LA STORIA CONTEMPORANEA
dalla prima guerra mondiale ad oggi


LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Il periodo della seconda guerra mondiale va dal settembre 1939 al settembre 1945. Le sue cause principali risiedono nella natura stessa dell’imperialismo, cioè nella volontà che i paesi capitalisti hanno di dominare le aree più deboli del pianeta, al fine di ricavarne risorse a buon mercato. Il progressivo dominio "mondiale" del pianeta è iniziato con la scoperta dell'America e, da allora, non si è più arrestato: sono cambiate soltanto le forme e i protagonisti sulla scena: le forme perché le cosiddette "colonie" non sempre sono disposte a stare sottomesse (o almeno non nella stessa maniera); i protagonisti perché esiste nell'ambito del capitalismo una certa disuguaglianza, tra gli Stati, nello sviluppo economico e politico, che genera inevitabilmente una lotta accanita anche tra di loro. Infatti, nonostante le profonde contraddizioni che già dividevano il sistema capitalista da quello socialista, la guerra non scoppiò tra i due sistemi, ma all’interno di quello capitalista.

Appena 10 anni dopo la fine della prima guerra mondiale, la Germania, pur essendo stata sconfitta, non solo aveva ricostruito completamente il proprio potenziale economico, ma si presentava di nuovo come un concorrente pericoloso per le potenze vincitrici (Regno Unito e Francia soprattutto).

Verso la metà degli anni '30 si costituì il gruppo degli Stati imperialisti di tipo fascista, che aspiravano a una nuova suddivisione del mondo a loro favore. Assieme alla Germania facevano parte di questo raggruppamento l’Italia e il Giappone, scontente dei risultati della prima guerra mondiale, soprattutto perché si consideravano defraudate della loro parte di bottino. Germania, Italia e Giappone intrapresero una serie di aggressioni per modificare l’equilibrio mondiale a loro favore (aggressione nipponica alla Manciuria nel 1931, italiana all’Etiopia nel 1935, intervento italo-tedesco in Spagna nel 1936-1939 per difendere il fascista Franco, annessione nazista dell’Austria e della Cecoslovacchia nel 1938-1939, conquista italiana dell’Albania nel 1939).

Contemporaneamente questi Stati realizzarono una massiccia penetrazione economica nei Balcani, nel Vicino e Medio Oriente, nell'Estremo Oriente e nell’Asia sud-orientale, infine nell’America latina.

L’inasprirsi dei contrasti imperialisti fu in gran parte la conseguenza della crisi economica mondiale, che aveva infuriato nel mondo capitalista dal 1929 al 1933, minando la relativa stabilità del sistema borghese.

Inoltre il capitalismo, dal tempo della rivoluzione socialista d’ottobre, non era più il solo sistema economico-sociale sulla terra. Le sue possibilità di espansione si erano ristrette e le sue già profonde contraddizioni inevitabilmente si inasprivano.

In pratica dal 1935 l’intero mondo capitalista era divenuto un’arena di accaniti scontri economici e politici tra il raggruppamento delle potenze fasciste e quello delle altre grandi potenze: Inghilterra, Francia e Stati Uniti d’America. Il blocco degli aggressori fascisti conduceva l’offensiva per scalzare le posizioni dei suoi avversari, che possedevano colossali risorse e controllavano vasti possedimenti coloniali.

La Germania nazista tendeva a instaurare il proprio dominio in Europa; il Giappone militarista in Asia.

L’aggressione fascista significava per molti paesi non solo la perdita dell’indipendenza nazionale e la liquidazione delle libertà democratico-borghesi, ma addirittura l’assorbimento e la minaccia di sterminio fisico. Per questo in molti paesi capitalisti si sviluppò un forte movimento antifascista, che in certi casi assunse la forma di lotta armata (guerra civile e intervento straniero in Spagna nel 1936-1939).

Tuttavia erano anche diffuse tendenze che sottovalutavano il pericolo nazi-fascista e che impedivano l'unione delle masse popolari per respingerlo con sicurezza. Queste tendenze erano presenti nei partiti d'ispirazione cristiana, in quelli liberal-borghesi e anche in quelli socialisti e socialdemocratici, che nella sostanza si opponevano all'idea comunista di creare un unico fronte popolare antifascista. Tendevano insomma a prevalere le idee per un'intesa con gli Stati o i partiti fascisti a condizione che la loro aggressività si rivolgesse unicamente contro il sistema socialista est-europeo o comunque contro le idee del comunismo in generale, che apparivano non meno dittatoriali di quelle nazi-fasciste.

Quanti erano per il soddisfacimento parziale delle richieste degli Stati fascisti, tendevano ad accordarsi con la Germania hitleriana per spingerla all’aggressione contro l’Unione Sovietica, e a questo fine promettevano il proprio aiuto e sostegno. Essi speravano che in tal modo sarebbero riusciti a raggiungere due obiettivi: cancellare dall’arena mondiale il primo Stato socialista, e far convogliare l'interesse imperialista della Germania verso un territorio che i paesi capitalisti non erano mai riusciti a conquistare. Probabilmente la Germania si sarebbe indebolita in uno scontro militare contro un colosso come quello sovietico e ancora più probabilmente essa avrebbe avuto bisogno di chiedere aiuto agli stessi paesi capitalisti (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Italia e Giappone), che avrebbero preteso, per poterglielo concedere, una spartizione delle risorse della Russia.

Proprio questi calcoli erano alla base della politica cosiddetta "di appeasement", per lungo tempo perseguita dai gruppi dirigenti dei paesi capitalisti più avanzati, che aiutarono i dittatori fascisti a consolidarsi al potere, prestando loro un aiuto economico e finanziario, permettendone e incoraggiandone il riarmo.

Senonché paesi come Germania e Italia avevano anche necessità di rifarsi sui vincitori della prima guerra mondiale, che si erano appropriati, in maniera diretta o indiretta, degli ex-imperi austro-ungarico e ottomano e che avevano sottoposto la Germania a durissime condizioni di pagamento dei debiti di guerra. Quanto al Giappone, i militaristi volevano completa mano libera nella colonizzazione dell'Asia, ma Francia e Inghilterra, che gestivano la Società delle Nazioni, non glielo permettevano.

Insomma gli aiuti dati ai paesi fascisti per rivolgere le armi contro il sistema socialista si stavano rivelando controproducenti, in quanto tali paesi stavano diventando sempre più esigenti, sempre meno disposti a sopportare l'egemonia mondiale anglo-francese. E nella loro propaganda interna, i partiti nazista e fascista si rivolgevano anche contro quell'egemonia, ottenendo ampi consensi.

In questa situazione di lotta interimperialistica l’Unione Sovietica riuscì inizialmente a evitare d'essere coinvolta nella guerra, che infatti scoppiò nel 1939, con l'aggressione nazista della Polonia e che solo nel 1941 vide l'aggressione nazista dell'Urss.

La storia della seconda guerra mondiale viene suddivisa in cinque periodi.

Il primo periodo abbraccia gli avvenimenti dal 1° settembre 1939 al 22 giugno 1941. Accesa dall’aggressione della Germania alla Polonia, la guerra coinvolse subito i principali Stati capitalistici europei, avversari della Germania - l’Inghilterra e la Francia -, che avevano deciso di dichiarare guerra per conservare le proprie posizioni come grandi potenze imperialiste (ed egemoni anche in Europa). Tuttavia fino all’aprile-maggio 1940 esse non intrapresero azioni particolarmente impegnative, offrendo così alla Germania il tempo per preparare l’attacco a ovest. I "politici" di Monaco, quelli che avevano permesso a Hitler di occupare prima i Sudeti, poi la Cecoslovacchia, dopo che aveva già occupato l'Austria, erano riusciti a convincere gli anglo-francesi a non intervenire in maniera significativa, sulla base del presupposto che nelle intenzioni di Hitler vi era soltanto l'obiettivo di conquistare l'Urss e non l'intera Europa.

Questa "guerra fasulla" condotta dagli anglo-francesi ebbe termine con l’offensiva scatenata sul fronte occidentale della Germania nella primavera 1940, che portò al rapido crollo della Francia e pose l’Inghilterra sull’orlo della catastrofe.

Liquidato l’esercito franco-inglese, la Germania, unitamente all’Italia, s'impossessò dei Balcani ed estese il suo dominio sulla maggior parte del continente europeo. Durante tutto questo periodo le potenze europee dell’Asse fascista raggiunsero l’apice della loro potenza militate e politica. Le forze antifasciste, sia all’interno dei paesi fascisti che nei territori occupati, erano deboli e disperse. La lotta era condotta solo da gruppi isolati, composti in prevalenza da comunisti.

Gli stessi gruppi dirigenti della Polonia, che, a causa dei loro orientamenti antisovietici, avevano rifiutato, prima dell’inizio della guerra, di concludere un patto di mutua assistenza con l’Unione Sovietica, erano stati i principali responsabili della catastrofe avvenuta nel settembre 1939.

Dopo il crollo del fronte occidentale la guerra assunse per l’Inghilterra un carattere di lotta per l’esistenza nazionale, e per il popolo francese di guerra per la propria liberazione.

L’Inghilterra si trovò a essere, dopo la disfatta della Francia, l’unico Stato europeo che continuava a combattere contro la Germania. Nel maggio 1940 si registrò nella sua politica una svolta caratterizzata da una condotta più attiva della lotta.

Il secondo periodo della guerra abbraccia gli avvenimenti che vanno dal 22 giugno 1941 al novembre 1942, cioè dall'aggressione della Germania hitleriana all’Unione Sovietica fino all’inizio di quella che può essere considerata una svolta radicale nello svolgimento della guerra mondiale: la disfatta nazista a Stalingrado.

Con l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica, la lotta assunse più che mai il carattere di una guerra antifascista e di liberazione. Sul popolo sovietico e sulle sue forze armate ricadde il peso principale della lotta contro gli aggressori fascisti. Il fronte sovietico-tedesco impegnò le forze fondamentali della Germania e dei suoi satelliti. Sostenendo il duro colpo iniziale, l’Unione Sovietica riuscì a fermare, in condizioni incredibilmente difficili, il nemico e creò le condizioni per una svolta radicale nell’andamento delle operazioni belliche.

L’aggressione della Germania all’Urss e, poi, quella del Giappone militarista agli Stati Uniti e all’Inghilterra, allargarono notevolmente l’estensione del conflitto.

Di fronte alla minaccia mortale che rappresentava per l’umanità l’aggressività dei paesi fascisti si costituì la coalizione antifascista tra Unione Sovietica, Inghilterra e Stati Uniti d’America.

La lotta eroica del popolo sovietico alleggerì la situazione degli alleati dell’Urss e creò le premesse per la difesa dell’Inghilterra e degli Stati Uniti nei teatri bellici del Nord Africa, dell’oceano Atlantico, dell’oceano Pacifico.

Il terzo periodo di guerra inizia alla metà del novembre 1942 e si protrae fino alla fine del 1943.

In questo periodo si verificò la svolta radicale nel corso della seconda guerra mondiale, determinata dalle vittorie dell’esercito rosso sul Volga e sul saliente di Kursk. Fu allora che si verificarono i maggiori successi militari degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, che furono in notevole misura una conseguenza del fatto che le forze più numerose e agguerrite del blocco fascista continuavano a essere impegnate sul fronte orientale.

Le forze armate dell’Inghilterra, degli Stati Uniti, dei dominions, della "Francia libera", le formazioni militari dei patrioti dei paesi occupati dai fascisti, combatterono eroicamente su molti fronti.

Le truppe anglo-americane occuparono l’Africa del nord, la Sicilia e parte dell’Italia. Tuttavia esse non seppero sfruttare completamente tutte le possibilità favorevoli esistenti. Il secondo fronte in Europa non venne aperto neppure nel 1943.

Alla conferenza di Teheran, tenutasi alla fine del 1943 con la partecipazione dei capi dei governi delle tre grandi potenze - Stati Uniti, Unione Sovietica e Inghilterra - venne raggiunto un accordo sullo sbarco di truppe anglo-americane nella Francia settentrionale da operarsi nel 1944. Questo periodo è caratterizzato dall’ulteriore sviluppo del movimento della resistenza, che divenne più esteso e organizzato. In molti paesi vennero creati comitati nazionali di lotta contro gli invasori fascisti. Il ruolo dirigente in questi comitati era sostenuto dai comunisti, che si battevano unitariamente con altre organizzazioni antifasciste e patriottiche.

Le sconfitte militari e lo sviluppo della resistenza nei paesi occupati e negli stessi Stati dell’Asse diedero inizio alla crisi del blocco fascista. L’Italia uscì dalla guerra. Gli altri alleati della Germania hitleriana si trovarono sull’orlo della catastrofe. Venne colpita fortemente la stessa potenza militate e politica della Germania. Il pericolo di una vittoria della Germania e delle altre potenze dell’Asse era ormai tramontato per sempre.

Il quarto periodo va dalla fine del 1943 all’8 maggio 1945. Fu questo il periodo dell’offensiva incessante delle forze armate della coalizione antifascista su tutti i teatri di guerra. Nel corso del 1944 l’esercito rosso scatenò sul nemico colpi di violenza inaudita. Allo scadere dell’anno la frontiera di Stato dell’Urss venne ristabilita su tutta la sua lunghezza dal mare di Barents al mar Nero.

Dopo avere liberato l’intero territorio nazionale dagli invasori fascisti, l’esercito rosso, adempiendo il suo dovere internazionalista, cominciò la liberazione degli altri Stati dell’Europa orientale e sud-orientale.

Le gravi sconfitte subite dalla Germania sul fronte sovietico crearono una situazione assai favorevole per gli alleati dell’Urss. Le loro forze armate svilupparono operazioni attive su tutti i fronti. Nel giugno 1944, le truppe americane, inglesi e canadesi sbarcarono nella Francia nord-occidentale. Il secondo fronte era aperto. L’offensiva contro la Germania si sviluppava ora su tre direzioni, da est, da ovest e da sud.

All’inizio del 1945 alla conferenza di Jalta, dei capi di governo delle tre potenze, vennero prese importanti decisioni sui problemi dell’ulteriore svolgimento della guerra e della struttura postbellica del mondo.

Nell’aprile 1945 venne convocata a San Francisco la conferenza delle Nazioni Unite.

Nella fase conclusiva della guerra in Europa, i patrioti del movimento della resistenza avevano preso parte attiva alla liberazione dei loro paesi. La resistenza raggiunse il suo massimo sviluppo con le insurrezioni armate contro gli occupanti. Nei paesi dell’Europa orientale e sud-orientale si rafforzarono, sotto l’influenza delle vittorie dell’esercito rosso, le forze democratiche, e i partiti comunisti accrebbero considerevolmente la loro influenza e la loro autorità. Sotto la direzione dei comunisti ebbero inizio in questa parte d’Europa rivoluzioni popolari.

Viceversa negli Stati occupati dalle truppe inglesi e americane, la reazione internazionale cercò di conservare gli ordinamenti capitalisti e di eliminare le forze democratiche.

Nell’aprile 1945 l’esercito rosso cominciò l’ultima offensive nel territorio tedesco. Il 2 maggio 1945 le truppe sovietiche davano l’assalto a Berlino e issavano sulla cupola del Reichstag la bandiera rossa. L’8 maggio la Germania hitleriana firmava la resa senza condizioni. La guerra in Europa era finita.

Il quinto periodo della seconda guerra mondiale abbraccia solo quattro mesi, dal 9 maggio al 2 settembre 1945, cioè dalla resa incondizionata della Germania alla resa incondizionata del Giappone.

Nel corso di tutta la guerra sovietico-tedesca, il Giappone aveva tenuto nei confronti dell’Unione Sovietica un atteggiamento ostile, violando gli impegni che aveva assunto con trattati.

Dopo la resa della Germania il Giappone continuò una lotta disperata contro gli alleati dell’Urss. Nonostante le sconfitte subite sul mare, soprattutto da parte degli statunitensi, il Giappone disponeva ancora di un forte esercito terrestre su cui erano fondate le speranze dei militaristi giapponesi.

Nell’agosto 1945 l’Unione Sovietica, per concludere al più presto la guerra in Estremo Oriente e nell’oceano Pacifico, liberando i popoli da ulteriori sofferenze, e fedele ai propri doveri di membro della coalizione antifascista, dichiarò guerra al Giappone. In una campagna di breve durata le truppe sovietiche sconfissero la forza fondamentale d’urto del Giappone, l’esercito del Kwangtung. Gli Stati Uniti invece impiegarono contro il Giappone le armi atomiche, senza che ve ne fosse una reale esigenza militare. Il 2 settembre 1945 il Giappone firmava la resa senza condizioni.

L’assetto postbellico

Alla fine della seconda guerra mondiale si tenne la conferenza di Potsdam dei capi dei governi dell’Unione Sovietica, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. In questa conferenza vennero prese importanti decisioni, tra le altre quella di procedere alla democratizzazione e alla smilitarizzazione della Germania.

Nel corso della seconda guerra mondiale i popoli dei paesi coloniali e soggetti lottarono contro gli aggressori fascisti. La disfatta delle forze fasciste determinò una forte ripresa del movimento di liberazione nazionale dei popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’Oceania. L’andamento delle operazioni creò le condizioni propizie per un esito vittorioso della lotta del popolo cinese. Una serie di paesi dell’Asia ottenne l’indipendenza nazionale. La crisi del sistema coloniale dell’imperialismo si inasprì come non mai.

Già negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, la carta politica del mondo aveva subito notevoli mutamenti in seguito alle aggressioni degli Stati fascisti. L’Etiopia, l’Austria, la Cecoslovacchia e l’Albania avevano perduto la loro indipendenza nazionale. L’Etiopia era divenuta una colonia italiana. L’Austria era stata annessa con la forza alla Germania nazista. La Germania si era anche annesso il territorio dei Sudeti e alcune altre zone di frontiera della Cecoslovacchia; nelle zone centrali della Cecoslovacchia era stato creato il cosiddetto "protettorato" di Boemia e Moravia, mentre nella Slovacchia era stato creato uno stato "indipendente" filo-nazista, sotto la presidenza del prete cattolico Tiso. La Slovacchia meridionale e la Rutenia (Ucraina transcarpatica) erano state concesse dalla Germania all’Ungheria hortista. Dopo avere conquistato l’Albania il fascismo ne diede la corona al re d’Italia. Il Giappone aveva creato nel territorio occupato della Cina nord-orientale (Manciuria) lo Stato fantoccio del Manciukuò.

Durante la seconda guerra mondiale la carta politica del mondo subì altre importanti modificazioni. Sfruttando i successi militati conseguiti all’inizio della guerra, gli aggressori fascisti - Germania, Italia e Giappone - crearono nei territori occupati "nuovi Stati", con governi fantoccio, mentre alcuni territori vennero annessi direttamente ai loro "imperi" o agli Stati satelliti. In Europa la Germania occupò e si annesse i territori polacchi di Gdańsk (Danzica); la Pomerania, Poznań e l’Alta Slesia, i territori francesi dell’Alsazia e Lorena, i territori belgi di Eupen e Malmédy, il Lussemburgo e, nel sud Europa, la parte settentrionale della Slovenia. La Germania nazista tenne sotto il suo domino anche il resto della Polonia, che venne denominato "governatorato generale" con centro a Cracovia.

L’Italia fascista s'impadronì di gran parte del litorale dalmata con le isole costiere, e della città di Kotor (Cattaro) sul litorale del Montenegro.

La parte settentrionale della Transilvania fu tolta alla Romania e data all’Ungheria; quest’ultima ricevette, con lo smembramento della Jugoslavia, anche Bačka; la Romania fu costretta a cedere alla Bulgaria la Dobrugia meridionale. La Bulgaria ottenne anche parte della Macedonia e la Tracia occidentale. All’Albania vennero annesse le terre della Serbia del sud. Su tutti gli altri territori occupati della Jugoslavia vennero formati gli Stati fantoccio di Croazia, di Serbia e del Montenegro.

Le conseguenze delle aggressioni naziste

La Germania fascista divise la Francia in due parti: la parte maggiore (settentrionale) venne occupata dalle truppe tedesche, mentre la parte minore fu posta sotto il potere del governo filofascista di Vichy; nel novembre 1942 anche questa zona venne occupata dalle truppe naziste.

Venne smembrata pure quella parte del territorio sovietico occupata dalle truppe fasciste, che non si trovava sotto l’amministrazione diretta del comando militate tedesco. La regione di Bialystok fu annessa alla Germania. Le regioni di Drogobyč, Tarnopol e Stanislavski furono annesse al "governatorato generale". Il territorio sovietico che confinava a est con il corso del fiume Bug meridionale fu dato alla Romania, mentre la zona sud-occidentale della repubblica sovietica carelo-finnica fu data alla Finlandia. Tutti i paesi del Baltico, quasi tutto il territorio della Bielorussia e dell’Ucraina e la Crimea vennero governati da una amministrazione "civile" tedesca.

Il Giappone, dopo aver occupato l’Indocina francese, assegnò alla Tailandia (fino al novembre 1940 chiamata Siam) una gran parte del Laos e della Cambogia.

I mutamenti della carta politica del mondo effettuati dalla Germania nazista e dai suoi alleati cominciarono a essere annullati già nel corso della guerra sotto i colpi delle forze armate dell’Unione Sovietica e degli altri paesi della coalizione antifascista, e in seguito alla ritirata delle forze armate fasciste su tutti i teatri di guerra. In una serie di paesi venne ristabilito lo "status" prebellico. In Europa riacquistarono la sovranità nazionale la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Austria, la Jugoslavia, il Lussemburgo. Eupen e Malmédy furono restituite al Belgio. L’Alsazia e la Lorena furono ridate alla Francia ecc.

Per decisione della conferenza di Potsdam vennero date alla Polonia la parte meridionale della Prussia orientale e la città di Gdańsk (Danzica), mentre la frontiera occidentale della Polonia fu fissata sulla linea dei fiumi Oder e Neisse.

Furono ristabiliti i confini di stato della Jugoslavia, ma non venne determinata l’appartenenza statale della Venezia Giulia.

Dopo la disfatta della Germania il suo territorio venne suddiviso in quattro zone d’occupazione: orientale (sovietica), nord-occidentale (inglese), sud-occidentale (americana) e occidentale (francese). Quattro zone d’occupazione furono istituite pure nel territorio dell’Austria e altrettanti settori nelle città di Berlino e di Vienna.

Alla fine della guerra venne sciolta l’unione statale danese-islandese e fu costituita la repubblica di Islanda.

Il movimento di liberazione nazionale dei popoli dei paesi coloniali e semicoloniali apportò i primi concreti mutamenti alla carta politica del mondo: la Siria e il Libano proclamarono la loro indipendenza. Divenne indipendente l’Indonesia e all’inizio del settembre 1945 si costituì la repubblica democratica del Vietnam. I territori delle ex colonie italiane furono occupati dalle truppe delle potenze della coalizione antifascista, ma il loro statuto non fu determinato. Ottenne nuovamente l’indipendenza l’Etiopia. Non venne fissato neppure lo statuto delle ex colonie giapponesi, ma il Liaotung e l’isola di Taiwan (Formosa) vennero restituiti alla Cina; in Corea furono fissate due zone di responsabilità per l’attuazione delle condizioni della resa del Giappone: a nord del 38° parallelo si estendeva la zona controllata dalle truppe sovietiche e a sud di questa linea la zona controllata dalle truppe americane.

Il nuovo volto dell’Unione Sovietica

Negli anni della seconda guerra mondiale mutò anche la carta politica dell’Unione Sovietica. Nel primo periodo della guerra ritornarono nella famiglia delle repubbliche sovietiche la Lettonia, l’Estonia e la Lituania, dove nel 1919 le truppe interventiste straniere avevano abbattuto con la forza il potere sovietico. Entrarono a far parte dell’Unione Sovietica la Repubblica socialista sovietica carelo-finnica e la Repubblica socialista sovietica di Moldavia, che prima erano repubbliche autonome. Furono inclusi nella repubblica sovietica carelo-finnica i territori ripresi alla Finlandia, e nella repubblica sovietica di Moldavia la Bessarabia restituita all’Unione Sovietica. L'Ucraina occidentale e la Bielorussia occidentale si unirono alle repubbliche federate di Ucraina e di Bielorussia; nella repubblica ucraina entrò anche la Bucovina del nord.

Nella federazione russa furono incluse le piccole zone a nord di Leningrado e a nord-ovest di Murmansk. Nel 1944 entrò a far parte dell’Unione Sovietica la Repubblica popolare di Tuva, che divenne una regione autonoma della federazione russa.

Le frontiere statali dell’Unione Sovietica furono fissate definitivamente dopo la disfatta della Germania nazista e del Giappone militarista. Dalla Germania, per decisione della conferenza di Potsdam, venne separata e consegnata all’Unione Sovietica una parte della Prussia orientale con la città di Königsberg, e dal Giappone, dopo la firma da parte sua della resa incondizionata, furono distaccate le isole Curili e Sachalin meridionale, che erano state tolte alla Russia nel 1905. Nell’estate 1945, in base al trattato concluso tra l’Unione Sovietica e la Cecoslovacchia, veniva unita alla Ucraina sovietica la Ucraina transcarpatica (Rutenia). Dall’Unione Sovietica passò alla Polonia la regione di Bialystok.

In complesso la carta politica del mondo rispecchiava nel settembre 1945 i risultati della seconda guerra mondiale, la vittoria delle forze progressive sulle forze del fascismo.

Nota

Sui processi di Norimberga (20 novembre 1945 / 1 ottobre 1946), di Tokyo 1946-1948 e di Khabarovsk (3 maggio 1946 / 4 novembre 1948 e 25-30 dicembre 1949) vedi www.homolaicus.com/storia/contemporanea/norimberga/

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Sulla resistenza italiana

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 26/08/2013