STORIA ROMANA


Roma, l'apogeo della forma statale schiavile

I - II - III - IV
Le due vie della nascita dello Stato nelle società antiche
3. L’origine dello stato nella Grecia classica

Lo Stato ateniese, che ha poi influenzato ogni altra formazione simile nel Mediterraneo, sarebbe dunque un’eccezione storica e non la regola. È quindi tanto più opportuno analizzarne le caratteristiche specifiche, delineate magistralmente da Engels.

Solone (VII-VI sec. a.C.)

In Grecia vediamo la nascita sia della formazione asiatica dello Stato che di quella "europea". La particolarità è che la prima durò molto poco rispetto ai paesi vicini (Persia, Egitto, ecc.) a causa delle invasioni. Infatti, le civiltà cretese e micenea, classici Stati asiatici, vennero distrutte da una combinazione di invasioni, crisi interne e sconvolgimenti naturali.

L’epoca asiatica greca, l’età del bronzo, terminò con l’invasione dei Dori, che portarono con loro l’età del ferro. Ma il fatto che le tribù che invadevano l’Ellade avessero il ferro non era casuale. Dipendeva dal fatto che essendo strutture tribali non temevano di armare con mezzi così efficaci tutto il popolo.

Da un punto di vista sociale l’età del ferro fu un ritorno a strutture comunitarie di proprietà e di produzione. Questi due fattori, quello tecnologico (la superiorità del ferro che costa molto meno del bronzo e rende di più), e quello sociale (gli invasori non avevano classi e dunque armavano tutti gli uomini, mentre i micenei dovevano tenere disarmata la maggior parte del popolo), si fondevano e alimentavano a vicenda.

L’età del bronzo rappresenta la fase asiatica della storia greca. La terra è ancora formalmente di tutti, anche se l’appropriazione dei suoi frutti è parzialmente individuale e il re (come indica Omero) si considera già il proprietario dei terreni quale rappresentante della comunità. La schiavitù era appena all’inizio, come si vede dal fatto che i marinai omerici sono tutti volontari; i piccoli contadini che coltivano la terra comunitaria rappresentavano ancora la forma dominante di produzione. Nell’economia palaziale vi è sì una divisione del lavoro sviluppata, ma solo per quanto riguarda i funzionari del re o del tempio.

Per diversi secoli, la distruzione del modo di produzione asiatico lasciò la Grecia in uno stato di stagnazione. Nel tempo, dalle morenti strutture gentilizie si staccò una aristocrazia che si prese le terre e vi fece lavorare braccianti liberi e schiavi (i primi diventavano spesso schiavi col tempo, per debiti ecc.). Quando la Grecia emerse da questo periodo buio, la struttura gentilizia stava di nuovo lasciando il posto ad altre strutture sociali, ma non più asiatiche bensì schiavili e per certi versi feudali. Alle vecchie società asiatiche si sostituirono aristocrazie di nobili proprietari effettivi della terra. Che questa crisi delle strutture gentilizie non sia passata inosservata lo dimostra l’osservazione di Aristotele che, nella Costituzione degli ateniesi, descrive la lotta di classe tra nobili e popolo trovandone i motivi nell’asservimento economico e politico del popolo. Ma con lo svilupparsi della civiltà classica le cose cambiarono. Se la vecchia democrazia gentilizia era ormai morta, le strutture nobiliari avevano anch’esse fatto il loro tempo. Lo scontro di classe rischiava di lacerare il tessuto sociale in modo definitivo, come mostrava il fenomeno della schiavitù per debiti.

Il processo è particolarmente documentato per quanto riguarda Atene. Le gentes attiche vivevano ormai da tempo in tribù all’interno di un territorio metropolitano con le loro istituzioni originali (la classica democrazia militare gentilizia). Ma la stanzialità e la crescita della produzione cambiarono tutto. Sorse la ricchezza individuale, la proprietà privata. Da qui la necessità di uno Stato. I membri delle diverse gentes vivevano ormai mischiati, e c’era un numero crescente di cittadini al di fuori delle trenta gentes originali.

Cominciò così una guerra di attrito tra la vecchia costituzione gentilizia e le nuove condizioni materiali che possiamo studiare, ad esempio, attraverso le tre costituzioni di Atene (tradizionalmente attribuite a Teseo, Solone e Clistene). Alla fine le gentes vennero fuse in un popolo al cui interno nacque una forza repressiva. La produzione per lo scambio era ormai almeno altrettanto importante che quella di valori d’uso: il denaro acquisiva sempre più peso, con l’usura e il debito. La proprietà privata condusse allo scambio di merci contro denaro e attraverso questo scambio alla sottomissione di un numero crescente di persone alla ricchezza dei pochi. Si concentrava la proprietà fondiaria. Tutto questo portò alla schiavitù su larga scala.

Perché ad Atene questo processo fu così rapido? Per via della densità della popolazione e dello sviluppo del commercio.

Lo Stato che scaturì dal declino della gens assicurò dei diritti ‘universali’, laddove la gens li garantiva solo ai propri membri. In cambio assicurò il dominio della ricchezza, la nascita del denaro, dei debiti, della povertà.

Una volta cristallizzati al vertice della società, questi privilegi dovevano essere difesi. Nacque lo Stato, con la sua polizia (che curiosamente all’inizio era composta da schiavi: nessun gentile voleva un mestiere tanto degradante!), come strumento per difendere gli ateniesi dagli schiavi, che erano ormai la gran parte della popolazione (almeno il 95% con i meteci, secondo Engels, forse in realtà non oltre il 50-60%). Già nella costituzione di Clistene, il ruolo delle gentes era definitivamente tramontato: la popolazione veniva divisa in base al demo di appartenenza e a classe censuarie-militari (cavalleria, opliti, flotta).

Il sorgere delle classi fu un trauma talmente dirompente che in alcuni momenti rischiò di lacerare la società. Il caso più chiaro si ebbe ai tempi di Solone, quando i conflitti sociali tra popolo e nobili portarono a una situazione rivoluzionaria. Solone si rese conto della insanabilità della situazione, si schierò con i poveri eliminando la schiavitù per debiti e il monopolio politico degli aristocratici, fondando la democrazia classica. Dando al popolo "tanti privilegi quanti bastavano" (Finley) egli permise all’imperialismo ateniese due tre secoli di sviluppo economico e culturale.

Sebbene la democrazia ateniese fosse lungi dall’essere universale, è comunque vero che ebbe almeno due punti di forza: la legge scritta e la rotazione delle cariche, che proteggevano il popolo dagli abusi dei nobili. Inoltre, si trattò pur sempre di un esempio di democrazia diretta notevole, con migliaia di persone che si riunivano per discutere. In altri posti, le vecchie strutture gentilizie si mantennero anche dopo il sorgere dello Stato, come vediamo nell’apella spartana.

Atene e la Grecia, circondati da nemici assai più forti, non potevano espandere l’economia schiavile oltre il limitato ambito delle popolazioni elleniche. Quando la Macedonia unificò il paese e conquistò il regno persiano, non vi condusse la società schiavile ma ne assunse le caratteristiche: Alessandro divenne un re persiano.


Introduzione
1. L’umanità prima del modo di produzione asiatico
2. Il modo di produzione asiatico. Storia e caratteristiche essenziali
4. Roma, l’apogeo della forma statale schiavile
Interpretazioni storiche
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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014