Lettera scritta dai due docenti del progetto contro la dispersione scolastica, il 31 maggio 2000
Smemoranda:
Teoricamente potremmo dedurne
che...... una cosa "volgare" è una cosa popolare.
Allora, per non fare confusione vorremmo sostituire, nel caso della vostra
inchiesta, la parola "volgare" con l'espressione "di cattivo
gusto".
Docenti:
"Volgare" stava appunto a
significare "frase di cattivo gusto", cioè "grossolana",
"triviale", "scurrile"...
Il fatto che "volgare" voglia dire "del popolo" non sta per
questo a significare che una certa cosa sia, proprio perché
"popolare", anche di "buon gusto", specie per i più
giovani. E' sempre da dimostrare che tutto quanto proviene dal "volgo"
sia di per sé "educativo", "pedagogico", adatto a una
crescita democratica, a una formazione umana, ecc. O
vogliamo fare del popolo una divinità da adorare?
Smemoranda:
Entriamo subito nel cuore della questione: il cattivo gusto è una cosa molto soggettiva, dipende da molti fattori: tipo di cultura, area geografica, visione della vita, età, sesso, ecc. Insomma, ognuno di noi ha una sua personale concezione di ciò che è di cattivo gusto e di ciò che non lo è.
Docenti:
Quindi in pratica il vostro ragionamento sarebbe questo: ciò che è popolare è sempre giusto; se qualcuno pensa che sia di cattivo gusto, la responsabilità è sua.
Quindi facciamo bene i conti: poiché Smemoranda viene acquistata da circa la metà delle ragazze di ogni classe, se noi mandiamo una lettera ai genitori sconsigliandoli di acquistare il diario a scatola chiusa il prossimo anno, e questi genitori ci stanno a sentire, automaticamente dovremmo considerarli antipopolari?
Chi vi erge a giudici del "buon gusto" del popolo?
Smemoranda:
Due esempi: quando avevamo la vostra
età la parola casino nelle nostre famiglie, che pur non sono particolarmente
perbeniste, era messa al bando perché il suo significato era sinonimo di case
chiuse, bordelli. D'altra parte i nostri padri, che non avevano mai amato la
dittatura fascista, ci vietavano anche di dire "me ne frego" perché
l'espressione apparteneva al linguaggio più provocatorio mussoliniano.
Oggi viene da ridere a pensarci. Quante volte avrete detto "casino" e
"me ne frego" senza porvi il minimo problema di essere o non essere
"volgari"? Vedete come il linguaggio si evolve, perdendo determinati
significati e acquistandone altri?
Docenti:
Quindi voi pensate che tutto il nostro lavoro si sia basato su una cattiva interpretazione del significato di certe parole?
Abbiamo speso il nostro tempo a disquisire, coi dizionari in mano, se frasi come "meglio negro che gay" o "Non potrei mai essere donna. Starei tutto il giorno a toccarmi le tette", si potevano interpretare, alla luce del nostro tempo, nel modo più liberale, genuino, ridanciano possibile?
Come se una frase razzista o volgare non lo fosse a
prescindere dal luogo o dal tempo in cui viene formulata...
Come se non lo fosse anche a prescindere da chi la interpreta...
Smemoranda:
Per quanto riguarda la comicità, tenete presente che tendenzialmente la gente ride, tra l'altro, delle esasperazioni della realtà, della messa a nudo dei propri problemi, della trasgressione.
Docenti:
Ma questo non giustifica l'uso di frasi razziste e volgari. Una persona intelligente non ha bisogno di scendere a questi livelli per far ridere. Tanti comici si servono di battute grossolane per far ridere, ma quanto fa riflettere la loro comicità? Ridere per ridere, a tutti i costi: è questo che Smemoranda deve indurre a fare?
Smemoranda:
Se un comico sceglie la strada di parlare a un giovane, per esempio, cerca di farlo con il linguaggio che appartiene ai giovani. Non è una regola, ma un'abitudine consolidata.
Docenti:
Un diario scolastico deve avere una funzione educativa, deve essere utile a qualcosa, non deve mettersi al livello dei ragazzi più sboccati e far della filosofia di vita sopra questa scelta editoriale.
Non solo deve saper far ridere con buon gusto, ma deve anche andare al di là delle semplici risate.
Voi avete a che fare con un'utenza che va a scuola, non con adulti come voi. Perché scrivete nel frontespizio che il diario è adatto ai ragazzi delle superiori e poi non fate una versione diversa per quelli delle inferiori?
Smemoranda:
Citiamo un vostro esempio: la battuta dei nomi cinesi con la scatola dei chiodi è a nostro avviso una buona intuizione comica nata per sottolineare, divertiti, le differenze tra le diverse culture del mondo e la difficoltà di comunicare.
Docenti:
Si vede che affrontate la questione dell'interculturalità da intellettuali!
Noi la viviamo ogni giorno sui banchi di scuola e anche se non abbiamo cinesi nelle classi (a Savignano sul Rubicone però un'altra media ne è piena), siamo sicuri che quella frase non sarebbe piaciuta.
Anche perché chi vi impedisce di metterne altre sui meridionali, i marocchini, gli albanesi, gli zingari? L'importante è far ridere no?
Smemoranda:
Altre battute... presumono che l'interlocutore abbia la capacità, oltre a quella di decidere se fa ridere o meno, anche di coglierne il senso, che non va estrapolato dal contesto.
Docenti:
Pensiamo che riusciate poco a rendervi conto che molte delle vostre frasi sono apparse razziste e volgari solo in maniera istintiva, in quanto non immediatamente comprensibili da parte di adolescenti che non possono avere esperienza e maturità per cogliere tutte le loro sfumature e che per questa ragione hanno bisogno di un lavoro di "smontaggio".
O forse per voi acquistare un diario i cui contenuti non si possono capire subito al 100% fa parte di un certo marketing editoriale?
Smemoranda:
se il contesto è Smemoranda, è la storia di 20 anni di Smemoranda stessa, e sono i contenuti della singola edizione di quella Smemoranda che state leggendo, risulta evidente che il senso di una battuta sui "negri" e sui gay non può essere contro i neri e i gay, perché la storia di Smemoranda e di quell'anno specifico di Smemoranda suggerisce valori esattamente opposti al razzismo o all'intolleranza. Un segreto per capire è contestualizzare,...
Docenti:
Non ci interessa sapere che in 20 anni siete stati "bravi" e che per questa ragione oggi vi sentite autorizzati a non esserlo più, ovvero a dire cose che altrimenti non vi sareste permessi.
Non abbiamo nessuna intenzione di giustificarvi guardando il vostro passato: stiamo guardando il vostro presente e questo presente non ci piace.
Anzi, se guardiamo il vostro passato capiamo ancora meno il motivo per cui quest'anno siete caduti così in basso.
Utilizzate queste osservazioni per fare dell'autocritica e vedrete che il prossimo anno tornerete a essere "bravi" come una volta.
I nostri più cordiali saluti
Anna Maria Barzanti & Enrico Galavotti
Questa mail è stata sintetizzata in un art. di Cristiano Riciputi, sul Corriere di Cesena del 2 giugno 2000.