NICOLA CUSANO (Nicola o Niccolò Krebs)

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CUSANO E L'UMANESIMO NEO-PLATONICO

I - II - III

Cusano

Nicola Krebs (1401-64) fu detto Cusano perché nativo di Cues, sulla Mosella, presso Treviri, in uno dei possedimenti ecclesiastici della Germania. Cusano, cardinale e vescovo di Bressanone, rappresenta l'inizio più significativo della filosofia moderna, semplicemente perché è stato il primo a smontare, seppure solo dal punto di vista metafisico, la cosmologia aristotelica (affermando, p.es., che l'universo è infinito e non possiede un centro e che la Terra non è immobile).

Cusano soffriva di un certo dualismo esistenziale, tipico di quei teologi che, sul piano teorico, capiscono la verità delle cose, ma che, sul piano pratico, per quieto vivere, accettano compromessi poco dignitosi. Cusano infatti era tendenzialmente favorevole alle tesi "conciliariste" (che negavano - sulla scia della teologia orientale ortodossa - il primato assoluto del papa su qualunque istanza collegiale), ma poi, ottenuto un incarico prestigioso, appoggiò le tesi opposte, quelle appunto "papiste". In ciò fu influenzato anche dai risultati del Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39), molto favorevoli al papato nei confronti della chiesa orientale, che si vide costretta a elemosinare un aiuto militare anti-turco in cambio del riconoscimento di tutte le tesi papiste.

Così facendo egli poté assumere, senza troppe difficoltà, posizioni nettamente antiaristoteliche e antiscolastiche - cosa che Telesio, Bruno e Campanella, a lui successivi, non potranno fare, anche perché con la Riforma luterana in atto, tutto era diventato molto più difficile. Probabilmente la chiesa cattolica tollerò l'antiaristotelismo di Cusano solo perché questi rinunciò alle proprie convinzioni ortodosse.

Si può anzi dire che il neo-platonismo di Cusano (simile a quello di Ficino, Pico della Mirandola ecc.), si serve del platonismo per salvare in extremis una teologia cattolico-aristotelica in decadenza irreversibile, rendendola più accettabile alla mentalità umanistica.

Gli umanisti neo-platonici tendevano a rivalutare la religione separandola dalla politica, ma non facevano a livello politico un discorso veramente laico, né sapevano fare, a livello religioso, un discorso "democratico", egualitario, capace di demolire le fondamenta assolutistiche del cattolicesimo medievale. Gli umanisti neo-platonici riscoprono la teologia ortodossa (grazie anche agli intellettuali di lingua greca che fuggivano dall'impero bizantino invaso dai turchi) soltanto per giustificare quella cattolica, seppur in forma riveduta e corretta, conformemente all'evoluzione borghese dei tempi. Sono un semplice movimento culturale-accademico e non hanno nulla di quella radicalità politica che di lì a poco avranno i teologi protestanti, anche se non avranno mai neppure il loro fanatismo religioso.

Non a caso la sbocco finale dell'Umanesimo neo-platonico è il misticismo. Il misticismo euro-occidentale è frutto di una mera riflessione intellettuale, che si trova ad essere per così dire "contaminata" da considerazioni moderne di carattere laico-naturalistico e tendenzialmente scientifico. Viceversa, il misticismo russo ad esso coevo è allo stato di "pura religiosità", essendo la società priva di forti elementi borghesi, ed è un fenomeno che coinvolge ampi strati popolari.

Molto interessante, di Cusano, è la teoria della coincidentia oppositorum, secondo cui al di là di certi limiti una posizione si converte sempre nel suo opposto. Come dire: gli opposti estremi si toccano. Cusano non fa che anticipare la necessaria "mediazione" hegeliana.

Naturalmente la sua teoria, considerata astrattamente, poteva anche essere usata per conservare l'esistente, cioè per impedire che si formasse un'opposizione. Col pretesto che gli estremi si toccano, il potere può anche vietare ogni contestazione. A Cusano, in effetti, premeva di più sottolineare l'unità che non la distinzione. E la vera unità, per lui, era solo in dio, non nella storia degli uomini. L'unità in dio doveva essere affermata a tutti i costi, anche negando la verità.

Il dio di Cusano inghiotte ogni differenza e opposizione. All'uomo non resta che contemplare passivamente l'incomprensibile lotta che avviene nel mondo; nel migliore dei casi può contemplare la riunificazione delle cose in dio, senza però capirla, poiché in dio le opposizioni spariscono. Gli uomini non sono in grado di risolvere le loro proprie contraddizioni.

Paradossalmente il dio cristiano che dovrebbe spiegare tutto (o la realtà ultima delle cose, la quiddità), è proprio l'ente che toglie all'uomo questa soddisfazione, condannandolo all'ignoranza, o meglio a una “dotta ignoranza”, come la chiama lui. Il dio di Cusano non aiuta l'uomo a ritrovarsi ma a perdersi.

Cusano però non arriva lucidamente a questi estremi. Era un uomo del compromesso non del dramma (come lo sarà invece Bruno). Tant'è vero ch'egli s'adatta facilmente a valorizzare la matematica, da lui considerata come quella che meglio s'avvicina alla verità delle cose, in quanto permette di fare le congetture più attendibili. In questo Cusano era moderno. Certo è che, partendo dalla teologia negativa o apofatica dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita (appresa quand'era ambasciatore a Costantinopoli), Cusano non avrebbe potuto valorizzare la matematica se non fosse vissuto nel '400, in Europa occidentale, cioè borghese, e nell'ambito della chiesa cattolica, che accetterà la cultura mercantilistica almeno fino a quando questa non diventerà protestantica.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 02-10-2015