favore della tesi conciliare, pur concedendo qualcosa alla tesi curialistica del primato pontificio (Vedi l'opera De Concordantia Catholica), ma poi passa decisamente dalla parte papale con la minoranza dei conciliari di Basilea, che lo elegge a far parte della delegazione da inviare a Costantinopoli per recare l'imperatore e il patriarca di Costantinopoli al concilio di Ferrara-Firenze (trasferimento del Concilio di Basilea)

ITER BIOGRAFICO E INTELLETTUALE

+ Studia alle università di Heidelberg, Padova (qui diviene dottore in diritto canonico) e Colonia.

+ Esplica una attività di ricercatore di codici antichi e diventa noto agli umanisti italiani.

+ Partecipa al concilio di Basilea e Ferrara (1431-49).

+ Viaggio a Costantinopoli (1437-8).

+ Scrive la sua opera più importante: il De docta ignorantia (1440) e il De coniecturis (1440-5).

+E' nominato cardinale e a Roma scrive l'Idiota (1450).

Diamo alcuni elementi portanti dello sviluppo concettuale dell'autore:

1) Il De Docta ignorantia esprime una metafisica dell'essere; vi domina un linguaggio mutuato dall'aristotelismo platonizzante della scuola di Chartres e dalla teologia apofatica dello Pseudo-Dionigi; il largo intreccio tra teologia e filosofia serve a chiarire la consapevolezza del non sapere di fronte all'inscrutabile essenza divina;

2) Il De coniecturis è basato su una metafisica dell'unità, che si esprime attraverso uno schema neoplatonico: l'unità prima divina, che si contrae nelle tre unità subordinate dell'intelletto, dell'anima e del mondo. Le fonti: il pensiero di Proclo per quanto riguarda le quattro unità e quello di Eckhart per quanto riguarda il movimento dialettico per cui il molteplice dei gradi inferiori trova la propria unità in quelli superiori. Nel De coniecturis, a differenza dell'opera precedente, Cusano indugia sulla positività relativa del sapere.

3) Nei quattro libri di dialoghi dell'Idiota, il Cusano contrappone la sapienza dell'"idiota", dell'uomo semplice, non addottrinato nella scuola, il non-professore dell'università medievale, a quella dell'orator umanista formatosi sui libri (la retorica dell'Umanesimo), o del philosophus che crede nel principio di autorità (la retorica della Scolastica). Qui due temi, quello paolino-agostiniano della sapienza interiore contrapposta alla superba sapienza mondana e quello del sapere tratto dal gran libro della natura, donde l'uomo ricava insegnamenti reali, convergono nell'idea di scienza fisica, che, pur essendo nel suo aspetto positivo, solo congettura strumentalmente utile e feconda, può convertirsi nella sapienza interiore e mistica della dotta ignoranza.

ASPETTO SISTEMATICO E ANALITICO

Il Platonismo del Cusano: è un platonismo di stampo neoplatonico, assunto come ausilio filosofico per pensare la verità suprema e totale, cioè Dio.

"Congetturare" Dio attraverso la matematica: il Cusano vuol pensare Dio nel modo più preciso possibile, tuttavia egli è cosciente che i nostri concetti possono solo alludervi indirettamente.

La tradizione platonica è la sola adatta allo scopo, perché:

insegna ad elevarsi dal piano dell'esperienza al piano di un pensiero preciso, quello delle idee, fino al Bene (per Platone), all'Uno (per Plotino), a Dio (per Cusano).

Dio è raggiungibile solo attraverso congetture, che devono essere precise per essere efficaci: da qui l'uso di congetture di forma matematica (vedi Platone per l'idea di una geometria propedeutica della filosofia).

Questa è la via della "dotta ignoranza", così come ci viene descritta nel libro omonimo. Attraverso di essa il Cusano si propone di giungere ad affinare la conoscenza del divino. Qui egli si rifà all'antico tema socratico-platonico, che Agostino (da cui l'espressione "dotta ignoranza") aveva cristianizzato, e che lo pseudo Areopagita aveva tradotto in una teologia negativa. Quest'ultimo infatti è l'autore verso cui Cusano riconosce i debiti maggiori.

La condizione per raggiungere una dotta ignoranza è servirsi di concetti matematici precisi applicati a ciò che è massimo, cioè non più al finito, ma all'infinito. In sintesi: avverso alla teologia catafatica scolastica, Cusano non si rivolge tanto alla teologia apofatica della cristianità ortodossa, ma cerca di elaborare una sorta di neo-teologia apofatica umanistica, con l'aiuto di principi ricavabili dalla matematica e dalla geometria, onde dimostrare l'indicibilità del divino.

In questo modo l'uomo giunge ai limiti delle sue facoltà conoscitive, che sono:

1) sensus, 
2) ratio, cioè la "dianoia" matematica, che viene ridotta alla contraddizione, 
3) intellectus, cioè la visione intuitiva o noesis, cioè accettazione della contraddizione come limite intrinseco della ragione umana.

Metodo seguito da Cusano:

1) partire da una figura finita;

2) estenderne le proprietà all'infinito;

3) passare dall'infinito quantitativo all'infinito simpliciter.

Esempio: il triangolo

+ ne allunghiamo infinitamente un lato, gli altri lati vengono a coincidere, al limite, con il lato reso infinito.

+ il triangolo infinito non ha più tre lati, ma essi costituiscono una sola linea infinita; dunque triangolo che non è triangolo.

+ Nell'ambito della quantità, avvenuto il trasferimento all'infinito, si verifica una contraddizione che l'intelletto vede necessaria, ma la ragione non può concepire. Questo vedere è un sapere di non sapere.

+ In questa situazione gli opposti, i contraddittori, triangolo e non-triangolo coincidono.

+ Nel terzo momento, poi, l'infinito quantitativo diventa il simbolo dell'infinito divino assoluto, ossia sciolto da ogni quantità.

La coincidenza degli opposti:

+ la coincidenza di massimo e minimo rappresenta il superamento del principio di contraddizione della ratio matematica ed il caso più tipico della dotta ignoranza. Se portiamo all'infinito un qualsiasi concetto, questo si converte nel suo opposto: una luce infinita è così forte da accecare, e quindi è anche buio totale; un poligono di infiniti lati è anche privo di lati (perché è un cerchio) e così via (qui in un certo senso si anticipa la dialettica schellinghiana; manca infatti il superamento hegeliano degli opposti).

Dio e l'universo:

+ Dio è concepito come l'"essere" portato al massimo grado: l'essere in senso assoluto, che contiene in sé tutto,

+ ma Dio, l'essere massimo è anche il minimo possibile, in quanto è escluso da tutto, separato da tutto e trascendente a tutto (qui vi sono tracce di ateismo).

Cusano condivide la concezione eckhartiana secondo cui tutte le cose sono in Dio. Sono in Dio perché non potrebbe esserci un "essere" fuori dell'infinito che tutto comprende.

Il modo di essere delle cose è duplice:

+ essenziale, nel senso che le cose sono immediatamente in Dio (per questo noi non le comprendiamo fino in fondo);

+ esistenziale, nel senso che le cose esistono fuori di Dio (e quindi nel nulla).

In questo caso le cose esistono pluralizzate, non più nell'assoluta coincidenza, fatte di elementi esterni l'uno all'altro, di qualità ciascuna delle quali non è l'altra. L'insieme delle cose esistenti in questo modo è l'Universo. L'universo è anch'esso un massimo unico e infinito, ma solo come immagine rovesciata dell'infinito divino. Dio è l'"implicatio" di tutto l'essere, così come nell'unità numerica sono potenzialmente impliciti tutti i numeri. L'Universo è l'"esplicatio" di tutto l'essere, ovvero l'esplicitazione di ciò che è presente in potenza nell'unità.

Tale "explicatio" dispersa sarebbe, di per sé, un puro nulla, se Dio non vi portasse ovunque l'unità con la sua presenza. Unità che non è pura coincidenza assoluta di tutto in un solo punto, bensì presenza dell'unità singolarmente in ogni punto o in ciascun elemento dell'universo.

Cusano non è un panteista: "Se consideri lui in quanto è nelle cose, credi che la cosa sia alcunché in cui ci sia lui. E sbagli". Che cosa si intende per esplicazione di Dio nelle cose? Essa non è uno sviluppo, un potenziamento di Dio; essa invece è contrazione dell'essere divino, un depotenziamento e una diminuzione.

"L'unità assoluta è sciolta da ogni pluralità. Ma l'unità contratta, che è l'unità dell'universo, sebbene sia unità massima, essendo contratta non è sciolta dalla pluralità" (De docta ignorantia II, 4, §114).

"maximum absolutum" = Dio

"maximum contractum" = Universo.

"maximum absolutum et contractum" = la "Copula" = Cristo Uomo e Dio. Cristo congiunge Dio e l'Universo, copre il salto incomprensibile per l'uomo, tra massimo assoluto e massimo contratto. L'iniziativa divina era necessaria per costituire il salto (con la creazione) e poi per superarlo (con l'Incarnazione).

Distacco di Cusano dal neoplatonismo greco:

la derivazione del mondo da Dio non può essere automatica, com'era stata per Plotino, e il ritorno del mondo a Dio, comporta, a sua volta, un intervento di Dio, che si traduce in un fatto storico (l'Incarnazione).

L'uomo come Microcosmo:

L'uomo ha il particolare privilegio di congiungersi in Cristo con la divinità, perché è il "microcosmo", cioè l'intero universo in piccolo.

Le creature partecipano in modo ridotto delle altre creature.

L'uomo è tutte le altre creature in una maniera "concentrata", simile a quella divina: perché la mente dell'uomo è anch'essa una sorta di "implicatio", che condensa tutto nell'unità.

La mente umana è un'immagine di Dio, perché:

a) in Dio vi è una coincidenza originaria di tutto;

b) nella mente umana la coincidenza si produce secondariamente, grazie a una assimilazione di tutte le cose entro la sua unità. Questo è il conoscere.

Rilievi critici

1) Cusano vive la crisi religiosa del suo tempo: egli non è più in grado di legittimare l'esperienza della fede limitandosi ad usare i concetti tradizionali della teologia e della scolastica; per farlo è costretto a ricorrere a una terminologia umanistica, estranea al teologizzare tradizionale, che è sì razionale, formale e astratto, ma che è anche tautologico, cioè chiuso in se stesso, lontano dalle dimostrazione geometrico-matematiche.

2) Cusano è umanista negli strumenti teoretici che usa, cioè nei tentativi che fa di dimostrare con esempi profani la verità tradizionale della Chiesa cristiana. Nell'oggetto e nello scopo finale della sua ricerca resta un conservatore.

3) Il carattere progressista della filosofia di Cusano (che ha dato un taglio progressista alla sua teologia) sta anche nella difesa della "dotta ignoranza" degli uomini semplici, dotati di buon senso, contro il dogmatismo, le facili sicurezza, le apologie degli uomini di scienza, soprattutto i teologi scolastici, che ripetono concetti tradizionali.

Angelo Papi


Testi di N. Cusano

Testi su N. Cusano


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Aggiornamento: 26-04-2015