Gli succedette
Niccolò V, che cominciò a accreditare l'idea, ribadita mezzo secolo
dopo da Alessandro VI, dei papi come “proprietari” dell'orbe terraqueo, che
“donano” ai principi cattolici. In particolare ai portoghesi, con la bolla
Romanus pontifex del 1454, il papa donò l'Africa e il diritto di muovere
guerra agli infedeli, distruggere i loro regni, deportarli schiavi in Europa.:
“ricompenseremo con particolari favori e speciali privilegi”, scrive, “quei re e
principi cattolici, di cui noi sappiamo per certo che come atleti e intemerati
difensori della fede cristiana non solo rintuzzano la ferocia dei Saraceni…ma
conquistano regni e territori… e li assoggettano al loro dominio temporale per
la difesa e la grandezza della medesima fede”. E ancora: “abbiamo concesso
con altre lettere nostre tra le altre cose, piena e completa facoltà al re
Alfonso di invadere, ricercare, catturare, conquistare e
soggiogare tutti i saraceni e qualsiasi pagano e gli altri nemici di Cristo,
ovunque essi vivano, insieme ai loro regni, ducati, principati, signorie,
possedimenti e qualsiasi bene, mobile ed immobile, che sia di loro proprietà, e
di gettarli in schiavitù perpetua” (71). L'anno prima
di questa bolla, nel 1453, scoperta una congiura per farlo prigioniero e forse
ucciderlo, Niccolò V aveva fatto arrestare tutti i congiurati: il capo, Porcari,
fu processato per direttissima e condannato a morte insieme ai suoi complici
Battista Sciarra e Angiolo Ronconi. “Il papa fu accusato di crudeltà e di essere
un fedifrago”, scrive Rendina, “perché corse voce tra il popolo che, in un primo
tempo, aveva promesso salva la vita allo Sciarra e al Ronconi, ma poi, ubriaco
fradicio al momento dell'esecuzione, non fu in grado di firmare l'atto di
grazia” (72). Iniziarono allora le pasquinate, che recitavano: “Da quando è
Niccolò papa e assassino/abbonda a Roma il sangue e scarso è il vino” (73). Dopo di lui,
Calisto III alternò al più sfrontato nepotismo l'impegno di indurre i
principi cristiani a organizzare una campagna militare contro i turchi, e lo
stesso progetto coltivò l'umanista Enea Silvio Piccolomini (Pio II,
1458-64), divenuto papa dopo una giovinezza dissoluta. Promotore di una crociata
contro i turchi fu il suo successore Paolo II (1464-71), che si impegnò
anche per eliminare una famiglia a lui ostile. 71) in S. Z.
Ehler e J. B. Morrall, Chiesa e stato attraverso i secoli, Vita e
pensiero, Milano 1958
72) C.
Rendina, op. cit., p. 575
73) ibid.