LA STORIA CONTEMPORANEA
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IL NEGAZIONISMO DELLA SHOAH
“Luna di miele ad Auschwitz” è un saggio sul negazionismo della Shoah recentemente pubblicato dalle Edizioni Scientifiche Italiane. L’autore non è uno storico ma è un medico specialista in cardiologia alla sua prima esperienza nel campo della saggistica. Il libro - che si fregia della bella prefazione di Luigi Parente, ordinario di Storia Contemporanea all’Università “L’Orientale” di Napoli – è il primo studio italiano che affronta il tema dal punto di vista scientifico piuttosto che storico, filosofico o sociologico. Il negazionismo è quella corrente pseudostoriografica che non si limita, come fa il revisionismo storico propriamente detto, al semplice ridimensionamento o al rifiuto dell’unicità della Shoah, ma arriva a negarne la stessa realtà. Di diversa estrazione culturale e politica, che spazia dal neonazismo fino all’estremismo di sinistra, “les assassins del mémoire”, come li definisce Vidal-Naquet, affermano che:
Francesco Rotondi si occupa di quest’ultimo aspetto ovvero del cosiddetto “negazionismo scientifico” che ricorre a chimica, fisica, statistica e ingegneria per sostenere le proprie tesi. Sono in particolare tre le argomentazioni usate per negare l’esistenza delle camere a gas:
Tali tesi non possono più essere liquidate come farneticazioni di una “setta minoritaria” perché, grazie all’attività di un ex professore universitario francese e alle infinite potenzialità divulgative offerte da Internet, esse tendono a conquistare giorno dopo giorno una platea sempre più vasta ed eterogenea. Di contro, la risposta scientifica al negazionismo tecnico, benché di grande valore, rimane tuttora misconosciuta e mai tradotta nei siti italiani. Il libro in questione è un contributo alla risoluzione di questo gap comunicativo, in pratica un’agile rassegna bibliografica ragionata del negazionismo e dell’anti-negazionismo scientifico in cui viene sinteticamente ma chiaramente spiegato come Jean Claude Pressac o Richard Green hanno confutato la negazione “scientifica” del genocidio nazista. Lo Zyklon B (acido cianidrico) veniva usato sia nelle camere di disinfestazione (per uccidere i pidocchi), sia nelle camere a gas omicide (per sterminare esseri umani). La constatazione che nelle prime si trovino ancora alte concentrazioni di cianuri mentre nelle seconde solo tracce, dimostrerebbe, per i negazionisti, che le camere a gas non sono mai esistite e che lo Zyklon B serviva solo per prevenire le epidemie di tifo petecchiale. La ricerca antinegazionista ha invece dettagliatamente spiegato come tali differenze di concentrazione erano legate al fatto che per le disinfestazioni occorrevano dosi di gas molto più alte e tempi di esposizione molto più prolungati rispetto a quelli usati nelle camere a gas, dove bassissime dosi di Zyklon era sufficienti ad uccidere in pochi minuti migliaia di persone: i pidocchi sono infatti estremamente più resistenti dell’uomo a questo tipo di veleno. I lavaggi necessari per eliminare i residui organici lasciati dalle vittime, l’attività respiratoria dei gassati, i fattori atmosferici ai quali sono stati esposti per decenni i ruderi delle camere a gas, demolite dai nazisti prima della fuga, hanno inoltre contribuito a ridurre ulteriormente le concentrazioni di cianuri in questi edifici. “No Holes, No Holocaust” è uno degli slogan coniati dal Professor Faurisson; in realtà l’inesistenza di queste aperture sui tetti delle camere a gas non è poi cosi certa come vorrebbe farci credere il noto negazionista francese: non solo foto aeree scattate dall’aviazione alleata all’epoca delle operazioni di sterminio, ma anche recenti perizie sul posto, hanno al contrario dimostrato che i buchi sui tetti delle camere a gas sono ancora oggi presenti e ben visibili. La presunta incapacità dei forni di Auschwitz a poter cremare tutti gli esseri umani gassati è invece contraddetta da un noto documento, citato da Pressac, in cui è riportato che i cinque crematori erano in grado di trattare ben 4756 cadaveri al giorno. A ciò va aggiunto che il ricorso anche a cremazioni all’aperto è documentata da più prove fotografiche inconfutabili. Queste e numerose altre obiezioni anti-negazioniste sono elencate nel saggio di Rotondi, corredato da una vasta bibliografia e da numerosissime note. Perché questo strano titolo? “Luna di Miele ad Auschwitz” è la sarcastica citazione di una frase pronunciata da Fred Leuchter, famigerato pioniere del negazionismo tecnico, che definì grottescamente la sua spedizione ad Auchwitz come il suo viaggio di nozze.
Luna di miele ad Auschwitz. Riflessioni sul
negazionismo della Shoah, Edizioni Scientifiche Italiane Notizie sull'autore del volume Nato a Napoli nel 1962, residente da sempre ad Avellino.
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