LA RELIGIONE DELLA VITA
TEORIA E PRATICA DELL'OMICIDIO NELLA CHIESA CATTOLICA


Tre secoli di caccia alle streghe

Nel 1484 salì al soglio pontificio Innocenzo VIII che dal 1487 al 1489 indisse una crociata contro i valdesi, già attaccati qualche anno prima da Carlo I di Savoia. Alla testa dell'impresa fu posto, con bolla pontificia e col titolo di commissario per la conversione dei valdesi, Alberto Cattaneo, che condusse una feroce repressione nelle vallate dell'Argentière e della Vallouise dove per la stessa configurazione della zona “con le valli chiuse e senza comunicazione”, racconta lo storico valdese Tourn, non c’era alcuna via di scampo. “Incendiati e distrutti i villaggi di fondo valle, si rifugiano nelle località più sperdute, nelle grotte ma vengono stanati e massacrati”. In una caverna, la “barme Chapelue”, “decine di donne e bambini vennero bruciati vivi. I pochi scampati si rifugiarono nelle vallate piemontesi o presso i fratelli dell'Italia centro meridionale” (78).

Poco prima, l'anno stesso dell'ascesa al pontificato, Innocenzo VIII aveva anche dato inizio con la bolla Summi desiderantes affectibus alla caccia alle streghe che durò per quasi tre secoli e provocò decine, forse centinaia, di migliaia di vittime. Processi e roghi si erano avuti già prima, come si è detto, verso la fine del XIII secolo, poi nel XIV (fra cui un processo in Piemonte a metà secolo, due donne messe a morte a Milano e una a Parigi nel 1390); e soprattutto nel XV (fra gli altri un processo con 100 torturati e poi arsi vivi a Sion nel 1420; la condanna di Giovanna d’Arco, bruciata come eretica e strega, oggi santa, nel 1431;  tre condannati a morte e altri correi da loro denunciati all’inquisizione nel 1459 a Arras, ripetuti roghi di streghe a Como: 300 nel 1416, 60 nel 1484, ecc.).

Ma la caccia crebbe in modo esponenziale con la bolla di Innocenzo VIII, secondo cui in alcune regioni della Germania superiore come pure nelle province, città, terre, borgate e vescovadi di Magonza, Colonia, Treviri, Salisburgo e Brema, parecchie persone di ambo i sessi, immemori della propria salvezza e allontanandosi dalla fede cattolica, non temono di darsi carnalmente ai diavoli… di far deperire e morire la progenie delle donne e degli animali, le messi della terra, le uve delle vigne e i frutti degli alberi, inoltre uomini, donne, bestiame grande e piccolo e d'ogni sorta; e ancora vigneti, giardini, prati, pascoli, biade, cereali, legumi per mezzo di incantesimi, fatture, scongiuri ed altre esecrabili pratiche magiche, eccessi, crimini e delitti; di affliggere e tormentare gli stessi uomini, donne, bestie da soma, bestiame grande e piccolo e animali con crudeli dolori e tormenti interni ed esterni; di impedire agli uomini di generare, alle donne di concepire, e di rendere impossibile al marito e moglie di compiere il loro coniugale dovere”(79). Il papa dava quindi mandato a due domenicani, Enrico Insistoris e Giacomo Sprenger, di esercitare l'ufficio di inquisitori in quelle terre con pieni poteri di “procedere alla correzione, incarcerazione e punizione di quelle persone per gli eccessi e i crimini predetti, in tutto e per tutto… [invocando] ove fosse necessario, l'aiuto del braccio secolare” (80).

I due domenicani a loro volta, investiti dal papa di autorità e incoraggiati ad esercitarla “in tutto e per tutto”, tradussero nel Malleus maleficarum (81) le linee-guida della lotta contro la stregoneria ritenuta principalmente femminile. Il loro libro poté contare anche sull’esplicito riconoscimento dell’università di Colonia, che nel 1487 ne certificò la “conformità dottrinaria alla verità cattolica” e divenne il primo e il più influente del manuali consimili..La sua diffusione superò quella della Bibbia, la prima opera a stampa, apparsa appena trent’anni prima. “Ebbe tredici edizioni entro il 1520 il Malleus, e altre sedici fra il 1574 e il 1669. Venne tradotto, da latino che era, in tedesco, francese e italiano”, scrive Vanna De Angelis nel suo Il libro nero della caccia alle streghe e aggiunge che alla sua procedura si attennero tutti i giudici “sia nella caccia sia nella persecuzione della strega” (82). Col Malleus e altri manuali consimili come il Compendium maleficarum si diffusero anche credulità, superstizioni e l’odio, al limite del disturbo mentale, per la donna e per il sesso.

Dalla fine del XV secolo alla metà del Settecento si consumò una strage di cui è impossibile dire le dimensioni precise e che sporadicamente continuò anche dopo se si pensa che ancora nel 1828 fu trucidata a Cervarolo, paesino della Val Sesia, perché ritenuta una strega, Margherita Guglielmina, detta la “stria Gatina” (83).

Nonostante i tentativi degli apologeti cattolici di minimizzare i dati della persecuzione, le cifre parziali e certe bastano a dare le dimensioni impressionanti del fenomeno. Lo stesso testo L'Inquisizione, che raccoglie gli atti del convegno organizzato dal Vaticano nel 2004, parla di 3.000 streghe arse vive in soli dieci anni a inizio Cinquecento e di 100.000 processi di stregoneria nel Seicento, conclusi con 50.000 condanne al rogo. Un elenco esemplificativo e incompleto  che si trova ne Il libro nero del cristianesimo già citato, registra centinaia di cittadini giustiziati a Mirandola nel 1522-23, 300 streghe bruciate a Como nel 1514 e una media di circa 100 all’anno negli anni successivi, di 400 bruciate in Linguadoca nel 1557, 100 condanne a morte nel 1565-1640 a Parigi; 21 nel 1571 a Genf, 400 nel 1577 a Bordeaux; 368 streghe nel 1587-93 a Treviri; 311 nella regione del Vaud in quegli stessi anni; 13 donne muoiono per le torture in Liguria a Triora nel 1585; una decina di streghe vengono giustiziate per diretto interessamento del cardinale Borromeo (santo) nel 1593 in Val Melsocina ecc. (84).

Altri dati si trovano nel libro del Deschner Il gallo cantò ancora e sono relativi a alcune migliaia di vittime, specie nel Seicento in Germania (85). Spesso, come si documenta nel già citato Il libro nero della caccia alla streghe con verbali di interrogatorio reperiti negli archivi, le streghe erano torturate prima di essere uccise o arse vive. I dati come al solito sono forzatamente approssimativi: c’è chi parla di settantamila chi di trecentomila vittime, sempre senza contare quelle dei paesi protestanti.

Le persecuzioni furono costantemente accompagnate da bolle papali, che affermavano l'esistenza delle streghe e giustificavano la necessità di metterle a morte, a partire dalla Cum acceperimus di Alessandro VI del 1501, in cui si denunciavano i “sortilegi” e le “malie” che “distruggono uomini, bestie e campi”, ordinando di procedere più severamente contro i colpevoli, fino alla bolla di Leone X, la Honesti petentium votis del 1521 in cui il papa, nel rinnovare le consuete grottesche accuse contro le streghe che cercano “di uccidere i bambini”, affiancava ai vescovi locali, ritenuti troppo poco severi, “il venerabile fratello vescovo di Pola” per reprimere con maggiore severità gli “incorreggibili affidandoli al braccio secolare” o alla bolla Dudum di Adriano VI del 1523, in cui si spiega che streghe e stregoni “calpestano la santa croce” e “eletto il diavolo a loro signore” danneggiano “le bestie e i frutti della terra”, concludendo che vanno punite dall'inquisizione (86).

Nel 1585 Sisto V, con la bolla Coeli et terrae, reiterata nel 1631 da Urbano VIII con la bolla Inscrutabilis, estese la condanna agli astrologi (87), mentre Gregorio XV, con la Omnipotentis dei del 20 marzo 1623 “fissava la pena capitale per i responsabili di malefici mortali” (88).

Sono papi su cui avremo occasione di tornare in questa rapida storia dell'omicidio nella Chiesa, a cominciare da Alessandro VI (1492-1503), il dissoluto padre di Lucrezia Borgia e del Valentino, coinvolto in guerre, intrighi e omicidi anche privati.


78) G. Tourn, I valdesi, Claudiana, Torino 1999, p. 86
79) in S.Abbiati, A.Agnoletto, M. R. Lazzati, La stregoneria, Mondadori, Milano 1984, pp. 340-41
80) ibid.
81) H. Institor, J. Sprender, Il martello delle streghe (Malleus maleficarum), Spirali edizioni, Milano 2003
82) V. De Angelis, Il libro nero della caccia alle streghe, Piemme, Casale di Monferrato 2001, pp. 98-100
83) C. Mornese, La “stria” Gatina e i suoi carnefici, Alias, suppl. “il manifesto”, 11 settembre 2004
84) Il libro nero del cristianesimo, cit., pp. 195-96
85) K. Deschner Il gallo cantò ancora, Massari ed., Bolsena 1998, p. 418
86) La stregoneria, cit., pp. 342-348
87) in Magnum Bullarium Romanum, vol. V
88) G. Romeo, L’inquisizione nell’Italia moderna, Laterza, Bari 2002, p. 86


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Testi di Walter Peruzzi

Stampato a Siviglia (Spagna – Unione Europea) 2008
Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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