DIETRO
LE QUINTE DI "GIO/DIZIO"
- Termini ed espressioni di questo dizionario
del gergo giovanile sono stati raccolti nell'anno scolastico 1996-97 presso
l'ITC "R. Serra" di Cesena.
- Durante la raccolta dei termini e delle espressioni
gergali, sono emersi molti e complessi problemi, cui la Commissione
Internet dell'Istituto, consapevole
dei propri limiti e del carattere inedito di un'iniziativa del genere, ha cercato di dare
delle soluzioni, che forse a molti potranno apparire poco convincenti.
- Qui troverete i problemi più importanti,
tratti dalla corrispondenza dei responsabili del progetto.
Si potrà facilmente notare che molte domande non hanno trovato nella realizzazione del
progetto una risposta adeguata o esauriente. Vi sono addirittura delle evidenti
contraddizioni, che possono essere spiegate solo in virtù del carattere del tutto
sperimentale di tale iniziativa.
- Tuttavia, la Commissione è convinta che, pur
nelle sue ristrette competenze, è stato prodotto, in questa prima fase del progetto,
materiale sufficiente di discussione per esperti del settore giovanile, come p.es.
psicologi e sociologi dell'età evolutiva, psico- e socio-linguisti ecc., nonché per
insegnanti e studenti.
- La sequenza delle domande non vuole rispettare
un ordine particolare.
INDICE
- POICHÉ IN ISTITUTO CI
SONO STUDENTI IMMIGRATI, STRANIERI,
NON ROMAGNOLI... METTIAMO ANCHE LE LORO FRASI?
- POSSIAMO CHIEDERE LORO DI
DISTINGUERE TRA ESPRESSIONE USATA O SOLO SENTITA DIRE?
- LI OBBLIGHIAMO A
SPECIFICARE IL CONTESTO SOCIALE O GEOGRAFICO DI PROVENIENZA DELLE LORO FRASI OPPURE NO?
- VALE VERAMENTE LA PENA DI
PRECISARE, NELLA RACCOLTA DEI TERMINI, IL SESSO E L'ETÀ?
- TERMINI ED ESPRESSIONI
DIALETTALI VANNO MESSI INSIEME AGLI ALTRI?
- POSSIBILE CHE I RAGAZZI
ABBIANO UN GERGO COSÌ RICCO?
- POSSIBILE CHE I RAGAZZI
USINO COSÌ TANTO IL DIALETTO?
- CON QUALE CRITERIO
ACCETTARE TERMINI ED ESPRESSIONI VOLGARI?
- COME IMPOSTARE IL
SONDAGGIO PER LA SCELTA DEFINITIVA DEI TERMINI?
- VISTO E CONSIDERATO CHE CI
SONO PROBLEMI DAVVERO DIFFICILI DA RISOLVERE, NON SAREBBE BENE CHE I RAGAZZI STESSI NE
DISCUTESSERO IN UNA MAILING LIST?
- CON QUALE CRITERIO DI
TEMPO INSERIREMO I TERMINI NEL DATABASE: PARTIAMO PRIMA NOI O INSIEME AGLI ALTRI ISTITUTI
DELLA CITTÀ?
- CHE SENSO HA FARE IN
RETE UN DIZIONARIO A MO' DI ARCHIVIO DA CONSULTARE?
- COSA CI RESTA ANCORA DA
FARE?
- SINCERAMENTE PARLANDO,
LO RIFAREMMO?
- POICHÉ IN ISTITUTO CI SONO STUDENTI IMMIGRATI,
STRANIERI,
NON ROMAGNOLI... METTIAMO ANCHE LE LORO FRASI?
- Termini ed espressioni non devono forse indicare un
linguaggio tipico della nostra zona? Perché non mettiamo le loro frasi in una tabella a
parte? Se li escludiamo del tutto si sentiranno offesi
- E perché, visto che i loro termini appariranno lo stesso
quando saranno inseriti dalle scuole delle città da cui essi provengono?
- Alcuni, di questa categoria di studenti, hanno voluto
mettere lo stesso i loro termini non romagnoli, sperando ovviamente che venissero
accettati senza tanti problemi; altri invece li hanno volutamente omessi, perché erano
convinti che non sarebbero stati accettati: come la mettiamo? Rifacciamo la raccolta?
- Se poi facciamo un sondaggio per verificare quali termini
sono più usati, i loro sicuramente non avranno una percentuale sufficiente da ottenere il
riscontro necessario.
- POSSIAMO CHIEDERE LORO DI DISTINGUERE TRA
ESPRESSIONE USATA O SOLO SENTITA DIRE?
- Pare che per gli studenti questa distinzione abbia poco
senso. Se un termine lo sentono, nulla impedisce loro di usarlo... Tra il momento in cui
lo sentono e quello in cui decidono di usarlo passa, se loro vogliono, una frazione di
secondo...
- Il linguaggio non lo usano soltanto come sistema
convenzionale per farsi capire, ma anche come personale godimento estetico e, in tal
senso, non sono legati a particolari forme espressive, più di quanto non lo siano nei
confronti del loro zaino o del loro motorino.
- Per loro basta che una frase sia spiritosa, simpatica,
efficace per esprimere un determinato concetto e non hanno nessun problema ad adottarla e,
con la stessa disinvoltura, l'abbandonano.
- Naturalmente bisognerebbe verificare se questo atteggiamento
lo manifestano anche nei confronti delle frasi che appartengono a ragazzi di origine non
romagnola; o se invece sono quest'ultimi che, per farsi accettare, adottano più o meno
velocemente il gergo che incontrano.
- C'è ancora un altro problema da sottolineare. Una ragazza
(p.es. del Biennio) può conoscere un'espressione diciamo un po' spinta e non usarla
perché si vergogna, ma questo non la porterà mai a dire che l'ha solo sentita. Se
lo dicesse si escluderebbe ancora di più da un mondo che la attrae (perché trasgressivo
o più adulto di lei) e la respinge (perché la distoglie dal "dover essere" una
brava ragazza, una brava studentessa ecc. ecc.). Stessa cosa vale per un ragazzo che vive
in luoghi periferici o dell'entroterra. Certo, queste cose andrebbero verificate
meglio
- LI OBBLIGHIAMO A SPECIFICARE IL CONTESTO
SOCIALE O GEOGRAFICO DI PROVENIENZA DELLE LORO FRASI OPPURE NO?
- I ragazzi nei confronti della parola CONTESTO hanno assunto
tre atteggiamenti:
- Quando col termine CONTESTO si chiede loro di
specificare il luogo sociale, nella stragrande maggioranza dei casi mettono OVUNQUE,
perché una delle loro ambizioni è proprio quella di usare un gergo che non si modifichi
a seconda degli ambienti frequentati. Fanno eccezione la scuola e la famiglia (e la
parrocchia per chi la frequenta), ma qui il gergo si modifica, perché in realtà sono gli
adulti che li obbligano a parlare in maniera diversa, più corretta, più italiana ecc.
Questo significa che a scuola, in famiglia... essi in realtà parlano un'altra lingua
quando si rivolgono agli adulti.
- Quando col termine CONTESTO si chiede loro di specificare il
luogo geografico, nella stragrande maggioranza dei casi non rispondono. Se lo studente
vive in campagna o in montagna o comunque fuori città, si vergogna di scriverlo. Tanto
più si vergogna, considerando che questo lavoro di ricerca dei termini deve essere fatto
a gruppi (non potrebbe essere altrimenti, poiché i risultati con gli studenti fatti
lavorare singolarmente sono stati molto deludenti), e quando si è in una situazione di
lavoro collettivo, chi vive fuori città si sente e si vuole sentire parte della città.
Eccezioni (rare) si sono verificate quando, casualmente, si sono trovati nel gruppo
ragazzi provenienti da una stessa zona (p.es. Cervia), ma in questo caso non si è
riportato il contesto particolare da loro segnalato, perché avrebbe falsato il tutto
(essendo appunto frutto di casualità). In sostanza i ragazzi vogliono sentirsi tutti
uguali, anche per evitare forme di razzismo (etnico o linguistico) a loro danno. A questo
punto non si è più insistito. Dobbiamo dunque limitarci a dare per scontato che il
contesto dei loro termini ed espressioni coincida con quello del raggio d'utenza
dell'Istituto?
- A volte capita d'incontrare dei ragazzi che vogliono mettere
in risalto il contesto specifico in cui usano un gergo molto particolare. Uno di questi ha
consegnato un centinaio di termini in uso presso un bar di Cesena, tra i giocatori di
biliardo. Un'altra ha consegnato una ventina di termini in uso presso un maneggio che lei
(come altri giovani) frequenta. Naturalmente questi ambienti sono frequentati anche da
persone che non vanno più a scuola. Cosa fare? Rifiutare? Tabella a parte? Inserire i
termini in quelli dei nostri studenti, specificando bene il contesto?
- VALE VERAMENTE LA PENA
PRECISARE, NELLA RACCOLTA DEI TERMINI, IL SESSO E L'ETÀ?
- La divisione per sesso meriterebbe
d'essere fatta se ci fossero psicologi e sociologi interessati a capire il motivo per cui
i maschi hanno un linguaggio così sboccato, in generale, e così offensivo nei confronti
del sesso femminile, in particolare. Fenomeno questo che attraversa tutte le classi,
nessuna esclusa.
- Negli ultimi anni del triennio i maschi stanno più attenti
quando parlano se le ragazze reagiscono, se si offendono, ma l'atteggiamento prevalente di
quest'ultime è, di regola, la rassegnata sopportazione.
- Sarebbe interessante verificare se una delle regole per
uscire dalla minorità è la condivisione di un gergo scurrile, e se la rinuncia
progressiva a tale gergo viene considerata come un indice dell'allontanamento dal gruppo
giovanile.
- Quanto alla divisione per età è fuor di
dubbio che il gergo si arricchisce col passaggio dal Biennio al Triennio, ma non così
tanto da meritare una precisazione sulla differenza di età.
- Dai 14 ai 19 anni vi sono senza dubbio delle differenze, ma
molto meno grandi di quelle che potevano esserci ai nostri tempi.
- Sarebbe invece interessante sapere se i ragazzi di 20-25
anni hanno conservato il gergo da studenti, se e quanto l'hanno modificato (venendo a
contatto col mondo del lavoro o con l'Università) ecc. Questo potrebbe essere un buon
motivo per tenere i rapporti coi post-diplomati.
- In realtà le differenze maggiori sembra si pongano sul
piano del comportamento sociale dei ragazzi, che in un certo senso è
correlato alle differenza di sesso e solo in parte alla differenza di età.
- Le differenze maggiori sembrano esistere tra chi va bene a
scuola, perché s'impegna nello studio, o perché frequenta ambienti diciamo
"controllati" (parrocchia, scout ecc.), e chi invece a scuola va male, perché
frequenta bar, pub, discoteche o ambienti vicini al mondo della droga. In questo secondo
caso il gergo è molto più ricco e sfumato.
- Considerando dunque che le ragazze, in genere, studiano di
più e frequentano ambienti più "controllati", il loro gergo, di conseguenza,
è meno "caratteristico" rispetto a quello dei coetanei maschi.
- Inoltre, se le ragazze hanno una lingua italiana più ricca
dei coetanei maschi, hanno anche un dialetto molto più povero.
- Questi aspetti sembrano coinvolgere tutti gli studenti,
dalla prima alla quinta.
- Insomma, se volessimo veramente fare una divisione per età,
dovremmo prima essere sicuri che la fatica di catalogare fosse premiata
dall'interessamento di psicologi e sociologi dell'età evolutiva...
- TERMINI ED ESPRESSIONI
DIALETTALI VANNO MESSI INSIEME AGLI ALTRI?
- Mettere tutte le varianti dialettali che si raccolgono dal
gergo dei ragazzi, ma senza mettersi a precisare che batesum è di Cesena, batoism
è di Gambettola, ecc. Fa testo la provincia o al massimo la città più importante della
provincia.
- Ogni espressione dialettale va necessariamente tradotta in
italiano e sarà questa che per il database dovrà fare testo, nel senso che il database
considererà sostantivi, avverbi, verbi, aggettivi come terminus ad quem.
- Le traduzioni delle frasi dialettali dovranno essere
letterali, ma per certe frasi la traduzione letterale non serve a nulla, per cui
occorrerà mettere bene in chiaro il significato simbolico, allegorico, metaforico...
- Grafia e accenti devono essere messi in maniera corretta,
con l'aiuto di un esperto. La pronuncia qui è obbligatoria.
- POSSIBILE CHE I RAGAZZI ABBIANO UN GERGO
COSÌ RICCO?
- Ai ragazzi fa immenso piacere vedere che un'espressione può
essere detta in modi molto diversi e amerebbero poter vedere in rete tutto quanto hanno
prodotto, anche se certi termini o espressioni vengono usati solo da gruppi ristretti.
Questo perché quando un termine o un'espressione è per loro piacevole l'acquisiscono con
molta facilità
- La diversità per loro è un incentivo alla comunicazione.
- Mentre per noi può apparire un tantino fastidioso che un
termine o un'espressione possa avere significati opposti, per loro invece è occasione di
vanto...
- Le parole nuove, in sostanza, nascono con un'arbitrarietà
incredibile (forse per questo ne hanno così tante). Non ha nessuna importanza chi le
dice, che ruolo ha nel gruppo (i gruppi peraltro sono il più delle volte di tipo
informale, non strutturato, senza gerarchie o leader).
- Il criterio di selezione delle parole è il suono, la
musicalità, il ritmo, l'efficacia...
- POSSIBILE CHE I RAGAZZI USINO COSÌ TANTO IL DIALETTO?
- A questa domanda gli studenti hanno risposto che normalmente
parlano in lingua italiana, ma che non disdegnano affatto l'uso del dialetto quando
vogliono esprimere frasi sintetiche, precise, comiche, offensive (in questo caso l'offesa
viene attenuata, resa simpatica, proprio dal dialetto).
- Comunque in generale il dialetto è molto parlato nei bar e
ancor più nei circoli di periferia (quelli per i soci), quindi è molto più parlato dai
maschi che dalle femmine. A dir il vero tutto il gergo giovanile (anche quando non è
dialettale) ha molte più sfumature nei maschi che nelle femmine, le quali, di regola,
parlano molto meglio l'italiano.
- Proprio sull'uso del dialetto è emersa una situazione
abbastanza curiosa.
- Le ragazze che usano il dialetto appaiono ai maschi più
rozze di quanto appaiano i maschi alle ragazze. Per questo le ragazze lo usano di meno...
- I maschi appaiono rozzi alle ragazze se usano
"solo" il dialetto.
- Le ragazze che usano espressioni dialettali appaiono rozze
più ai coetanei maschi che non ai genitori delle stesse ragazze.
- Gli studenti meridionali presenti in Istituto (napoletani,
siciliani, pugliesi ecc.) hanno detto che facciamo male a meravigliarmi di un uso così
massiccio del dialetto da parte dei giovani: dalle loro parti parlano, tra di loro, solo
dialetto, per cui anche quando vanno a scuola, dialetto e italiano si mescolano
inconfondibilmente e i proff tollerano, perché in certe zone il fatto che vadano a scuola
è già molto...
- CON QUALE CRITERIO ACCETTARE TERMINI ED ESPRESSIONI VOLGARI?
- Rifiutiamo quelle dirette e accettiamo solo quelle allusive?
Il linguaggio scurrile fa parte della "cultura o della subcultura giovanile"? Dobbiamo togliere
tutte le frasi ingiuriose nei confronti dei credenti, dei meridionali, dei gay e degli
handicappati?
- Dobbiamo togliere tutte le frasi indecenti riferite al sesso
femminile? Molte ragazze cominciano a chiedere che le espressioni vengano usate in maniera
bisex.
- COME IMPOSTARE IL SONDAGGIO
PER LA SCELTA DEFINITIVA DEI TERMINI?
- Accettiamo solo termini ed espressioni prevalenti? Con che
percentuale? Il sondaggio va fatto a livello di intero istituto o solo di una sua
porzione? Devono farlo le stesse classi che hanno fornito i termini o altre? Nel caso in
cui siano "altre", con quali criteri sceglierle?
- Occorrerebbe prevedere un sistema di validazione (almeno
annuale) delle espressioni già inserite, per verificare quali col tempo diventano
obsolete.
- Poiché tanti loro termini-espressioni cambiano con una
rapidità incredibile, sarebbe molto difficile stabilire una prevalenza statistica che
abbia una durata diciamo anche solo di un anno. Sarebbe comunque interessante verificare
se mutano più spesso le parole di origine dialettale o quelle in italiano mutuate dai
media (specie dai film o dagli spot).
- Un lavoro statistico sul linguaggio potrà essere fatto solo
dopo l'inserimento dei termini nel database e solo se saremo sicuri che verrà utilizzato
da specialisti e ricercatori. Prima occorre che partiamo, poi ci facciamo gli studi sopra.
- VISTO E CONSIDERATO CHE CI SONO
PROBLEMI DAVVERO DIFFICILI DA RISOLVERE, NON SAREBBE BENE CHE I RAGAZZI STESSI NE
DISCUTESSERO IN UNA MAILING LIST?
- Qui abbiamo a che fare con un minestrone molto fluido,
eterogeneo, variegato, che non possiamo trattare pensando a cose "per adulti".
Poiché rischiamo di compiere seri errori di valutazione e di gestione del Dizionario,
forse sarebbe meglio che fossero i ragazzi stessi a discutere, attraverso una mailing
list, sul loro gergo, cioè su quali termini meritano maggiore considerazione di altri e
quindi una certa durata nel tempo, o su quali debbono essere considerati troppo offensivi
per certe categorie di persone e quindi destinati ad essere tolti, ecc. In questo modo
peraltro, se ci saranno dei "torti", se li faranno per conto loro, e la lista
servirà appunto a chiarire i malintesi e ad assumersi delle responsabilità.
- CON QUALE CRITERIO DI TEMPO
INSERIREMO I TERMINI NEL DATABASE: PARTIAMO PRIMA NOI O INSIEME AGLI ALTRI ISTITUTI DELLA
CITTÀ?
- Premesso che partire tutti insieme (Istituti Superiori di
Cesena) è troppo macchinoso (anche perché abbiamo bisogno di verificare quanto prima la
funzionalità del database), la soluzione migliore può essere questa:
- Inizia a mettere i termini il "Serra".
- Gli altri Istituti si accodano, mettendo quelli che non
trovano (direttamente dall'elenco nel database).
- Il nome del "Serra" non apparirà nei
termini-espressioni che noi mettiamo come Istituto (apparirà solo la data).
- Alla fine tutti i termini saranno il frutto del lavoro
collegiale degli Istituti di Cesena: fa testo, infatti, non l'Istituto ma la Provincia (o,
come nel nostro caso, la città prevalente, che poi in realtà coincide con una zona
geografica di più vasto raggio).
- I nomi degli Istituti di Cesena che collaborano appariranno
in una tabella a parte.
- Il nome del "Serra" deve apparire come promotore
dell'iniziativa (insieme ovviamente al Corso di laurea di Scienze dell'Informazione).
- CHE SENSO HA FARE IN RETE UN DIZIONARIO A MO' DI ARCHIVIO DA CONSULTARE?
- Noi dobbiamo fare in modo che il progetto sia
didattico-formativo, non può essere solo una fonte di curiosità tipo "mordi e
fuggi"... Un dizionario come il nostro (con tutta la fatica che ci costa) non può
essere visitato e basta, deve coinvolgere, deve essere "usato", volendo,
potrebbe anche portare i docenti a chiedere che nelle scuole venga introdotto l'uso
scritto e orale del dialetto (come seconda o terza lingua)...
- Facciamo dunque fare ai ragazzi (con l'aiuto dei proff
d'Italiano) degli esercizi grammaticali in rete...
- Facciamo scrivere loro delle barzellette ad hoc (quelle
tipiche dei giochi linguistici, dei malintesi
).
- Facciamo riempire dei cruciverba vuoti con parole gergali
(locali e non).
- Facciamo costruire dei fumetti lasciando le nuvolette vuote,
poi diamo un premio a chi mette le frasi gergali più spiritose (prendendole dal
database).
- Basta guardare una settimana enigmistica e ne troviamo cento
di questi giochini linguistici...
- Insomma facciamo in modo che il database possa essere usato
non solo come un archivio, ma anche come uno strumento di ricerca, come una risorsa che
stimoli la fantasia...
- COSA CI RESTA ANCORA DA FARE?
- Dobbiamo costruire un ipertesto sulla *Storia della
lingua e dei dialetti italiani*, con tanto di mappe, percorsi, grafici e tabelle,
biografie dei letterati che hanno curato il problema (loro frasi famose), legislazione
nazionale, esempi comparati dei vari linguaggi e dialetti, i debiti dell'italiano nei
confronti delle lingue morte e vive (nei confronti di quest'ultime anche i crediti: almeno
qui forse qualcuno ne avremo), un elenco di parole dialettali entrate stabilmente nella
lingua italiana...

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