CONTRO ULISSE
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LE SIRENE SEDUTTRICI
Caro Ulisse, grazie d'avermi riferito della tua avventura a sud della penisola di Sorrento, in quel gruppo di isole abitato dalle cosiddette "Sirene", come voi Achei amate chiamare, dopo che te n'eri andato dalla reggia della maga Circe. E' strano che lei te le abbia presentate in maniera così inverosimile; ho l'impressione che, stando a contatto con te, si sia pentita d'aver scelto la strada del femminismo ad oltranza, abbia rinnegato la complicità col proprio genere e abbia tradito le proprie origini rurali, esagerando a bella posta un pericolo in realtà inesistente. Forse voleva spaventarti affinché tu restassi con lei. Tu dici che, proprio grazie al rapporto che hai avuto con lei, Circe s'era persuasa che non tutti gli uomini sono "maiali", ma secondo me è più probabile - poiché ti conosco bene - che non abbia ben compreso che si può essere dei "maiali" anche senza alcun riferimento alla sessualità, come infatti sei tu, cinico ed egocentrico quanto mai, disposto a sacrificare qualunque cosa, anche la vita dei propri compagni, pur di soddisfare la tua vanità, pur di mettere alla prova la tua superiorità intellettuale, pur di dimostrare la tua grande astuzia, la cui perfidia è nota in tutta l'Ellade. Sai, m'ha fatto un po' ridere quando hai descritto le Sirene come nullafacenti, adagiate su un prato fiorito, intente a cantare melodie dolci come il miele, e circondate però da un gran mucchio di ossa, di uomini putridi, con la pelle raggrinzita. Hai davvero una bella fantasia! D'altra parte alcuni, ancora più misogini di te, le avevano addirittura raffigurate come fossero per metà "uccello"! Perché odiare queste care fanciulle? Ti sei sentito tradito quand'eri giovane? Avevi forse riposto in qualche bella ragazza delle speranze andate deluse? Avresti forse voluto una donna diversa da Penelope? una donna più brillante, meno noiosa? Perché questa repulsione nei confronti della sessualità che vivono i giovani? A mente fredda, non t'è sembrato essere un po' patetico quando, mentre volevi assolutamente ricordare con nostalgia il tuo passato, ti sei fatto legare al palo della nave per non cedere alla tentazione di tornare alla freschezza d'un tempo? all'innocenza perduta? a tuoi ideali di gioventù? A rileggere la tua lettera mi prende una certa tristezza. Ho infatti l'impressione che tu abbia voluto mistificare il tuo desiderio di bene con una rappresentazione del tutto falsata di quelle ragazze. Un piacere permeato di morte: come t'è venuta in mente un'idea del genere? Pensi davvero che ci creda? E non venirmi a dire che in te era più forte il sentimento di dover tornare ad Itaca e di rivedere i tuoi cari: se davvero era così forte, perché non ti sei turato le orecchie come gli altri? M'hai scritto che un eroe non può cedere alla tentazione di... Di che cosa? Di essere se stesso? Cosa volevi dirmi, che una volta scelto il proprio destino, non si può più tornare indietro? Dove sta scritto? A me fa semplicemente orrore l'idea che una volta decisa la strada della propria autoestraneazione, cioè del rifiuto dei propri ideali, non resti che essere coerenti, senza indulgere a ripensamenti di sorta. Nessun destino ci obbliga a essere alienati. Che razza di eroe sei se ti senti costretto a farti legare a un palo perché non riesci a essere te stesso e nello stesso tempo vuoi continuare a godere in questa tua frustrazione? E' meschino farsi legare con le orecchie ben aperte pur di continuare sulla strada dell'abiezione. Uno si fa legare per vincere le proprie debolezze e cambiare vita. Con questa tua convinzione d'aver superato l'incantesimo grazie alla tua intelligenza, mi fai un po' pena. E l'incantesimo della tua vita, della tua intelligenza, quando lo supererai? Quando comincerai a renderti conto che il canto delle Sirene altro non è che il richiamo della natura? E' l'eco dei rapporti davvero umani, capaci di armonia con la madre terra... Ti dava così fastidio il vento di bonaccia? la placida calma del mare? Ti sei disabituato così tanto a guardare la realtà con fiducia, a guardare il prossimo senza sospetto, che ormai ti fa paura qualunque cosa, anche la più banale. Quando riuscirai a non soffocare gli ultimi sentimenti di umanità che ti sono rimasti? Non lo sai che le Sirene hanno una conoscenza ancestrale della realtà, quella di cui tu t'illudi di poter fare a meno? Credi davvero che l'abilità a raggirare il prossimo col commercio, la cultura, la religione, la scienza e la tecnica sia davvero il frutto di una conoscenza superiore? che renderà gli uomini più felici di quando non l'avevano? Se sei davvero così intelligente perché non vuoi ammettere che le Sirene altro non sono che la coscienza di quello che avresti voluto essere e che non sei riuscito a diventare? E' stato un peccato che i tuoi compagni non ti abbiano sciolto in tempo. A proposito, spiegami una cosa: se loro erano impediti dal sentire e ogniqualvolta ti vedevano agitato al palo venivano a stringere ancor più le corde, come hanno fatto a capire quand'era il momento di scioglierle? Che cosa li ha convinti, visto che la tua voce non potevano sentirla e i tuoi occhi, quando parlavano, facevano soltanto capire che non dovevano ascoltarti? Lo vedi cosa succede a non essere naturali? Si finisce col creare situazioni senza via d'uscita. Mio caro Ulisse, volevo dirti che io invece ho deciso di andare a vivere proprio in una di quelle isole, e da quando l'ho fatto devo dire di trovarmi benissimo: finalmente conduco un'esistenza normale, a misura d'uomo, a contatto con ambienti naturali, dove la fatica certo esiste, e anche il pericolo, ma dove per fortuna non ho da combattere me stesso e dove posso guardare in faccia gli altri senza timore che mi vogliano frodare o ingannare. Sono finalmente padrone della mia vita, che non è solo mia ma di tutti quelli che vivono insieme a me. Quando puoi, vienimi a trovare, ma mi raccomando: disarmato, dentro e fuori. A presto |