Secolo XVI Genere: preghiera, ringraziamento
Soggetto: Salita a Monte di Giulio II
Misure: 22 x 18,3
Un corteo di vescovi e cardinali, preceduto da numerosi chierici, con al centro un Papa, si snoda lungo la strada che porta al Monte. Sulla collina soprastante, a destra, è raffigurata, in pianta, la chiesa del Monte. Davanti al papa procede un chierico, con lunga cotta. I vescovi e i cardinali sono distinguibili per le differenti insegne. In alto, nel cielo, seduta sulle nuvole, appare la Madonna con il Bambino in braccio. Nel dipinto è tradizionalmente riconosciuto il pellegrinaggio che Giulio II conduce alla Madonna del Monte, durante la sua sosta cesenate di ritorno da Bologna, nel 1507. L'iconografia della Madonna però, già libera in un cielo atmosferico, rimanda a modelli figurativi che non trovano riscontro in questi anni. Il movimento dell’immagine mariana posta sopra un trono di nubi che si confonde con il cielo atmosferico, sembrano aver visto opere del Bagnacavallo e meglio si giustifica pertanto negli anni trenta del secolo. Potrebbe a questo punto ipotizzarsi una "memoria" della visita del pontefice, eseguita molti anni dopo il suo passaggio. È probabile però che il corteo papale che incede verso la Basilica non sia quello di Giulio II Pensiamo di poter collegare a questa raffigurazione una nota d’archivio pubblicata da Novelli nella sua tesi di laurea, dalla quale sappiamo che i monaci, per un motivo ignoto, nell’anno 1529, furono espulsi dal monastero per ordine di Clemente VII che soggiornava a Bologna per l’incoronazione di Carlo V e il 3 dicembre reintegrati, dopo appena 8 giorni, dallo stesso Papa. Novelli avanza l’ipotesi che si trattasse di un sospetto di eresia in un momento certo particolarmente delicato per la storia della chiesa, segnato anche da defezioni che riguardano lo stesso ordine benedettino. Ma tutto si risolse felicemente e anche molto celermente. Nell’ottobre del 1532, il pontefice, di ritorno a Roma, visita Cesena. Probabilmente in questa occasione "sale" anche al Monte. Nel dipinto potremmo dunque riconoscere l’invocazione filiale della comunità monastica e non il "voto" di un pontefice in armi. Osserviamo, ad ulteriore riscontro di questa ipotesi interpretativa, che la chiesa dipinta sulla collina, è una chiesa "aperta", raffigurata solo in pianta. Probabilmente un modo per rappresentare la totale trasparenza della comunità monastica che "apre" se stessa al Pontefice. La planimetria raffigura la chiesa con una sola abside centrale e la torre campanaria posta accanto alla parete d’ingresso: un modello che precede il rifacimento dell’architettura che abbiamo provato a datare intorno alla metà del secolo.
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