Lettera aperta sulle leggi sul copyright

IL DIRITTO ALLA CULTURA
FAIR USE NO COPYRIGHT


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Lettera aperta sulle leggi sul copyright

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Per approfondire, vedi le voci /Interrogazione parlamentare dell'onorevole Mancuso e /Lettera dell'onorevole Muscardini.

Buongiorno! Siamo un gruppo di contributori volontari di Wikipedia in lingua italiana. Vogliamo portare all'attenzione sua e dei suoi colleghi la seguente lettera aperta, realizzata e sottoscritta da diversi membri della comunità.

Grazie per l'attenzione!

Nel gennaio 2007, la Soprintendenza ai beni culturali di Firenze ha inviato a "Wikipedia, l'enciclopedia libera" una diffida a utilizzare qualsivoglia tipologia di fotografia scattata all'interno dei musei, o raffigurante opere i cui autori sono deceduti da ben più di settanta anni, se non previa autorizzazione dell'istituzione stessa; ciò sebbene le opere raffigurate nelle fotografie contestate fossero palesemente di pubblico dominio, perché non rientranti all'interno della specifica casistica prevista dalla legge 633 del 1941 (legge sulla protezione del diritto d'autore).

Come è noto, Wikipedia ha una natura fondamentalmente altruistica. La sua principale finalità è quella di donare al mondo la più estesa raccolta di informazioni che mai sia stata creata. Questa opera dà, potenzialmente, a nazioni e persone con pochi mezzi la possibilità di avere una fonte informativa affidabile e indipendente, a un prezzo decisamente ridotto (se non nullo).

Wikipedia, frutto del lavoro di decine di migliaia di volontari come noi, è aiutata, da una parte, dalle cosiddette licenze libere, e dall'altra, dalle previsioni della sopraccitata legislazione sul diritto d'autore e da quelle della Convenzione di Berna del 1886, che permettono il libero utilizzo delle opere coperte da diritto d'autore dopo 70 (per la legislazione italiana) o 50 (per la Convenzione di Berna) anni dalla morte dell'autore dell'opera stessa.

Purtroppo normative come l'articolo 107 della legge 6 luglio 2002, n. 137 [1] si pongono decisamente in contrasto con il nostro lavoro, perché ci impediscono di offrire a chiunque – e sostanzialmente a titolo gratuito – quanto di meglio abbia prodotto l'umanità, ossia l'arte italiana.

Il governo italiano e le sue estensioni operative, secondo tale normativa, possono infatti arrogarsi il diritto di controllare ciò che, secondo il comune buon senso (e, forse, secondo lo stesso diritto naturale), dovrebbe essere fruibile dall'umanità intera senza alcun limite: tutte le riproduzioni di opere d'arte (tra cui le nostre foto, che sono state in effetti cancellate). Paradossalmente, dunque, su Wikipedia potranno essere caricate solo opere italiane presenti in musei esteri, grazie alle legislazioni straniere che hanno margini ben più ampi della nostra.

La legislazione sul diritto d'autore, che riteniamo un istituto giuridico fondamentale, è stata ideata essenzialmente per tre motivi:

  1. dare un riconoscimento alle creazioni dell'inventiva umana;
  2. prevenire appropriazioni indebite da parte di terze persone nei confronti delle opere dell'ingegno;
  3. permettere lo sfruttamento commerciale ed economico di tali opere.

Con l'avvento dell'era informatica, tuttavia, la legislazione sembra esser decisamente più attenta al secondo e terzo aspetto che non al primo. Piuttosto che favorire il riconoscimento all'autore attraverso una diffusione dell'opera più ampia possibile, sembra essere partita una strenua rincorsa atta a evitare il riutilizzo di tali opere per qualsiasi scopo, qualsiasi esso sia. Spesso giustificando tale atteggiamento con la necessità di difendere astrattamente il diritto e gli interessi economici che dallo stesso derivano.

Invece che un modo per sostenere la produzione e la diffusione di conoscenza e cultura (prima di tutto garantendo i mezzi di sussistenza agli autori), insomma, l'attuale legislazione è orientata a una loro sempre maggiore limitazione e demolizione: come si può definire altrimenti l'idea di disincentivare invece che favorire la lettura, così drammaticamente carente in Italia ma non solo, costringendo addirittura le biblioteche – principale mezzo per la sua diffusione – a remunerare i detentori dei diritti delle opere prestate, in proporzione ai prestiti o agli utenti?[2] Altrettanto scandaloso a nostro parere è il tentativo di stroncare quei siti d'informazione non lucrativi e volontaristici che forniscono un servizio ai cittadini (e probabilmente agli stessi autori) riorganizzando e diffondendo la massa degli articoli di attualità, costringendoli a pagare un corrispettivo che ovviamente non si possono permettere.[3] Lascia altrettanto perplessi il comportamento di una società discografica che ha inviato delle lettere «intimidatorie» a utenti della Rete reperiti attraverso i loro indirizzi IP (in modo dubbio) e accusati di aver scaricato illegalmente materiale coperto da diritti, e perciò «invitati» a chiudere la questione pagando 330 €: un fatto che ha portato a una petizione su questi temi promossa da un'associazione di consumatori nazionale.[4]

Tale atteggiamento ha dunque portato allo snaturamento dello spirito originario di questo mezzo giuridico. Sempre più spesso, oggi, si ergono barriere tali da privare di un vero riconoscimento l'autore, spesso ridotto ad un semplice nome su di un contratto. Emblematico è il caso degli autori musicali, un tempo famosi tanto quanto gli interpreti, e oggi praticamente sconosciuti ai più. Simile discorso può essere fatto per i ricercatori scientifici, le cui scoperte sono attribuite all'azienda o all'ente per cui lavorano.

Ma questa visione distorta finisce per inficiare anche il lavoro di tanti volontari, poiché l'estremizzazione di questo principio impedisce perfino l'inserimento di immagini che riproducono patrimoni artistici che idealmente non appartengono a privati o enti pubblici ma all'umanità intera.

Infine è da porre l'attenzione sulla totale inesistenza, nel nostro paese, della libertà di panorama (diritto già ampiamente riconosciuto all'estero). Limitazione che implica la materiale impossibilità per chiunque di pubblicare immagini relative al nostro patrimonio architettonico moderno, eliminando totalmente la storia italiana dell'architettura, della scultura e della costruzione in generale, dalla fine dell'800 fino ai giorni nostri. Vogliamo davvero che le enciclopedie in lingua estera possano far bella mostra delle immagini dei capolavori architettonici presenti nei loro paesi e che le enciclopedie italiane possano semplicemente dire "venite a visitare questa città: ha un'architettura meravigliosa"?! Non sarebbe auspicabile la possibilità per chi cerca di divulgare la cultura in maniera capillare, di poter fruire di tali immagini in modo libero? Così da poter mostrare al mondo di quali meraviglie è fatta la realtà che ci circonda?

Concludendo, i firmatari di questa lettera chiedono congiuntamente una riflessione seria sui problemi attinenti al copyright, alla protezione dei beni culturali e alla libertà di panorama; una riflessione che possa portare a un'evoluzione della legislazione attualmente esistente e che possa finalmente favorire la conoscenza e la cultura libera in Italia e nel mondo.

Fonti

  • DECRETO LEGISLATIVO recante il "Codice dei beni culturali e del paesaggio" ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 - (Gazzetta Ufficiale 24 febbraio 2004, n. 45).
  1. Il testo dell'art. 107:
    Uso strumentale e precario e riproduzione di beni culturali
    1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono consentire la riproduzione nonché l’uso strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna, fatte salve le disposizioni di cui al comma 2 e quelle in materia di diritto d’autore.
    2. È di regola vietata la riproduzione di beni culturali che consista nel trarre calchi dagli originali di sculture e di opere a rilievo in genere, di qualunque materiale tali beni siano fatti. Sono ordinariamente consentiti, previa autorizzazione del soprintendente, i calchi da copie degli originali già esistenti nonché quelli ottenuti con tecniche che escludano il contatto diretto con l'originale. Le modalità per la realizzazione dei calchi sono disciplinate con decreto ministeriale.
    Collegamento al testo completo della legge
  2. Si veda Non pago di leggere, Campagna europea contro il prestito a pagamento in biblioteca.
  3. Si veda la campagna No alla tassa sulle rassegne stampa di peacelink.org.
  4. Si veda qui per approfondire il caso e qui per la petizione.

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Diritto
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Aggiornamento: 22/04/2015