PAUL-MICHEL FOUCAULT

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PAUL-MICHEL FOUCAULT (1926-84)
storico, filosofo ed epistemologo francese

Michel Foucault

Paul-Michel Foucault nasce a Poitiers nel 1926 da una famiglia borghese in cui, per linea paterna, vantava ottimi chirurghi. Col padre però non andò mai d'accordo.

A 14 anni studia in un collegio di frati e la madre lo avvia a studiare filosofia privatamente.

Finiti i primi studi, chiede d'essere trasferito a Parigi per fare carriera accademica e qui frequenta prima il liceo Henri IV, poi la difficile École Nomale Supérieure, sotto la guida di Merleau-Ponty, Hyppolite e Althusser.

Si specializza in filosofia, studiando Hegel, Marx, Husserl e soprattutto Heidegger, ma si interessa anche di De Sade, che forse sarà quello, insieme a Nietzche, che influenzerà di più il suo stile di vita.

A partire dal 1948 tenta più volte il suicidio, finché il padre lo costringe a farsi visitare da uno psichiatra. Lo attrae l'idea di una sensualità della morte, di cui parla De Sade. Il responso psichiatrico parla chiaro: Foucault è angosciato a causa delle proprie tendenze omosessuali, che peraltro verifica frequentando i quartieri gay della Parigi post-bellica e facendo anche esperienza di droghe pesanti.

Per tre anni (a partire dal 1950) riesce a superare la crisi emulando Althusser ch'era entrato nel partito comunista. Ve ne esce perché, secondo lui, la sinistra non aveva intenzione di superare i valori borghesi dominanti.

Chiede poi di entrare nell'ospedale psichiatrico di Sainte Anne di Parigi, ma questa volta come ricercatore in un laboratorio di misurazione dei disturbi neurologici.

Si interessa di psicanalisi e segue i corsi di J. Lacan. A 28 anni pubblica la sua prima opera, Malattia mentale e personalità, in cui accosta, con grande erudizione, marxismo, fenomenologia ed esistenzialismo: segna l’avvio di una ricerca orientata sulle scienze umane, per metterne in discussione lo statuto, la legittimità. Il giovane Foucault si chiede quale sia la differenza tra normale e patologico e non smetterà più di chiederselo; ovvero, se la malattia mentale è una deviazione, ha senso curarla con l’isolamento e l’esclusione? E le nevrosi regressive non sono proprio una risposta alle contraddizioni insostenibili delle istituzioni sociali?

Nel 1953 fa un viaggio in Italia portando con sé molti libri di Nietzsche. Vive la propria omosessualità con un brillante compositore, J. Barraqué, il quale però, spaventato dai suoi eccessi con l'alcool e dal suo sadomasochismo, decide di lasciarlo.

Nel 1955 va a insegnare in Svezia e grazie all'imponente archivio dell'Università di Uppsala sulla storia della psichiatria, può scrivere un volume di 600 pagine, Storia della follia in età classica, in cui dimostra che la follia esiste soprattutto nella cultura e nei rapporti sociali. Riuscirà però a pubblicarlo solo nel 1960, grazie all'interessamento del filosofo P. Ariès.

Qui si analizza la separazione stabilita tra follia e ragione in quella che i francesi chiamano l’età classica (secoli XVII e XVIII), l’insieme delle pratiche e dei pensieri attraverso i quali venivano esclusi determinati uomini, considerati privi di ragione. È il passaggio dalla follia alla psichiatria, ovvero la costituzione di un sapere sulla follia. Foucault descrive magistralmente come la ragione occidentale sveli la sua parentela con l’arbitrio e possa organizzarsi solo attraverso una tecnologia di esclusione dell’altro.

Quell'opera gli permetterà d'insegnare psicologia all'Università di Clermont-Ferrand. Tende però a isolarsi, dedicandosi esclusivamente agli studi. Pubblica La nascita della clinica (1963), dove l’inchiesta sulla follia confluisce sull’intero sapere medico, che trova le sue condizioni di formazione proprio nell’istituzione clinica; è qui che l’osservazione sistematica delle patologie diventa paradossalmente la base di assunti certi, per la costituzione delle scienze umane. Continua dunque l’indagine sulle tecnologie dell’esclusione e sugli istituti disciplinari che modellano la società occidentale; ma in questo testo Foucault pone in modo più preciso e specifico il problema delle condizioni generative dei saperi.

Con Le parole e le cose (1966) non tratta i suoi argomenti preferiti: follia, morte e sessualità, ma affronta il rapporto che aveva tenuto insieme, dall’epoca classica in poi, l’analisi del linguaggio, quella degli esseri viventi e della ricchezza. Il libro diventerà famoso proprio perché Foucault vi annuncia, troppo ottimisticamente, la fine dell’umanesimo borghese, cioè la pretesa di ingabbiare entro schemi precostituiti ogni tentativo di pensiero filosofico non-dogmatico. Il testo viene stroncato da J.-P. Sartre e J. Piaget e da altri ancora, che lo considerano irrazionale.

Questo lo irrita al punto che nel 1966 decide di trasferirsi col proprio compagno D. Defert in Tunisia, di dieci anni più giovane: con lui resterà praticamente 25 anni, sino alla propria morte.

Insegna all'Università di Tunisi, si fa coinvolgere nella rivolta studentesca, si esprime molto favorevolmente per la legittimità dello Stato sionista e raccoglie materiali per pubblicare nel 1969 L'archeologia del sapere, che prende in considerazione le scienze umane nel loro insieme, mettendo alle strette le figure illusorie del continuo, del progresso e della prosopopea della coscienza.

L’archeologia foucaultiana farà a meno della strumentazione di una certa storiografia classica: la continuità lineare, l’analisi seriale, il materialismo dialettico, il finalismo metafisico; la storia per lui non può essere né un racconto né un romanzo, ma dev’essere interamente votata alla funzione critica. La storia deve rinunciare alla costruzione delle grandi sintesi e interessarsi al contrario alla frammentazione dei saperi. Sotto questo aspetto non gli interesserà mai la scuola delle Annales.

Tornato in Francia solidarizza col movimento studentesco, soprattutto durante l'occupazione dell'Università di Vincennes nel 1969.

L'anno dopo si entusiasma per la rivoluzione iraniana contro la shah.

Dopo aver rifiutato la cattedra di filosofia lasciata vuota da Sartre, ottiene la cattedra di storia dei sistemi di pensiero al prestigioso Collège de France.

Nel 1971, insieme a Deleuze, Domenach e lo storico P. Vidal-Naquet, che aveva denunciato l'uso della tortura durante la guerra d'Algeria, fonda il "Groupe de information sur les prisons". I militanti del GIP fanno entrare clandestinamente dei questionari nelle prigioni di tutta la Francia, per verificare le condizioni dei detenuti. Il GIP diventa molto popolare, anche perché è decisamente contrario alla pena di morte. Vi collaborano anche J.-P. Sartre, C. Mauriac, J. Chesnaux, A. Jaubert... Scoppiano numerose rivolte nelle carceri francesi. La difesa dei detenuti di origine araba irrita particolarmente il governo, che provvede a incarcerare Foucault, Mauriac e altri.

Foucault partecipa all'elaborazione del nuovo giornale "Libération". Propone di tenervi una cronaca della memoria operaia in relazione con l'attualità, e che sia aperta una rubrica dedicata al movimento omosessuale.

Tutta questa attività lo porterà a pubblicare nel 1975 Sorvegliare e punire, frutto di un'accanita frequentazione degli archivi della polizia. A un particolare criminale, Pierre Rivière, che aveva ucciso madre, fratello e sorella, dedica due anni di seminario al Collège: questo perché proprio l'intervento di uno psichiatra aveva permesso che, per quel condannato, si commutasse la pena di morte in ergastolo.

Qui si analizza un’altra forma di esclusione: il potere di punire, di mostrare come l’emergenza delle scienze umane, sotto l’aspetto del sapere medico e psichiatrico, viene ad indirizzare la pratica punitiva, che non può in alcun modo far migliore il detenuto. La prigione infatti non sopprime l’infrazione, ma organizza la trasgressione delle leggi in una tattica di assoggettamento. Così, più che constatare il fallimento della prigione, bisogna rilevarne il successo come luogo di produzione di una delinquenza molto meno pericolosa degli illegalismi popolari. D’altronde, la diffusione dell’alcool, delle armi, delle droghe, dimostra come l’interdetto legale crei un campo di pratiche illegali controllabile e redditizio.

Dal 1970 al 1976 tutti i corsi al Collège de France costituiranno un vero e proprio ciclo sulla formazione di norme in una società disciplinare. In questo periodo si dichiara favorevole alla legalizzazione dell'aborto, alla sindacalizzazione dei soldati, alla legalizzazione dell'obiezione di coscienza e viene processato, insieme a Deleuze, per "oltraggio ai costumi" attraverso la Grande Encyclopédie des homosexualités.

Enorme diventa il suo successo negli Stati Uniti, tanto che si lascia coinvolgere nella comunità gay di San Francisco, sentendosi attirato dalla subcultura sadomasochista, che lo interessava in quanto gli permetteva di vivere il piacere senza riferimenti obbligati agli organi genitali. Ma si entusiasma anche per le piccole comunità di zen, di vegetariani, di femministe, produttrici di stili di esistenza. Prende a fare uso di acidi, hashish e oppio, convinto che ciò gli faccia superare l'opposizione tra anormale e patologico e di vivere una situazione di temporanea follia.

Queste esperienze lo distruggono completamente. A Parigi, nel 1984, ha un improvviso collasso. Saputo che gli resta poco da vivere (è malato di Aids), lavora alacremente alla sua Storia della sessualità, il cui primo volume era uscito nel 1976 (La volontà di sapere), dove aveva constatato che certe interdizioni funzionano piuttosto come moltiplicatori d’interesse, e che l’attuale sconfinata produzione di discorsi sul sesso non ci rende più liberi né più felici, in quanto il dominio utilizza il piacere-sapere come strumento di controllo sui corpi. Dunque non più solo la prigione, la caserma, la clinica o il manicomio; ora c’è la palestra che modellerà i corpi secondo i canoni della società disciplinare. E mentre gli antichi conoscevano l’ars erotica che produceva verità procurando piacere, la nostra scientia sexualis trova il suo fulcro nella confidenza, nella confessione.

La volontà di sapere sul sesso diventa strumento di applicazione del potere medico: sessuologi, psicanalisti, igienisti, psicologi, educatori ascoltano e producono discorsi sul sesso. D’altronde la confessione è una tecnica comune nella società disciplinare, presente nella pratica giudiziaria come in quella psichiatrica, nella psicanalisi e nei discorsi sul sesso. Secondo Foucault, la nostra è una società che tende l’orecchio. Otto anni dopo l’uscita del primo volume, vengono pubblicati L’uso dei piaceri e La cura di sé, gli ultimi testi che ci ha lasciato.

Muore dopo poche settimane che gli era stata diagnostica la malattia.

Nel 1990 H. Guibert, che aveva frequentato Foucault a Parigi, lascia intendere tra le righe di aver avuto rapporti con lui e di essersi ammalato di Aids.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015