Linda Fenara

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Un esempio di scrittura creativa nella Scuola Media "A. Frank" di Cesena

a.s. 2001-2002

PERCHE' PIANGI POVERO RAGNETTO?

... pronto per iniettare alla povera preda tutto il veleno necessario per ucciderla, il suo corpo si fermò e, nonostante il suo cervello gli dicesse: "Vai, colpisci!", le sue otto zampine rimanevano attaccate alla sottile tela, filata da lui stesso durante la notte, appena finita.

Non capiva quello che gli stava succedendo, ma all'improvviso gli venne una gran voglia di piangere che non assecondò. Ben presto, però, il ragno rovinò in un pianto disperato.

L'ape, che nel frattempo si era messa a pregare perché non voleva morire, ammutolì alla scena: colui che la doveva sopprimere per poi cibarsi di lei, stava piangendo come un neonato. Dopo un po' trovò il coraggio e chiese al ragno: "Perché piangi, povero ragnetto?"

Il ragno, sempre singhiozzando rispose: "Non te lo voglio dire, se no mi prenderai in giro e non voglio che tutto il bosco sappia che io sto piangendo!"

L'ape che era non solo molto testarda, ma anche molto curiosa, non si arrese e disse: "Ma dai, non ti prenderò in giro né dirò a qualcuno ciò che sta accadendo ora".

Il ragno ben presto si arrese: "Mi hai convinto, ora ti racconterò tutto. La mia famiglia era molto numerosa; pensa avevo 249 fratelli ed io, non solo ero il più piccolo, ma anche la rovina, la pecora nera della famiglia…Insomma tutti mi consideravano e mi considerano tuttora un buono a nulla. Quando ancora non ero capace di tessere, i miei fratelli si divertivano a intrappolarmi nelle loro ragnatele e a prendermi in giro per la debolezza delle mie zampine.

Man mano che crescevo la storia continuava, così sono scappato di casa e sono arrivato fin qui, solo soletto, in cerca della pace che fino ad ora non ho mai avuto. E dato che mi devo procurare il cibo da solo, uccidendo altri animaletti come me, mi sento male. Di mosche ne mangio a volontà perché in circolazione ce ne sono anche troppe, ma quando nella rete rimane intrappolata una farfalla o un'ape come te, non ho il coraggio di mangiarle. Mi ricordano il mio passato e  penso che un giorno potrebbe accadere il contrario: cioè io potrei diventare preda e qualcun altro predatore...".

L'ape, quasi commossa, capì il povero ragno e, dopo una breve riflessione, gli disse: "Senti amico, se tu mi lasci andare, io ti prometto che ogni giorno farò intrappolare nella tua tela un sacco di mosche e ti farò compagnia quando vorrai!"

Al ragno non sembrava vero. Pensò: "Ho un'amica!" e decise di accettare la proposta.

Da quel giorno l'ape e il ragno diventarono molto amici e non si lasciarono mai più.

MORALE: Non fare mai a qualcun altro ciò che non vorresti fosse fatto a te.

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Galarico - Homolaicus - Ultimo aggiornamento: 08-mag-2005