Queste dichiarazioni di papi, teologi e concili rendono risibili i tentativi della moderna apologetica cattolica di disquisire sul “numero” delle vittime, col fine di dimostrare che l'inquisizione fu “mite” o che erano le autorità civili a premere per mandare al rogo gli eretici.
Al contrario era proprio la Chiesa a contrastare con decisione le autorità civili, se manifestavano resistenze e riluttanze a eseguire i suoi ordini. Nel 1237 a Tolosa, ad esempio, i magistrati furono scomunicati per essersi rifiutati di “ricevere” sei condannati, cioè di “arderli” e di confiscare i loro beni. Nel 1288 “Nicolò IV deplorava la negligenza e il malvolere di cui davano segno indubbio, in molte città, le autorità civili, che procuravano di sbarazzarsi dell’esecuzione dei condannati dall’Inquisizione, e stabilì che i colpevoli fossero scomunicati e destituiti dalle cariche...e che venisse lanciato l’interdetto sulle città in cui comandavano” (59).
Nel frattempo, dal 1254, Innocenzo IV, con la bolla Ad extirpanda, reiterata dai suoi successori, aveva introdotto anche l'uso della tortura per indurre a confessare gli eretici, con l'avvertenza ipocrita di evitare “loro danni fisici permanenti e il pericolo di morte” (60). Era la stessa ipocrisia di cui la Chiesa dava prova consegnando al braccio secolare gli eretici perché fossero mandati al rogo, con queste parole: “preghiamo questa curia secolare di non giungere nella sua sentenza fino all'effusione del tuo sangue e alla pena di morte” (61). E' appena il caso di dire che se qualche ingenuo, acconsentendo alla richiesta, non avesse eseguito la sentenza di morte, sarebbe stato lui stesso processato come sospetto di eresia, come si è visto sopra…
La “santa” Inquisizione durò circa sei secoli, dal XIII all'inizio del XIX secolo (quando Napoleone chiuse i “forni” dell'inquisizione di Siviglia), durante i quali la Chiesa mandò a morte centinaia di migliaia di uomini e di donne, benché sia difficile stabilire il numero esatto delle vittime. Ed è anche fuorviante fare di questo il primo problema, come se il giudizio sull'inquisizione dipenda dal numero dei roghi e non, almeno in primo luogo, dal fatto che venivano condannati con la morte, o comunque ritenuti “reati”, alla stregua di un furto o di un omicidio, le opinioni non ortodosse in materia di fede.
Al di là dei nudi numeri, difficili da determinare oltretutto perché molti registri di processi andarono distrutti per i più diversi motivi, non ultimo le rivolte popolari, importa qui soprattutto osservare come i papi siano ricorsi in modo sistematico a esecuzioni capitali e guerre per tutto il medioevo. Otto papi su tredici, ad esempio, fra quelli che si succedettero dal 1254 al 1294 (i già citati Innocenzo IV e Alessandro IV, poi Urbano IV, Clemente IV, Gregorio X, Martino V, Onorio IV, Niccolò IV) inasprirono le misure contro gli eretici e organizzarono o tentarono di organizzare spedizioni militari in terra santa o contro i mongoli, o contro gli ebrei o in Europa orientale o in Sicilia. Né è senza significato che degli altri cinque, quattro non ebbero forse il tempo di farlo, poiché regnarono solo pochi mesi.
59)
H.-Ch. Lea, op. cit., p.
289
60) in D.
Canfora, La libertà al tempo dell’inquisizione, Teti, Milano 1999, p. 27
61) N.
Eymerich, Manuale dell’inquisitore a.d. 1376, Piemme, Casale Monferrato
1998