NIETZSCHE ANTI-FILOSOFO NELL’INTERPRETAZIONE DI GIORGIO COLLI
tesi di laurea in storia della filosofia contemporanea
di Marco Svevo


Capitolo secondo 

LA CONCEZIONE DELLA FILOSOFIA SECONDO COLLI

“Se si fosse badato * che Platone ha scritto i suoi dialoghi per divertimento (...) la storia della filosofia non sarebbe quella che è (...)

In generale gli “influssi” dei filosofi su altri filosofi, cioè quello che si chiama la storia della filosofia, non sono altro che errori di interpretazione. (...)

Seriamente, si deve quindi negare nel modo più reciso la storia della filosofia. Ciò che ogni pensatore “prende” da un predecessore vicino o lontano non è altro se non quello che voleva trovare da qualche parte, pur restando nella sua mente.” (La ragione errabonda, § 148, p. 193)

“Il nostro discorso è filosofico, non letterario” (Scritti su Nietzsche, p. 110)

Prima di passare all’interpretazione di Nietzsche tout court, è opportuno fare un breve  (per quanto è lecito) excursus sulla concezione che ha Colli della filosofia [31] . Per farlo mi affiderò all’analisi di alcuni frammenti de La ragione errabonda , seguendo i quali è possibile affrontare la questione “filosofia” da diversi punti di vista( che considero fondamentali per poter  seguire successivamente Colli nella sua interpretazione di Nietzsche) e cioè: La concezione della filosofia secondo Colli, La crisi della filosofia moderna, La concezione della filosofia di Nietzsche secondo Colli. Quest’ultimo che può anche essere considerato come “terzo punto di vista” relativo alla questione “che cos’è filosofia”, in realtà costituisce  l’argomento principale del mio lavoro di ricerca e cercherò di illustrarlo nel terzo capitolo; bisogna però avvertire il lettore che talvolta filosofia di Colli e filosofia di Nietzsche coincidono: ciò è vero sia perché  le affinità tra questi due pensatori sono evidenti  e rilevabili anche ad un'analisi superficiale, sia perché Colli si pone nella "scia" di Nietzsche; per cui può capitare che nel parlare del proprio filosofare, Colli faccia riferimento direttamente alla filosofia di Nietzsche  e che, viceversa,  nel parlare della filosofia di Nietzsche si colleghi implicitamente alla propria riflessione filosofica [32] ; ciò potrebbe rendere difficoltosa allora la mia distinzione, ma in realtà, nonostante l’oscurità di Colli( che non è certo minore rispetto a quella di Nietzsche [33] ) è possibile delineare distintamente le due correnti di pensiero che fanno capo a questi due “filosofi”.

Ora, si deve innanzitutto tener presente che Colli  distingue tra filosofia e filosofia moderna : la prima è trattata ai paragrafi 111, 120; la seconda ai paragrafi 88, 92 ; c'è infine  il paragrafo 112, che  le prende in esame contemporaneamente. Devo premettere che è difficile rispondere univocamente alla domanda “che cos’è la filosofia”, dal momento che il termine è troppo vasto per poter essere compres(s)o in una definizione, fosse anche quella di Colli, che naturalmente ha la sua idea di filosofia (soggetta tra l’altro a cambiamenti e oscillazioni all’interno del suo pensiero, come si vedrà). Per il momento perciò è necessario isolare quei testi dove compare il tema; voglio inoltre  precisare che ciò che mi interressa maggiormente è il mettere in discussione ,da parte di Colli, il valore della filosofia (fino a valutarla negativamente [34] ) e secondariamente cercare di evidenziare la sfiducia nei suoi mezzi espressivi ,che sarebbero rappresentati dalla scrittura; (sfiducia che in fin dei conti, vorrei attribuire anche a Nietzsche [35] ).

Una volta fatto ciò, si hanno le basi per poter fare un confronto volto a stabilire  se l’idea che ha Colli della filosofia , e quindi, del filosofo in generale, coincida in qualche modo con l’interpretazione di Nietzsche come filosofo (o come anti-filosofo). Per fornire preliminarmente un esempio in cui i termini usati per definire la figura del filosofo coincidono con quelli usati in relazione a Nietzsche prenderò in esame il frammento 463 [36] , datato 29.7.69:

"Introduzione

Filosofo è chi ha il gusto dell'enigma. Lo schiaccianoci di Nietzsche [37] .

(...)  Il filosofo è anche modesto. Commediante [38]  quanto è nella natura dell'uomo che segue sentieri insoliti, quindi anche un artista [39]  di specie raffinata. (...)

In genere il sistematico è imposto dalla sferza della necessità - ma il filosofo deve ridere del suo sistema.", (La ragione errabonda, p. 486).

La concezione della filosofia secondo Colli

“Una filosofia è di regola una manipolazione di concetti (...)” ; così Colli in Scritti su Nietzsche (p. 111); mentre in Dopo Nietzsche definisce il filosofo “cacciatore per eccellenza della totalità” (p.51) ,intendendo con ciò alludere alla presunzione  (definita suggestivamente come “pathos dell’ingordigia”) di cogliere la totalità del reale.

Ma torniamo a La ragione errabonda e procediamo rispettando l’ordine dei frammenti : § 111 (datato 21.12.61): "La grande filosofia

La grande filosofia - quella greca più antica [40]  e quella indiana [41] , immerge l'uomo nell'animalità, e comprende  l'uomo - sotto l'aspetto universale della vita - attraverso la sua animalità.

Per questo la rinascita della grande filosofia è legata al nome di Schopenhauer , e Nietzsche è un grande filosofo nella misura in cui si rivela l'unico schopenhaueriano autentico [42]  (...) il grande pensiero di Schopenhauer, cui è stata assegnata la sigla di irrazionalismo, in realtà non è altro che una teoria della ragione  che contesta la supremazia della ragione [43] . Questo pensiero Nietzsche l'ha fatto suo (...)" ; (La ragione errabonda, p.128) [44] .

Del valore accordato da parte di Colli ( e da parte di Nietzsche) ai Greci si sa già; una novità è costituita invece dalla elevata considerazione nei confronti della filosofia indiana [45] . Il discorso sulla filosofia che annulla se stessa e che svanisce nel silenzio [46] , se non mi sbaglio è il giusto modo di intendere l’espressione “una teoria della ragione  che contesta la supremazia della ragione; questo tipo di discorso (o di “ragionamento”) è proprio uno dei miei capisaldi , un punto di riferimento obbligato anche per quanto riguarda Nietzsche [47] ; Colli stesso fa anche altri accenni in tale direzione, si confronti, ad es., § 459  (24. 7. 69) :

Introduzione . La filosofia come sistema che indica qualcosa che non tollera sistemi. Provvisorietà e insufficienza di ogni costruzione filosofica - ambiguità e ambivalenza di ogni sistema. Sistema scritto che tradisce quello verbale che tradisce quello interiore.” [48] ,(La ragione errabonda, p.486). La via del silenzio, quasi una "tentazione" sia per Colli che per Nietzsche, deriva dalla constatazione dalla inadeguatezza dell’intelletto, che si dimostra incapace di restituire fedelmente "l'esperienza interiore”, rendendo così impraticabile la comunicazione con gli altri; ma se non ci si può far capire con le parole, tanto vale rimanere ,saggiamente, in silenzio:

"Coloro che sanno non parlano;

Coloro che parlano non sanno”, Tao Te Ching, cit. in A.W.Watts, La via dello zen, p.11.

Tornando a Colli, al frammento 120 egli si esprime in termini che sembrano denotare fiducia nella possibilità di una definizione “positiva” della filosofia, che io , invece, ho precedentemente messo in dubbio: “(...) diciamo che la filosofia ormai è appunto questo studio scientifico del passato(...) ; ma in realtà ,subito dopo, il carattere di non definibilità della filosofia è riconfermato: “Soltanto, per interrogare col vecchio Socrate , c’è forse qualcuno che sappia rispondere - senza poter essere confutato - alla domanda: che cos’è la filosofia? (...), (La ragione errabonda, p.141). Vale la pena, ora,  di riportare  l’interessante testimonianza di un allievo di Nietzsche, Ludwig Wilhelm Kelterborn , che nelle sue memorie annota: “ (...) la cosa più spassosa, si ebbe quando una volta propose l’enigmatico problema di che cosa sia la filosofia o un filosofo, interrogativo cui nessuno riuscì a trovare la risposta, di cui in verità anche lui ci è rimasto debitore (...)” ( cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.485).

Diverso ,invece, è il contenuto del   frammento 121 (datato 28.2.62)  dove si assiste al grande confronto tra Nietzsche e la filosofia (non solo del passato come potrebbe far presupporre il titolo del frammento, che è appunto) dove delinea sinteticamente la posizione di Nietzsche nei confronti della "tradizione" filosofica in quanto tale: 

Nietzsche e la filosofia del passato

(...) Nietzsche non condivideva la nostra valutazione altissima della filosofia indiana [49] (...)

Del pensiero moderno non gli interessano gli sviluppi razionalistici (Kant) ma soltanto l’ottimismo amoralistico-mistico di Spinoza (...)

Il suo unico modello - da cui attingere forza - (...) rimarrà sempre per lui il mondo presocratico, in specie Eraclito e Empedocle(...) , (La ragione errabonda, pp.141-142).

Ci sono anche altre definizioni di filosofia, che rispetto a quelle che ho richiamato finora, sono forse più “camuffate” e meno comprensibili in quanto fanno riferimento alla filosofia a partire da precisi problemi (trattati nel III capitolo) ma che tuttavia meritano di venir citate; una di queste definizioni si trova al § 127:

 “(...) Nell’eliminare ogni prospettiva storica consiste la vera filosofia (...) , (La ragione errabonda , p. 173).

Questo breve passo offre (forse) lo spunto per un’importante considerazione riguardante la storia della filosofia , storia della filosofia che è anche l’argomento del frammento 148 (La ragione errabonda, p.193) Quando Colli nega la storia della filosofia ha in mente, fondamentalmente, due cose:

a) un recupero meno indiretto dei filosofi (e cioè  un “dialogo” virtuale senza il bisogno di ricorrere ai manuali);

b) Nietzsche, per il quale Colli sostiene, come  già detto, l’inutilità di ogni interpretazione.

Un’altra interessante definizione di filosofia compare al frammento § 189: “ In questi diversi atteggiamenti della ragione [50] ; si delineano i diversi tipi dei filosofi ; e tale punto di osservazione in generale è così rilevante che da esso si può tentare una definizione della filosofia. Sempre il filosofo si interessa e si serve della ragione, (...). C’è però un tipo di filosofo che rimane indifferente al suo tempo, che resiste alla suggestione del conoscere e dell’agire storico. (....)”, (pp. 245-246). Un tale "tipo di filosofo" è Nietzsche, filosofo inattuale par excellence, (e un tale tipo di filosofo è anche Colli), e filosofo "irrazionale" in contrapposizione a quei filosofi che vedono nella "ragione" il solo dominio del sapere filosofico.

Accanto a quelle che potrei chiamare definizioni “classiche” o che comunque possono suonare come tali, ce ne sono delle altre che potrei definire “scomode” ; scomode perché mettono in discussione radicalmente la validità del sapere filosofico ; è il caso del frammento 112 (datato 22.12.61) : "La grande filosofia oggi (...) Nietzsche è stato profetico, nella previsione di un tramonto del predominio della ragione. Ma questo non è che un aspetto, e non il più importante, della grande filosofia di Nietzsche [51] .”.  

Al frammento 88 vengono riassunti i “caratteri della filosofia moderna”; per Colli si tratta di caratteri sostanzialmente negativi come si può facilmente notare: “I rapporti tra filosofi sempre mediati tra libri [52] . Ogni filosofo ha cominciato daccapo [53] , prendendo lo spunto da dottrine [54]  di altri filosofi, apprese mediatamente  e falsificate unilateralmente [55]  (...)

Il filosofo si separa dal poeta: sfiorire della fantasia [56] .

Il  filosofo si separa dallo scienziato: venir meno dell’aristocrazia spirituale, tendenza utilitaria [57] (...).

Assurda situazione odierna, in cui è la figlia della filosofia , la matematica, a voler generare la madre (...).

La filosofia oggi è morta più di ogni altra espressione culturale (comandante sconfitto). Perché rinasca, occorre la fantasia universale, che trascorra su tutte le cose, le colleghi con spirito dominatore attraverso le loro diversità essenziali e racconti e le sue visioni con miti metafisici: così ricreerà la cultura, cioè educherà gli spiriti non - finalistici a serrarsi in una società staccata dallo Stato.

Unico esempio moderno: “Zarathustra” <rivoluzione formale>", (La ragione errabonda, pp.101-102).

Un altro interessante frammento è § 481, datato 13.10.69 : “Introduzione. Filosofia è letteratura [58] .

Ma la ragione in letteratura è dogmatica.

Amando la sapienza la si perde.

Perché la ragione non accetta i dogmi.

Al più, con la filosofia, si può dogmatizzare che non ci sono dogmi. <L’enigma> ”  (La ragione errabonda, p.490).

Crisi della filosofia moderna

La posizione di sfiducia nella filosofia di Colli non è fine a se stessa, non è, cioè, un partito preso, ma trova le sue motivazioni in base a precisi argomenti; prendo in esame alcuni frammenti, tratti da La ragione errabonda, dove Colli sembra fare il punto sulla situazione della filosofia e sulla sua “strana” evoluzione: “Progressivo inaridirsi della filosofia, che si stacca dalla poesia (Descartes) e poi dalla scienza (Kant critico). Isolati: Spinoza, Schopenhauer, Nietzsche.” (§ 78 [59] , p.84-85). Evidente che lo sfondo di simili considerazioni è quello dell’antica Grecia dove prosperavano sia i filosofi poeti (Pindaro, Empedocle, Simonide, ecc.), sia i filosofi scienziati (Talete, Democrito, ecc.).

Anche il frammento 234 (datato 1.4.66) delinea la limitatezza della filosofia moderna a partire dal confronto con la “prima filosofia” (cioè quella greca), una filosofia che non “manipola” concetti morti,ma scaturisce, secondo Colli, direttamente dalla vita stessa; quella vita che la filosofia moderna (in quanto discorso su qualcos’altro), ha disconosciuto e mortificato: “L’angustia della filosofia moderna si scopre quando si ritorni alla dialettica greca e in genere si consideri come la filosofia greca sino ad Aristotele non è altro che linguaggio vivente.

La crisi della filosofia, anziché in senso nichilistico [60] , può così risolversi in un recupero dell’espressione primitiva, e mediante ciò a una comprensione autentica di quei contenuti. Noi però se facciamo filosofia, dobbiamo per forza esprimerci con la parola scritta. Cioè non possiamo parlare dialetticamente come i Greci - ma non si sfugge all’espressione dogmatica.”, (La ragione errabonda, p.298).

Si tenga presente anche quell’aforisma di Dopo Nietzsche  dove vengono delineate “nascita” e “Miserie del filosofo”: “Se la capacità di astrarre e di argomentare si affina solo dopo degenerazioni di uomini che passano la vita a discutere tra loro, se una tradizione scritta al riguardo non è che un pallido surrogato (...), qual è il destino del filosofo? All’esperienza vivente (...) deve rinunziare (...); (...) vive per sentito dire, crede che la vita sia quello che sta scritto nei libri. Ma il filosofo è tracotante, e poiché attraverso i libri che legge non scopre una tradizione, (..;), ecco che ne inventa una, ossia assume un gruppo di libri come canonico, concorde nei significati delle parole e nelle idee generali, il che non è. Così nasce il filosofo (....). Il disordine razionale è completo: chi costruisce sistemi filosofici non si preoccupa di stabilirne le fondamenta. E chi combatte i sistemi non sa che può far questo solo esibendo principi, poiché il problema della ragione si identifica con quello dei suoi principi.”

E concludendo riporto ciò che sta all’inizio del passo,dove Colli sembra sancire la fine della filosofia e dimostrare tutto il suo pessimismo in una possibile sua “rinascita”: “(...) i mali della filosofia sono senza rimedio.”, (Dopo Nietzsche, pp. 91-93).

La concezione della filosofia di Nietzsche secondo Colli

“La filosofia, quale io da allora l’ho intesa e vissuta, è la ricerca intenzionale di tutti gli aspetti ostili e inquietanti dell’esistenza , di tutto quanto in passato è stato maledetto dalla morale, considerato inferiore dagli idealisti.” [61]

“(...) che lo spirito più profondo debba anche essere anche il più frivolo , questa è addirittura la formula della mia filosofia.” [62]

Per un accenno preliminare, introduttivo a quello che è il tema principale del mio lavoro in definitiva, vorrei esaminare ora (dal momento che più avanti affronto direttamente l’argomento ) alcuni  passi tratti  da La ragione errabonda e  da  Scritti su Nietzsche;  inizio dal frammento § 117 (intitolato “Nietzsche e la storia” ):  “Sul tema della storia, prima di ogni altra cosa, Nietzsche si allontana da Schopenhauer. Questa decisione è fondamentale per la sua vita. Egli medita sulla cosa dal 1866 al 1873 * , (...). Sino allora egli conserva la possibilità di diventare un filosofo puro , indifferente al mondo della storia , e la cosa lo tenta. Ma Pforta e la filologia, i quindici anni di studi storici (...) pesano sull’altro piatto della bilancia.(...) Nietzsche ha anche pensato che la forma nuova della filosofia dovesse essere appunto quella storica.” Questo della storia è un motivo che troverà in Scritti su Nietzsche una elaborazione più chiara e precisa sempre in relazione all’esser filosofo di Nietzsche e all’essere filosofi in generale: “(...) Nietzsche cerca di staccare sé e i suoi lettori dal proprio tempo, questo è da filosofo, anzi è ciò che caratterizza lo sguardo filosofico” (Scritti su Nietzsche, p.82); (si tratta, a ben vedere, del rifiuto della storia [63]  ,tema centrale della Seconda Inattuale ).

Nello stesso frammento trovano spazio altre considerazioni di carattere generale, che riguardano  i Greci :

“ (...) In quanto conosce e giudica la vita dell’uomo, il filosofo considererà anche la storia dell’uomo, e anche dove il passato non è ingombrante e incombente - ad esempio nella Grecia del V secolo - il filosofo si esprime già in termini storici.”

Per poi tornare ancora una volta a Nietzsche: “(...) Sì, è vero: la storia può accompagnarsi a una pienezza di vita [64]  (...), e in questo Nietzsche forse ha avuto ragione, quando cercava un linguaggio filosofico. (....)” (pp. 135-136); prima con Colli si era detto che la vera filosofia consiste nell’eliminazione di ogni prospettiva storica; ma è lo stesso Colli che in Scritti su Nietzsche affronta la questione in modo diverso: “Nietzsche è filosofo già per la maestria nel maneggiare i concetti astratti , nell’intrecciare in modo impensato gli universali” anche se poi specifica: “ciò che lo contraddistingue, tuttavia, e che rivela la sua eccezionale vocazione artistica, è la variabilità iridescente del materiale magmatico su cui di volta in volta è costruito ogni suo universale.” (op.cit., p.107).

La riflessione sulla filosofia di Nietzsche offre poi lo spunto a Colli per chiedersi come dovrebbe essere e se si dia ,nel mondo moderno, propriamente ancora il  filosofo; sembra che Colli, nonostante tutto , auspichi un risorgere , una rinascita della filosofia, del sapere filosofico in quanto tale: “E’ oggi ancora possibile il “filosofo”?”, si domanda Colli in Scritti su Nietzsche (p.154); ma in realtà, e lo si  appena visto, si tratta di una domando alla quale Colli risponde negativamente. Invece è dubbio che anche Nietzsche coltivasse la speranza per una renaissance della filosofia [65] , come invece sostiene Colli; secondo Colli  Nietzsche “rifiuta il passato della filosofia e il linguaggio di questo passato. La filosofia non esiste più, ma i filosofi devono ancora esistere(...)” (Scritti su Nietzsche, p.105).


[31] Si può ipotizzare che Colli, anche sulla scorta di certe affermazioni di Nietzsche, distingua due momenti all'interno del filosofare, essoterico uno , esoterico l’altro : al primo in quanto comunicazione divulgativa compete un atteggiamento costruttivo, al secondo distruttivo, in quanto sapere iniziatico (cfr. Scritti su Nietzsche, p.161); ciò renderebbe ancora più problematica una definizione positiva di filosofia, dal momento che Colli non dà ulteriori specificazioni in merito.

[32]  Per una definizione precisa della filosofia di Colli, v. Lo specchio di Dioniso , pp.5-11.

[33] L’epiteto di “oscuro” che già apparteneva ad Eraclito, si addicerebbe bene anche a Nietzsche e a Colli.

[34] Così come ,del resto, fa anche Nietzsche.

[35]  Per chiarire ciò che intendo per sfiducia mi rifaccio a Nietzsche: Pensieri e parole. Anche i propri pensieri non è possibile restituirli completamente in parole”, La gaia scienza, §244.

Si tratta, in definitiva, dell'impossibilità, dolorosamente avvertita sia da Nietzsche sia da Colli, dell'identificazione tra pensiero e sua espressione. Tale scoperta, dal mio punto di vista, è il primo passo verso una "sistematica del silenzio". Tuttavia “l’ostilità” di Nietzsche nei confronti delle filosofia è e rimane un fenomeno complesso e difficilmente sistematizzabile (anche per le sue continue contraddizioni : all’epoca della Terza Inattuale , ad esempio, Nietzsche descrive la filosofia come “ (...) la più veritiera di tutte le scienze”; sarà la scoperta che non esistono verità ma soltanto interpretazioni a mettere in crisi questa concezione della filosofia :"Come se ci fosse una “verità” a cui possibile in qualche modo avvicinarsi", La volontà di potenza, § 451);ma è proprio in nome della "verità" che si trae l'estrema conseguenza per la quale "non c'è nessuna verità"!!!  "Tutto questo sviluppo della filosofia come storia dello sviluppo della volontà di verità . Quest'ultima mette in questione se stessa.", frammento postumo autunno 1887, v. F.W. Nietzsche, Opere,vol.VII,tomo II,p.3.

[36]  Passo do confrontare con Filosofia dell'espressione, p.236.

[37] Si allude qui a un gioco di parole usato da Nietzsche, nuss knacker, intraducibile in italiano.

[38] Tale è stato Nietzsche , per sua ammissione e di Colli ,cfr. La ragione errabonda, § 505; si pensi ad esempio all’idea ossessiva di essere “il pagliaccio del millennio”, fissazione che lo perseguiterà fino a tutto il periodo della catastrofe e al crollo psichico, cfr. C.P. Janz, Vita di Nietzsche ,vol. III, p.17, A. Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a Torino , e le ultime lettere dell’Epistolario

[39] Quella dell’“artista” tout court è una figura che ha avuto fortuna soprattutto nel “primo” periodo della ricezione di Nietzsche, cfr. G. Vattimo, Introduzione a Nietzsche, pp. 4-8; si cfr. anche C.P. Janz: “Nietzsche era ben conscio del suo duplice genio, della propria doppia essenza, di artista e di filosofo (...) ".

La doppiezza esistenziale si estrinsecherebbe nella lotta che si svolge nell’intimo di Nietzsche tra l’essere artista e filosofo al tempo stesso anche per Grillparzer (del quale Nietzsche ebbe a dire “è quasi sempre uno dei nostri ! ”, cfr. lettera a Rohde del 7 dicembre): “Queste due potenzialità lottavano (...) per il primato. (...) Il problema si acuisce per Nietzsche in una questione esistenziale : si può vivere in assoluto con la filosofia, ha essa poteri costitutivi? Se rinuncia alla dogmatica, può essa dare qualcosa di più della scepsi e in ultima analisi della distruzione? (...)

L’arte possiede anche un’ultima, paradossale possibilità di verità che resta vietata alla filosofia: la confessione della propria non-veracità, della propria “artificialità” come proiezione del libero gioco della fantasia.” ; F. Grillparzer , Werke: Studien II zu Aesthetica, cit.in C.P. Janz , Vita di Nietzsche, vol. I, p.469.

[40] Filosofia greca antica sta qui per filosofia dei Presocratici, e quindi ,per meglio dire, sapienza presocratica; Colli distingue quest’ultima dalla filosofia tout court, in altre parole la tradizione filosofica da Platone in poi; si tratta di una distinzione in cui l’accento cade sui Presocratici, come già accennato, dal momento che la "filosofia" in quanto tale rappresenta per Colli (e per Nietzsche) un "intristimento" e una "degenerazione" rispetto alla "matrix sapientia".

[41]  Se non stupisce il fatto che alla filosofia greca antica sia attribuito l’appellativo di “grande filosofia”, potrebbe invece destare meraviglia (se non perplessità) l'attribuzione di "grandezza" alla filosofia indiana, che in Occidente non ha mai goduto di molta considerazione; si può fare eccezione per Schopenhauer, che ha avuto il merito di gettare per primo “uno sguardo ad Oriente”. Ma anche se la tradizione filosofica occidentale, in genere, non si è occupata della filosofia orientale, ciò non ha impedito che ci fosse un contatto con l’Oriente; ciò è potuto accadere soprattutto in quei territori che escono dai confini, a volte angusti, della filosofia (si pensi a Hermann Hesse). Ad ogni modo Colli, sulla scorta dello stimato e apprezzato Schopenhauer, dimostra interesse e soprattutto dimostra apprezzamento per la filosofia indiana (che, per intenderci, è soltanto una parte di quell’enorme "contenitore" che va sotto il nome di “filosofie orientali” o meglio ancora “pensiero orientale”).

[42]  Da questo passo si evince che il rapporto con Schopenhauer è della massima importanza per stabilire la portata della filosofia di Nietzsche (dal momento che quest'ultimo in tanto è definito grande filosofo, in quanto il solo ad aver compreso Schopenhauer ;quindi per "trovare" Nietzsche bisogna prima "scoprire" Schopenhauer; ma questo passo è anche importante perché dimostra che il rapporto Nietzsche/Schopenhauer va a sua volta correlato al problema della ragione).

[43] Un'affermazione come “contestare la supremazia della ragione con la ragione”, può suonare paradossale, all'orecchio di "noi" occidentali. Ma se andassimo a leggere uno di quei testi che non rientrano nella nostra tradizione di pensiero, come ad esempio La voce del silenzio, o se avessimo sottomano alcune sentenze dei maestri zen, scopriremmo frasi altrettanto paradossali: “ La Mente è la grande Distruttrice del Reale. Distrugga il Discepolo la Distruttrice.”, cfr. La voce del silenzio e altri frammenti scelti dal Libro dei Precetti d'Oro, p.4; questo passo è affine , in modo del tutto casuale, ad un postumo nietzschiano: "Il creatore è un distruttore.", cfr. F.W. Nietzsche, Opere,vol.VII, tomo III, p.15; vorrei infine richiamare alcune brillanti osservazioni di Umberto Eco , in un articolo intitolato “Lo zen e l’occidente”, e che mi sembrano "appropriate" a quanto sta emergendo (Eco sta menzionando le affinità tra lo zen e la filosofia di Wittgenstein) : “Viene fatta notare una impressionante analogia tra una affermazione di quest’opera [le Ricerche filosofiche ] ( “La chiarezza che stiamo cercando è chiarezza completa. Ma ciò significa semplicemente che i problemi filosofici devono sparire completamente” ) e il dialogo tra il maestro Yao-Shan e un discepolo che gli chiedeva cosa mai stesse facendo a gambe incrociate (risposta: “Pensando a ciò che è al di là del pensiero.” Domanda: “Ma come fai a pensare a ciò che sta al di là del pensiero?” Risposta: “Non pensando.”  , sta in A.W. Watts, Lo zen, p.166                                                        

[44] Questo frammento è importante e va tenuto presente perché a suo tempo lo si dovrà confrontare con il frammento 153, allo scopo di creare un collegamento con il problema della scrittura. 

[45]  Per filosofia indiana Colli intende sostanzialmente quella delle Upanisad e del Vedanta, e del buddhismo in parte; ma anche Nietzsche, per quanto possa sembrare strano conosceva, e in un certo senso stimava il pensiero orientale, in particolare la filosofia del Vedanta e alcuni tenets del buddhismo. Se ne parlerà nel terzo capitolo, in Nietzsche e la religione.

[46]  Per quanto riguarda l’ipotesi di una “sistematica del silenzio”, che viene da me suggerita come esito del pensiero di Nietzsche, o meglio, come chiave di lettura della fine del pensiero di Nietzsche, vorrei si considerasse il seguente passo: “Il silenzio è in me istintivo, come lo è la chiacchiera nei signori filosofi. Io sono breve ...”, cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VI, tomo III, p.605

[47]  Lo stesso tipo di approccio sorregge l'interpretazione di L.V. Arena nel testo Nietzsche e il nonsense.

[48]  Il che presenta una notevole analogia con il concetto nietzschiano di “autosoppressione della morale” e di "autosuperamento del nichilismo" o della "volontà di verità portata alle estreme conseguenze".

[49] Qui, forse, Colli si sbagliava, perché l'ultimo Nietzsche apprezza stima il buddhismo e il Codice di Manu, ad esempio (che credo rientrino di diritto nella categoria "filosofia indiana); basta andare a leggersi L'anticristo, per rendersene conto.

[50]  Atteggiamenti che sono delineati da Colli al frammento 188: “La ragione umana <- chiamiamo così lo strumento del conoscere-> si può esercitare in due modi. Essendo la parola il suo mezzo espressivo, la ragione può affinarsi con l’esercizio verbale dunque nel discutere di più individui, che promuovono così, ciascuno nell’altro, una più robusta e più estesa capacità di ragione. Oppure, se si abbandona questa ragione circolante, attraverso uno sforzo dell’individuo isolato [quale fu Nietzsche, ad es.], quando però esistano condizioni favorevoli (...) ” La ragione errabonda, p.245.

[51] Interessante anche il resto del passo: " La restaurazione della vita nella sua immediatezza è una condizione attraverso cui cadono morali universali e le religioni positive sul tipo del cristianesimo, e a realizzare queste profezie hanno pensato le guerre dell’ultimo mezzo secolo. Ma questa vita immediata non è dolce a vedersi (...)

E' terribile, anzi, un abisso di dolore come giustamente ha sempre visto (...) la grande filosofia. Da questo dolore può salvarci soltanto la conoscenza, che può anche essere ragione, ma solo quando parta dall'intuizione (cioè quando rinunci al predominio). Questo è il senso delle dottrine delle Upanisad e di Buddha, di Parmenide e di Schopenhauer. (...)

La necessità di staccarsi dalla vita, per sopportarne il dolore e contrapporsi ad esso, ha mosso tutti gli uomini spirituali (...)

Anche Nietzsche è su questa linea (...) ", (La ragione errabonda, p.130). Quello del dolore funge da spunto, da fil rouge, nel tentativo di delineare un grande confronto buddhismo-Schopenhauer-Nietzsche.

[52] Viene in mente l’iconoclastia tipica dello zen, e quella di Nietzsche! Libri. Come può essere importante un libro che non sappia neppure condurci oltre tutti i libri?”, La gaia scienza, §248.

[53]  Cfr. La ragione errabonda, § 148

[54] Proprio la "dottrina" è ciò che non interessa a Nietzsche.

[55]  Quello della "falsificazione filosofica" è un aspetto che tocca anche la "filosofia" di Nietzsche: anche Nietzsche, infatti, non manca di "accomodare", nell'appropriarsene, i filosofi che sente "vicini" al suo modo di pensare; è il caso di Spinoza, ad esempio.

[56] Questo invece non si può dire sia vero per Nietzsche, le cui doti di poeta, seppur discutibili nei risultati estetici, sono indubitabili.

[57] Cfr. le osservazioni sulla scienza di R. Blunck: “Nietzsche ha una visione profetica: anche la scienza - e con questo nome egli intende le scienze naturali- arriverà fino a un limite estremo, anch’essa sfocia in ultima analisi in una unio mystica con Dioniso , come doveva essere l’itinerario di Nietzsche da Umano, troppo umano fino ai “biglietti della follia”: “ (...) una profonda idea illusoria , che venne al mondo per la prima volta nella persona di Socrate, ossia quell’incrollabile fede che il pensiero giunga, seguendo il filo conduttore della causalità, fin nei più profondi abissi dell’essere (...).”,cit. in C.P.Janz,Vita di Nietzsche, vol.I, p.407.

“La scienza è destinata a far apparire comprensibile e pertanto giustificata l’esistenza: a questo scopo, quando le ragioni non bastano, deve servire in definitiva anche il mito -al quale in fondo si mira!” , (cfr. F.W. Nietzsche, Opere, vol.VII, tomo I, parte I, p.228) ; tornando a Blunck, si vedano inoltre le osservazioni sulle concessioni fatte da Nietzsche alla scienza : “Chi ha potuto metter mano come garzone anche soltanto a una piccola parte del suo gigantesco edificio, non può che pensare con ammirazione alla somma di energie (...) con cui da secoli tante generazioni di uomini hanno dato il meglio di sé qui , nell’opera di costruzione.. E’ da meravigliarsi, se nella consapevolezza di siffatti successi, conseguiti con enorme energia, la dea suprema di ogni scienza, la logica, a poco a poco dichiara suo possesso ogni regno sulla terra e nella testa degli uomini? (...) Ma il filo a piombo della logica è corto: negherà forse le insondabili profondità di quel mondo delle cose più reali, per il quale non valgono le leggi della casualità, che sono il ferro del mestiere della logica?” (cit. in C.P. Janz, Vita di Nietzsche ,vol.I ,p.431).

[58]  Nietzsche E’ anche un letterato; Schlechta, ad es., descrive Nietzsche “ (...) come un letterato che dice sempre le stesse cose con metafore diverse e non come un filosofo che articola un ragionamento.”, cit. in M. Ferraris, “Storia della volontà di potenza”, sta in La volontà di potenza , p.678.

[59]  Frammento che si ricollega a § 88.

[60] Questo va tenuto presente per la trattazione di Nietzsche, dal momento che proprio il nichilismo nietzschiano, segna la crisi della filosofia così come la intende Nietzsche, e cioè come un trarre le estreme conseguenze in base alle quali la filosofia, in quanto tendente alla verità, annulla se stessa.

[61] Cfr. “Note e notizie a Ecce homo” , F.W. Nietzsche, Opere , vol.VI, tomo III, p.612.

[62] Lettera a Gast, dicembre 1888,cit. in M. Ferraris, Nietzsche e la filosofia del novecento , p.56.

[63] L'antistoricismo è uno dei caratteri distintivi del pensiero di Giorgio Colli, in evidente consonanza e con lo spirito che anima la Seconda inattuale ,e con il pensiero greco: “Quel famoso piccolo popolo (...) intendo appunto i Greci, aveva ostinatamente mantenuto nel periodo della sua maggior forza un senso non storico” , (Seconda Inattuale , II,§4).

[64] ?!?!?!?!?!? < senza la storia (...) , non si può sfuggire alla ragnatela dell’astrazione>

[65]  Contro la filosofia cfr. F.W. Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo II, p.143.

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Aggiornamento: 26/04/2015