ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Passioni al femminile
Donne pittrici con nome di regina: Artemisia e Sofonisba

di Fabia Zanasi

La biografia letteraria si è recentemente imposta quale genere testuale adatto a suscitare il favore del pubblico: soddisfa infatti il bisogno di conoscere aspetti privati di personaggi altrimenti noti soltanto attraverso la loro fisionomia pubblica. Per quanto concerne gli artisti e soprattutto le donne vissute nei secoli scorsi, assai spesso la scarsità di notizie e la mancanza di documentazioni precise costringono ad integrare lo scrupolo filologico nei riguardi del dato certo con una pratica indiziaria non priva di fascino per chi la intraprende e gravida di suggestione per i lettori che ne usufruiranno.

La vicenda individuale delle donne pittrici risulta essere un tassello rilevantissimo nel mosaico di dati sociali e umani che riguardano un determinato momento storico: microstorie evenemenziali d'enorme rilievo quelle di Sofonisba Anguissola (Cremona 1527 - Palermo 1623) e di Artemisia Gentileschi (Roma 1597- Napoli 1653) che raccontano strenue battaglie combattute contro i pregiudizi.

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Per Artemisia si tratta di fronteggiare l'infamia di una violenza carnale subita, dimostrando la propria assoluta innocenza: il suo è un dramma esistenziale antichissimo e al contempo attuale.
Come spesso accade, in merito a ciò che rientra nell'ambito della sfera sessuale femminile, è difficile sfuggire al ruolo di capro espiatorio, perché la colpevolezza della donna è salvaguardia non soltanto dell'uomo coinvolto con lei nella colpa, nel caso specifico il pittore Agostino Tassi, ma di un intero equilibrio sociale.
L'angoscioso iter processuale vissuto dalla Gentileschi fu oggetto fin dal 1947 di una struggente ricostruzione ad opera di Anna Banti: Artemisia, una prodigiosa biografia romanzata che sa condensare le sofferenze carnali e spirituali descritte in un codice verbale in grado di emulare, spesso, la cocente disperazione di un dettato autobiografico.

Artemisia Gentileschi, Giuditta e l’ancella, 1622 c.,
Detroit, Institute of Arts

Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni, Pommersfelden, Schloss Weissenstein, 1610

Si tratta della prima opera, firmata e datata, che si conosca, frutto probabilmente di una collaborazione tra la pittrice e il padre Orazio.

Artemisia Gentileschi,
Giuditta taglia la testa ad Oloferne,
 1612-1613, Napoli

Il soggetto drammatico fu ripetuto molte volte dall’artista: la sensuale femminilità che le due figure promanano è in singolare abbinamento con i gesti violenti.

Artemisia Gentileschi,
Giuditta taglia la testa ad Oloferne, 1618-1620 c.,
Firenze, Palazzo Pitti

La serie dei dipinti dedicati alla decapitazione di Oloferne sembra proporre una sorta di crudele ripresa in diretta di questo atroce spettacolo di morte; l’impaginazione del dipinto concede molto al gusto teatrale: il letto diventa un ideale palcoscenico della vendetta.

Artemisia Gentileschi, La nascita di Giovanni Battista, 1635, Madrid, Prado

Il recente romanzo di Susan Vreeland, La passione di Artemisia, mira a illustrare un'altra decisiva lotta della Gentileschi, quella combattuta dall'artista per affermare la propria valentia in un panorama creativo dominato da presenze maschili: ella fu infatti la prima donna ad essere ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze. Il talento della pittrice si configura dunque come l'espressione di una vocazione personale che diventa il caparbio tratto peculiare del suo mondo affettivo.

Nel caso di Sofonisba Anguissola, l'emancipazione è raggiunta mediante la sapiente gestione della propria vita matrimoniale, programmata da questa singolare donna, allorché ella vuole sottrarsi dalla tirannide di un rapporto troppo esclusivo con un committente assai potente, il re di Spagna Filippo II, presso la cui corte si intrattiene per 15 anni.
La sua propensione per i matrimoni senili fu oggetto di pregiudizi addirittura in età vittoriana e, presumiamo, non sia stata meno criticata dai contemporanei della donna, visto che la prima unione con il siciliano Fabrizio de Moncada si colloca al tempo del suo cinquantatreesimo compleanno.
Rimasta vedova quattro anni dopo, chiede al sovrano il permesso di compiere un viaggio nella natale Lombardia: sulla nave sposa il capitano Orazio Lomellino ed è finalmente libera di dipingere tra le mura della propria casa, senza l'obbligo di ritornare in Spagna.
A ragione Daniela Pizzigalli, nel proprio romanzo, la definisce signora della pittura.
Le pagine della studiosa ne descrivono la biografia a ritroso, dal momento in cui il fiammingo Anton Vad Dyck si reca da Sofonisba, ormai ultra novantenne, e ne rimane ammaliato.
La perizia di Daniela Pizzigalli sa ricreare un contesto storico e sociale d'ampio respiro, quale l'internazionalismo dell'esistenza e della fama della pittrice richiedono, e peraltro sa leggere le tele dipinte in chiave psicologica davvero originale.

SOFONISBA ANGUISSOLA
Ritratto di famiglia (1558)
Nivaa, Nivaagaards Malerisamling

Il padre di Sofonisba affidò la figlia al pittore Bernardino Campi, affinché curasse l’educazione della ragazza e le insegnasse l’arte della pittura.

Sofonisba Anguissola, Ritratto di Filippo II (1565)
Olio su tela: 88x72 cm
Madrid, Museo del Prado

Per il sovrano spagnolo la pittrice lavorò a lungo e riuscì a sottrarsi dalla sua pressante tutela mediante il matrimonio.

SOFONISBA ANGUISSOLA
Ritratto di dama (Bianca Ponzoni Anguissola), 1557
Berlino, Statliche Museen Preussischer Kulturbesitz,
Gemäldegalerie

Il dipinto rappresenta tre sorelle della pittrice insieme ad una loro domestica.
Lucia, la ragazza che rivolge lo sguardo all’osservatore del dipinto, ha appena attuato una brillante mossa di gioco: ha infatti ‘mangiato’ la regina nera di Minerva che alza la mano, forse in gesto di disappunto o di resa; la piccola Europa sorride divertita.
La posizione degli scacchi non è fortuita, ma rappresenta un momento saliente della partita.

Romanzi da leggere

DANIELA PIZZAGALLI, La signora della pittura. Vita di Sofonisba Anguissola, gentildonna e artista nel Rinascimento, Milano, Rizzoli 2003

SOFONISBA ANGUISSOLA
Parrtita a scacchi (1555)
Olio su tela: 72x97 cm
Poznan, Muzeum Narodowe

SOFONISBA ANGUISSOLA
Autoritratto al cavalletto (1556)
Lancut, Museum Zamek

Solo in apparenza i dipinti della Anguissola sembrano semplici: in ogni tela è possibile cogliere una sorta di messaggio diretto a chi osserva l’opera, in questo modo l’importanza della funzione comunicativa risulta essere una priorità del quadro; lo sguardo volitivo di Sofonisba fa ben comprendere quanto ella sia stata grande artefice anche della sua stessa esistenza.

SUSAN VREELAND, La passione di Artemisia, Neri Pozza 2002

Artemisia Gentileschi, Maddalena penitente, 1618-1620 c., Firenze, Palazzo Pitti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019